martedì 27 ottobre 2009

"E’ una sofferenza estrema ." A chi …..???????

E così anche l’ultimo mito che resisteva in questo sciagurato Paese è impietosamente caduto: da un paio di giorni, nessuno si può più arrogare il diritto di autoproclamarsi senza macchia e senza peccato! In Italia non esistono più “migliori”, in nessuna parte: adesso siamo o meglio, sono tutti allo stesso livello, peraltro molto infimo. Non voglio maramaldeggiare, però i recenti fatti che hanno visto come protagonista una figura politica di spicco sono sintomatici dello spregio con cui i cosiddetti politici nostrani interpretano il ruolo che è stato loro conferito. E non mi riferisco ai gusti sessuali (io, comunque, resto un acerrimo sostenitore della insostituibilità di quel capolavoro della natura, così magistralmente reso evidente da Gustave Courbet ne l’Origine du monde) e nemmeno al fatto che venisse usata l’auto di servizio per scopi non certo “istituzionali”; mi riferisco alla totale mancanza di dignità personale e di rispetto nei confronti di quanti lo avevano votato, non presentando le sue immediate dimissioni da una carica che lui stesso aveva sputtanato con tanta disinvolta faciloneria. E poi, la comparsa dell’immancabile “certificato medico”, questa onnipresente panacea italiota che monda ogni furberia e che condanna all’inefficienza perpetua la pubblica amministrazione. Sì, un “governatore” ha avuto lo stesso comportamento di un travet qualsiasi, preso a piacere ma con la differenza che quest’ultimo, quando gli va bene , guadagna 1000 €. al mese; certo che ora il ministro Brunetta dovrà quantomeno rivedere la sua lodevole battaglia contro i “fannulloni”!

Ragazzi : qui c’è qualcosa che non quadra!

Come lascia poco spazio alla quadratura etica della politica locale l’ondata di nefandezze che sta risalendo lungo lo Stivale e che, per il momento, si è fermata sulla “Linea gotica”: è un tsunami di porcherie che sta travolgendo le oramai “ex” isole felici governate dagli anche loro “ex” paladini della questione morale. Anche in questo caso, non voglio farne una questione di parte, dal momento che sono assolutamente certo che, mutatae mutandis, non si troverebbe niente di meglio. Anche in queste vicende, ravviso quell’approccio di spregio di cui sopra, ad ulteriore dimostrazione che nell’oramai anche lui “ex” Bel Paese la funzione o la carica pubblica vengono intese - e quindi utilizzate - come un “orticello privato” da cui trarre il massimo beneficio personale. Non sono tanto ingenuo da pensare che dovrebbero essere tutti cherubini, pienamente soddisfatti del salario d’onore; però, porca miseria, ci dovrà pur essere un limite inferiore, al di sotto del quale si precipita nella delinquenza più abietta?!

Ditemi voi, Ragazzi, se in Italia c’è un qualcosa di cui poter andar fieri, a parte la Signora logicamente?

A me, semplice elettore-contribuente, non basta avere il “miglior presidente da 150 anni in qua”, né mi basta sentirmi ripetere che l’Italia ”uscirà meglio e prima dalla crisi economica”, né mi basta sperare che la “libertà di stampa” è garantita al massimo. Io vorrei sapere, invece, perché la sanità pubblica è una voragine senza fine; perché i trasporti sono di poco più efficienti (ma non sempre) di quelli del secolo scorso; perché un terzo del territorio non è controllato dallo Stato; perché la magistratura è quella che è; perché le Forze Armate sono ridotte in uno stato di mera sopravvivenza; perché sono sempre gli stessi ad aggiudicarsi gli appalti pubblici; perché non si riesce a fare nemmeno la più piccola delle riforme, da tutti sbandierate come “indilazionabili”; perché non c’è corrispondenza tra i balzelli pagati ed i servizi ricevuti; perché abbiamo annichilito la ricerca; perché non esiste meritocrazia; perché il debito pubblico continua ad aumentare (io non sarei nemmeno in grado di scriverlo in cifre!); perché.....

Ragazzi: ancora una volta, c’è qualcosa, anzi molto che non quadra!

Chi mi conosce sa bene che il bicchiere lo vedo sempre mezzo pieno, quasi da passare per un inguaribile sognatore. Però, credetemi, di fronte a questo sfascio sistematico e prolungato, portato da ogni parte ed a tutti il livelli, anche la mia vena ottimistica comincia a vacillare.

C’è qualcuno che può darmi una mano a riprendermi?!

Grazie, Ettore.

sabato 24 ottobre 2009

23 ottobre, "ANNIVERSARIO DELLA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN".

Ettore mi ha incaricato di commemorare la “Folgore” nel giorno della sua festa. Cadere nella retorica è facilissimo soprattutto su un argomento ormai trattato sotto ogni punto di vista, perciò voglio commemorarla riportando il racconto che, tanti anni fa, mi fece un reduce della battaglia e con una poesia composta da un altro reduce, che unisce idealmente i caduti di ieri a quelli di oggi.
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Il vecchio, seduto sullo sgabello, sorrideva ma con un velo di tristezza nello sguardo. Il basco amaranto, portato sulla nuca come quello verde della sua giovinezza, spiccava sui capelli candidi. Il viso emaciato e scavato dalla vita e dal tempo testimoniava un’ esistenza non facile. I giovani Paracadutisti erano accosciati intorno a lui con gli occhi spalancati in un silenzio fatto di rispetto e ammirazione. Iniziò a raccontare.

“Erano circa le 23 quando il Tenente venne strisciando nella nostra buca. Preparatevi, tra mezz’ora si esce in pattuglia. Abbiamo il compito di osservare, riferire e contrastare le pattuglie inglesi. Solo armamento leggero. Pugnale, tre bombe a mano e cinque caricatori a testa. Soliti segnali per l’ uscita e il rientro. Appuntamento alle 11e mezzo al varco nord. Non disse altro e strisciò via nella notte come un fantasma.
Un’ora dopo tutti e sei eravamo già ben oltre i varchi, appostati dietro una duna. La notte era chiara e fredda, infinite stelle tremolavano nel cielo terso, il silenzio assoluto e sembrava impossibile che decine di migliaia di persone fossero rintanate tutte intorno. Trattenevamo il respiro con gli occhi fuori dalle orbite per cogliere il minimo movimento.
Dopo un’ora circa già pensavamo al rientro quando sentimmo un sordo brontolio, uno sferragliare sommesso che ogni tanto si arrestava per poi riprendere, sempre più vicino. Dopo pochi minuti apparve una cingoletta inglese. Sola, incredibile, senza scorta di fanteria. Forse erano guarda fili che si erano persi. Il Tenente col pugno chiuso fece il segnale di attacco. Lanciammo tutti insieme le bombe a mano e nel gran caos da esse generato ci slanciammo urlando sulla cingoletta sparando come forsennati mentre due camerati restavano a terra a guardarci le spalle. In pochi secondi tutto finì. Due inglesi morti.
Mentre il Tenente cercava eventuali documenti io ed un mio amico cercavamo qualcosa da mangiare e trovammo una specie di cassetta. No, incredibile, non era una cassetta ma una piccola ghiacciaia. L’aprimmo lentamente, con grande attenzione e reverenza, come fosse qualcosa di sacro. Ebbene, non ci crederete, dentro c’era un’anguria, ghiacciata. Restammo inebetiti a guardarla. Un urlaccio del Tenente ci richiamò alla realtà. Arraffammo l’anguria, spezzammo la lastra di ghiaccio con le baionette e ce ne riempimmo le tasche poi via di corsa.
Dopo circa un chilometro ci fermammo ansanti in una buca. Distribuimmo i pezzi di ghiaccio e con estrema attenzione dividemmo l’anguria in sei pezzi. Era squisita, dolce, fresca, zuccherosa, talmente buona che mi veniva da piangere. Eravamo tutti eccitati e ci prese una risarella come degli scemi. Poi calò il silenzio e la tristezza. Scorgevo il bianco degli occhi dei miei compagni. Sapevo cosa pensavano. Pensavano all’unica scatoletta di carne che avevano mangiato in due giorni, all’acqua razionata fetida di benzina e pensavano all’anguria ghiacciata. Tutti capimmo che quella guerra, ormai, l’ avremmo persa”.



Guarda il video : Onore ai Caduti.



La madre del soldato


Attende la madre
notizie del figlio
lontano alla guerra,
al sole cocente
di arida terra.
Sottile un’angoscia
la tiene e fa velo
al suo orgoglio.
Che il figlio combatta
scendendo dal cielo.

Gli tesse una maglia
seguendo la traccia
di un corpo
che ben ricordan le braccia.

Ed ecco che accanto,
improvviso,
si siede un soldato silente
e bianco nel viso.
E’ sporco e terroso
di sabbia giallastra,
la divisa è sbiancata
da un sole impietoso.
Egli tiene sugli occhi
calato il berretto
sì come celata.

Conosce la mamma
quelle ali al colletto,
conosce lo stemma
davanti al berretto.
Glielo alza sul capo

con gesto inatteso.
Nel mezzo alla fronte del figlio
c’è come un sigillo
di sangue rappreso.

“Mamma” lui dice
(gli parlano gli occhi)
“bisogna che tanto
ma tanto coraggio
tu abbia.
Io debbo tornare laggiù,
fra i compagni
rimasti là sotto
la sabbia”
E sparisce.

Inghiotte la madre
un groppo
di lacrime amare.
Intanto,
con mani di pietra
comincia a disfare.

(S.Ten. Idalberto Chiappini- 187° rgt. Divisione “Folgore”)

FOLGORE !


Giggione Chiavarelli

venerdì 23 ottobre 2009

Tutto cominciò con tangentopoli ...........

Ho apprezzato moltissimo l’intervento di Ettore perché evidenzia, in maniera chiara ed analitica, una situazione politica incomprensibile dove l’insulto nasconde il problema e il confronto ideologico si concretizza solo nell’appartenenza ad uno dei due gruppi: quelli a favore e quelli contro Berlusconi. In questo contesto si rischia realmente di arrivare alla ghettizzazione nelle categoria dell’estremista o del fazioso descritta da Angelo Panebianco.
Se tentassi di rappresentare, in modo semplicistico, come vedo un organismo politico, lo identificherei in un accumulatore di beni destinati ad essere distribuiti, con diversa proporzione, a quegli stessi utenti dai quali sono stati acquisiti. Le modalità di acquisizione e di distribuzione sono diverse in funzione dell’orientamento politico assunto dall’accumulatore: la sinistra predilige un maggiore controllo sulla formazione della ricchezza al fine di garantire “il minimo salariale”; la destra vuole l’assoluta libertà di mercato. In sostanza la sinistra dovrebbe tendere ad uno Stato onnipresente capace anche di condizionare l’economia pur di garantire a tutti il minimo indispensabile per vivere dignitosamente; la destra, al contrario, dovrebbe agevolare la libera iniziativa privata in quanto solo la certezza di poter guadagnare di più può indurre l’uomo a dare il meglio di sé (questi sono i principi di base del proletariato e del capitalismo).
Entrambe le posizioni hanno dei pro e dei contro e sino all’avvento del bipolarismo i nostri vecchi politici, attraverso un numero abnorme di governi, hanno tentato, con coalizioni di centro destra e di centro sinistra, di combinare le proprie esigenze ideologiche con le necessità dell’elettorato influenzato, prevalentemente, dal sindacato e dal clero.
In Italia è stata, quindi, realizzata un tipo di economia mista che aveva portato alla monopolizzazione di importati industrie somministratrici di beni e servizi primari (ENEL,SIP,ENI etc.) e alla incentivazione dello sviluppo industriale privato attraverso una legislazione che, almeno nelle intenzioni, avrebbe dovuto garantire l’iniziativa economica attraverso la libera concorrenza.
Sino a vent’anni fa, quando con i miei limiti cercavo di analizzare gli aspetti salienti del nostro paese, arrivavo alla conclusione che nonostante alcune storture quali: la Cassa del Mezzogiorno, le cattedrali nel deserto, alcuni articoli dello Statuto dei lavoratori, l’intervento pubblico a favore delle imprese decotte; si viveva in un paese dove la pluralità moderata dei nostri politici, l’indipendenza della stampa (i giornali di partito si auto dichiaravano tali e venivano letti solo dai militanti) e l’emarginazione sociale verso quei corpuscoli estremisti (di sinistra e di destra) parassitari e violenti, ci garantivano un discreto sviluppo in linea con gli altri paese occidentali. Ciò che ci distingueva negativamente era il crescente indebitamento pubblico e l’elevata tassazione che colpiva, per lo più, chi non aveva mezzi per eludere; sintomi, questi, di una non corretta acquisizione e distribuzione di beni. In sostanza lo Stato spendeva troppo entrando anche in settori che avrebbe dovuto lasciare ai privati (persino tutti i giornali erano e sono finanziati dallo Stato) e non era in grado di scoprire i patrimoni nascosti prelevando, principalmente, dai più deboli, cioè i dipendenti.
Tangentopoli ha, in buona parte, evidenziato le principali ragioni di questo stato di cose mettendo in luce una situazione, in realtà già conosciuta e tollerata, attraverso l’indifferenza, di illecita commistione fra il mondo politico e quello imprenditoriale. Gli appalti pilotati, le variazioni ad hoc dei piani regolatori, la corruzione dei funzionari pubblici, non avevano solo una conseguenza diretta per le parti in causa ma rappresentavano un esborso di denaro pubblico, la creazione di ingenti fondi nascosti e l’esatto contrario dei principi del libero mercato la cui esistenza può essere garantita solo da una leale concorrenza. Pensate a due imprese che si occupano di manutenzione stradale delle quali una paga i contributi, rispetta le norme di sicurezza, usa materiale adeguato e non ha “amicizie” politiche mentre l’altra opera con criteri opposti; in un contesto dove la corruzione è regola, quale delle due, secondo voi, ha più possibilità di acquisire lavoro e di guadagnare?
Chi ha avuto modo di conoscere a fondo i fatti di tangentopoli sa che nell’associazione a delinquere fra politici ed imprenditori coloro che hanno intascato di più e leso maggiormente gli interessi economici dello Stato, sono stati i corruttori, cioè gli imprenditori, i quali si rivolgevano a tutti i partiti, di destra, di centro e di sinistra, con la certezza che in ciascuno avrebbero trovato adesione; il PCI non ha mai avuto un coinvolgimento diretto ma il geom. Greganti, condannato per corruzione, era strettamente legato alle cooperative rosse.
Il ruolo degli imprenditori, però, non fu considerato rilevante dalla magistratura inquirente la quale “liberò”, con i patteggiamenti o con la riduzione di pena legata alle delazioni, i corruttori soffermandosi maggiormente sui politici corrotti. Personalmente penso che questa scelta non sia frutto di alcuna congiura e che sia stata motivata semplicemente da una deprecabile voglia di protagonismo di alcuni magistrati, sta di fatto, però, che l’impatto sull’opinione pubblica destabilizzò completamente gli equilibri politici togliendo consenso a personaggi in quel momento all’apice della loro carriera quale Bettino Craxi. In sostanza, l’esternazione e la ridondanza mediatica di processi relativi a fatti già noti nell’immaginario collettivo, avevano dimostrato che anche una solida organizzazione politica avrebbe potuto essere seriamente danneggiata dalla magistratura e dai mass media.
Berlusconi entrò in politica spinto da Craxi il quale, con un blitz del governo, aveva dato, alle sue reti, la possibilità di dominare l’etere (quindi la comunicazione mediatica) e mostrò subito i suoi piani strategici sia attaccando chi avrebbe potuto rappresentare per lui il maggior pericolo (la magistratura), sia creando la figura dell’orco cattivo (i comunisti) ai quali attribuire tutti i mali peggiori della nostra democrazia. Il meglio di sé lo ha però dato incarnandosi nella ideale figura dell’uomo che la maggior parte degli italiani vorrebbe essere: ricco, sicuro di se, idolatrato e capace di creare sicurezza e ricchezza. Con il suo ingresso il confronto ha prevaricato i limiti delle idee e del fatto sociale per soffermarsi sulle caratteristiche della persona; da una parte lui, l’operaio che è diventato il miglior imprenditore e il miglior governante, dall’altra la mortadella di turno che nella vita non ha saputo fare altro se non il politico.
Come ho più volte ribadito, l’indirizzo socio economico che prediligo vede uno Stato garantista della libertà e dignità individuale dell’uomo il quale deve poter operare in un mercato effettivamente libero e meritocratico ma credo che, indipendentemente dalla sua collocazione politica, Berlusconi persegua obiettivi diversi; per queste mie soggettive valutazioni sull’uomo eviterò di parlare di lui. Ritornando però all’analisi dell’attività di un organismo politico, coloro che con me condividono la semplicistica rappresentazione dell’accumulatore/distributore, converranno che la valutazione su detta attività deve tener conto di tre elementi essenziali: 1) l’indebitamento pubblico; 2) la tassazione complessiva a carico del cittadino; 3) il livello di servizi che l’organo amministrativo fornisce ai cittadini. Fatti esterni quali le recessioni internazionali, certamente potranno influire sul livello di vita individuale del cittadino e modificare la proporzione fra i tre elementi sopra descritti ma la loro sommatoria dovrebbe restare invariata.
Una fattiva discussione politica, se così vogliamo chiamarla, dovrebbe quindi avere, come oggetto, l’impatto, su questi tre elementi, di ogni provvedimento emanato dal governo di turno e, almeno nel nostro mondo occidentale, il giudizio dell’elettore dovrebbe basarsi solo sul risultato di una simile analisi.
Francesco

martedì 20 ottobre 2009

Il Bene, il Male, le fate e gli orchi, gli sceriffi col cappello bianco e i banditi col cappello nero.

Sembra oramai consolidata tra alcuni di noi la prassi di “avventurarsi” –non senza una certa timidezza dovuta forse alla disabitudine- nei meandri della politica nostrana che, tanto per farla breve, è gestita da due soli contendenti: i berlusconiani e gli antiberlusconiani, con relativi codazzi.

Il tutto condotto all’insegna del motto, ma sarebbe meglio dire del dogma, degli uni e degli altri che penso che sia egregiamente sintetizzato in questa massima di Pierre-Augustin de Beaumarchais: non si calunnia mai abbastanza.

Perché esordisco in questa maniera? Primo perché se non lo facessi sarei tacciato di essere sordo e cieco, e pure giustamente; secondo perché il buon Francesco mi ha posto questo quesito, tanto semplice quanto drammatico: perché persone oneste e di sani principi possono considerare in maniera così diversa un Capo di Governo.

Già, perché? Domanda terrificante, se si pensa che siamo l’unico Paese dell’Occidente ad aver ridotto la politica (che, non dimentichiamocelo, dovrebbe essere finalizzata al solo scopo del bene del popolo!) ad una partita che non ha niente dei nobili intenti decoubertiniani ma che viene giocata alla costante ricerca del più subdolo dei colpi bassi.

Voi mi direte che, da che mondo è mondo, chi fa politica non è certo assimilabile ad un cherubino, però qui si sta esagerando; non c’è futilità che non venga trasformata in occasioni per urlare allo scandalo, per stracciarsi le vesti, per invocare la Costituzione, per fare appello al Capo dello stato, per istituire Commissioni d’inchiesta, per....; ma vi sembra serio trasformare il colore dei pedalini in argomento di dibattito politico? Delle due, l’una: o il colore dei pedalini è assurto a discriminante ideologica o il dibattito politico è caduto ad infimo livello.

Però, che si parli di pedalini o di escort o di lodi o di immondizia o di ricostruzione post-terremoto o di ponti sullo Stretto o di scudi di varia natura, il comun denominatore è sempre e comunque Lui: nulla senza di lui, nulla con lui.

Secondo me, siamo di fronte ad una spiralizzazione delle pulsioni passionali che, oltre a far perdere di vista i problemi reali, conduce ad una pericolosa frenesia dialettica che potrebbe degenerare in una vera e propria paranoia. Non è possibile che Telegiornali, tavole rotonde, dibattiti, opinionisti, parlino sempre e solo dello stesso argomento; esisterà pure qualcosa in Italia e nel mondo che sia degno di nota, di commenti, di approfondimenti?

Il buon Oliviero, nella sua saggezza di basso-padano, sentenzia che la madre di tutto ciò ha un nome e, specificatamente, il conflitto di interessi, nel senso che, qualunque cosa venga fatta anche la più eccelsa, scava scava si riesce a trovare un peduncolo che dimostra, in quella cosa, l’esistenza dell’onnipresente ed inquinante “conflitto”.

Ragazzi, sarà pure vero però così non si campa più, senza contare le figuracce che facciamo agli occhi del mondo!

Sinceramente, stento a raccapezzarmi in questo continuo turbinio di insulti e contro insulti, di calunnie e contro calunnie; non penso né credo che l’uomo sia quello “del destino” né penso né credo che sia una specie di anticristo della politica; penso e credo molto più semplicemente che, come tutti gli uomini di tutti i tempi, abbia i suoi pregi (grande organizzatore, grande comunicatore, grande volontà di successo,.....) ed i suoi difetti (l’essere enormemente ricco per fare il premier, il riconoscersi virtù magari mai possedute, dare poco ascolto a chi gli dà saggi consigli, gestire la “cosa pubblica” come se fosse un domain privé....).

Io i ........ li ho messi; ora a voi per completare le liste!

Ciao a tutti, Ettore.

(Andate a leggere l’articolo di Panebianco.)

lunedì 19 ottobre 2009

Un primo incontro, con gnocco fritto e chiacchiere.




Ieri, domenica 18 ottobre , ci siamo incontrati nella campagna emiliana , tra Bologna e Modena.
C'erano Antonio, Arduino, Elio, Luigi , Federico, Francesco e Oliviero, con le rispettive consorti.
Abbiamo deciso che prossimamente ci si incontrerà ancora, in una località, che consenta, senza tanti disagi, anche ai lombardi, veneti, emiliani di poter passare qualche ora insieme.

martedì 13 ottobre 2009

Ragazzi, c’è qualcuno che me lo saprebbe spiegare?

Li tratteremo come un partito d’opposizione, poiché stanno conducendo una guerra contro.......e non possiamo pensare che questo sia il comportamento legittimo di un organo d’informazione”.
Chi pensasse che una simile frase sia stata pronunciata dal trucido di turno nostrano per stigmatizzare il comportamento di “certa stampa”, ebbene si è sbagliato e pure di grosso; le ha pronunciate nientepopodimeno che il Direttore delle Comunicazioni della Casa Bianca, Anita Dunn, contro la pesante campagna che Fox News (di proprietà di Murdoch) continua a condurre contro il Presidente (i puntini stanno infatti per Obama).
Allora non è una caratteristica nostrana: anche sulla sponda occidentale dell’Atlantico si parla di “guerra” quando ci si rivolge a qualche organo d’informazione, diciamo così, “scomodo”!!!
Anche nella patria della democrazia compiuta si assumono atteggiamenti che, qui da noi, suscitano valanghe di prese di posizione, distinguo, appelli al Capo dello Stato, stracciamenti di vesti, manifestazioni di piazza, richiami alla Costituzione, insulti a go go e...chi ne ha più ne metta!!!
Eppure il Presidente Obama è fresco fresco di Premio Nobel per la Pace!!!
Insomma, questa concomitanza, almeno lessicale, da parte di chi governa contro chi gli fa le pulci, tra la nostra piccola Italia - oramai ad un passo da una seconda marcia su Roma- e la culla di tutti ma proprio tutti i Diritti è solo una fortuita coincidenza o nasconde qualcosa di più profondo e di più serio?
Ragazzi, c’è qualcuno che me lo saprebbe spiegare?
Grazie, Ettore.

giovedì 8 ottobre 2009

Lodo Alfano e dintorni.

Scusatemi ragazzi ma è più forte di me e devo dire la mia su questa vicenda.
Chi conosce minimamente le norme costituzionali e le ragioni per le quali esse sono state emanate non può affermare che il provvedimento con il quale la Corte ha ritenuto privo di efficacia il Lodo Alfano abbia un fondamento politico.
Il lodo era incostituzionale perché di fatto modificava l’art. 3 della costituzione (principio di uguaglianza) e avrebbe dovuto essere emesso con le maggioranze previste dall’art. 138 (revisione della costituzione). Non si tratta di fare l’azzeccacarbugli al quale si riferisce Ettore ma di applicare un principio logico quanto sacrosanto con il quale tutti noi giornalmente conviviamo; pensate al condominio di edifici e alla approvazione di opere innovative, queste necessariamente devono essere approvate da una maggioranza qualificata altrimenti i diritti dei dissenzienti sarebbero del tutto vanificati.
I dibattiti e le dichiarazioni che ci vengono propinate toccano, però, solo marginalmente l’aspetto inerente il diritto per entrare in altri contesti che evidenziano la bravura strategica di Berlusconi e il masochistico atteggiamento di gran parte dei suoi oppositori.
Berlusconi dice che tutti, compreso il presidente della repubblica, sono comunisti che non vogliono il bene dell’Italia e che lui, togliendo tempo al suo lavoro dedicato agli italiani, si recherà nelle aule dei tribunali comunisti per sbugiardare, come ha fatto tutte le altre volte, i giudici i quali vogliono essere al di sopra della volontà del popolo che lo ha legittimamente eletto; le opposizioni dicono dimettiti e andiamo alle elezioni anticipate.
Chi, in questo contesto, non darebbe ragione a Berlusconi …….. che il presidente della repubblica sia comunista è vero …… che lui sia stato eletto legittimamente è vero …….. che sin’ora, nonostante tutti i capi di accusa, non sia stato mai condannato è vero ….. che non esiste alcuna ragione che lo possano costringere alle dimissioni è vero …… che tutte le elezioni rappresentano ulteriori costi per gli italiani i quali non capirebbero il perché delle elezioni anticipati è vero …… perché quindi dovremmo stare a sentire gli inquisitori!?
In effetti, a mio avviso, sbaglia chi dice che la caduta del Lodo Alfano dovrebbe portare Berlusconi alle dimissioni perché, ancora una volta, tralascia l’essenza del fatto per attaccare un uomo che nell’immaginario collettivo ha ormai assunto la figura di vittima e di perseguitato.
Questo Lodo ha un precedente proposto prima da Maccanico e poi stravolto e reso esecutivo da Schifani. Il Lodo Schifani fu dichiarato incostituzionale per il mancato rispetto degli artt. 3 (principio di uguaglianza), 24 (diritto d’azione in giudizio e di difesa) e 111 (giusto processo) ma il tempo di esecutorietà portò all’assoluzione di Berlusconi nel processo SME per intervenuta amnistia.
L’inefficacia del Lodo Alfano ha, come immediata conseguenza, la ripresa di tre processi contro Berlusconi e uno di questi, riaperto ieri a Milano, riguarda la corruzione dell’avv. Mills.
Il reato di corruzione è un reato ad associazione necessaria perché se c’è il corrotto deve necessariamente esserci il corruttore e questo era stato individuato, dalla Procura milanese, in Berlusconi.
La ripresa del processo, però, non significa che il giudice che allora stava decidendo e che fu fermato dal Lodo Alfano, possa ora riprendere quel processo dal momento in cui venne sospeso. Il nuovo processo sarà assegnato ad altro giudice il quale dovrà ricominciare da capo con tutte le rogatorie internazionali ed i cavilli inerenti, tenendo conto che il reato si prescriverà fra circa 18 mesi.
In sostanza, basterà che Berlusconi chieda, per esigenze pubbliche, il rinvio di un interrogatorio perché il reato si prescriva.
Sarebbe bello se Berlusconi, così come dice pubblicamente, dimostrasse di essere quello che dice di essere presentandosi realmente in Tribunale per dimostrare la propria innocenza ma pensate che questo succederà entro i prossimi diciotto mesi?
Francesco

martedì 6 ottobre 2009

Ispettori dell’AIEA in Iran.

Lo scetticismo e la prudenza sono ancora d’obbligo.

I colloqui del gruppo di contatto “5+1” (i Paesi componenti il Consiglio Permanente delle Nazioni Unite più la Germania) e l’Iran si sono conclusi con risultati in apparenza apprezzabili sia per la Casa Bianca sia per Teheran. E’ stato raggiunto l’accordo preliminare di arricchire al 20% l’uranio iraniano presso un Paese terzo, Russia o Francia. Anche se il Ministro degli Esteri Russo, Sergei Lavrov, ha già dichiarato che sarà la Russia, in realtà, l’accordo sarà discusso a Vienna il 19 ottobre p.v., nel vertice tra Usa, Russia, Iran e Francia. L’altro risultato positivo raggiunto è stato che la Commissione dell’AIEA, presieduta dal Mohammed El Baradei, potrà ritornare in Iran e ispezionare il sito di Qom. L’ispezione inizierà il 25 ottobre p.v., secondo quanto dichiarato dallo stesso El Baradei dopo aver incontrato a Teheran il capo del programma atomico iraniano, Ali Akbar Salehi.
Questi i fatti. Proviamo ora a leggere tra le righe cosa questo possa significare per i principali protagonisti.
A livello diplomatico, e non solo, la posizione di Teheran ne esce rafforzata in quanto ha ottenuto il consenso all’utilizzo per scopi pacifici dell’energia atomica. L’arricchimento al 20% fatto presso un altro Paese non solo non toglie nulla al programma del sito di Qom, ma consentirà di acquisire nuove tecnologie e al personale tecnico nuove “expertice”, poiché sicuramente Teheran vorrà inserire un certo numero di propri tecnici nel processo industriale di arricchimento presso le industrie Russe o francesi, che siano. Quanto agli scopi reconditi dell’uso dell’uranio arricchito (leggasi bellici), questo resta nei piani dell’Iran, ma rimane rinchiuso nei laboratori dei siti sotterranei che mai nessuno visiterà, né tantomeno la Commissione AIEA, e nemmeno i sofisticati satelliti spia americani riusciranno ad individuare. I recenti lanci dei missili “Sharab 3”, con portata utile fino ad arrivare a colpire Israele testimoniano la volontà iraniana di possedere armi di un certo peso strategico e, quindi, di fatto il riconoscimento del ruolo di potenza regionale, cui hanno aspirato tutti i leader iraniani sotto qualunque regime. Un primo passo verso tale riconoscimento era stato implicitamente fatto in marzo, con la richiesta di partecipazione al contrasto del narcotraffico in Afghanistan. Teheran disse sì con entusiasmo, anche se non seguirono sviluppi concreti e conseguenti per l’insorgere della crisi politica ed istituzionale dopo le contestate elezioni presidenziali di giugno.
Sintesi: lo scetticismo o la prudenza è ancora d’obbligo.
Anche il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, può definirsi soddisfatto per aver colto un risultato positivo. Sicuramente l’Iran ha ammorbidito le sue pretese anche in virtù della posizione di Mosca che si era associata ad Usa ed Europa nel condannare molto fermamente Teheran dopo la scoperta del sito atomico segreto di Qom, la cui costruzione è stata rivelata da Barack Obama, nel corso del G20 di Pittsburgh. La posizione russa è stata certamente influenzata dalla decisione USA di rinunciare allo scudo missilistico in Polonia. Con questa mossa, infatti, Mosca, che riteneva di essere il vero destinatario di quel progetto, si è tranquillizzata ma, allo stesso tempo, anche Teheran ha potuto tirare un sospiro di sollievo poiché, almeno sulla carta, i missili polacchi erano indirizzati sul suo suolo.
Sintesi: Barack Obama conquista un punto importante sulla scacchiera della politica estera e potrà concentrarsi su quella interna, fortemente in agitazione dopo le polemiche e le critiche suscitate dal suo “pacchetto sanità”.
In conclusione, il quadro internazionale potrebbe evolvere in una nuova direzione, fatta di relazioni “cooperative” con il mondo arabo. Molto dipende dal comportamento “concreto” che avrà l’Iran sulla questione nucleare, ma anche da quanto si impegneranno Russia ed Europa.
Vito Di Ventura

Coppola, costituzione e minoranza

Vedendo gli “onorevoli” con la coppola in testa ho avuto una profonda nostalgia dei vecchi politici che tante volte abbiamo considerato un po’ retorici, demodé, forse “tromboni” ma ai quali nessuno poteva contestare mancanza di cultura, tolleranza e signorilità.
Identico fastidio interiore mi ha creato vedere i politici della opposizione mettersi a fianco dei giornalisti per difendere la libertà di stampa; non perché il principio non fosse sacrosanto e non debba essere legittimamente difeso da coloro che, per mestiere, scrivono ma perché quei politici erano fuori luogo. Se il centro sinistra, sia nel governo Dalema che nel governo Prodi, avesse avuto il coraggio di affrontare seriamente il problema del conflitto di interessi, senza pensare ai risvolti elettorali, oggi quella manifestazione non avrebbe avuto ragione di esistere.
L’ultima rappresentazione naif del nostro bel paese ci viene data oggi con le dichiarazioni, da parte di giornalisti e politici, che la condanna risarcitoria inflitta alla Fininvest non rappresenti un semplice provvedimento giudiziale bensì un complotto per far cadere una maggioranza eletta dal popolo.
Internet ci dà, oggi, la possibilità di accedere a qualunque documento e coloro che volessero maturare una propria ponderata opinione a riguardo, scevra da moti ideologici od istintivi interni, potranno leggere tutti i fatti di causa e capire che il perfezionamento del lodo attraverso il quale era stata acquistata la Mondadori, si fondava su una condotta illecita che aveva danneggiato la controparte. Trattasi, comunque, di questioni privatistiche che non dovrebbero avere nulla a che fare con la politica o con il voto degli italiani buona parte dei quali, però, abituata com’è alla superficialità, dirà che i giudici vanno contro Berlusconi perché sono comunisti.
Si cari amici, ho una profonda nostalgia dei vecchi La Malfa, Malagodi, Fanfani, Andreotti, Berlinguer, Almirante e di tutti coloro che suffragavano i propri ideali politici con cultura e coerenza senza mischiarsi con chi rappresentava l’opposto. Molti di loro hanno sempre fatto parte della minoranza ma chi dice che la minoranza sbaglia; molte volte il tempo ha dimostrato che a sbagliare era la maggioranza e che, in fondo, se si opera in un contesto di vera democrazia, anche il peso della minoranza è importante.
Qualcuno provi a definirmi gli ideali sociali ed economici che dovrebbero oggi contraddistinguere la destra dalla sinistra e mi dica se all’interno delle due coalizioni esiste un partito che persegua esattamente i principi indicati. Non esiste perché A.N. non ha più neanche il coraggio di parlare di unità nazionale o di libero mercato vero e, pur di governare, asseconda le esigenze di Berlusconi il quale ha bisogno delle Lega secessionista; il PCI, la DC e il PSI hanno perso ogni loro identità e coerenza ricorrendo una caccia alle streghe con atteggiamenti che vanno più contro l’uomo che contro la sua politica.
A cosa serve, quindi, affermare sono di destra o di sinistra; prendersela per una di quelle caricatura che, contrariamente alle intenzioni dell’autore, hanno fatto le fortune di Berlusconi o parlare solo di ciò che viene artatamente reclamizzato coprendosi gli occhi per tutto il resto…..la realizzazione del bipartitismo è stata quanto di peggio poteva capitarci.
Giovanni nel Tuo ultimo intervento hai stigmatizzato il passato di Napolitano ma oggi, al telegiornale di RAI Uno, ho sentito Bondi e Capezzone inveire per la faccenda Fininvest; ebbene Bondi è nato politicamente inneggiando contro le imprese a favore dei compagni socialisti proletari e nelle amministrazioni locali faceva parte dei comunisti mentre Capezzone ha fatto lo sciopero della fame per mandare in parlamento porno star e intellettuali estremisti già giudicati e condannati … chi fra i tre piange lacrime di coccodrillo!?. Leggendo i nostri interventi su questo blog risulta evidente che io e Te abbiamo divergenti idee socio/economiche (o, se preferisci, politiche) ma nei Tuoi confronti ho il massimo rispetto perché sono certo che, così come me, hai maturato ogni tua opinione senza alcuna forzatura proveniente da interessi esterni. Non è così in coloro che oggi ci rappresentano perché una buona parte di essi è diventata di destra o di sinistra per soldi o per dominio di potere.
Se mi permettete, vorrei finire il mio intervento con un accenno alla politica internazionale e al concetto costituzionale di difesa.
Da azzeccagarbugli posso dire che gli estensori della norma costituzionale non hanno mai sostenuto che la difesa dello Stato debba farsi all’interno del territorio o che essa non possa essere realizzata con manovre aggressive là dove possa crearsi un concreto pericolo per la nostra incolumità. Questo concetto è abbastanza noto e penso che non se ne parli semplicemente perché noi non siamo in grado, da soli, di attaccare nessuno mentre gli Stati Uniti devono ancora giustificare, al mondo intero, la balla della presenza delle armi chimiche.
Il mondo occidentale, attraverso l’economia sommersa ed i sotterfugi politici, ha creato i talebani ed i disperati e non riesce a prendere una posizione precisa nei confronti di Israele che deve smetterla, a mio avviso, di inviare coloni in territorio palestinese.
L’attuale situazione è stata, quindi, da noi creata e voluta ma oggi non possiamo più tornare indietro; oggi l’intero mondo occidentale è in guerra e se non la vince, gli scenari futuri saranno di una pericolosità tale da ridicolizzare i tempi della guerra fredda; anche da questo punto di vista, per nostra fortuna, Obama è molto più avanti rispetto agli altri capi di governo.
Francesco

giovedì 1 ottobre 2009

ALMANACCO STORICO

(Fatti e protagonisti della storia militare nazionale)

Ottobre



1. Costituzione dei Carristi, 1927.
1. Battaglia del Volturno, Regno delle Due Sicilie, 1860 (Giuseppe Garibaldi).
4. Bombardamento di Tripoli, guerra italo-turca (inizio), 1911 (Amm. Paolo Thaon di Revel).
5. Occupazione di Tripoli, Tripolitania, 1911 (C.V. Umberto Cagni).
5. Sbarco a Tobruk, Cirenaica, 1911 (Reparti della Regia Marina).
6. Conquista della Busa Alta, Cadore, 1916 (Gen. Giuseppe Ferrari).
9. Combattimento di Debra Haila, Abissinia, 1895 (Gen. Oreste Baratieri).
10. 8^ battaglia dell’Isonzo (inizio), fronte isontino, 1916 (Gen. Luigi Cadorna).
11. Conquista del “Naso di Lokvica”, fronte isontino, 1916 (Unità dell’XI Corpo d’Armata).
13. 8^ battaglia dell’Isonzo (fine), fronte isontino, 1916 (Gen. Luigi Cadorna).
15. Costituzione degli Alpini, 1872 (Cap. Giuseppe Perrucchetti).
18. 3^ battaglia dell’Isonzo (inizio), fronte isontino, 1915 (Gen. Luigi Cadorna).
18. Tricolore issato sul Sasso di Stria, Cadore, 1915 (S.Ten. Mario Fusetti).
20. Occupazione di Bengasi, Cirenaica, 1911 (Gen. Ottavio Briccola).
21. Conquista di Homs, Tripolitania, 1911 (8° Reggimento Bersaglieri).
21. Occupazione di Derna, Cirenaica, 1911 (Unità della Regia Marina e tre compagnie del 40° Reggimento Fanteria).
21. Conquista di Peteano (Monte San Michele), fronte isontino, 1915 (Brigata “Verona”).
23. Combattimento di Henni, Tripolitania, 1911 (Gen. Guglielmo Pecori Giraldi).
23. Conquista del Cappello di Napoleone, Col di Lana, Cadore, 1915 (Ten. Col. Garibaldi).
23. Offensiva di El Alamein (inizio), Africa settentrionale, 1942 (Gen. Bernard Montgomery).
24. 12^ battaglia dell’Isonzo o ritirata di Caporetto (inizio), 1917 (Gen. Luigi Cadorna).
24. Battaglia di Vittorio Veneto (inizio), 1918 (Gen. Armando Diaz).
26. Incontro di Teano (CE), 1860 (Re Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi).
26. Combattimento di Sciara Sciat, Tripolitania, 1911 (Gen. Guglielmo Pecori Giraldi).
28. 1^ offensiva italiana in Grecia, 1940 (Gen. Sebastiano Visconti Prasca).
30. Combattimento di Pozzuolo del Friuli (UD), 1917 (Brigata “Bergamo”, Reggimento “Genova Cavalleria” e Reggimento “Lancieri di Novara”).
30. Attacco di “maiali” della X Flottiglia MAS contro Gibilterra, 1940 (T.V. Gino Birindelli – 2° C. pal. Damos Paccagnini; Cap. G.N. Teseo Tesei – serg. pal. Alcide Pedretti; S.Ten.V. Luigi Durand de La Penne – 2° C. pal. Emilio Bianchi).
31. 9^ battaglia dell’Isonzo (inizio), fronte isontino, 1916 (Gen. Luigi Cadorna).