Dopo gli studi superiori, frequenta l’Accademia Militare di Modena e poi la Facoltà di Scienze Politiche alla Sapienza di Roma. Per un breve periodo lavora in banca. In seguito è vissuto per alcuni anni in Africa, infine, rientrato in Italia, è entrato con successo nel mondo del cinema.
Oggi vive e lavora a Roma e dedica molto tempo alla scrittura di romanzi.
Il suo ultimo lavoro
La storia è quella di Lipa Kruskah, un giovane ebreo polacco che attraversa l’Europa fascista col sogno di diventare medico: Berlino, Parigi e infine l’Italia. Insieme a lui si dipanano le storie dei suoi familiari, uomini e donne comuni, colpevoli di essere nati in uno dei periodi più bui della storia. Il fratello Chanok, uomo d’affari, asservito in seguito ai nazisti; il primogenito Hadas in fuga verso la Palestina per fondare una nuova patria; Kaila, la dolce e determinata madre e Yankel, il capofamiglia, che da uomo influente e rispettato si ritrova ad essere uno dei tanti deportati sotto la furia delle leggi razziali.
Le vicende conducono Lipa in un campo di lavoro a Nereto, in Abruzzo, dove il giovane incrocia la strada di una semplice ragazza di campagna, Giustina, la quale renderà più sopportabile il periodo di prigionia e darà alla luce un bambino, figlio di Lipa. L’irrequieto Kruskah, però, a fine guerra, abbandona il paesino, pronto a rituffarsi nella frenesia dell’esistenza e ignaro di essere diventato padre.
La vita di Lipa si svela al lettore come in rapidi fotogrammi, con ritmo serrato e avvincente. Dopo le avventure nella Ville Lumière e la deportazione, il ragazzo si ritrova tra i partigiani e poi a Roma dove intraprende un’attività commerciale. Ma, sul finire del romanzo, il suo destino lo richiama in Palestina, nel luogo in cui il padre Yankel avrebbe voluto vederlo.
Uno degli aspetti interessanti del libro è la descrizione del campo di Nereto. A tutt’oggi, le pubblicazioni letterarie sui campi di concentramento sono perlopiù testimonianze dei famigerati Auschwitz e Dachau, mentre qui si descrive la realtà di un campo di prigionia italiano, arricchendo la conoscenza di quel triste periodo della storia d’Italia. L’approccio narrativo risulta originale e permette a chi legge di comprendere la quotidianità dei prigionieri, i rapporti con i locali e le strane e contingenti relazioni che si instaurarono tra tutte le persone che si trovarono a vivere in quelle circostanze straordinarie.
La casa fuori dal ghetto di Pacilio Massimo - pag. 304 - € 22,00
EditoreBastogi Editrice Italiana (collana Il canapo)
Q.d.B.
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