Nei
miei spostamenti lavorativi e non, ascolto sempre “radio uno” e spesso trovo
dibattiti interessanti perché parlano di studi, associazioni ed enti sino a
quel momento, per me, sconosciuti.
L’altro giorno hanno intervistato un professore universitario di “biotecnica”
membro di una associazione (del quale non ricordo il nome e spero che qualcuno
di voi la conosca e mi fornisca indicazioni utili per la ricerca) il cui scopo
è il prolungamento ad oltranza della vita umana attraverso la rigenerazione dei
tessuti e la trasposizione di tutte le attività cerebrali in un cervello
artificiale. Detta così può sembrare roba da fantascienza (o da film
dell’orrore) destinata a rimanere nell’immaginario di qualche scienziato o
scrittore pazzo ma non la pensavano così anche i lettori di Giulio Verne quando
leggevano di strane macchine che solcavano i cieli o si inabissavano nei
fondali marini? L’aspetto più saliente del dibattito è stato rappresentato da
una possibile convergenza, o almeno non contrasto, fra gli effetti della
realizzazione di tale teoria e il credo religioso……..in sostanza, vivere per
qualche centinaia di anni, anche se in maniera bionica, non negherebbe
l’esistenza dell’anima, che in ogni caso prescinde dal corpo, e di una “vita”
post mortem.
Io
non credo che la nostra generazione possa arrivare a vedere la realizzazione di
questo progetto e mi domando sino a che punto esso sia effettivamente utile
all’umanità. Come tutti voi, ho vissuto e vivo una vita intensa e per lo più
piacevole ma con l’avanzare dell’età ogni tipo di problema diventa un fardello
sempre più pesante. Pensate al rapporto con i figli; alcuni avranno avuto
problemi di salute, altri di droga, altri di lavoro e, per quasi tutti, oggi
viviamo l’abnorme situazione che vede i genitori più ricchi e realizzati dei
figli. Pensate al problema con la compagna di una vita; prima era quasi
piacevole litigare perché la passione rappresentava un rimedio istantaneo e
soddisfacente, ora se non vi fossero interessi comuni ed un profondo reciproco
rispetto, la convivenza diventerebbe un onere insopportabile. Pensate ai
rapporti comunitari; prima si esternavano i propri contrasti ideologici senza
astio personale, oggi, quando si parla direttamente o si accede agli incontri
virtuali tipo facebook, si è sommersi da insulti e slogan che ti portano al
silenzio e alla chiusura sociale se non (ancor peggio) alla adesione verso
stereotipi privi di umanità. Pensate al nostro rapporto con le malattie; prima
nulla ci spaventava, oggi il normale decadimento fisico ci ha reso ipocondriaci
e certamente non ci aiutano i necrologici che leggiamo con sempre maggior
frequenza..
Tutto
questo fa parte della nostra attuale vita ma non fraintendetemi, la loro
realistica rappresentazione non va considerata come arrendevole constatazione o
rinuncia ad una sacrosanta voglia di vivere, sempre e comunque, nel miglior
modo possibile. Al contrario, la capacità di poter percepire con sana obiettiva
capacità ogni input che ci arriva sia dall’esterno che dal proprio essere, è il
miglior deterrente per lenire gli
effetti più negativi che esso ci porta. L’acquisizione di questa capacità
rappresenta, dunque, il vero elisir di lunga vita? …. non lo so ma credo con
certezza che ci faccia vivere meglio. Il vero problema è come fare ad
acquisirla.
Coloro
che non sono affetti dal morbo dell’arroganza e della presunzione sanno bene
che ogni propria convinzione non è verità assoluta e che, comunque, va sempre
confrontata nel contesto in cui si vive. Coloro che non sono affetti da un
radicalismo assoluto ed egoistico sanno bene che il racchiudersi in se stessi
genera involuzione fisica e morale. E’ il continuo rapporto con gli altri che
dà senso a ciò che facciamo. E’ la certezza di essere ascoltati che dà senso
alle nostre parole. E’ la certezza di essere accettati e, perché no, amati per
quello che siamo che ci fa sentire utili e vivi. Io credo che sia stato questo
insieme di pensieri la vera causa per la quale il nostro amico Ettore ha aperto
e dato vita al nostro Blog. Non certo desiderio di protagonismo o voglia di
leadership ma bisogno di parlare, di sentirsi parte di un mondo al quale ha
capito, forse, di farne parte solo dopo il pensionamento. Per lui, per
Pierluigi ed Oliviero che con lui vogliono mantenere vivo questo Blog, per me
stesso, io ricomincerò ad esternare periodicamente qui i miei pensieri nella
convinzione che, anche se non ci saranno risposte, qualcuno dei vecchi compagni
di Corso mi avrà ascoltato. Un abbraccione a tutti
Francesco
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