lunedì 31 ottobre 2011

Fil di ferro e bottiglietta


Ho letto l’articolo della Casoli sulla nomina del Gen. Graziano quale capo di SME, ritengo di non concordare su alcuni punti, ma andiamo in ordine.
Anch’io, naturalmente, ho mosso i primi passi da Ufficiale con le procedure di “alta tecnologia” che prevedevano di operare sul carro armato con il fil di ferro e con la bottiglietta del succo di frutta per aiutare i motorini di avviamento degli M47 più restii ad andare in moto alle 5 del mattino!
Chiaramente dopo la Scuola di Applicazione pensavamo di trovare un ambiente più adeguato a chi aveva frequentato un corso di studi più da ingegnere che da “meccanico”! Ma quegli studi ci consentirono di avere nei confronti dei nostri carristi (molti con licenza elementare, alcuni con licenza media e pochissimi con frequenza di scuola media superiore, ma tutti già con qualche anno di lavoro) un vantaggio culturale che ci permetteva di rimettere le cose a posto quando dal punto di vista pratico (interventi meccanici) avevamo chiare difficoltà. Il gap, che ci metteva in difficoltà nei confronti dei soldati, chiaramente si riduceva nel tempo con l’esperienza. Ricordo questo passaggio per dire che alla fine avevamo tutti gli strumenti per Comandare. La nostra leadership non era messa in discussione perché nell’Esercito dell’epoca, che aveva il compito primario di addestrare i soldati di leva, potevamo gestire con professionalità le nostre risorse. Sono sicuro che le stesse impressioni iniziali le abbiano provate anche i nostri colleghi di corso delle altre armi, anche se con sfumature diverse. Quell’Esercito non aveva bisogno di grandi ristrutturazioni, ma di pochi adeguamenti legati alla tecnologia e a esigenze di carattere sociale.
La premessa è indispensabile per dire che ho un grande rispetto per i giovani Ufficiali. Questi oggi giungono ai Reparti trovando risorse umane molto diverse da quelle che abbiamo trovato noi (molto più preparate, sia culturalmente sia professionalmente), ma soprattutto devono impiegare i loro dipendenti in operazioni fuori area. Il nemico una volta era “Arancione”, oggi non è più rappresentato ma è presente e non ha remore a impiegare qualsiasi strumento per colpire e non tiene conto di nessuna regola/dottrina! Ritengo che i nuovi Comandanti percorrano una strada più complessa di quella che abbiamo percorso noi.
Il tempo è passato e la nostra cultura ci consente anche di fornire un pensiero sulla scelta del futuro Capo di SME. Parlo dell’opportunità della scelta perché non si discute la figura del Gen. C.A. Claudio Graziano, brillantissimo generale che ho avuto modo di conoscere e con il quale ho lavorato, quando formammo un gruppo di lavoro per la sperimentazione dell’attuale logistica. L’ho apprezzato per la determinazione e le competenze che ha.
Qualcuno chiede che la F.A. fornisca certezze e non ci siano situazioni di incertezza. Questa idea andava bene quando l’Italia aveva le risorse per permettersi un Esercito corposo. Oggi c’è l’esigenza di “risparmiare” per bilanci impossibili dovuti a una crisi evidente, che non consente più di pensare a un Esercito come quello che abbiamo. Quindi ben venga un Capo di SME che abbia idee nuove per innovare e il coraggio per imporre le scelte che dovranno essere dolorose. Sarà quindi necessario che anche gli altri Gen. di C.A. condividano le scelte e le sostengano, così come molti fecero (purtroppo non tutti) con Il Gen. Cervoni, quando questi ristrutturò l’Esercito alla fine degli anni 90. Non possiamo pensare che la nostra Forza Armata sia immobile mentre tutte le grandi aziende si adeguano ai tempi.
L’anzianità fa grado? Penso proprio di sì. Ecco perché possiamo criticare la scelta del Ministro. Il Gen. Graziano merita l’incarico che ricoprirà dal 6 dicembre, ma dovrà gestire molti generali di vertice più anziani di lui! Generali che non avranno più stimoli e che, non potendo aspirare al vertice dell’Esercito, potrebbero non sacrificarsi per raggiungere gli obiettivi operativi che il Capo fisserà. È possibile che non si sia potuto individuare un generale più anziano per ricoprire la massima carica? Tenendo anche conto che l’età del Gen. Graziano gli avrebbe permesso di raggiungere il vertice in futuro. La mia considerazione non vuol togliere nulla al Capo in coming, ma mette in discussione l’opportunità della scelta. Una grande industria può scegliere il suo top manager individuandolo tra quelli che si fanno notare anche in altre società, da noi questo non è possibile. La nostra dirigenza si forma nell’ambito della stessa organizzazione. L’anzianità è importante, così come lo è l’aspirazione che un Ufficiale deve avere. Ricordo che alcuni anni fa fu nominato al vertice delle FOTER un Generale meno anziano di un Comandante dipendente, quest’ultimo non gradì la nomina e si fece sostituire, al cambio, con un gesto inqualificabile, non si presentò in disprezzo del suo Comandante! Pertanto precedenti pericolosi ce ne sono già stati! Si poteva fare meglio!

Andrea Caso

sabato 29 ottobre 2011

Anche noi come loro?!



Solo ieri leggevo con sincera soddisfazione il trafiletto di giornale che mi aveva inviato Giggetto (vero Magellano del Web!) e che riguardava la restituzione da parte del Gen. Tricarico della Legion d’honneur che gli era stata conferita dall’allora Presidente Chirac per i suoi meriti durante la guerra del Kosovo.
Il beau geste dell’ex Ca. SMA è derivato dalla “indignazione” (eufemismo!) che ciascun Italiano avrebbe dovuto provare –a prescindere dalla opinioni politiche- dopo il teatrino ironico ed irridente messo in scena dai Capi delle due Nazioni più potenti d’Europa.
Onore, dunque, al Generale ed alla Sua dignità di Soldato italiano che non può permettere a chicchessia (per di più se “alleati”) di prendersi gioco dello Stato che ha servito per una vita intera, a prescindere da chi lo rappresenti al momento.
Purtroppo però, questa impennata di orgoglio nazionale ( che opino destinata a rimanere isolata) è stata offuscata dall’editoriale di oggi sul “Corriere”, a firma nientepopodimeno che di Gian Antonio Stella -sì proprio quello che da sempre conta i peli degli sprechi della “casta”-, che denunciava (giustamente) inorridito l’acquisto di 19 “Maserati” quattro porte da parte del Ministero della Difesa.
Adesso , mi e Vi domando: ma come è possibile che, in un momento in cui mezzo mondo ci snobba e ci sfotte per i nostri bla-bla a 360°, proprio Noi, quelli che da sempre si sono vantati della loro “diversità” rispetto agli altri statali, diamo un esempio così basso di menefreghismo sociale?!
E le “scuse” addotte sarebbero puerili se non facessero girare le palle a spin antiparalleli!
Ragazzi, diciamocelo in faccia e pure con tanta vergogna: siamo entrati a far parte della “casta”!!!
Un abbraccio malinconico a tutti,
Ettore.
P.S.
Dicitur che la Cerimonia della “Consegna dello Spadino” dovrà essere posticipata perché i Cappelloni non hanno ancora l’Uniforme Storica: PER MANCANZA DI FONDI!!!

Speriamo ....

Da "Il Resto del Carlino" di ieri.




Speriamo che non durino come la ristrutturazione della Ghirlandina,

dal 19 gennaio 2008, a ...







..... ieri finalmente !



Clicca sulle foto per ingrandirle.


(Q.d.B di Modena)

giovedì 27 ottobre 2011

Donne sì, donne no


Carissimi,
nel lontano 1981, quando le donne non facevano parte delle F.A., mi fu chiesto (stavo all'Ufficio Ordinamento del Comando Generale dei Carabinieri) di studiare alcune ipotesi sulloro impiego nell'Arma.
Era chiaro che era arrivata qualche richiestadall'alto ed anche noi avremmo dovuto esprimerci.Erano gli anni in cui gli arruolamenti nell'esercito americano erano
pubblicizzati con la frase "E' UN LAVORO DA UOMINI!"

Ricordo di avere fatto alcune ipotesi di impieghi in settori logistici o amministrativi e, perché no, anche in indagini investigative che implicavano una maggiore sensibilità tipicamente femminile (infanziaabbandonata, prostituzione, droga, interventi su reati commessida minori, etc.).

Era comunque lo studio per un impiego "limitato" nel numero e finalizzato soprattutto a non farsi trovare completamente impreparati in caso di decisioni politiche imprevedibili e che, almeno a queitempi, apparivano peraltro tutt'altro che probabili.

Una cosa era certa: che il posto di impiego di una "unità carabiniere" mai e poi mai avrebbe dovuto essere indistintamente attribuita ad un uomooppure ad una donna!
Passarono gli anni e nella Polizia di Stato cominciò a verificarsi un sempre più massiccio ingresso di ragazze (più brave e volenterose dei maschi nel prepararsi per i concorsi!) e le unità "posti d'impiego" cominciarono ad essere sempre più attribuite indistintamente ad individui di sesso maschile ofemminile. Come se, di fronte ai tifosi scatenati (o manifestanti violenti) il contributo per il mantenimento dell'Ordine Pubblico fornito da una ragazza avrebbe potuto essere uguale a quello di un uomo(!).
Seguirono poi analoghe decisioni anche per le Forze Armate, da me mai condivise. A tal proposito non posso non riferire di essere rimasto particolarmente colpito proprio in occasione delle cerimonie relative al nostro"Quarantennale" all'Accademia di Modena, quando ebbi occasione di intravvedere, all'interno del Palazzo Ducale, una Tenentina degliAlpini con tanto di tacchetti, graziosissima, che stava letteralmente "cazziando" un Allievo impalato sull'attenti.
Credo di essere probabilmente superato come mentalità, ma ai "nostri" tempi non me la sarei mai sentita di stare sull'attenti a prendere un pesante cazziatone da una (pur bella) Tenentina! Non rientrava nel mio modo diconcepire quella "vita militare" che tanto mi aveva attratto.
Ciò nonostante, è vero, negli ultimi anni della mia carriera mi è capitato di avere alcune donne alle dipendenze, anche Ufficiali, ma quasi esclusivamente in incarichi logistici ed amministrativi, e, comunque, in numero talmente contenuto da non scalfire l'impianto ed il funzionamento tradizionale dell'Istituzione, ...ma... se i "posti d'impiego" verranno anche da noi, nell'Arma, come nelle altre F.A. attribuiti sempre più indistintamente ad uomini o donne e se, come già sta accadendo, le donne non concorreranno più per un numero di posti prefissato e limitato, andrà a finire che, come già accennato (data proprio la loro maggiore volontà di studiare e di prepararsi per i concorsi) avremo pian piano i Carabinieri, l'Esercito e tutte le altre Forze Armate, in abiti prevalentemente femminili!
Non so, ma sono sempre stato convinto che le donne non siano, per loro natura (con l'esclusione di poche "contro tendenza", peraltro fisicamente dotate e psicologicamente motivate) particolarmente inclini all'Arte della Guerra (almeno lo spero per loro!). Vedo molta demagogia e voglia di essere alla "moda" quando qualche vecchio Generale afferma "sono meglio di noi!" (e su questo non ci sono dubbi, ma , ovviamente, non credo per la carriera militare: specie nei settori operativi). Lo stesso credo si possa affermare anche per alcuni servizi di Polizia, Ordine Pubblico in particolare. Mi viene da sorridere pensando se, ricordando la mia giovinezza, quando ero Tenente e mi trovavo -da solo- ad essere talvolta l'unico responsabile di alcuni settori "caldi" durante le violente manifestazioni degli anni '70, invece dei coriacei e generosi Carabinieri, mi fossi trovato a comandare un plotone di gentili donzelle in divisa! Forse...non sarei qui a raccontarlo! Perdonatemi se vado un po' contro corrente. Ma credo non si debba essere per forza "politically correct".
Un caro saluto,
Carlo MORI.

mercoledì 26 ottobre 2011

La nomina del Generale Graziano a Capo di SME: un invito di La Russa a voltare pagina?

Ieri, su invito di Pierluigi , un caro amico del nostro Corso e molto incuriosito dal titolo, sono entrato su “Paola Casoli- Il Blog” (e invito anche voi a farlo cliccando qui).


Avendo lasciato quando ancora si aggiustava l’M47 con il fil di ferro e non avendo seguito per lunghi anni i cambiamenti e l’evoluzione della FA, non sono oggi nella condizione di disporre di quegli elementi necessari per poter fare serenamente delle valutazioni in merito.




Ma i dubbi, molti dubbi restano ed allora mi e Vi chiedo:


- è vero che i Militari sono stanchi di vivere una situazione interna di incertezza e di perenne ristrutturazione?
- se è vero, dove e quando nasce una tale situazione?
- quali sono stati i disagi più profondi che avete incontrato nella Vostra vita militare ?
- il quasi dogma“Anzianità fa grado” si può considerare ancora valido ed attuale?
- la nomina del Gen. Graziano la si può ritenere un evento positivo o negativo per la FA?
. se SI’ , perché ?
. se NO , perché?



Attendo i vostri commenti .


Un abbraccio,
Oliviero

lunedì 24 ottobre 2011

Ma cos'è questa crisi...tralallero...tralallà


Non so se qualcuno lo ricorda ma è il titolo di una canzone in voga, con poco successo, alla fine degli anni novanta. Anche allora si parlava di crisi eppure, come adesso, i ristoranti erano sempre pieni, i villaggi turistici pure e gli elettrodomestici riempivano sempre più le case degli italiani.
All’epoca nessuno teneva in debito conto che, come un gas malefico, inodore ed invisibile, si insinuavano, nelle nostre tasche un’inflazione latente che superava il 20% annuo e un debito pubblico strutturale non facilmente leggibile dai non addetti ai lavori.
Ho usato la parola latente perché il parametro inflazionistico non è mai quello indicato dall’INSTAT il quale tiene conto della variazione dei costi relativi a beni appartenenti ad un calmiere troppo ristretto. In realtà l’indice andrebbe calcolato sulla variazione del costo di ogni bene utilizzato per il mantenimento del tenore di vita e un parametro medio attendibile può essere preso dal costo dei finanziamenti ai quali accedono sia le imprese che i singoli cittadini (ai finanziamenti si accede non solo attraverso le banche ma anche pagando a rate il fornitore o il gestore di servizi). Negli anni 90 le imprese pagavano il denaro ad un tasso equivalente annuo del 12% mentre il costo per i privati si aggirava sul 27%; ecco perché ho indicato nel 20% l’inflazione vera.
Anche la vera spesa pubblica non veniva esattamente monitorata perché molti costi venivano pagati non con fondi preventivamente stanziati ed approvati bensì attraverso l’utilizzo della così detta “spesa corrente”. Cerco di fare un esempio per meglio chiarire il concetto: se una ASL aveva bisogno di una macchina per la risonanza magnetica (allora costosissima) avrebbe dovuto preventivare la spesa un anno prima, metterla in un bilancio previsionale approvato dall’organo gestorio e sottoporla alla approvazione definitiva della CORECO (Commissione Regionale di Controllo) la quale condizionava l’approvazione all’esistenza di soldi in cassa (quindi difficilmente approvava). Per evitare questo iter, i gestori dell’ASL perfezionavano un contratto di comodato (uso gratuito) con il fornitore del macchinario obbligandosi, in cambio, ad acquistare da lui i solventi e materiale di consumo per l’attività ospedaliera. Detto materiale di consumo, non avendo incidenza nel patrimonio dell’azienda, non aveva bisogno di preventiva autorizzazione ma, in realtà, generava costi che dovevano essere pagati e, quindi, generava debiti.
L’inflazione latente è stata ridimensionata con l’entrata in scena dell’euro e la pratica dei costi correnti è stata leggermente frenata dalla paura nata con tangentopoli ma questi effetti benevoli sono durati ben poco.
Oggi il governo discuterà delle pensioni e, quasi certamente, si alzerà la soglia a 67 anni mentre si elimineranno o si ridimensioneranno le pensioni di anzianità, provvedimenti questi, assolutamente necessari per mantenere un minimo di credibilità in Europa (non sono d’accordo mia moglie che già da due anni preme perché lasci il lavoro e le stia vicino a mò di pelouche e i miei giovani associati che aspettano con ansia la mia dipartita per appropriarsi dello studio) ma che, a mio avviso, serviranno a ben poco senza la necessaria consapevolezza che vanno rivisti e rivalutati sia il tenore di vita che i principi morali fondamentali di ogni cittadino.
Ancora oggi il presidente del consiglio ha detto che il nostro paese è secondo solo alla Germania e che la crisi sarà risolta attraverso le liberalizzazioni e la eliminazione di molti passaggi burocratici. Io credo che così si continui a mettere la testa sotto la sabbia e si nasconda una realtà ormai visibile a tutti. Se ai disoccupati noti si aggiungono i cassa integrati, siamo il primo paese in Europa come tasso di disoccupazione; le banche non danno più mutui perché non hanno soldi e se tutti noi richiedessimo la restituzione delle obbligazioni sarebbe il caos; l’insolvenza sulle rate da pagare è aumentata, in un anno, del 45%.....perché dobbiamo continuare a dire che siamo i più bravi quando non è vero….perché dobbiamo continuare ad illudere la gente che così si induce a mantenere un tenore di vita non più permesso?!
L’ottimismo è fondamentale per meglio affrontare tutto ma diventa deleterio se offusca la percezione delle cose e credo che il messaggio che i paesi europei meglio organizzati del nostro vogliono darci è proprio questo.
La crisi c’è e si vede
Francesco

sabato 22 ottobre 2011

Viva il Capo!!!


“Il Capo se ne va, evviva il Capo!”

La parafrasi della nota formula con la quale si annunciava la dipartita del Re e si proclamava il Successore, forse non sarà delle più azzeccate ma, a mio avviso, rende l’idea di un cambiamento che interessa un’Istituzione abbastanza complessa dello Stato.
E’ stato da poco nominato, infatti, il nuovo Capo di SME nella persona di Ufficiale Generale estremamente giovane (non anagraficamente ma, per quel livello, sì) che sicuramente possiede molti dei meriti che sono richiesti (o sarebbero indispensabili) per ricoprire quella carica che, non dimentichiamolo, è la prima della Forza Armata e da cui discende il destino stesso della medesima
La Storia (specie quella italiana) è piena zeppa di nomine di Vertice fatte più per ragioni politiche che per salvaguardare e garantire la funzionalità e l’efficienza dell’Organismo cui quelle stesse nomine si riferiscono.
Non so cosa avviene negli altri Apparati dello Stato e, tutto sommato, potrebbe anche non interessarmi più di tanto; mi interessa invece e molto quello che avviene nell’ambito della Difesa e, in particolare, nell’Esercito.
Premesso che NON ne faccio una questione di “uomo” (che conosco solo di sfuggita), mi domando: stabilito che la “materia prima” disponibile non è che consentisse chissà quali alchimie, è possibile che tra gli altri 19 (diciannove) parigrado non ce ne fosse stato uno con pari capacità ma più anziano?!
Che ci piaccia o no, il criterio dell’anzianità è stato seguito sempre; che io ricordi, solo nel recente passato fu la scelta fu determinata dai molti anni di servizio che l’Ufficiale aveva ancora davanti a sé, a garanzia di una “continuità gestionale” sicuramente benefica: già, in teoria, visti i risultati!

Tornando all’attualità, si sono bellamente scavalcati 6 (sei) Corsi d’Accademia, così certificando che i Generali di Corpo d’Armata di quei Corsi, in pratica, non servono ad un.... !
Ma il problema non sta solo in questa anomalia procedurale; secondo me, il pericolo peggiore che corre la FA è rappresentato da una specie di “balcanizzazione” che non potrà certo rappresentarne la prospettiva più incoraggiante.
A meno che non adotti i metodi di quel suo predecessore, infatti, ritengo che il nuovo Capo di SME avrà delle probabili, serie difficoltà ad imporre la sua visione strategica (sic!) ad un insieme di pares, doppiamente imbufaliti: per non essere al suo posto e per essere stati scavalcati da un iper-cappellone.
Voi che ne dite?!
Ciao a tutti,
Ettore.

giovedì 20 ottobre 2011

In che... dito siamo!!!


La notizia che il Tribunale di Roma ha “cancellato” le sedi distaccate di alcuni Ministeri -inaugurate in pompa magna in piena estate a Monza- di per sé potrebbe essere anche una non-notizia, considerata la totale indifferenza con la quale il 99.9% del Popolo italico aveva accolto l’iniziativa.
Quando tutti i TG nazionali riportarono la notizia ammantandola di un’aureola “epocale”, ricordo le dichiarazioni che vennero rilasciate al termine della cerimonia “solenne” che aveva consacrato il fatto; tralasciando quelle trionfalistiche ma scontate dei promotori, mi colpì molto quella rilasciata da una ministra in carica che arrivò addirittura ad attribuire all’evento le stigmate dell’indissolubilità della coalizione di governo; come dire: noi siamo talmente uniti che le esigenze di una parte di noi diventano le esigenze di tutti!
A nulla era valsa la lettera che il 28 luglio scorso il Capo dello Stato aveva scritto al Presidente del Consiglio evidenziando che la Costituzione (Art. 114), individuando in Roma la Capitale della Repubblica, lasciava poco spazio ad iniziative per una “capitale diffusa o reticolare” ; così come appariva quantomeno “azzardato” prevedere ulteriori spese in un momento in cui è indifferibile tirare la cinghia.
Niente: l’arroganza di pochi aveva ancora una volta sbeffeggiato le Istituzioni e la logica!
Ora che le cose -e nonostante lo sbraitare degli interessati- sono state rimesse nel loro giusto, naturale ed inequivocabile alveo, sorge spontanea una domanda: ma in che mani siamo?!
In un momento in cui siamo più di là che di qua, con una prospettiva di crescita lillipuziana; con una politica il cui costo cresce con progressione geometrica senza che a nessuno gliene freghi più di tanto, anzi; con una politica economica “dettata” da Parigi e da Berlino ( non parlo di quella estera, perché siamo considerati come il “due di briscola” e, quindi , ininfluenti), con tutto stò casino....i nostri incliti “eletti” che fanno?!
Perdono tempo dietro pagliacciate del genere e, tra un dito medio alzato, un paio di pernacchie e qualche vaffanculo condizionano ( in peggio) scelte non più dilazionabili; si è arrivati all’assurdo che, solo per tigna, si sta ritardando la nomina della più importante carica economico-finanziaria del Paese e, tanto per buttarla in farsa, tra i meriti ci si mette anche la cittadinanza milanese!!!
Ragazzi, per piacere ditemi che sto solo vedendo le battute finali di un film dell’orrore!!!
Ciao a tutti,
Ettore.

domenica 16 ottobre 2011

Quando un popolo....


Sabato 15 ottobre 2011, in 82 città di mezzo mondo, migliaia e migliaia di giovani (e meno giovani) sono scesi in piazza per manifestare la loro “indignazione” contro quel mondo della finanza che si preoccupa più dei suoi bonus milionari che della semplice sopravvivenza della povera (ed anche meno povera) gente.
In 82 città di mezzo mondo non è successo niente; si marciava quasi in allegria, con canti e musiche ed anche certi profumi; a Roma, invece, i canti sono stati sostituiti dalle urla, i suoni dalle sirene, mentre l’unico odore che riempiva le narici (ed i polmoni) era quello del fumo degli incendi e dei lacrimogeni.
E’ finita come sappiamo tutti: mi dispiace per quei pochi “ingenui” che speravano di dar voce alle proprie idee in maniera pacifica.
Mi dispiace ma fino ad un certo punto, perché è stata proprio la loro ingenuità a credere che tutto si sarebbe svolto pacificamente, senza nemmeno prevedere un robusto “servizio d’ordine” interno che potesse coadiuvare l’azione delle Forze dell’Ordine.
Ma quello che mi fa “indignare”, anzi incazzare come una bestia è che, già da ieri sera, i soliti “opinionisti”, i soliti “intellettuali” da bar dello sport hanno incominciato con i loro famigerati “distinguo” manichei tra buoni e cattivi, recitando anche la solita litania -cara ad una certa frangia di dinosauri politici- della “violenza di Stato”, come se lo Stato non fosse legittimato a difendere i propri cittadini dalla violenza di veri e propri criminali.
Solo da noi è successo, come solo da noi il ’68 ha generato il terrorismo; ma anche allora, ricordate?, per mesi le BR furono definite “cosiddette”,
Solo da noi se un poliziotto cerca di difendersi viene portato alla sbarra, mentre nella iperdemocratica America la polizia carica a cavallo ed in Germania si usano le bombolette di gas urticanti
Solo da noi, temo, solo alcuni dei pochissimi che sono stati fermati finiranno veramente in galera, così come è successo ai loro omologhi che misero a ferro e fuoco Roma il 14 dicembre scorso.
Penso che il “buonismo” non sia la cura migliore per cercare di arginare un fenomeno criminale che sta condizionando la libera convivenza civile ed impedendo lo sviluppo come sta succedendo per la TAV; se si consente tutto, se si chiude un occhio (e,talvolta, pure tutti e due) su tutto, se si giustifica tutto, se non si punisce nessuno, se si permette a gente seppur incavolata di occupare binari ed autostrade, se tutti hanno "diritti" e nessuno uno straccio di "dovere", se...allora non ci si deve meravigliare se si arriva a questi eccessi.
Così come penso che sarebbe ora che le cosiddette “forze politiche” la smettessero di trasmettere messaggi negativi, pieni di allarmismo e di pessimismo, ed incominciassero a rimboccarsi le maniche per trovare soluzioni che limitino o riducano almeno qualcuno dei motivi di questo malessere diffuso.
Non voglio fare il saputello ma ricordo a tutti quel quando un popolo....di Platone che, a distanza di 2300 anni, mantiene tutta la sua attualità; Bava Beccaris non è passato certo alla Storia per il suo senso umanitario, però una via di mezzo ci dovrà pur essere!!!
Ciao a tutti,
Ettore.

mercoledì 12 ottobre 2011

Lo sapevate che...


.... i “Soci fondatori” del 150° Corso, compresi ripetenti, dismessi e/o rinunciatari in seguito, appartenevano a queste Classi?
- 1938: 1 Somalo;
- 1940: 1 Somalo;
- 1941: 2 Somali;
- 1942: 1 Somalo;
- 1943: 4, di cui 3 Somali;
- 1944: 3, di cui 2 Somali;
- 1945: 2, di cui 1 Somalo;
- 1946: 16, di cui 4 Somali;
- 1947: 66;
- 1948: 68;
- 1949: 58;
- 1950: 17.

.... i nomi hanno questa frequenza?
- 1: Adriano, Aldebrano, Alfonso, Arduino, Arnaldo, Attilio, Camillo, Carlo Maria, Corrado, Domenico, Enrico, Ermanno, Felice, Francesco Paolo, Fulvio, Gabriele, Gabrio, Gaspare, Giampaolo, Giancarlo, Giandino, Gino, Giovanni Battista, Goffredo, Gualtiero, Ivan, Lorenzino, Lotario, Ludovico, Marcello, Michelino, Marzio, Oliviero, Oreste, Orlando, Osvaldo, Piero Franco, Pier Marino, Pierriccardo, Renato, Riccardo, Rienzi, Rocco, Rosario, Sandro, Saverio, Sergio, Tobia, Tommaso, Vladimiro, Vincenzo, Vito;

- 2 : Alessandro, Donato, Elio, Ennio, Ettore, Fabio, Federico, Ferdinando, Fernando, Giacomo, Gian Piero, Giorgio, Guido, Guglielmo, Leonardo, Luciano, Maurizio, Mauro, Pasquale, Piero, Pietro, Salvatore, Silvano, Stefano, Umberto;

- 3 : Alberto, Andrea, Angelo, Bruno, Carmine, Cosimo, Emanuele, Michele, Nicola, Paolo, Pierluigi, Raffaele;

- 4 : Claudio, Gianfranco, Marco;
- 5 : Francesco, Mario;

- 6 : Carlo, Franco, Giuseppe, Massimo;

- 7 : Luigi;

- 12: Giovanni;

- 13: Antonio.

U.d.B.

giovedì 6 ottobre 2011

Il cane


Il cane, si sa, è il migliore amico dell’uomo e, forse proprio per questo, riesce a sopportarne le angherie ma anche ad acquisirne le abitudini, tra le quali spicca quella di crearsi un ambiente confortevole ed atto alle proprie esigenze, all’interno del quale starsene tranquillo a farsi gli affari propri.
Un simile atteggiamento si acuisce in ragione proporzionale all’età, nel senso che più gli anni passano e più si diventa gelosi del proprio habitat, fatto di piccole cose, di gradevoli rumori, di odori familiari; si tende, insomma, a trasformarsi in pantofolai!
Anche Sturm aveva subito questa metamorfosi e ne andava anche giustamente orgoglioso.
Dovete sapere, infatti, che Sturm è un magnifico esemplare di “pastore tedesco” tanto imponente e terrificante nell’aspetto (da cui il nome) quanto pacioccone nei comportamenti; si guadagna il pane o meglio i croccantini come “allarme vivente” (con licenza di attacco e mozzico) in uno dei garage della Capitale, dove sono usi sistemare i loro macchinoni quelli dal portafoglio gonfio.
Tra costoro, c’è anche Uno di Noi (noto per le sue disponibilità finanziarie a diversi zeri) il quale si reca quasi giornalmente nel garage per prendere il suo macchinone, il cui controvalore costituirebbe un apprezzabile contributo per la lotta alla fame nel mondo; Sturm lo conosce, lo lascia passare girando il capoccione dall’altra parte, forse per non trovarsi invischiato nella scia di olezzo artiglieresco che lo segue.
Qualche giorno fa, il Nostro si era recato nel garage per cimentarsi in un’operazione quasi temeraria: rimettere in moto la sua motocicletta (anch’essa di valore off shore) per poi andarsi a fare un giro nel quartiere a far crepare d’invidia la metà degli abitanti.
Tutto acchittato da meccanico (tuta, scarpe, pedalini, guanti, cacciavite, il tutto rigorosamente firmato) inizia il cimento; svita le prime due viti, poi scollega un tubo flessibile, poi, arrivato alla corona, chiama il guardiano perché lì c’è da sporcarsi e, si sa, questo non è scritto in nessuna libretta.
Dopo infruttuosi e sporcanti tentativi, il guardiano, trucido nell’aspetto ma abbastanza limitato nel cervello, propone di prendere un trapano per vedere di risolvere il problema; detto fatto, prendono l’attrezzo e, come invasati dalla furia realizzatrice, decidono di asservirlo ad un compressore per alterarne la potenza: un po’ come quando si “abarthizzava” la 500!
Il rumore assordante che ne venne fuori non doveva rientrare nel novero di quelli cui si erano assuefatte le fini orecchie di Sturm, il quale, senza pensarci due volte, scatta come una molla dal suo torpore, corre come un ossesso verso l’origine molesta e, non riuscendo ad individuarne la provenienza, azzanna la prima cosa che gli si para a tiro: la chiappa destra del Nostro!
Non Vi dico la scena: urla, corsa al Pronto Soccorso, rifiuto di farsi massaggiare la “parte lesa” perfino da un’avvenente infermiera, punture anti rabbia; litri di disinfettante; fasciatura totale con pertuso centrale.
Ora, il Nostro è prono su uno dei suoi principeschi divani che sfoglia il catalogo delle librette per trovare quella che disciplini l’evento di cui è stato vittima; Sturm è tornato tranquillo, anche se non è ancora riuscito a realizzare come un rumore molesto sia associabile ad un olezzo artiglieresco: gli stanno portando un confratello-fante per spiegarglielo!
Ciao a tutti,
U.d.B

martedì 4 ottobre 2011

Solidarietà politica


I nostri dialoghi “politici” hanno evidenziato un forte arroccamento verso le proprie posizioni ideologiche antiche e tradizionali; sono certo, però, che in ciascuno di noi è rimasto qualcosa dell’altrui opinione.
Per quanto mi riguarda, ad esempio, ho mantenuto la convinzione che, nella stragrande maggioranza, i giudici, pur lavorando poco, sono onesti e preparati ma, dopo l’intervento di Carlo Mori, ritengo sempre più improcrastinabile una netta divisione fra la magistratura inquirente e quella giudicante.
Altro elemento che mi ha fatto riflettere riguarda la voglia di protagonismo dei PM; sulla sua effettiva esistenza siamo tutti convinti ma, evidentemente, ciascuno di noi valuta in maniera totalmente diversa i relativi effetti.
La questione non è puramente teorica perché se, nello svolgimento del proprio lavoro, la voglia di protagonismo arrivasse a discostarsi in maniera sostanziale rispetto alla soglia naturale di narcisismo presente in ogni essere umano, il risultato sarebbe disastroso. Un PM che mette insieme il proprio impianto accusatorio pensando più a se stesso che alla propria funzione, guarderà con attenzione più la posizione che l’accusato ha in campo mediatico e politico che gli elementi oggettivi posti a suo carico. Al contrario, il PM introverso, timido e schivo, potrebbe essere intimorito dalla paura di un improvviso protagonismo e, per questo, non vedere, anche inconsapevolmente, circostanze che gli imporrebbero l’introduzione del giudizio penale.
Non so se queste considerazioni possano valere nella questione che riguarda il ministro Saverio Romano; sta di fatto che, in questa fattispecie, un PM (magistratura inquirente), ritenendo non penalmente rilevanti gli elementi a sua disposizione, aveva deciso di archiviare la posizione del politico e un GIP (magistratura giudicante) ha provveduto in maniera del tutto opposta.
Strana discrasia, invero, ancorché gli elementi di valutazione fossero gli stessi: all’arresto di Provenzano, erano stati trovati nella tasca di una sua giacca, i numeri telefonici dello studio e del cellulare dell’avv. Romano; il pentito Lo Verso, ex imprenditore e gestore della latitanza del Provenzano, aveva affermato che Romano e Cuffaro erano alle dipendenze della mafia; altri boss mafiosi come Giuffrè, Lanzaleo e Campanella, avevano affermato la stessa cosa; Romano aveva dichiarato agli inquirenti di aver conosciuto Provenzano nel 1984, quando insieme frequentavano la facoltà di giurisprudenza e di non averlo più visto da allora; al contrario, dopo il 1984, ci sono stati riscontri su numerosi incontri con mafiosi come: Guttaduro, Miceli, Mandalà, Campanella, tutti molto vicini a Provenzano.
Dopo il voto con il quale il Parlamento ha respinto la mozione di sfiducia nei confronti del ministro Saverio Romano, ho letto di una dichiarazione di un suo ex-collega che esternava una profonda solidarietà, definendolo: “capro espiatorio di una giustizia malata e di una politica che ha completamente smarrito quel confronto duro ma rispettoso della dignità delle persone”.

Ora la “palla” è nelle mani di un GIP diverso da quello che, non tenendo conto della richiesta di archiviazione del PM, ha disposto l’imputazione coatta e mi piacerebbe conoscere a quanto ammonta la sua soglia di protagonismo; ma quanti di noi, sulla base degli elementi indiziari esistenti, avrebbero agito diversamente?
A dire il vero ho saputo dell’esistenza di Saverio Romano solo a seguito della sua trasmigrazione ideologica/politica e, al fine di avere una conoscenza più approfondita del soggetto, ho cercato, tramite internet, fatti, di natura professionale e politica, che lo riguardassero. I fatti più rilevanti consistono in una, diciamo così, disinvolta propensione a considerare le cariche pubbliche a seconda delle circostanze, ambientali e partitiche, del momento.
La domanda che mi pongo è allora la seguente: fino a che punto la solidarietà verso il partito o il gruppo da noi scelto può giustificare l’attacco alla fazione contrapposta ed a una istituzione terza quale è la magistratura?
Naturalmente la risposta può essere scontata per coloro che, ragionando come l’ex-collega, considerano la giustizia malata e l’opposizione faziosa ma fermiamoci al caso di specie. Sulla base degli elementi indiziari sopra indicati: la giustizia sarebbe stata sana se avesse archiviato il caso? e la mozione di sfiducia presentata dall’opposizione è priva di fondamento?
Un abbraccio a tutti,
Francesco

lunedì 3 ottobre 2011

Settimana sarda




Ragazzi,
il popolo della Nike sta per rimettersi in movimento per una nuova avventura, questa volta al di là del mare!
Stiamo pensando di organizzare una gita-lunga in terra sarda all’inizio di giugno prossimo, sfruttando le ottime capacità, le smisurate conoscenze e l’indiscusso amore per la sua terra dell’indigeno doc Pierfranco



Nell’allegato (clicca qui per leggerlo), sono riportati sia il programma di massima sia i costi orientativi, con la precisazione che entrambi sono suscettibili di modifiche sulla base delle proposte che arriveranno da ciascuno di Noi.
Tempo ne abbiamo, però e considerate anche la prevedibili difficoltà connesse con la discontinuità territoriale, sarebbe bene che ciascun interessato dicesse la sua al più presto (indirizzando le email a Ettore e a Pierfranco e p.c a Oliviero) in modo che si possa incominciare a lavorare su una base numerica attendibile.
Nell’attesa, un abbraccione,
Ettore


A scanso di equivoci ..

Il nome della spiaggia e della torre torre derivano dal toponimo della zona. "La Pelosa", probabilmente in origine "sa palosa" , deriva dal fatto che tutta la zona, in particolare la spiaggia e l'isola erano ricoperte da palle di mare ovali e pelose, che la risacca regalava alle spiagge in continuazione e che si accumulavano, giacchè nessuno provvedeva alla cura e pulizia.
In effetti, sino alla fine degli anni '60 la spiaggia non era molto frequentata ed era meta di pochissimi turisti. I pochi turisti che in stagione o fuori stagione si avventuravano da quelle parti potevano notare un tratto di costa/spiaggia completamente ricoperta di egagropili (comunemente noti appunto come palle di mare, polpette di mare o patate di mare), cioè quegli agglomerati sferici o ovali di colore marrone chiaro e di consistenza feltrosa, frutto dello sfilacciamento dei residui fibrosi delle foglie della pianta di posidonia. Comunemente ed erroneamente chiamata "alga", la posidonia è una pianta acquatica superiore che svolge un'importante funzione di ossigenazione dell'acqua; le sue praterie rappresentano un riparo e una zona di riproduzione per la fauna marina e offrono nutrimento a pesci, cefalopodi e cordati. Inoltre, la posidonia contribuisce in modo sostanziale alla fissazione dei fondali e alla protezione delle spiagge dall'erosione.
Periodicamente, la posidonia perde le foglie e lungo le coste sarde (ma in generale in tutto il Mediterraneo), in concomitanza soprattutto della bella stagione, riempie le spiagge dei residui di posidonia spiaggiata.