lunedì 4 gennaio 2010

Giustizia e giustizialismo.

Qualche giorno prima dello scorso Natale, spinto da un episodio che mi aveva visto personalmente coinvolto, avevo inviato, ad Oliviero ed Ettore, un mio pensiero dal titolo “ la menzogna … è l’anima del commercio”.
Lo scopo era quello di riflettere su un fatto sin troppo presente nel nostro attuale modo di vivere; affermare con estrema naturalezza cose non vere al fine di creare paure o convinzioni dalle quali poter, in qualche modo, trarne vantaggio.
Oltre a narrare il fatto personale, avevo espresso considerazioni su Prosperini e sulla vacuità dell’attuale Finanziaria spacciata da Tremonti, che pure ho sempre ammirato come professionista, come un agglomerato di risoluzioni alla crisi che, in realtà, non ha.
Le mie riflessioni, esternate in un momento dove le due fazioni politiche erano rappresentate l’una dalla bandiera dell’amore e l’altra dalla bandiera dell’odio e della violenza, hanno indotto i nostri amici a chiedermi di non pubblicare il mio pensiero e, pur non comprendendo, ho condiviso quella scelta sforzandomi di darne una motivazione logica.
Credo che la motivazione sia da ricercarsi nella generale convinzione che criticare il comportamento di una parte politica significhi proclamare la propria appartenenza all’altra parte. Ritenere, quindi, errato l’operato di soggetti che operano sotto la bandiera dell’amore è consequenziale allo sventolio di un’altra bandiera caratterizzata dall’odio e dall’insulto.
Copiando una frase di Giovanni Papi, non mi riconosco in alcuna delle attuali fazioni politiche ma, al di là di questo, non condivido il pensiero che un paese possa avere diverse bandiere. La bandiera è unica ed è quella che rappresenta sia i nostri limiti territoriali, sia l’insieme delle regole che il nostro popolo si è dato per convivere sotto l’egida di una giustizia che sia uguale per tutti.
Il governo di un popolo non può basarsi su un sentimento universale e tollerante quale è l’amore perché, se così fosse, non riuscirebbe a distinguere i buoni dai cattivi; non riuscirebbe a giustificare guerre che devono necessariamente farsi; non riuscirebbe ad emettere norme coercitive dell’altrui libertà fisica; non riuscirebbe a punire adeguatamente chi viola glia altrui diritti. E’ la giustizia, non l’amore, ciò che caratterizza l’operato di un bravo politico e colui che vuole esercitarla dovrebbe essere degno di poterlo fare.
In questi giorni, nei salotti culturali milanesi, si parla molto dell’iniziativa del sindaco di intitolare una piazza a Bettino Craxi e il fulcro delle discussioni non attiene le motivazioni per le quali si dovrebbe conferire una così alta onorificenza bensì la convinzione dell’esistenza di una aberrante forma di giustizialismo punitivo rivolta verso un politico che, in fondo in fondo, aveva fatto ciò che tutti gli altri facevano.
Ma non è assurdo un simile discorso? Se Craxi è stato riconosciuto colpevole di corruzione e latitanza perché sono stati trovati soldi sui suoi conti personali ubicati all’estero, non avrebbe dovuto essere punito? Si può giustificare la sua illecita condotta, perpetrata quale rappresentante di un popolo che lo aveva osannato, per il fatto che anche altri erano corrotti? Coloro che oggi si ribellano a questa subdola ingiustizia, capace di proteggere ogni malversazione sino ad elevarla al rango di opera di bene ed osannarla con un ricordo perenne quale è il nome di una piazza, è necessariamente un comunista?
Se vi va, aiutatemi a comprendere.
Francesco Miredi




e Giggione risponde :


Caro Francesco,
anche questa volta il tuo intervento è ricco di spunti di riflessione. In particolare vorrei soffermarmi sui due elementi che mi hanno più colpito L’impossibilità di basare l’attività di governo sull’amore e l’intitolazione di una strada a Bettino Craxi.
L’amore che una parte politica invoca è una pura semplificazione di un concetto molto più profondo. L’amore a cui fa riferimento il PDL ha la “a” minuscola e potrebbe tranquillamente essere sostituito da rispetto, educazione, ricerca di confronto civile, rifiuto di ogni violenza fisica e verbale. Non penso proprio che il Cavaliere intendesse più di questo parlando di partito dell’amore e, ti confesso, non posso che dargli ragione.
L’amore di cui tu parli, invece, mi sembra si possa riferire all’amore con la “A” maiuscola, l’amore evangelico, tanto per intenderci. In questo caso non concordo con la tua opinione che un politico non possa governare per mezzo dell’Amore. L’Amore vero, infatti, non può mai separarsi dalla giustizia e dalla verità, un po’ come afferma l’ultima enciclica “Caritas in veritate”.
Amare non vuol dire affatto non redarguire, non punire, non intervenire con la forza quando la motivazione è giusta. Amare vuol dire mettere al primo posto il bene della persona amata che per un politico può intendersi il suo popolo, la comunità, il mondo. A volte si confonde l’Amore con l’atteggiamento imbelle, remissivo, pronto a tutto sopportare e tutto subire. Porgere l’altra guancia riguarda l’individuo, è lui che deve perdonare “settanta volte sette”, il governante ha responsabilità diverse. Mai Gesù o i suoi apostoli sono intervenuti per far annullare una giusta punizione a qualcuno o per convincere un soldato ad abbandonare le armi. Per salvare la fedifraga dalla lapidazione il Cristo si appellò alle coscienze degli accusatori ritenendole più equilibrate di una legge biblica ormai superata.
Per quanto concerne la via da intitolare a Craxi, concordo con quanto tu affermi. Se la sentenza di condanna per corruzione fu giusta e non ho motivo di pensare che non lo fosse, dedicargli una via o una piazza mi sembra molto inopportuno, per quanti meriti possa avere agli occhi dei suoi sostenitori…..tardivi. L’ incontestabile esistenza, oggi, di un giustizialismo punitivo a senso unico di una parte della magistratura potrebbe far pensare che fosse così anche allora ma non ho elementi certi per affermarlo. D‘altra parte, però, vorrei vedere lo stesso rigore nei riguardi di vie e piazze dedicate ad altri personaggi molto discutibili quali Togliatti, Lenin, Guevara, Mao e compagnia bella. Personaggi non puniti da magistrati, purtroppo ma condannati senza appello dalla storia e che hanno certamente fatto più danni del nostro Bettino.
Un caro saluto.
Luigi Chiavarelli

7 commenti:

  1. E. Magliocchetti5 gen 2010, 17:53:00

    Carissimi Francesco e Giggione,
    ho letto con molto interesse i vostri puntuali e impeccabili interventi su due argomenti di attualità che rischiano di trasformarsi nel solito tormentone italiota, destinato a dissolversi come neve al sole.
    Cominciando dalla fine, sono perfettamente d’accordo sulla scarsa opportunità di “intitolare” un qualcosa a Craxi e non certo per i suoi meriti politici che, avendoli verificati tutti in un’età quasi matura, non possiamo non convenire che furono di una certa rilevanza, specie se rapportati al malgoverno democristiano, solo a chiacchiere osteggiato dai “duri e puri” del Bottegone. Il problema sta, invece, sul come fu possibile che quei meriti assurgessero a tali; un “come” che una Giustizia che non ritengo affatto giustizialista condannò senza appello.
    E’ pur vero che una cospicua percentuale degli “intitolati” delle nostre piazze e delle nostre vie non è costituita da santarelli senza macchia e senza paura ma, come dice giustamente Giggione, almeno la fedina era penale pulita e delle loro colpe (che furono spaventose in alcuni casi) sarà la Storia a fare giustizia.
    Passando poi a questa distinzione del “partito dell’amore” contrapposto a quello “dell’odio”, vi confesso che mi sembra di stare a veder un telefilm di Heidi.
    Spiegatemi voi se, in un Paese maturo ed avanzato, si possa fondare la propria strategia politica su favolette di questo genere; forse, nel ’48 si poteva fare ancora breccia nei cuori semplici di tanti con quella dei “comunisti mangiatori di bambini” ma adesso, per piacere, basta: un po’ di rispetto per le nostre intelligenze se non si riesce ad averne per la propria!
    Eppoi, da che mondo è mondo, non credo che ci sia stato nessun governante che abbia “amato” il suo popolo ( a cominciare dai Papi-Re) né tantomeno nessuna Giustizia che sia stata “uguale per tutti”; il potere ha sempre fatto da elemento fondante e trainante di qualsiasi governo a qualsiasi latitudine (compresa quella del 42° parallelo).
    Noi che abbiamo avuto responsabilità di uomini sappiamo cosa significhi “amarli” e non abbiamo avuto esitazione a punirli quando era giusto farlo. Ma noi vivevamo con quegli uomini; ne condividevamo fatiche e pericoli; gioivamo e ci rattristivamo per episodi comuni; ma per un semplice motivo: noi e loro eravamo un tutt’uno, due componenti a responsabilità differenziate di una stessa cosa.
    E questo non è certo il caso dei detentori del potere, non solo i nostri e non solo della nostra epoca!
    Come vedi, caro Francesco, io non appartengo a quella genia manichea cui tu fai riferimento quando parli di certi automatismi nelle “schedature” delle persone; certo, ho le mie idee e spesso sono anche capace di stigmatizzare le corbellerie dette o fatte da coloro per cui ho votato ma che non mitizzo. Se poi una persona più esperta e di cui mi fido (come sei tu) mi dimostra che ce ne sono altre, aggiungo pure quelle.
    Non concordo con te, invece, quando parli o vagheggi di una bandiera “unica” che sarebbe bellissima ma è solo un’utopia, specie per un popolo dai mille campanilismi come il nostro. Una bandiera, un vessillo, un emblema ci vuole per simboleggiare le nostre convinzioni e le nostre idee e per farci riconoscere e distinguere da chi ne ha di opposti o di diversi. Domanda leggera per sdrammatizzare: ma tu ci andresti allo stadio senza il vessillo della Signora?
    Un abbraccione, Ettore.

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  2. Francesco Miredi5 gen 2010, 18:12:00

    Carissimo Luigi
    Il rispetto, l’educazione, il senso dell’equilibrio e della moderazione dovrebbero appartenere ad ogni uomo civile ed essere evidenziate in ogni circostanza della vita quotidiana. Nell’ambito degli attuali uomini politici non ho visto manifestare tali qualità da alcuno se non, forse, da Casini, Fini e Bersani, men che meno dal primo ministro.
    L’amore cristiano non ha confini, non ha razze ed è universale perché è rivolto verso tutti gli uomini non verso il singolo o il gruppo; predilige la povertà; tende a gratificare il figliol prodigo a scapito del fratello che, al contrario, rispetta i doveri imposti dal padre; vuole il perdono non la punizione. L’amore cristiano è assoluto e trascendentale tanto da elevare l’uomo sino a Dio; per questo è solo per pochi. La maggior parte di noi comuni mortali si scontra giornalmente con i propri limiti umani e anche quando cerchiamo di seguire gli insegnamenti del Dio in cui crediamo, riusciamo sempre a calpestare i diritti di altri uomini, specialmente quando tentiamo di proteggere e giustificare chi amiamo. Per questo noi abbiamo bisogno di regole che puniscano chi sbaglia indipendentemente dal pentimento, vero o presunto che sia, e di gente armata che le faccia rispettare; Gesù e i suoi discepoli avevano solo la parola.
    E’ in questo senso che, a mio avviso, coloro che operano in rappresentanza di un popolo che li ha legittimamente eletti devono avere, quale principio fondamentale, la giustizia più che l’amore.
    Condivido con te la convinzione che il nome di strade e di piazze sia stato dato a cani e porci ma ciò non giustifica il fatto che bisogna continuare a sbagliare e darlo anche a Craxi il quale è stato giudicato e condannato non per l’esistenza di una magistratura faziosa ma perché il fatto sussisteva. Ricordati che le indagini vengono svolte da personale amministrativo quali i Carabinieri, la Polizia e la Guardia di Finanza e non credo che a questi si possa addebitare alcuna sudditanza politica. Personalmente penso che chi fa politica raramente possa essere considerato un grande uomo (pensandoci brevemente mi viene in mente solo Ghandi) perché chi veramente opera per l’esclusivo interesse del popolo non può essere un protagonista … ma questo concetto sarà approfondito in un altro contesto.
    Ti ringrazio per la risposta e ti saluto con affetto
    Francesco

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  3. Carissimo Ettore
    è chiaro che quando andiamo allo stadio portiamo la sola bandiera della vecchia signora ma diciamo stronzate quando cantiamo dicendo che è la più forte del mondo. Sono però stronzate che, in questo caso, non fanno male a nessuno. Sei grande
    Francesco

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  4. Caro Francesco, sul tema dell'amore non entro, ma penso che hai interpretato male le parole del premier. Sul secondo aspetto: intitolazione di una strada a Craxi eticamente è immorale, ma vorrei sapere se quando hanno intitolato una strada, una piazza e una Sala del Senato (se non ricordo male) a Giuliani (eroe di Genova) che passava il tempo a tirare estintori in testa ai carabinieri hai mostratto lo stesso sdegno.Un saluto Suffoletta

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  5. Concordo in pieno con quanto espresso da Raffaele Suffoletta. Non si puo' sempre criticare quello che fanno gli altri , anche se a ragione, assolvendo comunque i propri peccati, anche se piu' gravi. Qualcuno diceva che non e' lecito vedere la pagliuzza negli occhi degli altri e non accorgersi della trave nei propri.
    Giovanni Papi

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  6. Francesco Miredi7 gen 2010, 15:10:00

    Carissimo Suf (Ti chiamo con il diminutivo che usavo a Modena) uno degli effetti negativi derivanti dal voler filtrare ogni messaggio attraverso la bandiera del gruppo di appartenenza, é quello di non avere, quasi mai, una corretta interpretazione; per questo ho parlato della necessità di sentirsi sotto una unica bandiera che raccolga sia chi é d'accordo sia chi é contrario al governo pro tempore. Non sapevo che avessero dedicato qualcosa a Giuliani ma se così é giudico la cosa aberrante alla stessa stregua della Piazza da dedicare a Craxi; la contrarietà a qualsiasi atto delle istituzioni va espressa in modo pacifico, non violento. Giuliani ha sbagliato e andava punito, né perdonato, né premiato. Ciò non di meno la punizione non può essere la morte e una indagine approfondita sulle responsabilità andava esperita.
    Forse, come dice Ettore, non si é mai attuata una giustizia uguale per tutti ma se ci riteniamo un popolo libero e civile, dobbiamo almeno desiderarla ma, anche quando questa si rivolge contro persone che amiamo o verso le quali ci sentiamo legati. Sarà utopia ma se incominciassimo ad analizzare e giudicare ogni singolo episodio, con le attenuanti e le aggravanti, avremmo fatto un grosso passo avanti. Ho più volte ribadito che nel contesto sociale odierno non possiamo legarci alle ideologie perché gli uomini che ci rappresentano hanno dimostrato, attraverso alleanze contraddittorie, di non averne; per questo, quando esprimo il mio voto, guardo gli uomini e non le etichette.
    Con il giudizio negativo, espresso da tutti gli intervenuti, sulla volontà esternata dal Sindaco di Milano, mi avete dimostrato che, se si é intellettualmente onesti, é possibile dichiararsi contrari alle decisioni del gruppo e questo basta per dare un senso ai nostri discorsi.
    Ti abbraccio
    Francesco

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  7. Caro Francesco, sono d'accordo con te e sottoscrivo quanto hai detto e cioè: "non possiamo legarci alle ideologie perché gli uomini che ci rappresentano hanno dimostrato, attraverso alleanze contraddittorie, di non averne; per questo, quando esprimo il mio voto, guardo gli uomini e non le etichette". Ma dobbiamo fare attenzione anche a quel che dicono perchè le scelte politiche incidono sulla nostra vita.
    Un abbraccio Suff

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