La pressione morale ed il coinvolgimento mediatico scientificamente operati su di Lui hanno avuto ragione di una straordinaria Persona, sensibile, mite, generosa, di sostanza e mai di apparenza.
Tutti oggi ne parlano in maniera meravigliosa, anche chi -per puro calcolo elettorale- lo ha usato per screditare le Istituzioni e la più Alta e moralmente ineccepibile Carica dello Stato.
Ho avuto la fortuna di conoscerLo 26 anni fa per esigenze di lavoro.
Ero al Comando Generale e curavo tutte le pubblicazioni. L'Arma Gli aveva affidato la redazione di un Codice commentato e, vistane l'ottima riuscita, tanti altri libri.
Abbiamo lavorato insieme almeno quattro anni e siamo diventati Amici.
Di Lui apprezzavo l'ansia realizzatrice, la cultura giuridica senza confini, la carica vitale. Era, già allora, amico di tanti illustri personaggi ma si dedicava ai piccoli -ero tra questi- con le stesse attenzioni, con lo stesso impegno.
Abbiamo continuato, con questa Sua propensione, a frequentarci.
Questo era Loris D'Ambrosio, secondo la mia testimonianza.
Questo Grande Servitore dello Stato è stato svillaneggiato, vituperato, mortificato - E PURTROPPO E' MORTO- da un soggetto che si qualifica molto male da solo e che, peraltro, ha indossato la Sua stessa toga.
Una preghiera, cari Amici, mi sento di rivolgerVi, con la speranza che la vogliate raccogliere: quando doveste incontrarlo, quando Vi trovaste a parlare di lui, essendo egli un soggetto completamente diverso dal buon Consigliere D'Ambrosio, trattatelo, parlatene con sufficienza, con disprezzo. Non è stato la Causa ma ha determinato l'effetto.
Un abbraccio con l'affetto che mi sapete,
Carlo Minchiotti.
venerdì 27 luglio 2012
martedì 3 luglio 2012
Va bene così
Era saggio, nonché opportuno, far passare qualche ora dall’amara conclusione della finalissima Italia-Spagna, prima di fare qualche considerazione –rigorosamente personale- su questi Europei 2012 di Polonia ed Ucraina.
Da un punto di vista calcistico, possiamo dire che ci andata oltre le più rosee aspettative: eravamo partiti come cenerentola, eravamo riusciti pure a trasformare la zucca in carrozza con tanto di “traino ad otto”, avevamo preso parte al ballo del Principe....non siamo riusciti solo a calzare la scarpina: forse, perché non avevamo nemmeno più la forza per alzare il piede!
Non è certo una consolazione, specie quando ci si era fatti la bocca buona; però, possiamo dire con tutta onestà che, da quell’infausto ed umiliante “Sudafrica 2010”, abbiamo fatto un bel passo avanti: un passo che ci ha avvicinati al salotto buono del Calcio continentale, con buone e concrete prospettive per quello mondiale.
Bellissima è stata, invece, la partecipazione convinta ed anche a tempo dei giocatori (ma anche della panchina e del pubblico) all’Inno; forse penseranno che “coorte” sia una “corte” con una “o” in più (come sembra abbia spiegato Totti a De Rossi che gli aveva chiesto...ma che vor dì?!); resta il fatto, però, che cantavano ed erano convinti e partecipi di quello che stavano facendo.
Non mi va né ne ho le competenze per giudicare le scelte tecniche (alla fin fine, però, rivelatesi azzeccate) o il rendimento dei singoli che hanno dato tutti il massimo, in termini sia tecnici che fisici; mi resta solo il cruccio che Giggetto, nonostante i continui, accorati solleciti, non sia riuscito a risolvere il “caso Montolivo”.
Quello che vorrei commentare, invece, è il contorno in cui la manifestazione si è svolta; un contorno che è stato dominato dai servizi RAI e dalle “esternazioni” dei soliti radical chic che, forse per giustificare la propria esistenza, non si sono fatti scrupolo di offrire il meglio di sé, in termini di luoghi comuni e di qualunquismo. Partiamo dalla RAI. Che la TV pubblica fosse alla frutta (ma io credo, all’ammazzacaffé) è un dato di fatto e non solo nell’ambito sportivo; quello che ci ha “offerto” nella circostanza credo rappresenti l’apoteosi del dejà vu che, però forse in un eccesso di fiducia, credevamo di non essere costretti a vedere più.
Personaggi “in studio” che pontificano, conduttori che non conducono un bel niente, hanno dato un’immagine di dilettanti allo sbaraglio, in raffronto dei colleghi delle TV a pagamento; per non parlare dei telecronisti, specie quelli tecnici, il cui “tecnico” raggiungeva vette eccelse del tipo “questo è fallo”, “la sfera era uscita” , "non dobbiamo buttar via la palla” etc. etc., per non parlare del continuo e perdente conflitto con la Lingua italiana, che ha visto D’Amico insuperato ed insuperabile protagonista.
E veniamo ai “tuttologi”, quella categoria di autoproclamati “eletti” che si arroga il diritto di intervenire su tutto e su tutti, assumendo sempre atteggiamenti controcorrente, riuscendo sempre a rovinare la gioia ed il legittimo orgoglio di un intero Popolo, foss’anche per una semplice partita di pallone.
Certo, da “radio padania” non ci si poteva aspettare altro: sarebbe come pretendere che un asino voli!
Ma da Travaglio e da Grillo –che pure stupidi non sono- mi sarei aspettato che, per una volta, fossero stati capaci di rinunciare al loro pessimismo cosmico e avessero vissuto l’evento per quello che era: un effimero momento di esaltazione che è proprio di qualsiasi Popolo, a qualsiasi latitudine.
Non c’era certo bisogno delle loro acide filippiche per ricordarci dei legami tra le banche e le (maggiori) società calcistiche spagnole; così come non c’era bisogno per ricordarci degli scandali-scommesse; hanno voluto ergersi, ancora una volta, a censori duri e puri ma, a mio avviso, l’hanno fatta fuori dal vaso: se tacevano era meglio per tutti, soprattutto per loro!
Prossimo appuntamento: dopo la finalissima (con l’Italia logicamente) del Mundial brasileiro!!!
Un abbraccio a Tutti,
Ettore.
Da un punto di vista calcistico, possiamo dire che ci andata oltre le più rosee aspettative: eravamo partiti come cenerentola, eravamo riusciti pure a trasformare la zucca in carrozza con tanto di “traino ad otto”, avevamo preso parte al ballo del Principe....non siamo riusciti solo a calzare la scarpina: forse, perché non avevamo nemmeno più la forza per alzare il piede!
Non è certo una consolazione, specie quando ci si era fatti la bocca buona; però, possiamo dire con tutta onestà che, da quell’infausto ed umiliante “Sudafrica 2010”, abbiamo fatto un bel passo avanti: un passo che ci ha avvicinati al salotto buono del Calcio continentale, con buone e concrete prospettive per quello mondiale.
Bellissima è stata, invece, la partecipazione convinta ed anche a tempo dei giocatori (ma anche della panchina e del pubblico) all’Inno; forse penseranno che “coorte” sia una “corte” con una “o” in più (come sembra abbia spiegato Totti a De Rossi che gli aveva chiesto...ma che vor dì?!); resta il fatto, però, che cantavano ed erano convinti e partecipi di quello che stavano facendo.
Non mi va né ne ho le competenze per giudicare le scelte tecniche (alla fin fine, però, rivelatesi azzeccate) o il rendimento dei singoli che hanno dato tutti il massimo, in termini sia tecnici che fisici; mi resta solo il cruccio che Giggetto, nonostante i continui, accorati solleciti, non sia riuscito a risolvere il “caso Montolivo”.
Quello che vorrei commentare, invece, è il contorno in cui la manifestazione si è svolta; un contorno che è stato dominato dai servizi RAI e dalle “esternazioni” dei soliti radical chic che, forse per giustificare la propria esistenza, non si sono fatti scrupolo di offrire il meglio di sé, in termini di luoghi comuni e di qualunquismo. Partiamo dalla RAI. Che la TV pubblica fosse alla frutta (ma io credo, all’ammazzacaffé) è un dato di fatto e non solo nell’ambito sportivo; quello che ci ha “offerto” nella circostanza credo rappresenti l’apoteosi del dejà vu che, però forse in un eccesso di fiducia, credevamo di non essere costretti a vedere più.
Personaggi “in studio” che pontificano, conduttori che non conducono un bel niente, hanno dato un’immagine di dilettanti allo sbaraglio, in raffronto dei colleghi delle TV a pagamento; per non parlare dei telecronisti, specie quelli tecnici, il cui “tecnico” raggiungeva vette eccelse del tipo “questo è fallo”, “la sfera era uscita” , "non dobbiamo buttar via la palla” etc. etc., per non parlare del continuo e perdente conflitto con la Lingua italiana, che ha visto D’Amico insuperato ed insuperabile protagonista.
E veniamo ai “tuttologi”, quella categoria di autoproclamati “eletti” che si arroga il diritto di intervenire su tutto e su tutti, assumendo sempre atteggiamenti controcorrente, riuscendo sempre a rovinare la gioia ed il legittimo orgoglio di un intero Popolo, foss’anche per una semplice partita di pallone.
Certo, da “radio padania” non ci si poteva aspettare altro: sarebbe come pretendere che un asino voli!
Ma da Travaglio e da Grillo –che pure stupidi non sono- mi sarei aspettato che, per una volta, fossero stati capaci di rinunciare al loro pessimismo cosmico e avessero vissuto l’evento per quello che era: un effimero momento di esaltazione che è proprio di qualsiasi Popolo, a qualsiasi latitudine.
Non c’era certo bisogno delle loro acide filippiche per ricordarci dei legami tra le banche e le (maggiori) società calcistiche spagnole; così come non c’era bisogno per ricordarci degli scandali-scommesse; hanno voluto ergersi, ancora una volta, a censori duri e puri ma, a mio avviso, l’hanno fatta fuori dal vaso: se tacevano era meglio per tutti, soprattutto per loro!
Prossimo appuntamento: dopo la finalissima (con l’Italia logicamente) del Mundial brasileiro!!!
Un abbraccio a Tutti,
Ettore.
Iscriviti a:
Post (Atom)