venerdì 27 luglio 2012

Ricordo di un Galantuomo

La pressione morale ed il coinvolgimento mediatico scientificamente operati su di Lui hanno avuto ragione di una straordinaria Persona, sensibile, mite, generosa, di sostanza e mai di apparenza. Tutti oggi ne parlano in maniera meravigliosa, anche chi -per puro calcolo elettorale- lo ha usato per screditare le Istituzioni e la più Alta e moralmente ineccepibile Carica dello Stato.
Ho avuto la fortuna di conoscerLo 26 anni fa per esigenze di lavoro.
Ero al Comando Generale e curavo tutte le pubblicazioni. L'Arma Gli aveva affidato la redazione di un Codice commentato e, vistane l'ottima riuscita, tanti altri libri.
Abbiamo lavorato insieme almeno quattro anni e siamo diventati Amici.
Di Lui apprezzavo l'ansia realizzatrice, la cultura giuridica senza confini, la carica vitale. Era, già allora, amico di tanti illustri personaggi ma si dedicava ai piccoli -ero tra questi- con le stesse attenzioni, con lo stesso impegno.
Abbiamo continuato, con questa Sua propensione, a frequentarci.
Questo era Loris D'Ambrosio, secondo la mia testimonianza.
Questo Grande Servitore dello Stato è stato svillaneggiato, vituperato, mortificato - E PURTROPPO E' MORTO- da un soggetto che si qualifica molto male da solo e che, peraltro, ha indossato la Sua stessa toga.
Una preghiera, cari Amici, mi sento di rivolgerVi, con la speranza che la vogliate raccogliere: quando doveste incontrarlo, quando Vi trovaste a parlare di lui, essendo egli un soggetto completamente diverso dal buon Consigliere D'Ambrosio, trattatelo, parlatene con sufficienza, con disprezzo. Non è stato la Causa ma ha determinato l'effetto.
Un abbraccio con l'affetto che mi sapete,
Carlo Minchiotti.

martedì 3 luglio 2012

Va bene così

Era saggio, nonché opportuno, far passare qualche ora dall’amara conclusione della finalissima Italia-Spagna, prima di fare qualche considerazione –rigorosamente personale- su questi Europei 2012 di Polonia ed Ucraina.
Da un punto di vista calcistico, possiamo dire che ci andata oltre le più rosee aspettative: eravamo partiti come cenerentola, eravamo riusciti pure a trasformare la zucca in carrozza con tanto di “traino ad otto”, avevamo preso parte al ballo del Principe....non siamo riusciti solo a calzare la scarpina: forse, perché non avevamo nemmeno più la forza per alzare il piede!
Non è certo una consolazione, specie quando ci si era fatti la bocca buona; però, possiamo dire con tutta onestà che, da quell’infausto ed umiliante “Sudafrica 2010”, abbiamo fatto un bel passo avanti: un passo che ci ha avvicinati al salotto buono del Calcio continentale, con buone e concrete prospettive per quello mondiale.
Bellissima è stata, invece, la partecipazione convinta ed anche a tempo dei giocatori (ma anche della panchina e del pubblico) all’Inno; forse penseranno che “coorte” sia una “corte” con una “o” in più (come sembra abbia spiegato Totti a De Rossi che gli aveva chiesto...ma che vor dì?!); resta il fatto, però, che cantavano ed erano convinti e partecipi di quello che stavano facendo.
Non mi va né ne ho le competenze per giudicare le scelte tecniche (alla fin fine, però, rivelatesi azzeccate) o il rendimento dei singoli che hanno dato tutti il massimo, in termini sia tecnici che fisici; mi resta solo il cruccio che Giggetto, nonostante i continui, accorati solleciti, non sia riuscito a risolvere il “caso Montolivo”.
Quello che vorrei commentare, invece, è il contorno in cui la manifestazione si è svolta; un contorno che è stato dominato dai servizi RAI e dalle “esternazioni” dei soliti radical chic che, forse per giustificare la propria esistenza, non si sono fatti scrupolo di offrire il meglio di sé, in termini di luoghi comuni e di qualunquismo. Partiamo dalla RAI. Che la TV pubblica fosse alla frutta (ma io credo, all’ammazzacaffé) è un dato di fatto e non solo nell’ambito sportivo; quello che ci ha “offerto” nella circostanza credo rappresenti l’apoteosi del dejà vu che, però forse in un eccesso di fiducia, credevamo di non essere costretti a vedere più.
Personaggi “in studio” che pontificano, conduttori che non conducono un bel niente, hanno dato un’immagine di dilettanti allo sbaraglio, in raffronto dei colleghi delle TV a pagamento; per non parlare dei telecronisti, specie quelli tecnici, il cui “tecnico” raggiungeva vette eccelse del tipo “questo è fallo”, “la sfera era uscita” , "non dobbiamo buttar via la palla” etc. etc., per non parlare del continuo e perdente conflitto con la Lingua italiana, che ha visto D’Amico insuperato ed insuperabile protagonista.
E veniamo ai “tuttologi”, quella categoria di autoproclamati “eletti” che si arroga il diritto di intervenire su tutto e su tutti, assumendo sempre atteggiamenti controcorrente, riuscendo sempre a rovinare la gioia ed il legittimo orgoglio di un intero Popolo, foss’anche per una semplice partita di pallone.
Certo, da “radio padania” non ci si poteva aspettare altro: sarebbe come pretendere che un asino voli!
Ma da Travaglio e da Grillo –che pure stupidi non sono- mi sarei aspettato che, per una volta, fossero stati capaci di rinunciare al loro pessimismo cosmico e avessero vissuto l’evento per quello che era: un effimero momento di esaltazione che è proprio di qualsiasi Popolo, a qualsiasi latitudine.
Non c’era certo bisogno delle loro acide filippiche per ricordarci dei legami tra le banche e le (maggiori) società calcistiche spagnole; così come non c’era bisogno per ricordarci degli scandali-scommesse; hanno voluto ergersi, ancora una volta, a censori duri e puri ma, a mio avviso, l’hanno fatta fuori dal vaso: se tacevano era meglio per tutti, soprattutto per loro!
Prossimo appuntamento: dopo la finalissima (con l’Italia logicamente) del Mundial brasileiro!!!
 Un abbraccio a Tutti,
Ettore.