Modena 9 Giugno : Ultime notizie.
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(Q.d.B)
venerdì 28 maggio 2010
Fantapolitica ?
Questa mattina ho sentito, in radio, un’intervista del procuratore anti mafia Grasso che, ne sono certo, non avrà la risonanza mediatica che merita; in relazione alla strage di Firenze, di 17 anni fa, egli ha detto che è sempre più evidente un ruolo marginale, o comunque meramente associativo della mafia, alla quale si sono affiancate forze politiche di nuova generazione con l’intento di prendere le redini del paese dopo tangentopoli.
Non so se questa convinzione, fatto da un uomo che si è sempre dissociato dalle fazioni politiche, si basi su elementi oggettivi o solo su intuizioni, è certo, però, che lo scenario che essa rappresenterebbe sarebbe devastante sia per coloro che si approcciano alle questioni politiche per il soddisfacimento di un ideale; sia per coloro che cercano la soluzione ritenuta migliore per risolvere i problemi sociali; sia per coloro che, sull’assunto “tanto sono tutti uguali” si disinteressano completamente. Si perché tutti noi, a qualunque dei sopra citati gruppi si appartenga, paghiamo le conseguenze di decisioni prese da soggetti che apparentemente tutelano i nostri interessi e che, in realtà, hanno scopi egoistici, di potere e di profitti esclusivamente propri.
La crisi economica in atto non è figlia di calamità naturali o di mancanza di materie prime; essa è la logica conseguenza di indirizzi economici e sociali tendenti ad agevolare gruppi od operazioni rappresentanti, rispetto alla massa, un minimum. Se così non fosse non si spiegherebbe perché sia aumentata la povertà nei ceti medio bassi mentre le grandi ricchezze si sono incrementate in maniera esponenziale. Pensate alle vecchie famiglie con tanti figli che lavoravano per essa e i cui proventi erano amministrati dal genitore preponderante; se questo era onesto e poco capace, la sua imperizia causava un depauperamento generale ed uguale in tutti; se invece tendeva ad agevolare qualcuno in particolare, creava disparità patrimoniali con conseguente odio e rancore.
La stessa cosa vale in una compagine sociale più ampia dove le conseguenze di atti contrari all’interesse comune sono talmente facilmente prevedibili che è difficile credere sulla buona fede, magari dabbenaggine, di chi li pensa e li esegue.
Analizziamo due possibili scenari che potrebbero derivare dagli ultimi provvedimenti del Governo: il primo riguarda la soppressione delle Provincie con meno di 200.000 abitanti; il secondo l’abbattimento dei costi politici negli Enti territoriali.
Il Governo ha dichiarato che è stata emanata una legge che sopprime le Provincie con meno di 200.000 abitanti e Bossi ha dichiarato che se sopprimono Bergamo sarà secessione. Ora la soppressione delle Provincie può essere fatta con una legge ordinaria (non avente l’iter di quelle costituzionali) ma necessita del parere positivo dei Comuni altrimenti diventa incostituzionale. Possibile che questo piccolo ma fondamentale elemento non sia stato valutato prima di fare proclami? Se realmente dovessero attuare la legge sulla soppressione e qualcuno chiede di dichiararne l’incostituzionalità, è quasi automatico che la legge venga soppressa … di chi sarà allora la colpa, dell’Organo Costituente fatto da ex comunisti che non amano l’Italia e che prediligono gli sprechi?
Se si analizza, anche in maniera superficiale, l’abbattimento dei costi politici negli Enti territoriali, risulta evidente che la scure è stata utilizzata principalmente riguardo i servizi dati alla comunità piuttosto che sul costo dell’apparato politico (al contrario, è stato previsto un aumento della paga per i consiglieri comunali). I servizi più colpiti sono la sanità e l’uso del territorio con la logica conseguenza che i più deboli, e quelli del sud in particolare, dovranno ancor più stringere la cinghia e, come avveniva nelle famiglie patriarcali condotte in maniera ingiusta, crescerà l’odio, il rancore e l’attività illecita.
Perché, allora, vengono fatte certe scelte!? Possibili che esistano menti così diaboliche da creare continuamente finti bersagli per raggiungere obiettivi diversi!? Possibile che la vera fantapolitica sia quella che viviamo giornalmente!?.
Un abbraccio a tutti
Francesco
giovedì 20 maggio 2010
Siamo uomini o ….. caporali
Il titolo, naturalmente, fa riferimento ad una famosissima gag di Totò e non vuole minimamente scalfire la figura dei nostri caporali verso i quali nutro ammirazione e stima.
Nell’immaginario collettivo, il caporalato di Totò racchiudeva quella parte umana che, per volontà propria od imposizione, si privava di personalità ed amor proprio per assicurarsi una misera tranquillità garantita da chi decideva anche per loro. No, tranquillizzatevi, non voglio riproporre la solfa dei piccoli centri di potere che, attraverso i falsi messaggi dei media, intorpidiscono e governano le nostre menti, voglio parlare di noi che qualcosa abbiamo dato a questa società, di noi che abbiamo governato e vissuto gli anni della gioventù parlando di ideali, di noi che tante volte abbiamo imposto i nostri pensieri come se fossero verità assoluta; di noi sessantenni.
Certo ogni individualità vive questa età in maniera diversa dall’altra; alcuni continuano a lavorare a medi o ad alti livelli pubblici o privati; alcuni si godono i frutti del passato lavoro rintanandosi nella famiglia o nei luoghi che ritengono i più confortevoli; alcuni cercano di incrementare la pensione per piacere o anche per necessità; alcuni vivono di ricordi che idealizzano per sentirsi meglio o soffocano perché non si sentono realizzati; tutti, comunque, siamo considerati come parti di una passata generazione.
Questo concetto, che è visibile in ogni momento della nostra vita quotidiana, dai rapporti con i figli, con i collaboratori, con i condomini più giovani, con i compagni della nostra stessa età, è una discriminante che ci identifica e ci caratterizza indipendentemente da ciò che si è o si ha.
Eppure siamo in grado di fare tutto ciò che fanno quelli più giovani di noi; abbiamo esperienza, capacità fisiche ed intellettive, siamo anche più virili di tanti bamboccioni che si depilano o che si rintanano sotto la gonna dell’anziana mamma ….. perché, quindi, vogliono considerarci “sorpassati”!?.
Ho sempre pensato che questa convinzione sia un elemento intrinseco a ciascuna generazione temporale; una sorta di pensiero generale che nasce quando si raggiunge la consapevolezza dell’indipendenza e, conseguentemente, dell’onnipotenza. Sarebbe come se ci fosse un momento della vita in cui ci si sente talmente forti da non voler ascoltare più nessuno e in special modo coloro che sino a quel momento avevano imposto un loro imperio.
Col tempo, però, ho incominciato a guardare con diffidenza i luoghi comuni o le certezze preconfezionate e mi è balenato il dubbio che forse la convinzione sulla “passata generazione” non è un percorso obbligato per tutti i giovani che crescono ma piuttosto la rappresentazione reale che noi “anziani” diamo.
Quante volte ci rivolgiamo ai nostri interlocutori affermando che nulla è cambiato nel nostro modo di pensare o di fare e lo facciamo elencando i successi che abbiamo ottenuto; quante volte rappresentiamo le nostre esperienze per giustificare una unilaterale imposizione che non ammette repliche; quante volte tentiamo di far breccia sul gentil sesso evidenziando una galanteria che è propria della nostra “epoca” e che non trova riscontro nei “giovani di oggi”.
Ora credo che quando, anche inconsapevolmente, ci comportiamo in questo modo, siamo i primi ad etichettarci e finiamo per caratterizzare non la persona bensì la generazione di appartenenza. Perché lo facciamo!? …. Ciascuno di noi potrà dare mille risposte diverse a questa domanda; una motivazione potrebbe ricercarsi nella voglia di acquisire o millantare virtù e pregi che riteniamo esistenti semplicemente perché abbiamo alle spalle un vissuto; come se quel vissuto abbia la capacità di nascondere ogni nostra attuale cazzata e proteggerci da ogni effetto negativo del nostro fare ….. come se quel vissuto ci togliesse la necessità di essere uomini e ci relegasse nella tranquillità del caporalato.
Vi abbraccio
Francesco
domenica 16 maggio 2010
Cari Gianni e Gianni .
Io vivo a Roma e conosco Gianni, il Marizza non il Sindaco; lo leggo volentieri perché la Sua maniera di raccontare e disquisire su argomenti di vario genere con arguzia e sottile ironia mi intrattiene sempre piacevolmente e mai mi infastidisce. La Sua voglia di porgere i problemi sempre sdrammatizzandoli stimola all’ascolto ed alla partecipazione anche emotiva.
Lungo il percorso della gradevole lettura mi sono divertito, ovviamente non per i contenuti ma per il modo di porgerli; ho anche riso di gusto, anche se è più difficile farlo quando si legge da soli.
Lo ringrazio per l’iniziale buonumore che la lettura del Suo articolo mi ha suscitato ma subito, per associazione, mi sono ricordato che proprio ieri, mentre attraversavo velocemente sulle strisce pedonali una strada centrale di Roma ad ampia visibilità, una moto con a bordo una giovane coppia, pur avendomi notato, non diminuiva la velocità e si fermava frenando all’ultimo istante a pochi centimetri dal mio corpo. Di fronte alla istintiva sorpresa che manifestava il mio volto, il “maschio” che conduceva la moto mi ha apostrofato con “…e mo’, nun te incazzà’…!”, ovviamente accompagnato dal sorrisino di circostanza anche della “femmina” che gli sedeva dietro. Improvvisamente mi rivedevo sulla poltrona di casa davanti al Televisore mentre guardavo la scena drammatica di un film; sullo schermo ero io che raccoglievo una mazza dimenticata da qualcuno sull’asfalto e la davo sul casco del ”maschio” e poi della “femmina”! Per fortuna mi sono subito svegliato, in silenzio mi sono scostato ed ho guardato, sicuramente con una faccia da “coglione inebetito”, la moto che ha tranquillamente proseguito per la sua strada!
La lettura dilettevole dell’amico Marizza è ormai un ricordo e monta la consapevolezza dei contenuti che mi appaiono amaramente innanzi tutti insieme e che mi inducono a temere che la mancanza di rispetto dell’uno verso gli altri con i quali si vive gomito a gomito tocca ormai livelli di guardia, almeno a Roma.
Mi attendo da un momento all’altro il suono a distesa delle campane delle 250 chiese di Roma che mi avvertono non certo della nomina di un nuovo Papa (lunga vita a Benedetto XVI!) ma del tracimare della pazienza dei cittadini di buona volontà ossequiosi delle regole di civile convivenza.
Nel caso di Roma è impensabile che siano sufficienti i sacchetti di sabbia per contenere le crepe sempre più vistose degli argini del Tevere; per evitare lo straripamento del fiume “Pazienza” credo occorra rifare gli argini.
Come indica l’amico Marizza (cittadino un po’ “incazzato” come lo sono io) è auspicabile che il Gianni Sindaco, tenendo ovviamente conto delle grosse difficoltà che deve affrontare nella gestione di una grande Capitale che non è Gonnosfanadiga (ridente paese della Sardegna), cominci a darci una mano almeno dove si può. Ci auguriamo che utilizzi le risorse che ha per “convincere” con le buone e con le cattive (meglio con queste ultime!) coloro che per diseducazione o prepotenza intrinseche “se ne fregano”.
Sebastiano Bianca
Lungo il percorso della gradevole lettura mi sono divertito, ovviamente non per i contenuti ma per il modo di porgerli; ho anche riso di gusto, anche se è più difficile farlo quando si legge da soli.
Lo ringrazio per l’iniziale buonumore che la lettura del Suo articolo mi ha suscitato ma subito, per associazione, mi sono ricordato che proprio ieri, mentre attraversavo velocemente sulle strisce pedonali una strada centrale di Roma ad ampia visibilità, una moto con a bordo una giovane coppia, pur avendomi notato, non diminuiva la velocità e si fermava frenando all’ultimo istante a pochi centimetri dal mio corpo. Di fronte alla istintiva sorpresa che manifestava il mio volto, il “maschio” che conduceva la moto mi ha apostrofato con “…e mo’, nun te incazzà’…!”, ovviamente accompagnato dal sorrisino di circostanza anche della “femmina” che gli sedeva dietro. Improvvisamente mi rivedevo sulla poltrona di casa davanti al Televisore mentre guardavo la scena drammatica di un film; sullo schermo ero io che raccoglievo una mazza dimenticata da qualcuno sull’asfalto e la davo sul casco del ”maschio” e poi della “femmina”! Per fortuna mi sono subito svegliato, in silenzio mi sono scostato ed ho guardato, sicuramente con una faccia da “coglione inebetito”, la moto che ha tranquillamente proseguito per la sua strada!
La lettura dilettevole dell’amico Marizza è ormai un ricordo e monta la consapevolezza dei contenuti che mi appaiono amaramente innanzi tutti insieme e che mi inducono a temere che la mancanza di rispetto dell’uno verso gli altri con i quali si vive gomito a gomito tocca ormai livelli di guardia, almeno a Roma.
Mi attendo da un momento all’altro il suono a distesa delle campane delle 250 chiese di Roma che mi avvertono non certo della nomina di un nuovo Papa (lunga vita a Benedetto XVI!) ma del tracimare della pazienza dei cittadini di buona volontà ossequiosi delle regole di civile convivenza.
Nel caso di Roma è impensabile che siano sufficienti i sacchetti di sabbia per contenere le crepe sempre più vistose degli argini del Tevere; per evitare lo straripamento del fiume “Pazienza” credo occorra rifare gli argini.
Come indica l’amico Marizza (cittadino un po’ “incazzato” come lo sono io) è auspicabile che il Gianni Sindaco, tenendo ovviamente conto delle grosse difficoltà che deve affrontare nella gestione di una grande Capitale che non è Gonnosfanadiga (ridente paese della Sardegna), cominci a darci una mano almeno dove si può. Ci auguriamo che utilizzi le risorse che ha per “convincere” con le buone e con le cattive (meglio con queste ultime!) coloro che per diseducazione o prepotenza intrinseche “se ne fregano”.
Sebastiano Bianca
sabato 15 maggio 2010
Riflessioni sui "Soldati da sé in su".
Ettore ed Oliviero carissimi, perdonatemi se ricorro alla vostra “mediazione ” - e soprattutto alla vostra pazienza - per rispondere all’amico Sebastiano Bianca, al quale vi sarò grato se giraste integralmente questi brevi spunti .
Entrambi sapete bene che ho una certa ritrosia ad intervenire nel Blog, termine che di per sé mi mette a disagio, perché continuo a sentirmi impreparato a dire la mia senza vedere chi ho di fronte.
Figuriamoci poi quando il riferimento è al “ … Facebook la Pagina del Gruppo “Solidarietà a Giampaolo Ganzer” ovvero alla “Pagina attivata sul Social Network”, citati da Sebastiano.
Non ne avevo colto l’estensione delle finalità e quand’anche i limiti delle mie capacità di comprensione mi fossero venuti incontro, mai avrei partecipato a tale iniziativa : detesto Facebook, di Social Network non sopporto nemmeno il nome, credo nella loro totale inutilità soprattutto se “qualcuno ” (chi diavolo è ?) ne possa addirittura decidere la soppressione.
Ecco perché preferisco usare questo mezzo - la posta elettronica, tanto per darmi le arie di uomo moderno che è stato capace di abbandonare la clava - mezzo più simile a “carta e penna”, ossia più vero e più personale per mettere nero su bianco il proprio pensiero, vergandolo con il proprio nome ed assumendosene naturalmente tutte le responsabilità, senza contare che nessuno si potrebbe mai permettere di “oscurare/imbavagliare” alcunché .
E vi pare poco?!
Se poi, come capisco nel caso specifico, gli “oscuratori / imbavagliatori ” sono i Vertici istituzionali che dicono di agire per il bene del singolo , allora “ mi vien che ridere “ (tanto per mutuare l’intercalare di un noto comico italiano).
Già, perché siamo alle comiche, carissimi Sebastiano, Ettore ed Oliviero, siamo ai comportamenti da operetta, quelli che, aggravati da una goffaggine inguardabile, nascondono l’incapacità di esporsi, perché – l’ho già detto più volte – i guerrieri o, più genericamente i Soldati, sono quasi del tutto estinti, sostituiti da coloro che sanno pensare e guardare benissimo “da sé in su ” ( leggasi carriera, arrivismo e tornaconto ), ma sono totalmente – o, ancor peggio, intenzionalmente - incapaci di farlo “da sé in giù “ ( leggasi servire, dedicarsi e difendere i propri subordinati ).
Tornando a ciò che ho scritto su Giampaolo Ganzer - contenuti che confermo pienamente, pur rammaricandomi di non saperli esprimere meglio - si è trattato di un gesto di affetto sincero verso un amico al quale voglio un gran bene da oltre quarantacinque anni e del quale ho grandissima considerazione.
Dunque, nessuna pretesa di divulgazione alcuna, anche sotto forma di “lettera aperta”, sebbene io, in un’altra circostanza - come Ettore ed Oliviero sanno - ho utilizzato proprio la “ lettera aperta ” per dare conto al 150° Corso di una mia posizione.
In questo caso, peraltro, mettendomi per un istante nei panni dei Vertici - davvero per un istante, perché, data l’età, non sarei più in grado di rimanere a lungo … con la bocca ed il naso turati - proverei un senso di intima umiliazione se “io Vertice” assumessi una qualsivoglia iniziativa perché sollecitato dalle parole di “uno piccolo a piacere come me “, piuttosto che essere “io Vertice” il primo a sentire il dovere di fare e di agire.
Quindi - lo dico a Sebastiano Bianca, ma lo dico anche ad Ettore e Oliviero - nessuna velleità da parte mia di influenzare chicchessia, ma solo di dire apertamente come la penso sulla cronica latitanza di chi, per definizione, dovrebbe vivere permanentemente in prima linea, invece di disertarla proprio quando occorrerebbe prendere le difese di uno dei suoi uomini migliori.
Ma Giampaolo, ne sono certo, essendo a pieno titolo uno dei migliori, non avrà certo bisogno del (mancato) sostegno dei Vertici , per uscire a testa alta da una situazione che ha nell’ingratitudine e nel ridicolo i suoi punti di forza.
Concludo, ringraziando Sebastiano per l’attenzione riservatami e, ricordandolo anch’io con affetto e simpatia, gli riconosco con ammirazione il valore della sua iniziativa, dandogli nel contempo atto di uno sforzo che io non saprei compiere.
Ad Ettore ed Oliviero, un sincero grazie per il sostegno e il mio abbraccio con il fraterno affetto di sempre.
Alessandro Pompegnani
mercoledì 12 maggio 2010
I "quiz" di oggi : resistenza e leggio.
Francesco,
esiste una spiegazione "umana" sul perché un ragazzo accusato di "resistenza a pubblico ufficiale" (a parte il famoso video) si è fatto una settimana di galera ed un pirata della strada accusato di "omicidio colposo ed omissione di soccorso", invece, è subito tornato libero?!
E' vero che la "giustizia" è amministrata da uomini ma, se non sbaglio, il buon senso ed il "senso di giustizia" (quella vera) sono o dovrebbero essere doti precipue specie di quegli "amministratori".
Ti ringrazio e ti abbraccio, Ettore.
Ragazzi,
qualcuno mi può spiegare come mai al Primo Ministro britannico (che, poi, non è proprio l'ultimo arrivato!) gli basta un microfono piazzato in mezzo a Downing Stret per parlare al mondo, mentre ai nostri "oratori" (in uniforme o no) ci vogliono almeno una pedata con tappeto, un leggio con tanto di stemma araldico, tribunetta da almeno 100 persone, impianto di diffusione urbi et orbi....... per parlare a quattro gatti (in uniforme o no)?!
Grazie, Ettore.
(Uno del B.)
P.S. : Speriamo che smetta di piovere.
(L'altro del B.)
esiste una spiegazione "umana" sul perché un ragazzo accusato di "resistenza a pubblico ufficiale" (a parte il famoso video) si è fatto una settimana di galera ed un pirata della strada accusato di "omicidio colposo ed omissione di soccorso", invece, è subito tornato libero?!
E' vero che la "giustizia" è amministrata da uomini ma, se non sbaglio, il buon senso ed il "senso di giustizia" (quella vera) sono o dovrebbero essere doti precipue specie di quegli "amministratori".
Ti ringrazio e ti abbraccio, Ettore.
Ragazzi,
qualcuno mi può spiegare come mai al Primo Ministro britannico (che, poi, non è proprio l'ultimo arrivato!) gli basta un microfono piazzato in mezzo a Downing Stret per parlare al mondo, mentre ai nostri "oratori" (in uniforme o no) ci vogliono almeno una pedata con tappeto, un leggio con tanto di stemma araldico, tribunetta da almeno 100 persone, impianto di diffusione urbi et orbi....... per parlare a quattro gatti (in uniforme o no)?!
Grazie, Ettore.
(Uno del B.)
P.S. : Speriamo che smetta di piovere.
(L'altro del B.)
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