Carissimo Ettore,
di primo impulso sarei portato a condividere in toto il tuo pessimismo. Noi “vecchi” siamo irrimediabilmente legati al mondo che ci ha formati, ai suoi valori, alla sua cultura. Eravamo dotati degli anticorpi giusti per affrontare quel mondo non questo. Ora tocca ai nostri figli e nipoti.
Leggendo testi del passato scritti da persone anziane, vedo sempre lo stesso pessimismo, le stesse critiche alla società, lo stesso rimpianto per i bei tempi andati, l’incomprensione per i giovani, ritenuti sempre sbandati, maleducati, senza spina dorsale, senza valori. Basta leggere Platone, Virgilio, Seneca, Cicerone ecc.
Ma riflettendo bene e soprattutto guardando indietro nel tempo, in mezzo a tante ombre vedo oggi non poche luci.
Quando facevo le elementari, ricordo ancora dei compagni che arrivavano scalzi, con le scarpe in mano per non sciuparle e le mettevano solo prima di entrare in classe.
Ricordo le migliaia di lavoratori andati all’estero a trovar il pane per sé e per le proprie famiglie. Ricordo la mancanza del riscaldamento nelle case. Molte donne lavavano ancora i panni nei lavatoi o nel fiume. Le macerie, fisiche e morali, lasciate dalla guerra appena finita. Poi la follia del ‘68 e degli anni a seguire, la distruzione di un mondo per sostituirlo con il nulla, la furia del terrorismo, le continue uccisioni, la sensazione dello sfascio totale e irreversibile della società e via dicendo.
Eppure tutte queste crisi sono state superate, le abbiamo superate.
In realtà viviamo in un periodo che gli storici identificheranno come una nuova età dell’oro. Benessere diffuso, molti poveri di oggi ieri sarebbero considerati benestanti; niente guerre da ben 65 anni; nuove, positive sensibilità, più rispetto verso i deboli, i diversi, la natura . Stati che si sono scannati fino a pochi decenni fa siedono pacificamente in un parlamento comune. Tantissimi giovani che nonostante quello che a noi sembra un intollerabile bombardamento di immoralità e disvalori, fanno volontariato, si dedicano agli altri, molti mostrano una religiosità più profonda e meno abitudinaria della nostra, sono generosi, altruisti, studiano e combattono la loro battaglia della vita….come noi alla loro età.
I problemi sono realmente tanti ma ritengo che la nostra società, la nostra cultura, abbiano ancora molto da dire, non vedo barbari ai confini che possano con una spallata demolire il nostro mondo. Vedo la nostra Italia, che non è quella dei giornali e della televisione ma quella della vivace, sana, solida, saggia, laboriosa provincia italiana, messa molto meglio di tanti stati “evoluti” che stanno perdendo il senso delle proprie radici, che poi sono radici cristiane e loro sì, rischiano di essere risucchiati da un nichilismo e da un relativismo autodistruttivi, senza scopo e senza speranza.
Un abbraccio.
Luigi (Giggione)
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