giovedì 17 settembre 2015
E’ iniziato il nuovo anno scolastico
Ieri sono state riaperte le Scuole e nel breve tragitto fra casa e Studio ho visto rianimarsi tutti gli austeri palazzi adibiti ad Istituti scolastici che normalmente incontro. Dei miei trascorsi ricordo ben poco ma credo che l’infantile curiosità nelle elementari, la spavalda euforia delle medie inferiori e la goliardia adolescenziale dei licei e delle medie superiori, non siano mutate con il tempo e con il ricambio generazionale. La scuola, con l’aiuto sostanziale della famiglia, è fondamentale per la crescita dell’individuo e per lo sviluppo sociale dello Stato in cui si vive e troppo spesso non le si attribuisce l’importanza che dovrebbe avere.
Quest’anno siamo ripartiti con una riforma nuova il cui scopo dovrebbe essere quello di eliminare il precariato ed introdurre una crescita professionale meritocratica dando maggiori deleghe e responsabilità al personale dirigenziale. Credo che disquisire ora sulla bontà o meno di questa riforma sia del tutto inutile perché è stata solo parzialmente avviata e perché i reali effetti saranno visibili nel tempo. Ciò nondimeno, ritengo utile e doveroso giudicare l’atto e le ragioni per i quali il M5S ha chiesto ai presidenti delle regioni di porre la questione di legittimità costituzionale su questa riforma scolastica. Toti ha subito rifiutato l’invito che invece è stato accolto da Emiliano e da Tosi. Non so se Emiliano abbia già depositato il ricorso e quali siano le ragioni addotte ma certamente Tosi lo ha fatto e ha esplicitato molto chiaramente le sue motivazioni in una trasmissione radiofonica (la solita radio 1) andata in onda ieri mattina alle h. 08,30.
Secondo il Presidente Regionale leghista, la neo riforma scolastica rappresenterebbe un abuso perpetrato dall’Esecutivo centrale a danno delle deleghe e dei poteri attribuiti costituzionalmente alle Regioni. Il protrarsi di questo abuso, sempre a detta del Presidente leghista, porterebbe “all’assurda” situazione per la quale si utilizzerebbero gli stessi strumenti didattici sia al sud che al nord senza tener conto delle diverse realtà socio economiche. Inoltre, la mobilità richiesta agli insegnanti porterà, sempre secondo il Presidente leghista, all’allontanamento da ciò che rappresenta oggi l’unico sistema normativo accettabile che è il federalismo leghista.
Non so voi ma io ho colto la continua insana voglia secessionista nelle parole di Tosi e faccio fatica ad immaginare un’Italia con programmi e metodi scolastici diversificati fra le varie Regioni e insegnanti giudicati per il luogo di nascita e/o di residenza. A dire il vero ci aveva già provato la Gelmini a diversificare i licei e gli istituti tecnici dando “diverso peso” al luogo di provenienza ma gli stessi autori di quella riforma ne compresero le lacune e l’abbandonarono ben presto all’oblio. L’Italia, nel bene e nel male, è unica e se è auspicabile un federalismo fiscale benevolo con i meritevoli e punitivo con gli spreconi, non si può colpire le singole individualità creando dei ghetti culturali territoriali. Cosa significa adeguare l’insegnamento alla situazione socio economica delle regioni? dare più importanza agli studi tecnici dove è preponderante l’industria? imporre lo studio delle materie umanistiche dove l’arte è trainante? o inculcare le conoscenze contadine dove l’agricoltura tira?. Il risultato sarebbe la creazione di intellettualoidi (per usare un termine caro a Gino) sfaccendati da una parte e tecnocrati sgrammaticati dall’altra.
Io credo che almeno sino ai licei e agli istituti magistrali e tecnici, la metodologia didattica debba essere univoca in tutte le regioni proprio perché ogni cittadino, se lo vorrà, deve avere la possibilità poi di continuare il proprio cammino universitario o intraprendere la propria carriere lavorativa dove vuole o dove sussiste più offerta. Nell’infanzia e nell’adolescenza, inoltre, si comincia a vedere al di là della propria famiglia e si vive la comunità con un senso di appartenenza che, con la crescita, caratterizzerà ogni rapporto con lo Stato e con le Istituzioni. Crescere con la consapevolezza che la propria base culturale è diversa da quella di un coetaneo residente al nord o al centro o al sud, può alimentare solo un senso di diversità e di distacco dallo Stato e dalle sue Istituzioni.
Forse è proprio questo che vuole la Lega ed è sintomatica la risposta che il suo presedente, Matteo Salvini, ha dato ad un giornalista che gli ha chiesto cosa direbbe a Renzi dopo aver saputo che questi aveva annullato altre visite per seguire la finale di tennis femminile fra Vinci e Pennetta. La sua risposta è stata letteralmente la seguente: “direi Renzi vaffanculo, la partita potevi vedertela in televisione”
Un abbraccione a tutti
Francesco
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Tosi presidente di regione? quale e da quando?
RispondiEliminaCaro Carlo Maria, ti ringrazio per l'intervento e mi scuso per l'imprecione. Naturalmente mi riferivo al leghista presidente della regione veneta Luca Zaia (è stato lui ad essere intervistato e a dire ciò che ho scritto)
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