Erano due/tre mesi che, controllando l’importo accreditato in banca della mia affatto povera pensione, mi ero accorto che era di qualche centinaio di € inferiore all’usuale.
Lì per lì non ho dato eccessiva importanza alla cosa, poi, divenuta ciclica, ho cercato di saperne di più, sulla spinta anche di Ester, giustamente allarmata.
Andato sul sito dell’INPS, cozzavo sempre contro la richiesta di PIN che cercavo disperatamente di scaricare ma compariva sempre un “dati errati” anche quando scrivevo il mio nome!
Pur seguendo i consigli di Giggetto ma non essendo io né “informatico” né Artigliere, ho deciso di recarmi nella sede dell’INPS- ex INPDAP che si trova nella zona sud orientale della (ex) Caput Mundi; per intenderci: ad ore sei, tre chilometri circa in linea d’aria da casa di Giggetto (chi volesse sapere dove si trova, può utilizzare questo indirizzo: www.quiabitagiggetto.it).
Ripugnando il “navigatore” per questioni etiche e, soprattutto, perché istruito dalle disavventure di Oliviero e dalle cazzate che spara quello di Vlado, mi sono munito di stampate delle zona ricavate da Google in tutte le versioni possibili.
Così attrezzato, verso le otto del mattino, motori, direzione ore dieci e…via.
Le cataratte del cielo sono spalancate (da qui, il detto “piove che Dio la manda!”) ma io procedo sicuro, protetto dalla inossidabile scorza del Fante ma anche dalla carrozzeria della mia Alfa 156 “rosso Alfa”.
Superate qualche decina di code, finalmente arrivo all’Eur; direzione ore due secondo le mappe e procedo tranquillo; il guaio è, però, che le mappe NON riportano i sensi vietati per cui sono costretto a tesaurizzare l’istinto del Fante ed a fare un ricorso spregiudicato all’intramontabile “metodo del buon uomo”.
Dopo un’ora e tre quarti per percorrere ben 51 chilometri, arrivo. Lo spettacolo è affascinante e rilassante: un palazzo di cinque piani, tutto vetro (c’è pure il cemento, però, per tenere insieme il vetro) verde-bottiglia, con in più la possibilità di parcheggiare nel raggio di poche decine di metri.
La prima, gradevole, sorpresa è all’ingresso pedonale dove uno del plotone della guardiania mi affianca, mi sorride e, con fare affabile, mi chiede di quale servizio avessi bisogno. Saputolo, mi indica un ingresso (sempre a vetri), aiutandosi con una gestualità che riuscirebbe difficile anche al dio Vishnu, nonostante le sue numerose braccia.
Entro dove indicatomi e, giù, una sequela di soprese. La prima, un altro guardiano (da “interno”, per distinguerlo da quello da “esterno” di cui detto) che, senza sbracciarsi, mi indica il bancone dell’ usciere, con paritetica cortesia; la seconda, l’usciere (o meglio uno degli uscieri) che mi si fa incontro, mi apostrofa –udite udite- con un buongiorno sorriserato, schiaccia il pulsante della macchinetta distributrice dei numeretti, mi dà il mio e –ariudite- senza nessuna mancia! Ma non è finita con le sorprese! Per tacitare la prostata, mi reco ai bagni e non avrei mai immaginato di trovarli puliti, ordinati e, massimo della goduria, con porte e sciacquone funzionanti.
Mi ero appena accomodato su una confortevole poltroncina di una ordinatissima ed immensa sala d’attesa che, su uno schermo al plasma -credo di un paio di centinaia di pollici-, appare il mio numero con l’indicazione dello sportello cui recarmi. Varco la porta; un altro guardiano seduto a lato mi sorride ed entro in una sala più immensa della precedente, come essa pulitissima, su cui si affaccia una teoria sterminata di box sistemati a mo’ di teatro greco.
Mi avvio al mio. Un funzionario dal fare umano mi accoglie con un altro, incoraggiante buongiorno, mi dice di accomodarmi su un’altra, confortevole poltroncina, diversa però dalla prima, in quanto credo, perché da “colloquio”, mentre l’altra era da “attesa”.
La scrivania è pulita, non ci sono mucchi di faldoni né fogli di carta: solo una tastiera ed uno schermo!
Per farla breve, nel giro di pochi minuti: risolve le mie perplessità; si informa (non richiesto) presso un collega sullo stato del mio “decreto pensionistico definitivo” (sono sette anni che viaggio con un “provvisorio!) e –arriudite- avverte l’usciere di prima che sarei passato per farmi dare il famigerato PIN; si alza dalla sedia, mi tende la mano e mi risaluta….il tutto senza essere andato a prendere un caffè o aver perso tempo a cazzeggiare per telefono.
Arrivo dall’usciere, che non è lo stesso dei numeretti, forse perché adibito a funzioni concettuali; mi porge un modulo da compilare, scritto con caratteri leggibili; mi chiede il codice fiscale così può iniziare mentre io compilo il modulo; ricevutolo compilato, gli dà un rapido sguardo professionale e mi consegna una busta sigillata; il tutto in due minuti due!
In definitiva, in memo di un quarto d’ora, si è compiuto quasi un miracolo: sono andato in bagno, ho risolto tutti ma proprio tutti i miei problemi, ho preso un caffè praticamente eccellente e, uscendo, mi sono acceso pure una sigaretta.
Incredulo, ho verificato i cartelli indicatori dei vari servizi: erano scritti in italiano!!!
Un abbraccio,
Ettore.
Caro Ettore
RispondiEliminala tua sorpresa e' riferita al numero di uscieri, che mi sembra esorbitante in un ambiente cosi' informatizzato, o al fatto che hai avuto rapidamente una risposta da un ufficio pubblico al servizio dei cittadini, che dovrebbe essere un fatto normale? ed e' normale anche che il Presidente dell' INPS, pur ricevendo i questa veste uno stipendio annuo di oltre 215,000 eur, arrivi ad incassare in tutto oltre 1,200,000 eur all'anno poiche' siede contemporaneamente in circa 25 poltrone di presidente, vicepresidente, amministratore, consigliere, sindaco etc???
un abbraccio
Renato
Caro Ettore, ti avevo già informato che la tua pensione è provvisoria e penso lo sarà ancora per anni. Poi ti faranno un conguaglio da VERIFICARE e se ti va bene riceverai quanto dato in meno e se va male dovrai rimborsare.
RispondiEliminaCiao Suff
Carissimo,
RispondiEliminama ti hanno dato sufficienti ragguagli in merito alla tua situazione?
Ciao