sabato 27 marzo 2010

Profezia ???

"IN PERSECUTIONE EXTREMA SANCTAE ROMANAE ECCLESIAE SEDEBIT PETRUS ROMANUS QUI PASCET OVES IN MULTIS TRIBULATIONIS, QUIBUS TRANSACTIS SEPTICOLI DIRUERUNT ET IUDEX TREMENDUS IUDICABIT POPULUS SUUM.
AMEN.

Malachia - 112^ profezia.


"Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il Romano che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate la città dei sette colli sarà distrutta ed il terribile Giudice giudicherà il suo popolo.
Amen."
(Profezia e Traduzione inviataci da G. Papi)



I feroci attacchi che vengono sferrati contro Benedetto XVI con furia giacobina potrebbero rendere attuale la profezia di Malachia?!
Il Petrus Romanus potrebbe essere l'attuale Pontefice?!
La profezia potrebbe avere qualche connessione con l'anno 2012, indicato nel calendario Inca come l'ultimo per il mondo?!
O, più semplicemente, dobbiamo aspettarci che qualche Procura estera "apra un fascicolo" contro la Chiesa cattolica, nella persona del suo Capo?!"

Q.d.B.

MASSIMO PACILIO : un amico ritrovato .

Dopo gli studi superiori, frequenta l’Accademia Militare di Modena e poi la Facoltà di Scienze Politiche alla Sapienza di Roma. Per un breve periodo lavora in banca. In seguito è vissuto per alcuni anni in Africa, infine, rientrato in Italia, è entrato con successo nel mondo del cinema.
Oggi vive e lavora a Roma e dedica molto tempo alla scrittura di romanzi.




Il suo ultimo lavoro



La storia è quella di Lipa Kruskah, un giovane ebreo polacco che attraversa l’Europa fascista col sogno di diventare medico: Berlino, Parigi e infine l’Italia. Insieme a lui si dipanano le storie dei suoi familiari, uomini e donne comuni, colpevoli di essere nati in uno dei periodi più bui della storia. Il fratello Chanok, uomo d’affari, asservito in seguito ai nazisti; il primogenito Hadas in fuga verso la Palestina per fondare una nuova patria; Kaila, la dolce e determinata madre e Yankel, il capofamiglia, che da uomo influente e rispettato si ritrova ad essere uno dei tanti deportati sotto la furia delle leggi razziali.
Le vicende conducono Lipa in un campo di lavoro a Nereto, in Abruzzo, dove il giovane incrocia la strada di una semplice ragazza di campagna, Giustina, la quale renderà più sopportabile il periodo di prigionia e darà alla luce un bambino, figlio di Lipa. L’irrequieto Kruskah, però, a fine guerra, abbandona il paesino, pronto a rituffarsi nella frenesia dell’esistenza e ignaro di essere diventato padre.
La vita di Lipa si svela al lettore come in rapidi fotogrammi, con ritmo serrato e avvincente. Dopo le avventure nella Ville Lumière e la deportazione, il ragazzo si ritrova tra i partigiani e poi a Roma dove intraprende un’attività commerciale. Ma, sul finire del romanzo, il suo destino lo richiama in Palestina, nel luogo in cui il padre Yankel avrebbe voluto vederlo.
Uno degli aspetti interessanti del libro è la descrizione del campo di Nereto. A tutt’oggi, le pubblicazioni letterarie sui campi di concentramento sono perlopiù testimonianze dei famigerati Auschwitz e Dachau, mentre qui si descrive la realtà di un campo di prigionia italiano, arricchendo la conoscenza di quel triste periodo della storia d’Italia. L’approccio narrativo risulta originale e permette a chi legge di comprendere la quotidianità dei prigionieri, i rapporti con i locali e le strane e contingenti relazioni che si instaurarono tra tutte le persone che si trovarono a vivere in quelle circostanze straordinarie.



La casa fuori dal ghetto di Pacilio Massimo - pag. 304 - € 22,00
EditoreBastogi Editrice Italiana (collana Il canapo)

Q.d.B.



martedì 23 marzo 2010

La diffidenza.

Ciao ragazzi
Dopo una settimana di “assordante” silenzio, sento il desiderio di parlare con voi di un altro aspetto caratterizzante gli umani rapporti nella attuale società: la diffidenza.
Venerdì scorso, ho marinato il mio lavoro e, con mia moglie Anna, ho venduto le uova di Pasqua per l’associazione AIL (Associazione Italiana Leucemia). Devo dire che, come sempre, la generosità dei milanesi è notevole e, complice anche un ottimo cioccolato, si faceva fatica a stare dietro le vendite con la conseguenza che la raccolta è stata più che soddisfacente. Il mio nuovo look barbuto (che a mia moglie non piace) mi ha permesso poi di allacciare rapporti con numerose piacevolissime fanciulle ultra settantenni.
Verso sera, a giornata quasi conclusa, mi si è avvicinato un tizio che probabilmente mi aveva già visto altrove e, con aria sarcastica, mi ha detto; “ Ueh avvucat, nun te basta quanto guadagni?”. La sua avrebbe potuto essere una semplice battuta scherzosa ma il tono non lo era e dava l’impressione che realmente egli pensava all’esistenza di un mio tornaconto monetario.
Sono convinto che l’istinto di solidarietà è innato nell’essere umano ma, oggi più che mai, esso viene sovrastato dal terrore di essere ingannati. Prende, così, soppravvento la diffidenza o sfiducia negli altri e, in considerazione del fatto che ogni imput esterno viene codificato e giudicato secondo il proprio modo di essere, sorge spontanea la domanda: e se non mi fidassi degli altri perché non mi fido di me stesso?.
D'altronde le truffe, i santoni, le false associazioni senza scopo di lucro sono troppe e quando ci si accosta con la guardia abbassata a chi professa “il bene” si rischiano ferite che difficilmente sono rimarginabili.
In che ambito dobbiamo, quindi, collocare la diffidenza; come un’arma difensiva positiva che ci aiuta a vivere meglio o come una rappresentazione esterna di una, consapevole o inconscia, voglia di “fregare” l’altro?. La saggezza ci porterebbe a scegliere una risposta equidistante ma se ci soffermassimo a cercarla analiticamente, magari attraverso una visione mirata delle abitudini sociali e l’interiore analisi delle intime convinzioni, potremmo imparare a meglio valutare i relativi atteggiamenti, nostri e del mondo che ci circonda.
Se avete voglia, parliamone.
Un caro saluto a tutti
Francesco

lunedì 22 marzo 2010

Diamogli un tocco filosofico !

Leadership e corpo politico


Nell’epoca della società dello spettacolo, riflesso, emanazione, rispecchiamento e proiezione sono le nuove categorie che definiscono il rapporto tra corpo e politica.

Il corpo ha assunto oggi, nella sfera politica, un’importanza nuova. Non che prima fosse assente: dal famoso apologo di Menenio Agrippa, in cui la metafora del corpo viene usata per sedare la ribellione della plebe romana, fino a Machiavelli che paragona la repubblica a un corpo che, come tutti i corpi, tende a degenerare con il tempo e, per questo, ha bisogno di essere ricondotta ai suoi “ordini originari” mediante rimedi appropriati.
Il corpo, la salute, l’armonia tra le membra, l’equilibrio e, se vogliamo, anche il conflitto, la malattia e la cura sono immagini dell’ordine politico e delle sue dinamiche. Lo descrivono e, assieme, lo legittimano. Per questo la metafora è pregnante e diffusa nel pensiero politico.
Eppure mai come oggi il corpo risulta presente con una tale forza che possiamo considerarlo il nuovo protagonista della scena politica, a fronte del quale le polarizzazioni destra e sinistra, vecchio e nuovo, conservatore e progressista appaiono obsolete e inutilizzabili. Si tratta di un fenomeno molto interessante. Anzitutto perché è diffuso: siamo assaliti dalle immagini dei leader politici. Il corpo mediale del leader, come è stato definito, trionfa indipendentemente dalle colorazioni politiche o dai programmi elettorali.
Ciò risulta evidente nel caso di Berlusconi, al cui corpo tanta parte della stampa ha attribuito attenzione quasi maniacale. Ma non è il solo: il corpo di Sarkozy, associato inseparabilmente a quello mediaticamente dirompente di Carla Bruni, o quello di Obama, sono oggetto di attenzione spasmodica.
Nei meccanismi stessi di selezione della classe politica si afferma l’importanza del corpo: sono svaniti i sistemi tradizionali collegati alla militanza e prevalgono logiche diverse, condizionate dall’immagine o dalla visibilità mediale. Un attore diventa presidente degli Stati Uniti, una velina ministro, una giornalista televisiva viene candidata alle elezioni europee. A ogni tornata elettorale si assiste alla gara per l’accaparramento di personaggi noti e televisivi, indipendentemente dall’esperienza politica o dal grado di preparazione. Il corpo gioca un ruolo di primo piano perché l’immagine è, anzitutto, immagine del corpo.
Vi è un ulteriore elemento che enfatizza la funzione e il significato del corpo e che ci aiuta a capire perché esso abbia assunto un’importanza così centrale nella politica. Si tratta del valore che la nostra società attribuisce al corpo, in un quadro in cui la sua manipolabilità tecnica lo rende adatto a diventare in realtà il principale veicolo di comunicazione sociale, simbolica e persino psicologica.
Laddove il corpo politico tradizionale si dissolve, il corpo mediale assume sempre maggiore importanza. Il corpo del leader diviene il centro di un nuovo sistema di potere, perché è il centro della comunicazione simbolica.
È evidente che è necessario considerare il potere non in chiave giuridica o statuale, e nemmeno nei termini dell’opposizione binaria classica fra dominanti e dominati, bensì piuttosto nell’ottica complessa dove potere e discorso sono fusi:nel discorso, tanto più il discorso su se stessi, cioè la “confessione” e il disvelamento di aspetti intimi, trovano attuazione determinati protocolli espressivi che evocano, decodificano, inquadrano atteggiamenti mettendo in opera meccanismi di controllo, tanto più forti quanto meno vengono percepiti come l’effetto di un potere che costringe.
Ancora maggiore è la capacità di controllo veicolata dall’immagine del corpo, in cui la trasparenza tra interno ed esterno è, se vogliamo, ancora più cogente che nel discorso: nei talk show, ad esempio, l’obbligo di “dire la verità”, essere appunto trasparenti, impone di tradurre in parole, ovvero di banalizzare, gli aspetti più intimi e privati.
Questa narrazione viene operata dall’immagine del corpo con fulminea e immediata forza di sintesi. Si dispiega in tutte le sue immense potenzialità dove riflesso, emanazione, rispecchiamento e proiezione sono le nuove categorie che definiscono il rapporto tra corpo e politica.

Ard


mercoledì 17 marzo 2010

OBS (oleto) !!!! La cosa si fa seria .

Possiamo dire che, stavolta, abbiamo fatto sul serio e la cosa mi fa immenso piacere.
Mi fa piacere perché il Blog del Corso ha finalmente conseguito uno dei suoi scopi che era ed è quello di vederci seduti intorno ad un tavolo (ancorché virtuale) a mettere in discussione le nostre opinioni, cosa questa che , a differenza di Gianni (cui rivolgo il mio affettuoso “benvenuto”), ritengo estremamente utile, dal momento che nessuno di noi ha la minima intenzione di fare proseliti.
Prima di dire la mia, desidererei che Ard mi e ci spiegasse due cose: dove sta scritto che un “gestore”, meglio co-gestore di un blog non possa esprimere le proprie opinioni? Inoltre, in quale occasione io avrei impedito a qualcuno di esprimere le sue? Mi dispiace, caro Ard, credo che tu –che pure ti ergi a paladino del Bene- sia scivolato in uno dei mali che rimproveri a chi non la pensa come te: la calunnia!
Ciò detto, veniamo a noi.
Interessante e tremendamente preoccupante quanto riferito da Federico: che si sia nell’anticamera di un mondo orweliano?! Io, nella mia cosmica ignoranza informatica, non so nemmeno cosa sia un provider, per cui non riesco nemmeno ad intuire come possa intervenire per impedire la diffusione di un certo tipo di notizie, diciamo così, “sgradite”; però, se tanto mi dà tanto, ci vuole poco ad evocare i più cupi fantasmi di una ancor più cupa epoca in cui l’opinione pubblica era nutrita a base di veline, che non erano quelle molto più gradevoli di Striscia.
E’ pur vero che, da che mondo è mondo, il “potere” (di qualsiasi colore) qualche escursione nel mondo della censura lo ha sempre fatto; però, farlo oggi quando si riescono a vedere anche dall’Iran o dalla Cina immagini “proibite”, significherebbe avere a disposizione un apparato di dimensioni tali da far pensare ad un vero e proprio disegno censorio ad ampio spettro.
Ma veniamo al piatto forte, quello condito con arguzia e competenza da Gino.
Caro Amico mio, credo che sia noto, quasi in ambito NATO-UEO, quali da sempre sono le mie Idee (con la maiuscola), per cui puoi star certo che io, le mani, me le sono “sporcate” da tempo e non rinnego niente di quella scelta; magari le avrò un tantino “addolcite” (sai, l’età!), le avrò rese meno passionali (sempre l’età), avrò imparato a non trasformarle in prosciutto sugli occhi (ancora l’età) ma, nella sostanza, sono sempre le stesse.
Il guaio è che, oggi come oggi, non trovo nessuno, ripeto nessuno che sia in grado di farsi portavoce di quelle Idee, nessuno che abbia una visione a lungo respiro, nessuno che abbia un programma a valenza nazionale, nessuno insomma che sia un “Politico” (con la maiuscola). E, ad aggravare la situazione, c’è la scomparsa dei Partiti, quelli di quando eravamo giovani, quelli che erano i nostri riferimenti, quelli a cui davamo il nostro voto, nella speranza/certezza che avrebbero portato avanti le nostre Idee; ora ci sono solo “professionisti della politica”, con idee niente affatto Idee, che stanno lì a disposizione di qualcuno che dica loro come comportarsi.
Dice bene Francesco quando elenca quanto fatto, in negativo, negli ultimi anni; dice bene per il semplice fatto che è la verità dei fatti, perché è cronaca di tutti i giorni, perché nessuna persona intellettualmente onesta potrebbe affermare il contrario.
E’ pur vero che sono state fatte molte cose buone e che è altrettanto onesto riconoscere, pur senza l’afflato iconoclasta giggionesco.
Ma, caro Gino, a ben guardare sono sempre e solo cose estemporanee e non “effetti” di “cause” pensate e studiate per il bene supremo del Paese (“Patria” mi sembra un po’ eccessivo, vista la pochezza dei protagonisti) e che nulla hanno a che fare con la Politica (con la maiuscola), ma sembrano piuttosto l’espressione di una politica (con la minuscola) del “giorno per giorno”.
E, dal momento che anche dall’altra parte le cose non sono certo migliori (anzi), allora ti dico caro Gino che io non sono in grado di darti nessuna “alternativa”, anche perché non ho l’invidiabile elasticità di Francesco: ciuccio sono nato e ciuccio sono rimasto!
Non sono né aspiro ad essere un “Padre nobile”; sono, forse, solo un inguaribile romantico (o illuso) che crede ancora in qualche cosa o, molto più realisticamente, sono solo un “obsoleto” come mi dice sempre il buon Oliviero.
In questo deserto mi è, quindi, impossibile trovare qualcuno o un “partito” da gratificare con il mio voto e. in questa mia scelta, sono confortato da un aforisma di uno che di Politica se ne intendeva eccome: Preferisco i delinquenti ai cretini, perché i primi, per lo meno, ogni tanto si riposano” (Taillerand).
Ciao a tutti, Ettore.




Nota : Io asserisco che Ettore è obsoleto quando parla di cravatte (lui odia quelle di Dolce e Gabbana, sono da fin...!!) o di abbigliamento (lui odia il colore rosa per le camicie, sono da fin..!), o di musica (il suo must è "Casetta di Trastevere" di Claudio Villa) o di cinema (l'unico film che ricorda è "Ben Hur" e qualcosa dei "I 10 Comandamenti"), o del linguaggio dei giovani o dei termini inglesi che generalmente vengono usati nelle conversazioni o delle riviste di storia contemporanea (gossip).
Per il resto .... un pò alla volta si sta modernizzando.
Oliviero

mercoledì 10 marzo 2010

Non si può dire …..

Al mattino, quando mi alzo ( sempre tardi, mi rimprovera Ettore, ricordandomi che lui e molti altri nostri amici si alzano tuttora all’alba – io me lo immagino alle 7 del mattino che assiste alla cerimonia dell’alzabandiera nel giardino di casa con i suoi due simpatici cagnetti in scala ridotta), accendo la TV per sentire le ultime notizie.

Talvolta mi sposto sul canale La7 dove programmano “Omnibus”: qui giornalisti, famosi e non, disquisiscono sugli avvenimenti degli ultimi giorni.
Ormai da un po’ di tempo la frase più ricorrente, ripetuta ostinatamente più volte dal moderatore, è “Non si può dire!!”.
Non si può dire il nome di un politico, non si può dire il nome di un partito politico, non si può dire il programma politico, non si può dire !!! , non si può dire !!!!, non si può dire !!!....
Ma come è possibile che, nel 2010, in Italia, si possa sentire una frase del genere ???
Com’è possibile che esista una legge che vieta di parlare di politica, di partiti, di politici in televisione ???
Forse perché, credendo che gli Italiani siano imbecilli per definizione, si è pensato di fare una legge per vietare loro di esserlo.
E’ come se si vietasse di parlare di Storia, perché non siamo in grado di comprenderla ..…
So che tra di Voi ci sono raffinati studiosi di Storia e vi domando: quello di cui si parla oggi non si trasformerà in scrittura sui libri di Storia di domani?????

Vogliamo abolire per legge anche la Storia !??!!.

Aiutami tu Ettore , profondo conoscitore di detti antichi, a trovarne uno adatto!

"Quelli che non riescono a ricordare il passato sono condannati a ripeterlo (George SANTAYANA)".

Ieri, poi, sempre per far aumentare il mio pH acido ( la mia cartina al tornasole è il mio buon amico Ettore), ho parlato con un altro carissimo amico e, come al solito, all’invito di scrivere qualcosa sul blog, mi sono sentito rispondere che continuare a dibattere di politica non è corretto; mi ha detto che le discussioni, talvolta anche animate, non portano a nulla, se non alla definitiva rottura di antiche amicizie.
Ho provato allora a chiedergli di suggerirmi quali fossero gli argomenti che avrebbero potuto interessare , “ma non turbare”, i “pigri” lettori del blog , ma anche in questo caso la domanda è rimasta senza risposta.
Ho provato a chiedere se si potesse parlare di cravatte (sono molto di moda ultimamente!!) o di abbigliamento (sono state fatte discussioni terribili sull’opportunità di indossare qualcosa di rosa alla nostra età : è consigliabile l’orbace o al massimo un grigio non troppo chiaro!!! sic!!), di gossip, di film o libri , di musica o di canzonette, ma anche su questi argomenti mi è sembrato non ci fosse molto interesse.
Forse è meglio che non si parli di niente, che non si dica niente per non disturbare le vecchie abitudini che regolano l’equilibrio precario nel quale viviamo, costringendoci a far passare monotonamente i giorni che ci rimangono; forse è meglio far finta di niente e aspettare … aspettare sperando che finalmente arrivino i tartari ??????

C’è qualcuno che mi può aiutare a sperare in qualcosa di diverso?????



Nota.
Visto che oggi a Modena nevica e in tutta Italia fa brutto tempo e siamo costretti a rimanere in casa, dopo un’attenta riflessione, ho scelto l’argomento per le nostre chiacchiere sul blog: “Uomini e donne over 60”.
Non sto scherzando! La Sig.ra De Filippi, genio della tv ( e non solo …), ha pensato anche a noi vecchietti: se vogliamo trovare una bella morosa, possiamo partecipare alla sua trasmissione e incontrare delle simpatiche signore.
Intanto guardiamo le puntate della trasmissione (oggi e domani alle 14.45 su Canale 5 dovrebbero andare in onda) e poi le commentiamo assieme.
Chi è la signora più bella? E il vecchietto più simpatico? Voi con chi fareste l’esterna? E non sceglietemi la professoressa universitaria di Napoli solo perché volete fare gli acculturati ….
Preparate i pop-corn!!!

Ciao . Oliviero

I "friarielli" sono di sinistra ??


Gino Manco ci invia questo spunto divertente e ci invita a meditare .




In questi tempi di angosciante confusione, mi viene posto un problema di rilevante e significativa portata per lo sviluppo della nostra società: I friarielli sono antifascisti e di sinistra?
La risposta non è facile, perché prevede la creazione di un sistema di classificazione in base al quale diventa possibile assegnare alla verdura in oggetto la corretta collocazione nel quadro della frammentata scena politica italiana.
Sarebbe semplice liquidare con una battuta la chiara collocazione antifascista dei friarielli: nella parlata volgare i friarielli non si ordinano in “fasci”, ma bensì in “mazzi”.
“Dateme ttre mazze ‘e friarielli!” Questa è la frase con la quale abitualmente si ordinano dal fruttivendolo i friarielli a Napoli. In questo modo si chiedono anche le scarole ed i broccoli di rapa. Mentre, gli spinaci vengono ordinati in “fascetti”, insieme alle bietole. Anche per le insalate, la lattuga e la romana la richiesta è fatta allo stesso modo: “ me date nu mazzo ‘e ‘nzalata?”
Questa prima scrematura ci consentirebbe di definire un gruppo di verdure antifasciste, che si confronta con un altro gruppo chiaramente fascista.
La corretta definizione politica di un alimento, deve essere supportata anche dalla individuazione di alimenti che si collocano nella parte politica avversa. In questo modo comincia a delinearsi un metodo di classificazione che ci può essere utile nel percorso del nostro lavoro di individuazione del segno politico dei friarielli.
Stabilità l’appartenenza antifascista dei friarielli, passiamo a ricercare un sistema di classificazione che identifichi nella sinistra il posto dove collocare il nostro mazzo ‘e friarielli.
Una verdura di sinistra deve essere:
a) strettamente legata al territorio
b) conosciuto storicamente come un alimento povero utilizzato dai poveri.
c) coerente con il suo passato, ovvero che viene cucinato nello stesso modo da molte generazioni
d) che è difficile da produrre in maniera industriale
e) che non è conosciuto dai cuochi della televisione
f) che non ha nessun utilizzo nella nouvelle cousine
g) che riporta alla memoria ricordi di infanzia.
h) Che può essere associato con alimenti sostanziosi che prevedono l’accompagnamento del vino rosso.
Questo argomento è quello decisivo che ci fa assegnare ai friarielli un posto d’onore nella sinistra italiana. Infatti, i friarielli si esaltano con la carne del ragù, le salsicce, il formaggio semi piccante, il baccalà fritto. Tutte pietanze che devono essere accompagnate da un buon bicchiere di vino rosso.
Infine, l’ultimo confronto che deve essere fatto è quello che riguarda la differenza tra : ‘O vruoccolo ed “‘e friarielli”.
Sono tutti due della stessa famiglia, ma uno è svelto ed intelligente,che non sta fermo mai, mentre l’altro è un sempliciotto, non stupido, ma non particolarmente furbo, un po’ “abbunato”.
Questa definizione è spesso usata nel liguaggio corrente: “ chille è proprie nu vruoccule! Per indicare una persona che si fa infinocchiare, che crede a tutto quello che gli dicono. Mentre, ‘o friariello è un simpatico impertinente, lesto di gambe e di lingua.
Quanti broccoli ci sono nella politica italiana! Che purtroppo consentono a molti corrotti di prendere il sopravvento.
Per completare il quadro, dobbiamo definire quale verdura è di destra, perché in questo modo avremo la possibilità di riempire le caselle della nostra suddivisione.
Alla luce della classificazione che abbiamo compilato in precedenza, la verdura che non rispetta nessuna di quelle caratteristiche è lo spinacio. Ma come, potrà obbiettare qualcuno, proprio l’alimento preferito da Braccio di Ferro? Ebbene si! Basta ricordare che il nostro eroe, quando deve mangiare gli spinaci, strizza una scatola dalla quale esce una informe massa scura che lui ingoia come fosse una medicina. Gli spinaci gli danno la forza ed il coraggio che non ha di attaccare Brutus, il diverso, il deviante, il grassone che insidia Olivia, che mangia con gusto gli hot dog, che fa tutto quello che non deve fare un bravo americano. A chi piacevano gli spinaci da bambino? Nessuno dei punti che abbiamo stilato nella nostra graduatoria per individuare un alimento di sinistra è rispettato dagli spinaci. Siamo in grado di indicare, infine, ai nostri lettori una classificazione politica delle verdure di maggior uso nei nostri inverni.

Gli spinaci sono di destra, le bietole di centro destra, i broccoli di centro, le scarole di centro sinistra, i friarielli sono di sinistra.
Alla domanda posta: i friarielli sono antifascisti e di sinistra? Alla luce di questa classificazione possiamo finalmente dire con certezza di si!
Questo metodo può essere usato per tutti gli alimenti, non solo per le verdure, ma anche per i latticini per esempio:
La ricotta è di destra. Il “ricottaro” è sempre stato lo sfruttatore, quello che abusa della povera gente, che si arricchisce sulle spalle degli altri, una figura classicamente di destra.
Le imitazioni della mozzarella, prodotte industrialmente, come la “mozzarì”, sono di centro destra, il fiordilatte è di centro, la mozzarella è di centro sinistra, la provola è di sinistra.
Mi rendo conto che tutti hanno una domanda sulle labbra, ma Berlusconi a che cosa può essere associato? Ad un prodotto industriale, molto pubblicizzato, dal sapore di plastica e dalla composizione sconosciuta, un Philadelfia della Kraft, (una specie di ricotta industriale), per esempio se non addirittura ad un pacchetto di sottilette, buono solo per dei toast senza sapore.
Questo gioco può essere un piacevole diversivo, ma anche un utile esercizio, per mantenere l’attenzione sulla politica.
Dopo “L’Ulivo”, la coalizione dei “friarielli”? E perché no?

Giuseppe Biasco

Per quelli che vivono sopra la linea Gotica , per saperne di più cliccare su "friarielli" o anche qui .

lunedì 8 marzo 2010

La cosa si fà molto interessante .....

Nota : per un errore di trascrizione gli ultimi due commenti devono essere letti iniziando dall'ultimo (6°) e a seguire con il penultimo (5°).
Scusateci.




Dal commento iniziale di ARD ( chi sei ???) su "Che delusione" stanno nascendo nuove discussioni.
Riportiamo di seguito il commento di Francesco affinchè sia ben visibile e possa essere di stimolo ad altre nuove riflessioni.

"Caro Ard (perchè non hai messo il tuo nome?)
l'invito all'ottimismo va sempre accolto e penso che coloro che hanno accettato di partecipare e dialogare sul blog lo abbiano fatto con lo spirito che tua hai auspicato.
Quando si parla, però, delle tante cose positive del nostro paese (il cui merito non è certo dei politici) non si apre una discussione ma ci si limita a pubblicizzare un elogio al quale ogni persona mediamente equilibrata non può che aderire.
Lo scambio di opinioni, gli aggiornamenti e la presentazione del proprio modo di essere e di pensare - sempre nel rispetto delle altrui idee - non possono che attenere argomenti che ci toccano materialmente e sui quali possa nascere un confronto.
Le difficoltà che, a mio avviso, sono riscontrabili nel nostro modo di dialogare, nasce dalla paura che ogni valutazione espressa dal nostro interlocutore possa essere intrisa di motivazioni partigiane. Questa convinzione toglie la voglia di soffermarsi sullo specifico argomento e di analizzarlo a 360 gradi.
Credo che nessuno di noi potrà mai rinnegare la propria idea di patria, nazione e socialità per le opinioni qui espresse da altri - anche se questi altri sono persone che hanno condiviso una scelta importante e fondamentale quale quella dell'Accademia - ma credo anche che nessuno dei partecipanti al blog abbia questo assurdo ed impossibile obiettivo.
Purtroppo ogni scelta fatta da coloro che ci governa tocca il nostro limitato e personale mondo ed è auspicabile che persone oneste e pieni di esperienze, quali noi siamo, ne parlino, non per fare gli ottimisti o i pessimisti, ma semplicemente per confrontarsi e meglio capire."
Francesco

domenica 7 marzo 2010

La risposta ARDita ...

Caro Ard,
pur non sapendo chi sei (ma lo intuisco), Ti ringrazio innanzi tutto per aver sottolineato lo scarso interventismo sul Blog del Corso, cosa che da sempre deploro (insieme a quei pochi che si impegnano) con inviti più o meno gentili ma, comunque, sempre disattesi.
Magari, caro Ard, le idee che qualcuno mette sul tappeto fossero discusse da tanti di noi ma, come dice qualcuno e non senza un pizzico di verità, forse i tanti anni trascorsi dentro le mura di una caserma hanno atrofizzato, ai meno spregiudicati, il gusto della discussione, specie se si tratta di argomenti più o meno inerenti alla politica.
Magari, caro Ard, fosse possibile scornarsi in un incontro plurimo, dove ciascuno non teme di dire come la pensa e di dimostrare anche che ha ragione; in attesa che quel “magari” si concreti, tocca accontentarsi di quello che passa il convento!
Ma veniamo alla tua replica che, stuzzicante com’è, non può essere ignorata.
Vedi caro Ard, è dalla nascita che non sono pessimista, né tanto meno lo sono diventato da pensionato: sono solo incavolato nero contro un andazzo in cui la Regola non è altro che uno “stato d’animo”, come gli orari ferroviari sono solo dichiarazioni di buona volontà.
Io, noi che abbiamo trascorso una vita intera rispettando e facendo rispettare una miriade di regole, non possiamo né dobbiamo accettare che, nella società in cui viviamo, ce se ne possa fregare impunemente e, per di più, accusare pure la controparte di “crimini” inesistenti, tacendo sulla verità di essere vittime solo della propria incompetenza o dei propri, squallidi giochini di bottega.
In questa vicenda, per la quale non esistono aggettivi tanto dispregiativi per definirla, l’unico che assurge a dignità assoluta è Napolitano che, da vero uomo delle Istituzioni, si è caricato di una croce che non gli competeva, diventando bersaglio di strali più o meno avvelenati.
Sono confortato in questa mia analisi da quanto hanno scritto oggi persone del mestiere su Quotidiani che, almeno all’apparenza, non sembrano di parte: Ernesto Galli della Loggia sul “Corriere” e Barbara Spinelli e Federico Geremicca su “La Stampa”. Vatteli a leggere e, da persona intellettualmente onesta quale sei, vedrai che riconsidererai il tuo concetto di pessimismo!
Il comico di una vicenda -che di comico non ha proprio nulla- è che la stessa si è ritorta a manico d’ombrello contro chi l’aveva innescata, se è vero, come credo che sia vero, che il “gradimento” per la maggioranza è precipitato al 39%, da oltre il 50 di prima di Natale.
A questo risultato non esaltante hanno contribuito anche i recenti scandali (che toccano anche uno dei Coordinatori del partito di maggioranza relativa!) ed anche l’inopinato blocco dei talk show; in pratica si proibisce di discutere di politica in vista delle elezioni: speriamo che non proibiscano di parlare di Calcio in prossimità e durante i prossimi Mondiali!
Ed il dramma di tutto questo andazzo è che, a fronte del citato calo per la maggioranza, l’opposizione non ha guadagnato uno che sia un punto percentuale, a dimostrazione del clima di profonda e diffusa sfiducia nella politica e nelle istituzioni in cui alberga: e tu mi vieni a parlare di bicchiere mezzo pieno?!
Apprezzo il tuo afflato evangelico e sono d’accordissimo con te quando sostieni che, grazie a Dio, il popolo italiano è anni luce meglio di chi è stato costretto ad eleggere; ma, come mi insegni, il popolo purtroppo non ha mai contato un ....., come diceva il Marchese del Grillo che, in materia, era un maestro.
E chiudo, raccontandoti un aneddoto personale. Era il 1972 e ci fu una delle ricorrenti tornate elettorali ed io, da buon vecchietto, potei votare anche per il Senato; credimi, caro Ard, ero orgoglioso di poter contribuire ad eleggere un qualcuno in quel Consesso che, ancora, era ammantato di un’aureola di “solennità”.
Allora ero orgoglioso, oggi mi sento offeso nella mia dignità di uomo e di cittadino.
Un caro abbraccio, Ettore.

venerdì 5 marzo 2010

Che delusione !!!

Quelle poche, residue illusioni di essere governati da personaggi, se non proprio competenti, almeno accorti sono naufragate nel grande marasma delle vicende legate alla presentazione delle liste elettorali per le prossime elezioni regionali.
Uno spettacolo indecoroso ed indegno di un Paese civile, per di più uso ad andare alle urne con frequenza quasi annuale.
E non mi riferisco solo al pressappochismo ed al dilettantismo di chi doveva redigerle e consegnarle per tempo quelle liste, a meno che i soliti giochetti da mercato delle vacche non li abbiano accentuati; in questo caso, sarebbe un ulteriore schiaffo a noi poveri elettori, ridotti oramai al ruolo di semplici avallatori di nominativi sconosciuti e senza volto, scritti su una lista dal primo, anzi dall’ultimo pisquano di turno.
Quello che mi ha fatto letteralmente cadere le ..... a terra sono state le reazioni della parte “lesa”: scomposte nella forma, assurde nella sostanza.
Frasi come “vulnus politico”, “Radicali, agenti provocatori”, “solito complotto politico-giudiziario”, “attentato alla democrazia” giusto per citarne la crema, lasciano attoniti, come lo fu la Terra al nunzio della morte di Napoleone.
Ragazzi, ma vi rendete conto in che mani siamo?!
Non solo non si ha l’umiltà (ma esiste nel loro vocabolario?!) di riconoscere la propria incompetenza, di chiedere scusa e di trovare una soluzione che assomigli il meno possibile ad una porcata; no, si va all’attacco sparando castronerie da guerre stellari, facendosi scudo dei “diritti degli elettori” (che poi sono sempre i fessi di cui sopra) ed invocando quella poveraccia della “democrazia” che, oramai, viene chiamata in ballo anche per commentare le previsioni meteo.
E poi, senti qualcuno che, fingendo di avere le orecchie basse, ha pure la faccia tosta di parlare di “disamore” del popolo nei confronti della politica: neanche i famigerati Farisei avevano un limite inferiore del buon gusto così basso!
Prima di questa misera sceneggiata da avanspettacolo di bassa, anzi bassissima categoria, esaminando i nominativi che venivano propinati (logicamente, quelli cui potevo abbinare un volto e l’opera svolta) avevo dei seri e motivati dubbi sull’opportunità di recarmi a votare: ora non ne ho più neanche uno!
Ciao a tutti, Ettore.