sabato 30 gennaio 2010

Regno badogliano vs Repubblica fascista d'Himalaya La storia dei diecimila soldati italiani prigionieri in India (1a parte)





di Giovanni Marizza.

Da Tobruk a Yol. Ai nostri giorni chi sente parlare di prigionia di guerra automaticamente corre col pensiero a Guantanamo, ad Abu Ghraib e ai maltrattamenti nei confronti dei detenuti, o agli ostaggi dei terroristi islamisti, o ancora alle immagini crudeli di gente rinchiusa nei campi di detenzione nella ex Iugoslavia ormai tre lustri or sono. Immagini che parlano di condizioni di vita disumane e di stermini di massa.
Continua .....



Suocero di Goffredo Pogliani

Guarda altre foto....

IMPLORAZIONE , IMPLORAZIONE, IMPLORAZIONE !!!

Francesco!!!!

se ti sta poco poco a cuore che non mi trasformi in un giacobino (con annessi e connessi) per piacere dammi una spiegazione logica per quanto messo in atto dall' ANM, in quasi tutte le sedi di Corte d'Appello, in occasione dell'apertura dell' Anno Giudiziaro.

Ti ringrazio, Ettore.


Pessimismo “storico” o pessimismo “cosmico” e adesso anche "indotto". Che mal di testa ….

Carissimi Francesco, Giggione e Gino,
mi dispiace ma non riesco proprio a condividere il vostro ottimismo circa il futuro del nostro Paese, non tanto e non solo perché non esistono più Valori o sono stati drasticamente ridimensionati, quanto perché il sistema è tanto marcio e la metastasi tanto estesa che è difficile intravedere pertugi di luce alla fine del tunnel.
Questa mia visione da “pessimismo indotto” è confortata da una miriade di avvenimenti -che, ahimé, non saranno certo gli ultimi- e di cui ve ne cito solo alcuni.
Il primo riguarda la “confessione” del 1° Presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone, che, spero perché ne prova profonda vergogna, ha affermato che, su 181 Paesi esaminati, la Banca mondiale colloca l’Italia al 150° posto per i tempi lunghi della giustizia, dietro anche all’Angola, al Gabon ed alla Guinea.
Sarà cura di Francesco spiegarci le conseguenti ripercussioni economiche, mentre io mi domando, pur con tutto il rispetto per quei Paesi: ma che fine ha fatto l’Italia patria del diritto? Come è possibile che noi, gli eredi di Cicerone, siamo dietro a coloro che i concittadini dello stesso Cicerone collocavano in una zona inesplorata, liquidata con un anonimo hic sunt leones? Non è che, a forza di addobbarci di passato glorioso, continuiamo a rinnovellare la favola della “riapparizione dell’Impero sui colli fatali di Roma”?
Il secondo è il rapporto dell’ Eurispes che, senza mezzi termini, definisce l’Italia come “un Paese senza progetto”, dove tutti parlano ma nessuno fa, in preda ad un gattopardesco, frenetico immobilismo; inoltre, ci ricorda un altro dei tanti primati nazionali: il 23° posto, su 30 in ambito OCSE, in quanto a salari medi dei cittadini (14700€), la cui metà se ne va in affitti.
Il terzo concerne i fatti di Riano dove onesti cittadini avevano regolarmente acquistato una casa che in seguito, si è rivelata abusiva. Con la solerzia e tempestività che da sempre la contraddistingue, la locale magistratura cosa fa? Invece di disporre la deportazione su uno scoglio sperduto nmiezzo ò mare di sindaci, tecnici comunali, vigili urbani, notai, costruttori e conniventi vari....fa mettere i sigilli alle case!!!
Il quarto è il crollo di Favara, di quella casa che, come tante altre, anche un cieco avrebbe detto che era un miracolo che stesse ancora in piedi, come anche un deficiente si sarebbe chiesto come mai gli alloggi pubblici già esistenti non fossero mai stati assegnati. Sempre con le stesse caratteristiche di quella di sopra, la locale magistratura cosa fa? Non adotta lo stesso procedimento di deportazione ma, invece di cercare “chi” e colpevole, si domanda “se ci sono colpevoli” e....non indaga nessuno.
Il quinto si riferisce alle seicento case abusive di Ischia che, logicamente, sono venute nei decenni senza che nessuno (sempre gli stessi) si accorgesse di nulla; ma se, al posto di un bel terreno, spunta una casa, a qualcuno dovrà pur pungere vaghezza che c’è qualcosa che non va?! E non venitemi a dire che Ischia ha un territorio così vasto che, con“le scarse risorse disponibili”, non si riesce proprio a controllare!!!
Ragazzi, per il momento smetto perché sono assalito da comprensibili conati di vomito; vi chiedo solo una cosa: mi date una buona ragione perché io possa farvi compagnia nel vostro ottimismo?!
Un abbraccione, Ettore
novello Leopardi (questo l'ho aggiunto io per giustificare il titolo.CPI).

giovedì 28 gennaio 2010

Soldi, sesso e potere.

Qualche giorno fa due eventi hanno prodotto sconvolgimenti di un certo rilievo, anche se a livelli decisamente diversi.
Il primo ha toccato Ettore in merito ad una dichiarazione di Lella Costa (se non sapete chi è, chiedete di lei alle vostre signore che di queste cose – e di molte altre - ne sanno più di voi) la quale, intervistata in una trasmissione televisiva, asseriva che I diritti in più non tolgono niente a nessuno, - ne dovremo parlare !- spodestando , a suo dire, addirittura Platone; il secondo ha riguardato, invece, milioni di Italiani a seguito delle “tragedie” che si erano compiute in Puglia e in Emilia Romagna.
Non parlo di quanto successo in Puglia perché, meglio di me e da buon indigeno, lo ha fatto Francesco.
Io, invece e da altrettanto indigeno, vorrei commentare quanto successo in quella Sala Rossa del Comune di Bologna (per chi non lo sapesse, è lì che si celebrano i matrimoni , immersi nel beneaugurante colore della speranza, come diceva G. Dozza, Sindaco della Città nel primo dopoguerra e notoriamente daltonico) e lo vorrei fare rifacendomi ad una delle prime lezioni di “Governo del personale” che, a mio avviso, in quella Sala ha trovato compiutezza.
Ricordate cosa ci veniva infuso?
“ Gli interessi fondamentali che muovono il mondo sono tre : Soldi , sesso e potere. “.
E questa massima, applicata con scrupolo nell’agone politico bolognese, ha prodotto risultati disastrosi per il popolo vermiglio.
In pochi minuti, tutte le convinzioni e i miti sono svaniti ; i personaggi storici hanno perso l’aura che li rendeva invincibili e le bandiere che sventolavano si sono arrotolate intorno all’asta, restando immobili.
Siccome al peggio non c’è mai limite, gustiamoci le reazioni!!!
- D’Alema , dopo la sconfitta subita in Puglia , si è seduto nell’ultima fila della Direzione e silenziosamente , dopo pochi minuti , ha abbandonato l’assemblea.
La Jena , ieri su “La Stampa” ha scritto “ Dopo la sconfitta pugliese D’Alema si occuperà dei servizi segreti, a rischio la sicurezza del paese” . Come dargli torto!!! (Sic!).
- Umberto Eco , ha dichiarato che il Pd in Puglia ha fatto la figura dei cioccolatai e che D’Alema non ne ha indovinata una in quarant’anni .
- Castagnetti ha finalmente capito che le regionali sono a rischio e teme per la tenuta del partito; lui dov’era ?? in ferie????.
- Parisi , che sapeva già come andava finire, gongola come i suoi avversari politici .
- Prodi che resuscita , spara tre cazz…….. e ritorna nel buio.
- Casini , abbandona immediatamente la nave ed è già pronto al terzo forno (Boh!!!!).
- Di Pietro ha dichiarato “Se Delbono si è dimesso vuol dire che abbiamo fatto un buon lavoro” e va subito a siglare un accordo con Bersani ……
- Bersani …..( “Non sono mica Alice nel paese delle meraviglie !!!”) e dov’è andata a finire la speranza di quanti lo hanno votato alle primarie, e pensare che c’erano anche dei giovani?

- La battuta più bella : “Vince prima la Roma lo scudetto che il PD le elezioni” . ( “Stateve accuorti Interisti !!!”) - Sabrina Ferilli.
La confusione ha preso il posto della convinzione.
Le tragedie con questi registi e attori non avranno presto fine; ma anche gli altri non sanno fare spettacoli migliori.

Chi ha vinto ?????
Hanno perso tutti gli Italiani !!

Aiuto !!!!!!


Oliviero CPI

mercoledì 27 gennaio 2010

Voglio essere ottimista . Una risposta per tre.

Carissimi
Commento le riflessioni di Luigi ma vorrei intervenire, brevemente, anche sulle considerazioni di Ettore e di Giovanni.
La crisi economica è tangibile e, come tutte le altre del passato, nell’ambito sociale si manifesta, da una parte con la sfocalizzazione di alcuni basilari principi morali e, dall’altra con la crescita della solidarietà umana. Condivido totalmente la rappresentazione fatta da Luigi sui giovani e sui valori cristiani che alimentano gran parte del loro vivere sociale ma non so se realmente questo possa essere considerato un periodo aureo. Qui a Milano sostengo un’associazione che si chiama “Pane quotidiano” la quale distribuisce, giornalmente, viveri di prima necessità a tutti coloro che ne fanno richiesta. Sino a cinque anni fa, gli avventori erano immigrati e clochard, ora si incontrano abitualmente anziani pensionati e disoccupati cinquantenni o giovani separati con più famiglie da mantenere.
Questa crisi, che tocca principalmente i paesi ad economia capitalistica, è la logica conseguenza di un trentennio fondato sulla realizzazione di ricchezza virtuale, attraverso prodotti finanziari “innovativi”, a scapito delle attività produttive.
Non dimenticate che, negli anni ottanta, i “capitani di industria” non erano più rappresentati da industriali che lavoravano dodici ore al giorno bensì da giovani rampanti economisti e finanziari che realizzavano ricchezza attraverso movimenti di carta che chiamavano “performance bond” , “swap” etc. etc.
Il fatto poi che continui ad allargarsi la forbice fra i ricchi ed i poveri non è un luogo comune ma una realtà riscontrabile in qualsiasi ambiente e questo contribuisce alla perdita di numerosi valori morali oltre che alla idealizzazioni di vacue icone. Sono tante le persone che, frustrate dal mancato soddisfacimento di alcuni bisogni, elevano ad eroi, da invidiare ed imitare, esempi fulgidi di ignoranza e stupidità.
Nel complesso, comunque, voglio essere ottimista come Luigi invitandomi, continuamente, a non abbassare la guardia con la convinzione, da estendere ai figli, che si può vivere bene anche con qualcosa in meno.
In relazione al “trans” mi sento in serie difficoltà perché, pur ritenendomi liberale e progressista, non comprendo le motivazioni per le quali situazioni di anormalità e di illeceità debbano essere spacciate come logica conseguenza del vivere sociale. Non so se la omosessualità debba essere considerata una devianza patologica dovuta a disfunzioni ormanali od una esternazione di imput recepiti durante la fase formativa psicologica e caratteriale. Sta di fatto che, a mio avviso, merita il massimo rispetto se vissuta con dignità propria e rispetto degli altri. Raccontare, vestiti in maniera carnevalesca, di rapporti squallidi a pagamento non soddisfa né l’uno né l’altro aspetto e squalifica anche chi ne permette l’esternazione. Nella fattispecie, un tema da approfondire potrebbe essere il perché vi è tanta gente attratta da queste manifestazioni.
Il caso Vendola lo considero l’ennesimo scivolone della sinistra ed è inconcepibile sia dal punto di vista tecnico che politico. Vendola non fa parte del partito democratico il quale, per questo, non avrebbe dovuto acconsentire alle primarie che, per la radicalizzazione territoriale del soggetto, sarebbero state prevedibilmente da lui vinte.
Da pugliese sono convinto che il voto degli elettori non è stato dato per il programma presentato o per l’operato svolto nel passato bensì per le conoscenze acquisite negli ultimi cinque anni. Da italiano sono convinto che il partito democratico ha perso l’occasione di staccarsi dagli estremismi radicali e di allearsi con un partito moderato che avrebbe potuto rappresentare una valida alternativa al leghismo berlusconiano. Da democratico rispetto la volontà degli elettori.
Francesco

martedì 26 gennaio 2010

CRISI POLITICA E SPIRITUALE

Carissimo Ettore,
di primo impulso sarei portato a condividere in toto il tuo pessimismo. Noi “vecchi” siamo irrimediabilmente legati al mondo che ci ha formati, ai suoi valori, alla sua cultura. Eravamo dotati degli anticorpi giusti per affrontare quel mondo non questo. Ora tocca ai nostri figli e nipoti.
Leggendo testi del passato scritti da persone anziane, vedo sempre lo stesso pessimismo, le stesse critiche alla società, lo stesso rimpianto per i bei tempi andati, l’incomprensione per i giovani, ritenuti sempre sbandati, maleducati, senza spina dorsale, senza valori. Basta leggere Platone, Virgilio, Seneca, Cicerone ecc.
Ma riflettendo bene e soprattutto guardando indietro nel tempo, in mezzo a tante ombre vedo oggi non poche luci.
Quando facevo le elementari, ricordo ancora dei compagni che arrivavano scalzi, con le scarpe in mano per non sciuparle e le mettevano solo prima di entrare in classe.
Ricordo le migliaia di lavoratori andati all’estero a trovar il pane per sé e per le proprie famiglie. Ricordo la mancanza del riscaldamento nelle case. Molte donne lavavano ancora i panni nei lavatoi o nel fiume. Le macerie, fisiche e morali, lasciate dalla guerra appena finita. Poi la follia del ‘68 e degli anni a seguire, la distruzione di un mondo per sostituirlo con il nulla, la furia del terrorismo, le continue uccisioni, la sensazione dello sfascio totale e irreversibile della società e via dicendo.
Eppure tutte queste crisi sono state superate, le abbiamo superate.

In realtà viviamo in un periodo che gli storici identificheranno come una nuova età dell’oro. Benessere diffuso, molti poveri di oggi ieri sarebbero considerati benestanti; niente guerre da ben 65 anni; nuove, positive sensibilità, più rispetto verso i deboli, i diversi, la natura . Stati che si sono scannati fino a pochi decenni fa siedono pacificamente in un parlamento comune. Tantissimi giovani che nonostante quello che a noi sembra un intollerabile bombardamento di immoralità e disvalori, fanno volontariato, si dedicano agli altri, molti mostrano una religiosità più profonda e meno abitudinaria della nostra, sono generosi, altruisti, studiano e combattono la loro battaglia della vita….come noi alla loro età.

I problemi sono realmente tanti ma ritengo che la nostra società, la nostra cultura, abbiano ancora molto da dire, non vedo barbari ai confini che possano con una spallata demolire il nostro mondo. Vedo la nostra Italia, che non è quella dei giornali e della televisione ma quella della vivace, sana, solida, saggia, laboriosa provincia italiana, messa molto meglio di tanti stati “evoluti” che stanno perdendo il senso delle proprie radici, che poi sono radici cristiane e loro sì, rischiano di essere risucchiati da un nichilismo e da un relativismo autodistruttivi, senza scopo e senza speranza.
Un abbraccio.
Luigi (Giggione)

lunedì 25 gennaio 2010

Orientamento 3 (che palle!!!)




Cari amici,
ho letto con il solito grande interesse quanto ha scritto in merito alla crisi morale il nostro ottimo Ettore. Quello che dice è sacrosanto e per avvalorare le sue tesi gli ho inviato un articolo del Corriere di ieri che descrive la Lezione tenuta in una scuola pubblica da un(a) trans : avete letto bene proprio una (o) trans. Certo, dopo le lezioni di brigatisti ed altri vari delinquenti , dopo il divieto di parlare al Papa nell’Università di Roma ( che non si sa perché si chiama ancora la Sapienza) ci mancavano solo i trans che ci spiegano perché si prostituiscono e cose di questo genere. L’articolo sottolinea poi l’ottima accoglienza ricevuta dal relatore che si propone di continuare la sua opera educativa in altri istituti. Insomma tra i nefasti effetti della crisi morale evocata da Ettore bisogna registrare anche questa Lectio Magistralis su una espressione divenuta recentemente in voga su tutti i giornali, nelle discussioni più o meno dotte e nei nefasti talk show : l’orientamento sessuale. Come se uno la mattina si sveglia e dice : “ Oggi voglio fare un po’ di orientamento sessuale , perché fa sempre bene! “ . Certe cose noi che nel famigerato ’68………. ci siamo incontrati a Modena, forse facciamo fatica a capirle.
A proposito, non è che oggi in Accademia l’insegnante di Topografia, oltre l’orientamento topografico, dovrà spiegare anche quello sessuale?
Giovanni Papi



.... e Ettore continua :

Di certezze non è che ne abbia tante ma quelle poche che ho me le tengo ben strette e le trasformo in inequivocabili linee di condotta; tra queste, spicca quella che ritengo un pilastro dell’organizzazione e della convivenza civili: il pensiero di Platone circa il concetto di Libertà.
Ma si sa, le certezze proprie non sempre coincidono con quelle degli altri ed è forse per questo che il buon Oliviero (che ha in comune con il Maestro la consuetudine di passeggiare sotto i portici e l’anelito a diffondere saggezza) ha inteso farmi partecipe di un pensiero che si può condensare in: I diritti in più non tolgono niente a nessuno.
Di fronte alla mia intuibile, attonita perplessità, sempre il buono di cui sopra mi ha rivelato, con la gravità che notizie del genere postulano, che il dogma è stato enunciato nientepopodimeno che da una “nota” attrice nel corso di una altrettanto “nota” trasmissione televisiva che, da sempre, si eleva sulle paritetiche per l’obiettività e l’imparzialità che la contraddistinguono.
Ragazzi: di colpo mi è caduto un mito!
Di colpo, ho dovuto rivedere al ribasso le mie valutazioni su quelle società che, nei millenni, avevano fondato la loro solidità e la loro forza sulla certezza più dei doveri che dei diritti.
Di colpo, colui che aveva influenzato il pensiero umano per secoli era stato spodestato da una novella maitresse à penser (per di più con un imprimatur vermiglio a garanzia della qualità) che praticamente lascia ipotizzare una società “a diritti illimitati” per ciascun componente della stessa: bianchi, neri, gialli, etero, omo, bi-tri, trans e cisa sessuali, lavoratori a tempo indeterminato, precari, cassaintegrati, immigrati più o meno clandestini, assenteisti, bamboccioni, dilapidatori di danaro pubblico, badanti, operatrici del sesso, no-TAV, no-nucleare......tutti , insomma, pronti ad essere colmati di “diritti” che, oltre ad essere gratis, sono anche innocui.
Sinceramente, “rivelazioni” di tale portata meriterebbero ben altro palcoscenico: almeno, un monte, più o meno illuminato dalla luce che si irradia dal sol dell’avvenire.
Cara “nota” attrice, dopo l’immane sforzo che indubbiamente avrà dovuto compiere per divulgare cotanta verità, Le sono rimaste un pochino di forze per dirci che fine fanno i doveri?

Ormai che siam partiti…… ( chi ci ferma più !!)





Il Sig. Vendola, noto anche per il vezzeggiativo e per l’orecchino, ha stravinto le “primarie” per la candidatura alla presidenza della regione Puglia, umiliando il rivale, il Sig. Boccia.
Non ci sarebbe niente di stano se il Sig. Vendola fosse stato il candidato ufficiale del PD: il cavallo di razza su cui puntare, eppure forte!
Ed invece no: era il Sig. Boccia il cavallo di razza su cui invitavano a puntare i vertici di quel partito, tanto da stipulare un patto d’alleanza con un altro formidabile esempio di coerenza dello sgarrupato panorama politico italiano.
Ed invece, è andata male a tutti. E’ andata male al neo- Segretario che, dopo essersi fatto beffare nel Lazio, ora perde la faccia in Puglia, come la sta perdendo a Bologna; è andata male al ras pugliese che,ora, dovrà dimostrare tutta la sua maestria, manovrando con sapienza le rande ed i fiocchi della politica locale e non; è andata male al “coerente” di cui sopra che sarà costretto ad arrampicate di settimo grado superiore sugli specchi per rifarsi un pochino ( ma ino, ino) di verginità; è andata male pure al Sig. Vendola che, se sarà rieletto, dovrà dar corpo a tutta la sua fantasia per negare di essere l’autore o il coautore dei guai che martoriano la Regione.
L’unico vincitore è il popolo che, fregandosene bellamente delle “direttive” dall’alto, ha operato una scelta autonoma che gli restituisce quella dignità di Elettore, finora sempre calpestata.
P.S.: Sarebbe il caso che i dirigenti del PD facessero un corso di aggiornamento sulle “puntate”!

Ettore

Pensierino del mattino ( dopo una notte insonne).

La radice del termine senatore è senex che, oltre al significato letterale di vecchio, ha anche quello di saggio.

Di conseguenza, l’Assemblea dei Senatori, cioè il Senato è stata, nei secoli, sinonimo del luogo in cui persone integerrime ed esperte prendevano decisioni per il miglior governo dello Stato: gente di cui ci si poteva fidare, insomma.

Il Senato ha sempre rappresentato il luogo, per eccellenza deputato a gestire le questioni fondamentali inerenti alla cosa di cui facevano parte, sia essa stata lo Stato o un’Università od altro ancora; i suoi membri, forse un po’ austeri e con l’aria sempre imbronciata, erano quanto di meglio quella “cosa” potesse esprimere: se non proprio “immacolati”, erano sicuramente al di sopra di ogni sospetto.

Ora, io non sono tanto ingenuo da pensare che si possa ritornare a quelle figure ma, da questo, ad arrivare ad avere un senatore Cuffaro mi sempre decisamente troppo.

Ettore



sabato 23 gennaio 2010

III° Sec. d.C. = Una crisi politica ma anche spirituale . E oggi ???



Non so se avete avuto la stessa sensazione ma io, da sempre, mi sento avvolto da un’aura di crisi: quando ero piccolo, c’era quella post-bellica; quando ero giovincello, c’era quella della ricostruzione; quando sono arrivato al Reparto, ce n’era da tutte le parti; poi ci sono state quelle senza fine legate al petrolio, al deficit pubblico, alla svalutazione della lira, all’instabilità governativa; ora che ho imboccato il viale del tramonto, il sostantivo “crisi” è accompagnato da una serie interminabile di aggettivi.

Certo non è il caso di addentrarsi in questo caleidoscopio di negatività che abbraccia e condiziona l’intera società, però l’aggettivo che sembra tener banco è quello “economico”, forse perché è quello di più immediata presa sulle masse: mutui che non si riesce ad onorare; figli bamboccioni che sono condannati a restar tali per decenni perché non guadagnano; prezzi che viaggiano per conto proprio, fregandosene del potere di acquisto delle famiglie....e chi più ne ha più ne metta.

Ma , se tutto questo è vero come è vero, è altrettanto vero che, secondo me, la vera “Crisi” ha connotati ben diversi, è di più difficile soluzione e l’aggettivo annesso è morale.

Un aggettivo che non lascia scampo, perché, se una fase economica congiunturale, per quanto grave, può essere superata anche a prezzo di molti sacrifici, quando si investe la sfera dei Valori allora sono dolori, perché di soluzioni ne esistono ben poche, quando non esistono affatto, specie in una società che straripa di cattivi maestri.

Non sono né voglio essere un “moralista”, però mi riesce difficile ipotizzare soluzioni per una società che trasuda marciume e superficialità da tutti i pori, in assenza totale di punti di riferimento appena fermi.

Ma cosa ci si può aspettare se si ha una classe “politica” scaturita da “listoni” di atavica memoria? o se si vive nella quasi certezza dell’impunità o, comunque, di un periodo biblico per la definizione di qualsivoglia causa giudiziaria? o se i nuovi idoli sono poveracci, rinchiusi in una casa o sparpagliati su un’ isola che hanno abdicato alla propria dignità? o se ci si sente quasi dei “vuoti a perdere” se non si hanno almeno un paio di cellulari che squillano in continuazione? o se il termine “famiglia” è stato declassato da “Valore” a “impiccio?

E allora, per piacere, non meravigliamoci se chi abbiamo eletto (a qualsiasi livello) salta da uno schieramento all’altro, sparandone di allucinanti e solo per giustificare la propria esistenza; o se un disgraziato che ha avuto la sventura di entrare nella linea di mira di qualche magistrato deve aspettare quasi vent’anni per venirne fuori ma con la vita distrutta; o se un programma per aumentare gli ascolti manda in giro le proprie inviate a strizzare le palle ai calciatori; o se i giovani ignorano la Lingua che fu di Dante e di Manzoni, tanto che concorsi pubblici vengono annullati perché nessun concorrente è riuscito ad esprimere uno straccio di concetto correttamente; o se l’acquisto più in voga nella stragrande maggioranza del gentil sesso è la pillola del giorno dopo.

Né meravigliamoci che sia scomparso ogni senso religioso (non parlo del bigottismo ecclesiale!) o che il Tricolore entri nei cuori solo se sventolato sugli spalti di uno stadio o che, come ho sentito in alcune trasmissioni “d’opinione”, l’Amore è quello che si vive giorno per giorno e non sempre con la stessa persona!!!

Non meravigliamoci, ragazzi: ma riflettiamo!

Riflettiamo sulla deriva dei nostri concittadini, per me, irrimediabilmente destinati ad essere gli ultimi in un’ipotetica scala mondiale di quell’insieme astratto ma cogente che va sotto il nome di Etica o, se preferite, di “sistema di Valori”.

Tempo fa ne parlavo con il buon Oliviero e lui, da buon provocatore qual’è , mi disse: “perché non fai un parallelismo con quello che provocarono i barbari sul decadente Impero romano?”.

Io penso che questo parallelismo esista, nella considerazione che i barbari si limitarono a dare una spallata ad un edificio marcio il cui collante, l’Etica dei padri appunto, non esisteva più.

E voi che ne pensate?!

Un abbraccio a tutti, Ettore.



lunedì 18 gennaio 2010

Andrea Caso .

Mercoledì ,20 gennaio 2010, Andrea lascia il Comando Militare Esercito del Friuli Venezia Giulia ed il servizio attivo.
Tutto il 150° "Montello" lo ringrazia per il tanto che ha dato all' Istituzione e per aver tenuto alto il buon nome del Corso.

Andrea invita tutti gli amici a partecipare alla cerimonia che si svolgerà presso il Comando di Trieste, a partire dalle ore 9.30.

giovedì 14 gennaio 2010

Il Gen. C.A Biagio Abrate è stato nominato Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti .



Il 150° Corso "Montello" è orgoglioso del suo Cappellone e gli augura ogni fortuna.



martedì 12 gennaio 2010

Un paio di domande .......

Caro Francesco,

tempo fa, mi facesti notare, con garbo ma anche con fermezza, che talune mie considerazioni su una certa parte della Magistratura italiana erano, se non proprio sballate, quantomeno ingenerose.

Io ne presi atto per rispetto, prima dell’Amico Francesco e poi dell’Avvocato Miredi che, in materia, ne sa senz’altro più di me.

Ora e con lo stesso rispetto, ti chiedo di fornirmi lumi su due avvenimenti che hanno invaso la nostra quotidianità, ancorché con valenze decisamente diverse e non certo paragonabili.

Il primo riguarda la vicenda che ha visto protagonista Del Turco che, nel giro di pochi anni, ha subito una metamorfosi a 180° gradi, incomprensibile ad un profano come me: da “demonio” a “quasi santo”!

Sia ben chiaro: io non ho nessuna stima né per il sindacalista né tantomeno per il “politico”. Però l’uomo, quello sì bisogna rispettarlo. Mi riesce difficile, infatti, comprendere come sia sufficiente l’azione di un dipendente statale seppur togato per sbattere il mostro in prima pagina senza avere la certezza, non dico assoluta, ma almeno più che ragionevole e dimostrata della sua colpevolezza.

Caro Francesco, i conti non mi tornano: o si è sbagliato allora o si sta sbagliando adesso. E nell’uno o nell’altro caso, non si tratta di una cosa bella.

Il secondo avvenimento riguarda i “fatti di Rosarno” che, nella loro violenta stupidità, hanno dato una bella mano alla nostra non già brillante immagine internazionale.

Non entro né voglio entrare in discussioni pseudo sociologiche circa il problema dell’immigrazione (se vuoi, potremo farlo in seguito), però quello che mi lascia perplesso è come mai “l’apparato dello Stato” si è accorto solo ora che migliaia di non-Italiani vivevano in condizioni subumane e venivano sfruttate in quel lontano lembo di terra calabra!

Possibile che nessun magistrato abbia sentito il dovere di “aprire un fascicolo” o di incaricare le Forze dell’Ordine di esperire indagini? Possibile che migliaia di persone con la pelle completamente diversa da quella degli indigeni abbia potuto continuare a fare le stesse cose per anni ed anni? Possibile che il “lavoro nero” abbia umiliato tanti ed arricchito pochi?

Francé, delle due l’una: o da quelle parti sono tutti mezzi cecati o c’è qualcos’altro!

Ed oggi, guarda caso, quegli stessi “dormienti” hanno ordinato una bella retata anti ‘ndrangheta, così tanto per far vedere che si sono svegliati; e magari, fra non molto, i “retati” di oggi verranno rimessi in libertà!

Scusami se mi sono lasciato andare, però per uno a cui, in ogni grado di responsabilità, è stato chiesto conto anche di quanta energia elettrica “pubblica” veniva consumata nelle infrastrutture di sua competenza, è molto ma molto difficile entrare nell’ottica che altri “servitori dello Stato” (peraltro strapagati!) possano o non possano assumere iniziative a loro insindacabile discrezionalità e le cui conseguenze hanno effetti dirompenti sia sui singoli, sia sulla comunità.

Dammi una risposta, Amico mio; ma dammela che sia comprensibile per uno come me: non fare il leguleio, insomma!

Un grazie con abbraccio, Ettore.








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e Francesco risponde

Carissimo Ettore
Pur avendo motivi, anche personali, di critica sull’operato di alcuni magistrati, confermo ogni mia considerazione sulla magistratura in generale e, parlando del caso Del Turco, cercherò di darne una motivazione comprensibile.
Come ben sai, nell’ambito del diritto penale, i magistrati sono divisi fra giudicanti ed inquirenti; i primi, i giudici per intenderci, decidono sulle accuse avanzate dai secondi, i pubblici ministeri, i quali entrano in azione dopo aver avuto una notizia di reato e aver svolto le opportune indagini attraverso gli organi di polizia giudiziaria.
Del Turco non ha ancora subito il processo vero e proprio perché non è stato rinviato a giudizio ma è finito in carcere sulla base di una richiesta della Procura (magistratura inquirente) considerata fondata dal giudice per le indagini preliminari (magistratura giudicante in uno stadio antecedente al processo penale che emana provvedimenti considerati urgenti). L’elemento predominante che ha indotto il GIP a convalidare l’arresto è stato un rapporto dei NAS, allegato al faldone d’inchiesta, con il quale i carabinieri avevano documentato “una serie di truffe ai danni della Regione all’interno delle cliniche convenzionate da Angelini”; reati così gravi da indurre l’Arma a consigliare la reclusione dei soggetti coinvolti, Angeli ed il politico che figurava come corrotto cioè Del Turco.
Non avendo visto questo rapporto non so se i p.m. incaricati, Trifuoggi, Bellelli e Di Florio (nessuno dei quali risulta associato a magistratura democratica) abbiano, su consiglio dei carabinieri, richiesto gli arresti anche di Angelini; sta di fatto che il GIP, dott.ssa Di Fine (anch’essa non appartenente a magistratura democratica) ha deciso gli arresti solo di Del Turco in quanto l’altro si era mostrato collaborativo.
Nella fattispecie, quindi, assumono importanza i seguenti elementi: 1) le indagini ed il rapporto dei carabinieri; 2) la norma legislativa che regola il criterio valutativo del giudice verso i pentiti; 3) la capacità di valutazione degli atti processuali del magistrato giudicante, atteso che, sulla base delle richieste avanzate dai carabinieri, i magistrati inquirenti non avrebbero potuto fare niente di diverso.
Quale di questi elementi abbia contribuito alla realizzazione di una ingiustizia (ammesso che così sia) lo sapremo solo leggendo i documenti di causa ma le dichiarazioni di Capezzone non hanno alcun senso logico se non quello di screditare la magistratura e di tentare “l’aggancio” di un altro esponente dell’opposizione come nel caso Mastella.
In questo caso ho molto più apprezzato il silenzio dell’altra parte che pure avrebbe potuto farla passare come azione politica contro l’opposizione.
Gli errori giudiziari ci sono stati e ci saranno sempre perché dipendono da fattori diversi che si possono sintetizzare in tre sottoinsiemi: le norme legislative; il lavoro dei pubblici dipendenti incaricati delle indagini; la capacità professionale dei magistrati; tutti fanno parte di quell’unico insieme che tu chiami “apparato statale”.
La normativa sui pentiti, per esempio, sotto molti aspetti crea ingiustizia ma ha permesso molti arresti e le ultime brillanti operazioni della Polizia non sono merito di Maroni (né di qualsiasi altro politico di destra o di sinistra) ma del buon funzionamento dell’insieme sopra indicato che, in quel caso, non ha commesso errori.
Questo discorso, fatto da uno che come me non si è mai espresso a favore della Lega e di Berlusconi, può apparire fazioso ma , come ho detto, vale per tutti i politici e dovrebbe essere facilmente condiviso da chi, come te, ha fatto parte dell’apparato statale.
In quale modo la maggioranza eletta nel parlamento può contribuire a far funzionare meglio l’apparato statale? La risposta è semplice: 1) facendo leggi adeguate; 2) stanziando fondi diretti al miglioramento delle strutture operative; 3) nominando dirigenti capaci. Un qualsiasi politico potrà, quindi, avocare a sé il merito di azioni fatte dall’apparato statale solo se ha inciso nel realizzare qualcuno di questi elementi.
Stesso discorso vale per i fatti di Rosarno; la Procura può intervenire solo quando ha notizia di reato non prima, altrimenti assumerebbe competenze di altri.
In questo caso, più che l’azione della magistratura diventa determinante l’opera dei politici sia regolando il flusso di immigrazione, sia emettendo norme che puniscano adeguatamente chi sfrutta il lavoro nero ed i bisogni di tanta povera gente (fatti che avvengono più al nord che al sud) ma, come tu dici, questo può essere altro argomento di conversazione. Spero di non aver fatto il leguleio.

Un caro abbraccio
Francesco
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e, così per curiosità, ....... leggetevi anche :

I magistrati sbagliano ma sono gli unici a non pagare mai.
di G. Cazzola

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Carissimo Francesco,
non posso non ringraziarti delle risposte che hai dato ai miei quesiti; risposte tecnicamente perfette ma che non includono l'aspetto deontologico legato alla figura del magistrato.
Senza voler apparire un asceta tutto idee e punto realismo, io sono convinto che deve esistere un rapporto biunivoco tra responsabilità e scrupolo professionale; e, quanto maggiore è il livello di responsabilità -specie se le proprie azioni possono avere ripercussioni su altre persone- , tanto maggiore deve essere lo scrupolo a base di quelle azioni.
Permettimi ma non mi accontento della spiegazione che un'azione giudiziaria - con le conseguenze devastanti che provoca sull'infelice, oggetto della stessa- possa essere intrapresa solo sulla base di un rapporto dei CC che, anche loro, possono essere soggetti ad errore come hai detto tu; mi rifiuto di pensare che un giudice inquirente possa dar corso all'azione senza avere verificato, al di là di ogni ragionevole dubbio, quello che gli è stato sottoposto.
E lo stesso ragionamento vale per "l'errore": certo che tutti possono sbagliare ma se il tuo errore può far del male, tu, da persona deontologicamente corretta, hai il dovere di fare in modo di ridurne al massimo il margine.
Senza voler fare paragoni azzardati, ti ricordo che anche noi, nel nostro piccolo, avevamo il potere di limitare la libertà personale dei nostri dipendenti (ancorché in termini molto ma molto meno traumatici), però ti posso assicurare che gli "energumeni della punizione" erano una ridottissima minoranza e, quando eccedevano in questa loro furia da tabella, venivano opportunamente richiamati all'ordine. Quando poi c'era da comminare punizioni di maggiore spessore, allora lo scrupolo assumeva toni quasi maniacali.
Diciamocela tutta, Vecchio mio: è facile distruggere, sapendo di agire in un contesto di quasi impunità, all'interno di una struttura corporativa autoreferenziale e sempre pronta a stracciarsi le vesti "indipendentistiche" quando ci si azzarda a solo ipotizzare di apportare dei correttivi.
Per quanto riguarda il buon Del Turco, permettimi di farti notare che il recente "silenzio" della sua parte politica che tu porti ad esempio di serietà è forse connesso all'abbandono totale di cui fu fatto oggetto da quella stessa parte politica, all'inizio della sua sciagurata vicenda: è difficile crederlo, però è possibile che anche in simile gente alberghi un briciolo di dignità!
Un abbraccione, Ettore.

lunedì 11 gennaio 2010

Vladimiro Alexitch


Domani , 12 gennaio 2010, Vlado lascia il Comando della Scuola Sottifficiali ed il servizio attivo.
Tutto il 150° "Montello" lo rigrazia per il tanto che ha dato all' Istituzione e per aver tenuto alto il buon nome del Corso.

giovedì 7 gennaio 2010

7 Gennaio 1797 - 7 Gennaio 2010


213° Anniversario




(Quanto è bella.)

Auguri !!!







lunedì 4 gennaio 2010

Giustizia e giustizialismo.

Qualche giorno prima dello scorso Natale, spinto da un episodio che mi aveva visto personalmente coinvolto, avevo inviato, ad Oliviero ed Ettore, un mio pensiero dal titolo “ la menzogna … è l’anima del commercio”.
Lo scopo era quello di riflettere su un fatto sin troppo presente nel nostro attuale modo di vivere; affermare con estrema naturalezza cose non vere al fine di creare paure o convinzioni dalle quali poter, in qualche modo, trarne vantaggio.
Oltre a narrare il fatto personale, avevo espresso considerazioni su Prosperini e sulla vacuità dell’attuale Finanziaria spacciata da Tremonti, che pure ho sempre ammirato come professionista, come un agglomerato di risoluzioni alla crisi che, in realtà, non ha.
Le mie riflessioni, esternate in un momento dove le due fazioni politiche erano rappresentate l’una dalla bandiera dell’amore e l’altra dalla bandiera dell’odio e della violenza, hanno indotto i nostri amici a chiedermi di non pubblicare il mio pensiero e, pur non comprendendo, ho condiviso quella scelta sforzandomi di darne una motivazione logica.
Credo che la motivazione sia da ricercarsi nella generale convinzione che criticare il comportamento di una parte politica significhi proclamare la propria appartenenza all’altra parte. Ritenere, quindi, errato l’operato di soggetti che operano sotto la bandiera dell’amore è consequenziale allo sventolio di un’altra bandiera caratterizzata dall’odio e dall’insulto.
Copiando una frase di Giovanni Papi, non mi riconosco in alcuna delle attuali fazioni politiche ma, al di là di questo, non condivido il pensiero che un paese possa avere diverse bandiere. La bandiera è unica ed è quella che rappresenta sia i nostri limiti territoriali, sia l’insieme delle regole che il nostro popolo si è dato per convivere sotto l’egida di una giustizia che sia uguale per tutti.
Il governo di un popolo non può basarsi su un sentimento universale e tollerante quale è l’amore perché, se così fosse, non riuscirebbe a distinguere i buoni dai cattivi; non riuscirebbe a giustificare guerre che devono necessariamente farsi; non riuscirebbe ad emettere norme coercitive dell’altrui libertà fisica; non riuscirebbe a punire adeguatamente chi viola glia altrui diritti. E’ la giustizia, non l’amore, ciò che caratterizza l’operato di un bravo politico e colui che vuole esercitarla dovrebbe essere degno di poterlo fare.
In questi giorni, nei salotti culturali milanesi, si parla molto dell’iniziativa del sindaco di intitolare una piazza a Bettino Craxi e il fulcro delle discussioni non attiene le motivazioni per le quali si dovrebbe conferire una così alta onorificenza bensì la convinzione dell’esistenza di una aberrante forma di giustizialismo punitivo rivolta verso un politico che, in fondo in fondo, aveva fatto ciò che tutti gli altri facevano.
Ma non è assurdo un simile discorso? Se Craxi è stato riconosciuto colpevole di corruzione e latitanza perché sono stati trovati soldi sui suoi conti personali ubicati all’estero, non avrebbe dovuto essere punito? Si può giustificare la sua illecita condotta, perpetrata quale rappresentante di un popolo che lo aveva osannato, per il fatto che anche altri erano corrotti? Coloro che oggi si ribellano a questa subdola ingiustizia, capace di proteggere ogni malversazione sino ad elevarla al rango di opera di bene ed osannarla con un ricordo perenne quale è il nome di una piazza, è necessariamente un comunista?
Se vi va, aiutatemi a comprendere.
Francesco Miredi




e Giggione risponde :


Caro Francesco,
anche questa volta il tuo intervento è ricco di spunti di riflessione. In particolare vorrei soffermarmi sui due elementi che mi hanno più colpito L’impossibilità di basare l’attività di governo sull’amore e l’intitolazione di una strada a Bettino Craxi.
L’amore che una parte politica invoca è una pura semplificazione di un concetto molto più profondo. L’amore a cui fa riferimento il PDL ha la “a” minuscola e potrebbe tranquillamente essere sostituito da rispetto, educazione, ricerca di confronto civile, rifiuto di ogni violenza fisica e verbale. Non penso proprio che il Cavaliere intendesse più di questo parlando di partito dell’amore e, ti confesso, non posso che dargli ragione.
L’amore di cui tu parli, invece, mi sembra si possa riferire all’amore con la “A” maiuscola, l’amore evangelico, tanto per intenderci. In questo caso non concordo con la tua opinione che un politico non possa governare per mezzo dell’Amore. L’Amore vero, infatti, non può mai separarsi dalla giustizia e dalla verità, un po’ come afferma l’ultima enciclica “Caritas in veritate”.
Amare non vuol dire affatto non redarguire, non punire, non intervenire con la forza quando la motivazione è giusta. Amare vuol dire mettere al primo posto il bene della persona amata che per un politico può intendersi il suo popolo, la comunità, il mondo. A volte si confonde l’Amore con l’atteggiamento imbelle, remissivo, pronto a tutto sopportare e tutto subire. Porgere l’altra guancia riguarda l’individuo, è lui che deve perdonare “settanta volte sette”, il governante ha responsabilità diverse. Mai Gesù o i suoi apostoli sono intervenuti per far annullare una giusta punizione a qualcuno o per convincere un soldato ad abbandonare le armi. Per salvare la fedifraga dalla lapidazione il Cristo si appellò alle coscienze degli accusatori ritenendole più equilibrate di una legge biblica ormai superata.
Per quanto concerne la via da intitolare a Craxi, concordo con quanto tu affermi. Se la sentenza di condanna per corruzione fu giusta e non ho motivo di pensare che non lo fosse, dedicargli una via o una piazza mi sembra molto inopportuno, per quanti meriti possa avere agli occhi dei suoi sostenitori…..tardivi. L’ incontestabile esistenza, oggi, di un giustizialismo punitivo a senso unico di una parte della magistratura potrebbe far pensare che fosse così anche allora ma non ho elementi certi per affermarlo. D‘altra parte, però, vorrei vedere lo stesso rigore nei riguardi di vie e piazze dedicate ad altri personaggi molto discutibili quali Togliatti, Lenin, Guevara, Mao e compagnia bella. Personaggi non puniti da magistrati, purtroppo ma condannati senza appello dalla storia e che hanno certamente fatto più danni del nostro Bettino.
Un caro saluto.
Luigi Chiavarelli

venerdì 1 gennaio 2010

Il Blog del 150° “Montello”.

Da qualche giorno, ho compiuto il mio primo compleanno e devo dire che sto crescendo bene; vengo nutrito con dovizia e premura; mi sento perfettamente in forma e sento di possedere tutti i requisiti per farmi strada in questo difficile mondo che mi ospita.

Così stando le cose, ho pensato che anche il modo con cui mi presento si deve adeguare: non si può indossare lo stesso vestito dopo un anno intero di onorato servizio.

Ed allora ho deciso di regalare ai miei lettori una visione ancor più magica; una visione in cui appaio ornato di un simbolo distintivo di cui i miei ispiratori si fecero dono quaranta anni fa, primi, ancora una volta, nella storia dell’Esercito Italiano.

Da oggi in poi, quindi, mi presenterò, orgoglioso e fiero, con il Gagliardetto del nostro meraviglioso Corso, quale naturale complemento del Kepì e della Nappina.

Sono sicuro di avervi fatto cosa gradita.