domenica 18 novembre 2012

Gli epigoni

E’ un po’ di tempo che non mi faccio sentire o che non affliggo, a seconda dei punti di vista; è altrettanto vero che il nostro Blog non è che stia vivendo la stagione migliore della sua esistenza.
Provo a dargli una smossa, affrontando un argomento che è più attuale che mai: le elezioni, ai vari livelli.
A premessa, corre l’obbligo di evidenziare che non correrò né correremo il pericolo di scivolare nella diatriba ideologica, per il semplice fatto che non esistono più ideologie, così come non esistono più i “nomi” dei partiti che, solo a leggerli, ti davano subito la misura di che cosa sarebbero stati portatori.
Fra qualche mese (si dice il 10 marzo 2013, 141° anniversario della morte di Giuseppe Mazzini), saremo chiamati ad eleggere i nostri “rappresentanti” che, secondo la nostra ricca Lingua, dovrebbero essere coloro incaricati di agire in nome e per conto di altri, cioè Noi.
Siccome non riesco a vedere nessuno degli attuali che sia in grado di convincermi di avere le caratteristiche almeno morali di quella definizione, sottopongo alla Vostra riflessione questo scritto, tratto dal “De Officiis” di Cicerone:
«In sintesi, coloro che hanno intenzione di dedicarsi alla vita politica si attengano a due insegnamenti di Platone: uno, di difendere l’interesse dei cittadini in modo tale da mirare ad esso, dimentichi del proprio utile, qualunque cosa facciano, l’altro, di occuparsi dell’intero complesso dello Stato, affinché, mentre fanno gli interessi di una parte, non trascurino tutte le altre. Tanto la tutela quanto l’amministrazione dello Stato devono infatti essere condotte a vantaggio di coloro che sono stati affidati ai governanti, non di coloro a cui esse sono state affidate. Coloro che invece hanno cura di una parte dei cittadini, ma ne trascurano l’altra parte, introducono nello Stato un fattore pericolosissimo, e cioè la rivolta e le lotte civili; ne consegue che alcuni sembrano difensori degli interessi del popolo, altri di tutti gli aristocratici (attualizzati in “gli esponenti della classe dirigente”), ma pochi solleciti nei confronti di tutti i cittadini. [...] Un cittadino serio ed onesto e degno di governare lo Stato fuggirà e odierà questi mali, dedicherà tutto se stesso allo Stato, non ricercherà la ricchezza o il potere e proteggerà tutto lo Stato in modo tale da aver cura di tutti. E inoltre non provocherà nessuno all’odio o alla malevolenza con false accuse e aderirà integralmente alla giustizia e all’onestà. [...] In generale, sono davvero miseri l’ambizione e il desiderio di prestigio; su questi argomenti si legge, sempre in Platone, che “coloro che litigavano per chi dei due amministrasse principalmente lo Stato si comportano come se fossero marinai che lottano per chi in particolare governi la barca”».
Certo che queste parole -che il mio illustre conterraneo scrisse un anno prima del suo assassinio-, rapportate al deserto ideale e morale della nostra “politica”, sembrano pronunciate da un marziano e destinate a dei venusiani.
Già il titolo stesso dell’Opera (“Dei doveri”) suona come un anacronismo in una società dove esistono solo “diritti”, dove ciascuno pensa al suo “particulare”, ammantandolo di una subdola ipocrisia che, però, “appartiene al novero delle iniziative private ed ognuno la esercita per fini personali”, come scriveva Indro Montanelli.
Ragazzi che Vi devo dire? Sperare di poter trovare degli epigoni di coloro che descrive Cicerone mi sembra un’impresa titanica e senza alcuna speranza di riuscita. Francesco probabilmente dirà che bisogna sforzarsi di andarli a cercare ma….tra chi?!
Un abbraccio,
Ettore

9 commenti:

  1. Carissimo Ettore, come al solito hai messo il dito nella piaga. Credo sia una preoccupazione comune quella di non sapere se andare a votare ed in caso affermativo chi votare. E’ un dubbio che attanaglia molti e sta fra la voglia di mandarli tutti a quel paese e il comune senso civico che spinge ciascuno a fare il proprio dovere di cittadino. Nel 1974 Henry Kissinger disse ad un giornalista durante una intervista “Quando verrò a Roma, andrò a pranzo con il presidente Giovanni Leone ma non parlerò di politica: la politica italiana è per me troppo difficile da capire” Queste parole mi hanno sempre fatto pensare che fosse la solita “sparata americana” nei nostri confronti, oggi mi rendo conto che mai come in questo caso Kissinger aveva ragione. Mi guardo intorno e mi chiedo come possa essere accaduto che il marciume si sia potuto diffondere in tutta la classe politica italiana, senza che nessuno se ne accorgesse o facesse qualcosa per intervenire. Coloro che noi avevamo eletto per fare gli interessi della Nazione secondo la definizione di Aristotele: "politica (dal greco πολιτικος, politikós) legata al termine "polis", che in greco significa città, la comunità dei cittadini; secondo il filosofo, "politica" significava l'amministrazione della "polis" per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano” , invece si sono comportati secondo quella di Max Weber: “la politica non è che aspirazione al potere e monopolio legittimo dell'uso della forza”, basta sostituire al termine forza il termine interessi personali. Lo stesso governo tecnico , pur avendo fatto cose egregie, non ha toccato i poteri forti pesando sempre e solo sul cittadino lavoratore. Il 4 febbraio del 1901, durante un discorso al parlamento Giolitti dichiarò: “Il governo quando interviene per tener bassi i salari commette un'ingiustizia, un errore economico e un errore politico. Commette un'ingiustizia perché manca al suo dovere di assoluta imparzialità tra i cittadini, prendendo parte alla lotta contro una classe. Commette un errore economico perché turba il funzionamento economico della legge della domanda e dell'offerta, la quale è la sola legittima regolatrice della misura salari come del prezzo di qualsiasi altra merce. Il Governo commette infine un errore politico perché rende nemiche dello stato quelle classi le quali costituiscono in realtà la maggioranza del Paese.“ Leggendo opportunamente fra le righe, sembra di essere tornati indietro di un secolo e ancora più forte sorge la domanda: Chi votare?” .
    un abbraccio a tutti
    Piuma

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  2. Francesco Miredi22 nov 2012, 11:51:00

    Caro Ettore, certo che bisogna sforzarsi e cercare di trovare chi possa lavorare meglio o meno peggio di coloro che li hanno preceduti e un passo avanti per avere più possibilità di successo può essere rappresentato da ciò che tu hai detto; il non legarsi a ideologie ormai prive di significato. A Piuma vorrei solo dire che, dall'immediato dopo guerra, l'indirizzo politico del nostro paese è stato sempre determinato solo ed esclusivamente dal popolo il quale ha legato il propio voto ad una serie di interessi individualistici quali la religione o il clietelismo o la territorialità o l'anti comunismo o l'anti fascismo. Anche il non voto serve a determinare un indirizzo politico, quello del qualunquismo e della demagogia.
    Un abbraccio a tutti
    Francesco

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  3. Caro Francesco,
    non ho risposto a Piuma per il solo fatto che condivido al 1000% le sue affermazioni.
    Vedi, il "legame" con ideologie giurassiche lo mantengono solo coloro che, non avendo niente di nuovo o "niente e basta" da proporre, si aggrappano ad un qualcosa che assomiglia molto ad una campana incrinata: per suonare, suona ma è stonata!
    Ti riconosco e quasi ti invidio la tretagona tenacia con la quale tu auspichi un "messia" che, mondandola dei suoi atroci peccati, restituisca all'onor del mondo la marcia "politica" italiota.
    Ma questa tua ferrea convinzione, credimi, fa a cazzotti con la triste realtà che ci circonda da decenni e che ha prodotto i guasti che si sta cercando disperatamente di riparare, a danno prevalente dei più deboli o, se preferisci, dei meno forti; ed il guaio è che, nonostante la venuta a galla di tanto marciume, i nostri "rappresentanti" continuano imperterriti a fare carne di porco (vds. i "niet" alla riduzione dei privilegi/appannaggi, la squallida pantomima sull'abolizione/accorpamento delle province, lo sperpero di danaro pubblico anche se dimissionari, come sta facendo la giunta Polverini....)
    E vengo al dunque: veramente sei convinto che che il non-voto sia sinonimo di "qualunquismo" e di "demagogia"? che il non sostenere più coloro che ci hanno fregati per tanti anni (e che se ne fregano bellatamente di noi) sia un segno di "vigliaccheria civica"?
    Oppure, invece, è la dimostrazione che la gente (me, in primis) si sente tradita in quegli Ideali che aveva coltivato per una vita e che aveva creduto di affidare a persone degne?
    Non sono tanto ingenuo da credere alla favoletta dei "duri e puri"; so benissimo che, in tutta la Storia (compresa la Roma ciceroniana) chi ha "rappresenato il popolo" lo ha potuto fare solo grazie a compromessi che rasentavano l'inciucio (Cesare arrivò a dare in sposa a Pompeo l'adorata figlia Giulia!). Ma poi, una volta al potere, quegli uomini fecero grande il popolo che li aveva eletti ed ancor più grande la loro Patria.
    Adesso non stiamo lì a fare paragoni tra uomini, cose e situazioni tra loro incommensurabili; però, porca miseria, ci dovrà pur essere una via di mezzo?!
    Ebbene, caro Francesco, io questa "via" non riesco a vederla: se tu lo puoi, per piacere, indicamela.
    Un abbraccione,
    Ettore.

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  4. Carlo Minchiotti22 nov 2012, 19:36:00

    Lo sfascio che da anni va avanti, con progressiva monotonia, sta continuando a distruggere i sogni dei nostri figli e delle generazioni future. Stiamo assistendo ora ad una modifica della partecipazione popolare che ha gradito originariamente una classe di inetti - tantissimi nostri politici degli ultimi trentacinque -quaranta anni- trasferendo poi le proprie simpatie su una masnada di guitti, improvvisatisi arruffa popolo. Quale differenza porterà questo cambio se non ad ulteriori disastri ? Milioni di nostri concittadini , si giunge ad ipotizzare il 53 per cento del corpo elettorale, non sanno a chi rivolgersi affinchè' trovino soluzione politica i gravissimi problemi strutturali che affliggono, con noi, l' intera Europa. Le forze politiche, sia vecchie, sia quelle costituite dai " tecnici" sia quelle che si candidano a sostituirle non affrontano seriamente la vera, unica, modifica indispensabile: LA NUOVA LEGGE ELETTORALE.Ci sara' qualcuno che ci parlerà di programmi dopo essersi speso sulle modalità della propria egoistica sopravvivenza o sulla strada di una mirabolante affermazione? Ci sara' tra costoro chi avra' la forza di affrontare, con animo nuovo,il problema della riduzione dei costi della politica, del disequilibrio costituzionale tra i Poteri e di affrontare con coraggio i tempi nuovi con criteri adeguati e con sacrifici correlati, che non colpiscano solo le classi medie?
    I guitti criticano ma non propongono; i politici - quelli che ci sono stati imposti- tacciono, mantenendo un profilo molto basso, i partiti, impauriti del recente calo di consensi, stanno cercando,con elezioni interne, volti credibili. .
    Qualcosa, forse, si otterra' ma quale potrà essere il giro di boa della nostra società, così arruffona,menefreghista, egoista? La diagnosi del futuro e' , soprattutto, priva di speranza. Oggi le forze politiche, i modesti governanti di ieri, quelli arroganti e presupponenti di oggi, i vuoti di idee e di nerbo offertici per il domani,qualora non cambiasse la legge elettorale, non hanno speso risorse per la modifica degli assetti costituzionale, politico ed economico della Nazione.
    E cosi' tutto e' rimasto fermo e tutto richiederà del tempo, frattanto perso in abbondanza, per superare una crisi globale che presuppone altre tempre, altre modalità. Trovare persone competenti e nuove potrebbe essere un importante passo in avanti sotto il profilo della crescita, della possibilità per i giovani di trovare una sistemazione stabile e decorosa, di equilibrare nuovamente la sconquassata macchina della Giustizia, di chiudere una stagione di abusi della nostra capacita' di sopportazione. Cerchiamo , in sintesi, di credere di più in noi stessi, non tralasciamo il Bene affidatoci dai nostri Genitori, la Democrazia, valutiamo con serenità come sia nostro Dovere andare a votare per evitare che un ulteriore allontanamento dalla politica possa far apparire nuovamente Uomini forti dei quali sinceramente non avvertiamo la necessità.
    Vi abbraccio Tutti
    Carlo Minchiotti

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  5. Francesco Miredi22 nov 2012, 20:31:00

    Caro Ettore ho più volte detto che ho sempre votato per i perdenti e, quindi, quale via vuoi che ti indichi?!. Il risultato del non voto è visibile dai suoi effetti e non si tratta di una mia convinzione. Francamente, ora che non rincorro più traguardi professionali sarei tentato di entrare nella politica attiva ma l'età, l'intransigenza, la sempre più arrugginita elasticità mentale mi farebbero sembrare un goffo pachiderma che si muove in un negozio di cristallo. Non aspetto il messia perchè convinto che non faccia parte di questo momento generazionale ma auspico ciò che ho sempre detto sin dal mio primo intervento sul blog: una partecipazione attiva e ponderata fondata su ragionamenti propri e non indotti che analizzino i fatti con obiettività e cultura (intesa coma conoscenza di ogni elemento fattuale). Questo stato di cose non sarà mai raggiungibile se non si tiene conto di alcuni principi fondamentali: 1) colui che non rispetta la legge non deve avere la possibilità di rappresentare il popolo, 2) le Istituzioni vanno migliorate non combattute; 3) non è vero che sono tutti uguali ma lo diventano nella nostra mente se, trasportati da un demagogico credo ideologico, giudichiamo sullo stesso piano la vendita di una casa appartenente ad un ente privato con l'appropriazione di denaro pubblico. Se si volesse, con serenità e pacatezza, analizzare la condotta dei politici attuali, vedremmo, forse, che Casini, a parte il suo radicalismo cattolico, non sbagliava quando criticava la politica personalistica berlusconiana e del suo entourage; che Fini, a parte l'arroccarsi alla poltrona, non sbagliava quando si scagliava contro l'anti nazionalismo leghista e il bieco vassallaggio dei suoi ex compagni di partito; che Prodi, Bersani e Franceschini, a parte il legame con zavorre estremiste, non sbagliavano quando dicevono che la tassazione va ponderata e che la lotta all'evasione e alla corruzione negli appalti pubblici deve essere l'attività predominante del governo; che oggi ci sono giovani politici, onesti e con cultura adeguata, che parlano di pulizia morale ed intellettuale e che affermano pubblicamente di essere contrari al finanziamento ai partiti e alle intollerabili agevolazioni in essere.
    Non credo che serva cercare una via di mezzo ed è normale che anche il ragionamento più libero e sensato possa portare a scelte sbagliate ma è meglio avere il dubbio di un errore consapevole che la certezza di aver delegato ad altri la propria scelta.
    Un abbraccione a te
    Francesco

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  6. Cari Amici , intervengo con la delicatezza di un elefante che da sempre mi contraddistingue . Ho appena sentito al tg che i nostri Onorevoli(?) rappresentanti , allo scopo di diminuire le spese della politica, hanno pensato bene di aumentare di 90 unita’ il loro “ esiguo” numero !! E allora , mi chiedo e vi chiedo, di cosa stiamo parlando ? La classe politica, come ho gia’ scritto, ha pervaso tutti i campi del Paese con i risultati che e’ inutile commentare. Allora l’unica cosa che rimane da fare , secondo me, e’ quella eliminare la causa sospendendo l’attivita’ del Parlamento. Non sono un sovversivo ma tutti sono in grado di vedere come anche le migliori intenzioni naufragano davanti al voto dei nostri rappresentanti, che alla fine rappresentano solo se stessi. Bisogna trovare un modo per far funzionare il Governo senza che sia sottoposto al voto delle Camere ma solo a quello degli elettori . Lo so che e’ difficile da realizzare ed e’ anche piu’ difficile trovare il Governo adatto allo scopo : un Governo che resti in carica per il tempo necessario a resettare le regole di funzionamento della politica azzerando quelle finora adottate e ricominciando a trattare gli eletti come ai tempi di Don Camillo e Peppone ( che viaggiavano in treno o in bicicletta ) ! Lo so che possono essere considerate utopie, se va bene, o fregnacce, nella maggioranza dei casi, ma penso che siamo in una situazione abbastanza vicina a quella che precedette il sorgere delle dittature del secolo scorso. Non a caso si sente parlare sempre piu’ frequentemente della mitica “ redistribuzione del reddito “ come a quei tempi, dimenticando che il problema principale e’ quello della “creazione del reddito “ . Di questa problematica propagandistica, a quei tempi, si interesso’ anche Alfredo Rocco sostenendo quello che ho appena esposto e redigendo in seguito un testo che ancora ci riguarda da vicino. Termino affermando che tutto quello di cui noi accusiamo i nostri politici e’ perfettamente legale e quindi vuol dire che il problema sta a monte : probabilmente il prossimo 17 dicembre Benigni dovrebbe cambiare il titolo alla sua trasmissione televisiva ( che chissa’ quanto ci costa ! ) . Per quanto riguarda l’astensione dal voto, ritengo che sia anche quella una espressione della propria volonta’ e non puo’ essere considerata una delega ad altri le proprie decisioni. Non e’ la stessa cosa votare qualcuno per un partito ed un programma e poi questo signore (?) cambia casacca e programma come gli pare ? Saluti democratici. Giovanni.

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  7. Francesco Miredi24 nov 2012, 10:42:00

    Caro Giovanni, quello che tu auspichi non sono utopie o frequacce ma più semplicemente un "colpo di Stato" come ce ne sono stati altri nel passato. Su questo la penso in maniera completamente diversa da te e quindi non commento. Da oltre quaranta anni non sento parlare di redistribuzione del reddito (assurdo perchè, come tu dici, il problema è la formazione del reddito) bensì di tassazione patrimoniale che è cosa ben diversa e che rientra nella logica di una economia liberale di destra come è quella attualmente in essere (a parte la lesione alla libertà di mercato generata dalla corruzione e dalla intromissione dello Stato). Quindi, a mio avviso, paventare ancora il pericolo del "baffone" è disinformazione. Sempre a mio personale avviso, l'astensione è l'esatto opposto di una manifestazione di volontà perchè il non voto non agevola nessuno se non quelli che votano i quali avranno maggiori possibilità di vedere eletti i propri prescelti. Un abbraccio
    Francesco

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  8. Caro Francesco e cari amici che avete la pazienza di leggere queste righe, il fatto che la Storia possa ripetersi non lo dico solo io ma anche un illustre napoletano del ‘700 ( historia se repetit ) che esaminò quei “ corsi e ricorsi “ ormai entrati anche nel linguaggio comune. Pertanto non sono gli uomini che evocano il passato ma e’ la Storia che si ripresenta allorche’ situazioni analoghe si verificano ciclicamente ed a distanza di tempo. Basta pensare che si evocano persino le Crociate per descrivere l’attuale conflitto etnico/economico/religioso . E quindi , penso che non siano gli uomini che ragionano secondo ideologie ormai tramontate ma sono le ideologie passate che si ripresentano alla prima favorevole occasione , specie se la relativa generazione e’ del tutto scomparsa. Per questo mi meraviglio che tu non abbia sentito parlare , da molto tempo e spesso, non solo partiti ma anche sindacati , della redistribuzione del reddito e non della sua formazione.
    Per quanto attiene al colpo di stato, tu puoi anche chiamarlo cosi’ però ricordo che una cosa simile avviene nell’ amministrazione dei Comuni : quando la politica non e’ piu’ in grado di governare , il Prefetto invia un commissario che , correggimi se sbaglio, assume i pieni poteri senza alcun vincolo del consiglio comunale che e’ stato sciolto. Il Governo Monti e’ una grande incompiuta : che senso ha nominare un Governo di tecnici quando ogni sua decisione deve essere “ autorizzata” dai partiti?
    Inoltre io ho auspicato un Governo che governi e non un dittatore che comandi. Quello qualche volta e’ il prodotto di una rivoluzione ( vedi quella Francese ,quella russa , quella spagnola ed ultima , ma speriamo di no, quella Egiziana) mentre altre volte si crea addirittura in Parlamento come il Nazismo ed il Fascismo . Il problema , sempre a mio modesto avviso, parte da lontano : dalla Costituzione che fu scritta in un momento storico molto complesso e da partiti ideologicamente distanti. Inoltre l’esperienza appena trascorsa del fascismo spinse a disegnare un ordinamento tale che ogni potere dello Stato fosse sottoposto al “ controllo” degli altri , realizzando di fatto un intreccio di vincoli inestricabile e paralizzante. E con l’esperienza maturata in decenni di attivita’ parlamentare , “alcuni” si sono cosi’ impratichiti del sistema , da piegarlo ai propri interessi personali . E questo e’ quello che si scopre, o si fa finta di scoprire , in questi tempi di crisi. Cocludendo io penso che non ci sia alcuna possibilita’, in Italia, di un colpo di stato ne di una rivoluzione e. se la discussione continuera’ , ne spieghero’ quelli che io ritengo siano i motivi. Saluti sempre piu’ democratici. Giovanni

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  9. Ragazzi,
    penso che la nostra discussione si stia avviando verso un piano -quello storico-filosofico- che ci porterebbe lontano e, certamente, ci farebbe uscire dal seminato delle nostre discussioni che, a mio avviso, dovrebbero contenere anche soluzioni o indicazioni di soluzioni concrete.
    Quello che auspica Giovanni non può essere relegato, sic et simpliciter, ad un "colpo di Stato", quanto a quella Magistratura prevista nella Roma repubblicana che rispondeva al nome di "dittatura", più o meno "illuminata" (ma anche Pericle, anche se non previsto, lo fu per la sua Atene).
    Il problema, quindi, è trovare non tanto "chi" (impresa di per sé quasi impossibile, considerata la squallida inconsistenza dei nostri politicanti), quanto "come", con quali strumenti costituzionali, cioé.
    Dice bene Giovanni quando parla di come buona parte della nostra Costituzione non sia più adeguata ai tempi; non credo di commettere alcun reato se affermo che Essa fu il frutto di "paure" incrociate che portaro a disegnare uno sistema istituzionale tale che potesse evitare il ripetersi della nascita di un altro "uomo della Provvidenza".
    Ma, nel 1946, non esistecìvano l'UE, la globalizzazione, il potere finanziario, lo spread e tutte quelle altre amenità che condizionano se non quando limitano le libertà nazionali; allora. era tutto semplicemente dualistico: tu stai da una parte ed io da quella opposta, se sgarri ti dichiaro una bella guerricciola e poi si vedrà.
    Ma l'atomica ha praticamente azzerato velleità del genere e si è arrivati ai compromessi ed ai dispettucci della "guerra fredda".
    Tornando a noi, è indubbio che stiamo vivendo un pessimo momento economico, una politica distante, una classe dirigente insensibile, una nuova generazione prima illusa e poi frustrata: gli elementi ci sono tutti, oggi come ieri, per pensare a qualcosa di "strano".
    Il guaio è che da noi, però, in conseguenza di decenni e decenni di malgoverno, quello "strano" si sta materializzando in un rincorrersi affannato, inconcludente, popolistico di "cazzate pazzesche".
    E' vero, ci troviamo in momento di crisi molto ma molto pensante, aggravato in Italia da tutte le anomalie che sono figlie del citato malgoverno; tuttavia, potrebbe essere l'occasione per non "sprecarla" questa crisi, nel senso di approfittarne per adottare quelle soluzioni "estreme" che il nostro asfittico e corrotto sistema parlamentare non è stato e non sarà capace di adottare e....arriviamo al "dittatore illuminato".
    Un abbraccio,
    Ettore.





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