Leadership e corpo politico
Nell’epoca della società dello spettacolo, riflesso, emanazione, rispecchiamento e proiezione sono le nuove categorie che definiscono il rapporto tra corpo e politica.
Il corpo ha assunto oggi, nella sfera politica, un’importanza nuova. Non che prima fosse assente: dal famoso apologo di Menenio Agrippa, in cui la metafora del corpo viene usata per sedare la ribellione della plebe romana, fino a Machiavelli che paragona la repubblica a un corpo che, come tutti i corpi, tende a degenerare con il tempo e, per questo, ha bisogno di essere ricondotta ai suoi “ordini originari” mediante rimedi appropriati.
Il corpo, la salute, l’armonia tra le membra, l’equilibrio e, se vogliamo, anche il conflitto, la malattia e la cura sono immagini dell’ordine politico e delle sue dinamiche. Lo descrivono e, assieme, lo legittimano. Per questo la metafora è pregnante e diffusa nel pensiero politico.
Eppure mai come oggi il corpo risulta presente con una tale forza che possiamo considerarlo il nuovo protagonista della scena politica, a fronte del quale le polarizzazioni destra e sinistra, vecchio e nuovo, conservatore e progressista appaiono obsolete e inutilizzabili. Si tratta di un fenomeno molto interessante. Anzitutto perché è diffuso: siamo assaliti dalle immagini dei leader politici. Il corpo mediale del leader, come è stato definito, trionfa indipendentemente dalle colorazioni politiche o dai programmi elettorali.
Ciò risulta evidente nel caso di Berlusconi, al cui corpo tanta parte della stampa ha attribuito attenzione quasi maniacale. Ma non è il solo: il corpo di Sarkozy, associato inseparabilmente a quello mediaticamente dirompente di Carla Bruni, o quello di Obama, sono oggetto di attenzione spasmodica.
Nei meccanismi stessi di selezione della classe politica si afferma l’importanza del corpo: sono svaniti i sistemi tradizionali collegati alla militanza e prevalgono logiche diverse, condizionate dall’immagine o dalla visibilità mediale. Un attore diventa presidente degli Stati Uniti, una velina ministro, una giornalista televisiva viene candidata alle elezioni europee. A ogni tornata elettorale si assiste alla gara per l’accaparramento di personaggi noti e televisivi, indipendentemente dall’esperienza politica o dal grado di preparazione. Il corpo gioca un ruolo di primo piano perché l’immagine è, anzitutto, immagine del corpo.
Vi è un ulteriore elemento che enfatizza la funzione e il significato del corpo e che ci aiuta a capire perché esso abbia assunto un’importanza così centrale nella politica. Si tratta del valore che la nostra società attribuisce al corpo, in un quadro in cui la sua manipolabilità tecnica lo rende adatto a diventare in realtà il principale veicolo di comunicazione sociale, simbolica e persino psicologica.
Laddove il corpo politico tradizionale si dissolve, il corpo mediale assume sempre maggiore importanza. Il corpo del leader diviene il centro di un nuovo sistema di potere, perché è il centro della comunicazione simbolica.
È evidente che è necessario considerare il potere non in chiave giuridica o statuale, e nemmeno nei termini dell’opposizione binaria classica fra dominanti e dominati, bensì piuttosto nell’ottica complessa dove potere e discorso sono fusi:nel discorso, tanto più il discorso su se stessi, cioè la “confessione” e il disvelamento di aspetti intimi, trovano attuazione determinati protocolli espressivi che evocano, decodificano, inquadrano atteggiamenti mettendo in opera meccanismi di controllo, tanto più forti quanto meno vengono percepiti come l’effetto di un potere che costringe.
Ancora maggiore è la capacità di controllo veicolata dall’immagine del corpo, in cui la trasparenza tra interno ed esterno è, se vogliamo, ancora più cogente che nel discorso: nei talk show, ad esempio, l’obbligo di “dire la verità”, essere appunto trasparenti, impone di tradurre in parole, ovvero di banalizzare, gli aspetti più intimi e privati.
Questa narrazione viene operata dall’immagine del corpo con fulminea e immediata forza di sintesi. Si dispiega in tutte le sue immense potenzialità dove riflesso, emanazione, rispecchiamento e proiezione sono le nuove categorie che definiscono il rapporto tra corpo e politica.
Ard
Ciao a tutti
RispondiEliminaMarco Perani