lunedì 25 febbraio 2013

La transizione

Lasciatemi esprimere un’opinione su quanto accade ora nella Chiesa (quella che nel Credo è detta Cattolica Apostolica Romana). Penso che debba interessarVi, indipendentemente se siete cattolici o meno, professanti o meno, credenti o meno. Quel che accade in Vaticano, quel che tocca il Vescovo di Roma (che è, come dice nell’Annuario Pontificio; uno dei titoli dati al Papa, in quanto tale, Vescovo della Chiesa Universale) tocca tutti noi e il mondo intero. continua .......

Carlo Minchiotti.

mercoledì 20 febbraio 2013

De dirigenda Ecclesia


“Santità, sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello Ior, comprese le malefatte di Sindona…; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti Paesi e associazioni politico-religiose dell’Est e dell’Ovest…..; sono stato io in tutto il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l’espandersi di ideologie filo marxiste; e sono infine io che oggi vengo tradito e abbandonato…”

Questa lettera fu scritta, il 5 giugno 1982, da Calvi e indirizzata a Giovanni Paolo II con la speranza che il Papa togliesse la banca papalina dalle grinfie di Marcinkus e la consegnasse all’Opus Dei perché certo che quest’ultimo avrebbe salvato la banca Ambrosiana dal crac causato, principalmente, dal debito di Lit. 1.500 miliardi che questa aveva contratto nei confronti dello Ior. segue......
Francesco

giovedì 14 febbraio 2013

Senectus ipsa morbus


La rinuncia di Papa Benedetto XVI alla Missione affidataGli, per il tramite dei Cardinali riuniti in Conclave, dallo Spirito Santo ha talmente colto di sorpresa che, per alcune ore, tutte le fonti giornalistiche si sono limitate a diffondere la notizia. A distanza di poco più di quarantotto ore , avrete notato la differenza: tutti, gli italiani ed i tedeschi tra i più accesi, si sentono in dovere di discettare su quello che è' accaduto , su come passeranno i  giorni di Regno del Papa ingravescente per l'età , frugando, senza alcun pudore ,tra i segreti di ieri, di oggi e del non lontano Conclave. Tutti , ormai, si sono lanciati in una riffa della nomina e , a supporto delle proprie convinzioni, non hanno esitato , e continueranno ad essere sfrontati ,a sproloquiare sulla futura Decisione.
L' Extra omnes non sembra più dover essere pronunciato, dal momento che costoro considerano il Conclave poco meno di una riunione di condominio. Ed anche i motivi , sicuramente sofferti , che hanno portato il Santo Padre ad  assumere la drastica ed innovativa procedura di abbandono del Ministero di Pietro, vengono trattati come questioni di bar, come fatti accaduti in un piccolo quartiere e non come le vicende che hanno segnato la vita di un Uomo di fede, di un Governante illuminato e responsabile, la vita della Chiesa e di tutti noi, anche se non credenti, anche se non cattolici, anche se non cristiani.
È l'intima sofferenza del Sommo Pontefice a segnare questo nostro tempo in cui le vicende terrene della Chiesa si mescolano, si sovrappongono, a quelle di una Fede che vacilla nel mondo dei cattolici occidentali, messa in discussione dalle sfide che la Cattedra di Pietro deve, dovrà sempre più affrontare per rafforzare, in modo convincente e concreto, il dialogo con le altri religioni per evitare che l'integralismo, che segna molte di esse, stermini intere popolazioni che hanno abbracciato la Croce di Cristo, portata nei fatti e vissuta con il sacrificio della vita.
Altre situazioni delicate attendono il successore di Pietro, e, per la prima volta in tempi moderni, il Papa regnante, coinquilino di un illustre , ancorché ingombrante non per Sua volontà , Pontefice emerito. Non saranno fatti del quartierino, incideranno, e molto, sulla vita della Chiesa, costituiranno l'avvio di riforme che il gesto lungimirante di questo mite Pastore, autorevole e fine teologo, ha di fatto previsto che venissero attuate. La Sua permanenza alla guida di questa Chiesa non gli avrebbe consentito di procedere in un Governo forte della complessa macchina interna ed esterna, formata dalla  Curia e dalle Chiese nazionali.Vi si opponevano  la stanchezza della vecchiaia e  la persistente arroganza di striscianti serpi che Egli, nella Sua bontà , non ha voluto sacrificare .
Tutto e' stato detto in questi giorni e tutto potrà accadere domani nelle ovattate stanze vaticane: che non siano più segrete lo abbiamo constatato , che non conservino più il dono della migliore diplomazia del Mondo lo vediamo ogni giorno ma che  in esse si consenta , con mercati da quartiere romano, di abdicare al dono dello Spirito Santo che ci regalerà il nuovo Papa, questo e' da escludere e- se vi è , come tanti giornalisti- qualcuno che lo pensi, questo e' fermamente da condannare.
Vi abbraccio Tutti,
Carlo Minchiotti

martedì 5 febbraio 2013

Dum Romae consulitur...

Nel caravanserraglio di venditori urlanti promesse tanto al chilo che sbraitano su schermi televisivi, radio, giornaloni, giornalini e giornaletti (devo verificare gli annunci parrocchiali) ce ne è oramai per tutti i gusti: dagli ex sobri in loden, ai pervicaci imbonitori plurimiliardari, agli sbranatori di “chiunque osi permettersi di…”, agli sfasciatutto con divieto di fare prigionieri, per finire con il politburo togato.
Forse perché a corto di argomenti o forse per cercare disperatamente di dire qualcosa che ancora non aveva detto nessuno, questi piazzisti dell’aria fritta hanno tirato fuori argomenti in salsa “militare”. Il più gettonato è sicuramente quello degli F35, non fosse altro che per il suo impatto emotivo sul popolino sderenato dalle tasse, evitando accuratamente però di confessare il proprio coinvolgimento nelle varie fasi del programma.
Inoltre, qualcuno –tirando fuori un “cavalluccio” che il servo di turno gli aveva infilato nella tasca- in contrapposizione all’acquisto degli F35, se ne è uscito parlando addirittura di “Difesa comune europea”, spacciandola come la panacea di tutti i guai –di sicurezza ed economici- nostrani e degli altri; al riguardo, riesce difficile capire come mai, per quel “qualcuno”, gli F35 non producano “sicurezza”: mah, mistero della politica!
A prescindere dal fatto la “Difesa comune” era già oggetto di “riflessioni” molto prima che fossimo ospiti del ducale Palazzo (pensate alla UEO e meno male che l’hanno sciolta!), queste sparate elettorali -profferite da gente che non sa di che cosa stia parlando e destinate a gente che non gliene po’ fregà de meno- mi offrono il destro per qualche riflessione sul concetto stesso di “Europa unita”.
Parto da una domanda che Marcello si era e ci aveva posto nel suo bel pezzo “L’Europa dimenticata” del giugno scorso e cioè: “Non doveva l’unione monetaria preludere ad una forma di governo pan-europeo?”. Lascio agli esperti di economia monetaria la risposta; a me piace, invece, soffermarmi sul quel “governo pan-europeo” che, esso sì, dovrebbe rappresentare la panacea di tutti i guai che affliggono il Vecchio Continente, oramai ridotto a nobile decaduto.
Mi rendo conto che il retaggio di millenni di divisioni, di guerre, di massacri, di ruberie costituisce un ostacolo formidabile alla realizzazione di un’Entità sovrannazionale che abbia l’autorità di indirizzare, coordinare, unificare le “politiche” degli Stati membri e non solo occuparsi di broccoletti e di quote latte.
E, tra tutte le “politiche”, quelle più importanti, quelle più intime sono sicuramente gli Esteri e la Difesa; ma sono anche quelle che vengono salvaguardate con una gelosia al limite del paranoico, condizionate come sono dall’atroce ed indelebile peso di quel retaggio storico; non a caso, in Francia, costituiscono domaine réservé del Presidente della Repubblica.
Soffermandoci un attimo sul concetto di sicurezza, non potremo che constatare che, fino alla caduta del Muro, l’Europa (salvo la Francia) l’aveva appaltata agli Stati Uniti, tanto che ci si abituò a pensare ad una integrazione disancorata dalla sicurezza ed alimentando anche la legenda che l’unità politica sarebbe arrivata, quasi automaticamente, come coronamento dell’integrazione economica: ma non è stato così, perché, così, non poteva essere.
Ora ce la dobbiamo cavare da soli e, pertanto, logica vorrebbe che si cominciasse a fare i primi, timidi passi in quella direzione, non fosse altro perché appare chiaro che il mondo occidentale sta perdendo la battaglia per contenere la diffusione dell'islamismo radicale.
Fuori dai confini europei ma senza andare troppo lontano, quello che sta avvenendo sull’altra sponda del Mediterraneo dovrebbe costituire un pericoloso campanello d’allarme: il fallimento della cosiddetta “primavera araba” – che pur tante speranze aveva indotto- ha accresciuto il pericolo: dall’Egitto al teatro subsahariano, dove i salafisti dilagano, con l’intento di trasformare l’intera regione in tanti, nuovi Afghanistan.
E l’Europa come ha reagito? Con preoccupante dabbenaggine nella vicenda libica e con ottuso menefreghismo in quella del Mali.
Ora, non voglio riaprire la bella ed appassionante discussione nata dalle riflessioni di Renato, anzi la voglio vedere nell’ottica appunto della “sicurezza”, intesa come bene comune e non individuale di un singolo Stato. E, in questa ottica, cosa abbiamo fatto, cosa ha fatto questa Europa ansiosa di “unità” ma attenta a non sporcarsi le mani? Abbiamo lasciato sola la Francia (salvo qualche briciola di sostegno logistico), con la conseguenza di averLe offerto l’occasione di dare una rinverdita ad una sbiadita Grandeurr, in nome della quale ne trarrà motivo per ribadire la propria indisponibilità all’unificazione politica.
E, per piacere, non venitemi a parlare di “neo-colonialismo” o di protezione di miseri interessi economici! Certo, la Francia ne ha e bene ha fatto a salvaguardarli con ogni mezzo; ma il contenimento della minaccia islamista è o non è un “interesse “ di tutta l’Europa, a cominciare da noialtri Italiani? Era o non era, questa, una splendida ancorché piccola occasione per “europeizzare” un intervento militare, finalizzato a garantire la sicurezza di tutti? Era o non era, questa, una irripetibile occasione per dare un segnale fermo, concreto della volontà di lavorare sul serio per una “comunità politica” che, meno miope, fosse in grado di guardare oltre il proprio orticello, pensando anche a crearsi una ”zona di sicurezza” che La mettesse al riparo dalle feroci minacce islamiste?
Non si tratta solo di uranio o di petrolio o di altre ricchezze: è in gioco la sopravvivenza della stessa Civiltà europea!
Però noi dibattiamo sull’utilità di comprare o meno gli F35, perché, tanto…si dovrà tendere ad una chimerica “Difesa comune”: dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur!
Un abbraccio a tutti,
Ettore.