giovedì 14 febbraio 2013

Senectus ipsa morbus


La rinuncia di Papa Benedetto XVI alla Missione affidataGli, per il tramite dei Cardinali riuniti in Conclave, dallo Spirito Santo ha talmente colto di sorpresa che, per alcune ore, tutte le fonti giornalistiche si sono limitate a diffondere la notizia. A distanza di poco più di quarantotto ore , avrete notato la differenza: tutti, gli italiani ed i tedeschi tra i più accesi, si sentono in dovere di discettare su quello che è' accaduto , su come passeranno i  giorni di Regno del Papa ingravescente per l'età , frugando, senza alcun pudore ,tra i segreti di ieri, di oggi e del non lontano Conclave. Tutti , ormai, si sono lanciati in una riffa della nomina e , a supporto delle proprie convinzioni, non hanno esitato , e continueranno ad essere sfrontati ,a sproloquiare sulla futura Decisione.
L' Extra omnes non sembra più dover essere pronunciato, dal momento che costoro considerano il Conclave poco meno di una riunione di condominio. Ed anche i motivi , sicuramente sofferti , che hanno portato il Santo Padre ad  assumere la drastica ed innovativa procedura di abbandono del Ministero di Pietro, vengono trattati come questioni di bar, come fatti accaduti in un piccolo quartiere e non come le vicende che hanno segnato la vita di un Uomo di fede, di un Governante illuminato e responsabile, la vita della Chiesa e di tutti noi, anche se non credenti, anche se non cattolici, anche se non cristiani.
È l'intima sofferenza del Sommo Pontefice a segnare questo nostro tempo in cui le vicende terrene della Chiesa si mescolano, si sovrappongono, a quelle di una Fede che vacilla nel mondo dei cattolici occidentali, messa in discussione dalle sfide che la Cattedra di Pietro deve, dovrà sempre più affrontare per rafforzare, in modo convincente e concreto, il dialogo con le altri religioni per evitare che l'integralismo, che segna molte di esse, stermini intere popolazioni che hanno abbracciato la Croce di Cristo, portata nei fatti e vissuta con il sacrificio della vita.
Altre situazioni delicate attendono il successore di Pietro, e, per la prima volta in tempi moderni, il Papa regnante, coinquilino di un illustre , ancorché ingombrante non per Sua volontà , Pontefice emerito. Non saranno fatti del quartierino, incideranno, e molto, sulla vita della Chiesa, costituiranno l'avvio di riforme che il gesto lungimirante di questo mite Pastore, autorevole e fine teologo, ha di fatto previsto che venissero attuate. La Sua permanenza alla guida di questa Chiesa non gli avrebbe consentito di procedere in un Governo forte della complessa macchina interna ed esterna, formata dalla  Curia e dalle Chiese nazionali.Vi si opponevano  la stanchezza della vecchiaia e  la persistente arroganza di striscianti serpi che Egli, nella Sua bontà , non ha voluto sacrificare .
Tutto e' stato detto in questi giorni e tutto potrà accadere domani nelle ovattate stanze vaticane: che non siano più segrete lo abbiamo constatato , che non conservino più il dono della migliore diplomazia del Mondo lo vediamo ogni giorno ma che  in esse si consenta , con mercati da quartiere romano, di abdicare al dono dello Spirito Santo che ci regalerà il nuovo Papa, questo e' da escludere e- se vi è , come tanti giornalisti- qualcuno che lo pensi, questo e' fermamente da condannare.
Vi abbraccio Tutti,
Carlo Minchiotti

17 commenti:

  1. Profondamente colpito dalla notizia delle dimissioni del Santo Padre, mi associo alla di Lui preghiera per il Suo futuro da dimissionario.
    Ma,dal mio piccolo piccolo punto di vista, pur non potendo "entrare" nel cuore di Benedetto XVI, ritengo la sua scelta una rinuncia alla lotta. ci si può schierare pro o contro determinate cose, ma l'importante è combatterle dall'interno.
    D'accordo che si può talora ottenere più con la preghiera che con l'impegno pratico, ma, non essendo io un mistico, ritengo che... resistere sia meglio che desistere !
    che la Luce ci illumini tutti.
    Marco

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  2. Francesco Miredi17 feb 2013, 10:29:00

    Io sono in linea con il pensiero di Marco e devo dire che queste dimissioni sono state, per me, una ulteriore fonte di delusione; se anche le poche menti illuminate abdicano, uscire da questo groviglio di omertà, corruzione, egoismo e menzogna sarà sempre più difficile. La scorsa settimana avevo preparato un pezzo incentrato sulle attività dell'Istituto delle Opere Religiose e sui suoi passati rapporti con Banca Privata Italiana (Sindona), con il Banco Ambrosiano (Calvi) e con la Banca d'Italia (l'allora governatore era Ciampi) al fine di evidenziare come spesso la Chiesa abbia abbandonato l'obiettivo pastorale e abbia assunto la veste di attrice in uno scenario fatto di finanza "cattiva" e di capitalismo per pochi. Il collegamento fra le dimissioni del Santo Padre e lo IOR trova fondamento nella frase con cui Egli ha annunciato le proprie dimissioni e nella sospetta contemporaneità con la quale la Chiesa ha nominato il nuovo presidente. Benedetto XVI ha detto che ha perso il vigore nel fisico e nell'anima e quest'ultimo non si perde per anzianità o malattia; la forza d'animo si perde solo quando ci si sente impotenti davanti a situazioni contrarie al proprio credo che si ritiene impossibile modificare.
    Dopo aver letto le riflessioni di Carletto, ho desistito dal pubblicare le mie perchè capisco che per noi, la maggioranza degli uomini semplici e comuni, è difficile staccarsi da principi ai quali abbiamo sempre creduto a prescindere. In questo caso ci è più facile pensare che il gesto del Santo Padre sia stato voluto da Dio e non da un gruppo di ecclesiastici chiamati a governare le risorse terrene della Chiesa.
    Un abbraccio
    Francesco

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  3. Io mi pongo ,e, se volete, pongo anche a Voi un quesito : nell'ambito della facoltà del libero arbitrio che il Creatore ha concesso a tutti gli uomini ( e che tanti guai ha provocato, a partire dal peccato originale) è possibile ritirarsi dopo che essere stato consacrato dallo Spirito Santo Vicario di Cristo in terra ? Oppure, come ha già chiaramente espresso Francesco, questo atto e' l'esecuzione di un disegno Divino?Io penso sia la seconda ipotesi perchè e' quella che indica la Fede ma mi rendo conto che, per chi non e' cattolico, può provocare un senso di smarrimento ed un ingeneroso confronto con il Beato Predecessore. Saluti. Giovanni

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  4. Voglio provare a fare il "laico", quasi in concorrenza con il mio Credo.
    Non so (ma nemmeno lo penso) se il gesto di Benedetto XVI derivi da una Volontà superiore, per noi imperscrutabile.
    So,invece, e ne sono pure convinto che quanto avvenuto rappresenti un gesto di governo di portata universale e, al contempo, un imperativo atto di alto magistero spirituale.
    Con la Sua decisione, Benedetto XVI ha messo in chiaro che il Papa racchiude in Sè due "nature": una sacra, di pastore, di pontefice massimo che possiamo pur far discendere dallo Spirito Santo e che resta Sua e nessuno gliela può togliere (tant'è che sembra continuerà a mantenere il Suo nome di pontefice); l'altra, decisamente più terrena che attiene a tutto quello che si defila o esorbita dal sacro, a comnciare dalla elezione, passando per l'esercizio "politico", per finire al confronto con forze interne non sempre amiche.
    Gli esempi che voleva illustraci Francesco (e non capisco perché ce ne abbia privato) stanno lì a dimostrare che, dietro gli ori, gli smalti, la porpora, esiste e si muove un mondo che nulla ha di sacro; anzi è terreno, molto terreno!
    Il gesto di Benedetto XVI è di una risolutezza estrema (tipica della sua natura germanica) che, secondo me, racchiude un messaggio di elevatissimo significato etico: siamo la Chiesa di Cristo, proclamiamo di agire e di parlare in Suo nome, allora vediamo di dare le giuste priorità e redifiniamo la gerarchia delle cose!
    Un abbraccio,
    Ettore.

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  5. Raffaele Laghezza17 feb 2013, 18:19:00

    Carissimi amici,la notizia delle dimissioni di Papa Benedetto XVI ha suscitato in me sorpresa e iniziale smarrimento che man mano ha fatto spazio ad una profonda ammirazione per la persona di Joseph Ratzinger, che ha scisso la persona propria dal ministero di Pontefice.E' stata una scelta di modernità di un Papa considerato erroneamente un conservatore, di chi vede affievolirsi le forze e lascia in spirito di servizio e non di potere,la conduzione della barca di Pietro in mano allo Spirito Santo, perchè attraverso i cardinali elettori, scelga un successore che abbia il vigore necessario per il governo della Chiesa del mondo di oggi. E' stata una scelta di umiltà del Papa della dolcezza, come mi piacerebbe fosse ricordato Papa Ratzinger; un Papa da ascoltare,più che da vedere come era il sio predecessore il Beato Giovanni Paolo II, che ha dimostrato la lucidità e il coraggio di un grande teologo, un umile uomo di Dio che ha dato alla Chiesa tanto, tutto quello che ha potuto. Con affetto vi saluto. Raffaele

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  6. Sì, va bene tutto. Ma dire"ho già fatto abbastanza.." non è il massimo dell'esempio, anche se molti diranno che la frase va inserita nel "contesto" e cose simili.
    E' chiaro che da domani un padre, una madre, un marito, ecc. saranno in diritto "morale" di dire :"Basta, non ce la faccio più; sono stanco; tronco tutto".
    L'unica differenza è che il Papa viene sostituito da altro Papa,...i miei casi sono un poco diversi, ma non posso escludere che anche lì avvenga un ... ricambio!
    Nel nostro piccolo ambito militare, non mi risulta che molti abbiano rinunciato per stanchezza al loro periodo di Comando: per me inizierà una deriva pericolosa, perchè, volenti o nolenti, il Papa rappresenta per tutti un qualcosa di superiore.
    Allora spero che tutti sposino la tesi di Giovannie di Francesco: il disegno Divino!
    ...beh, oggi ho scritto troppo, sono stanco e mi ritiro!!!!!!
    Marko

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  7. A proposito, Francesco, attendo, come Ettore, il tuo resoconto sullo IOR:anche... se sei stanco, non puoi privarci del tuo resoconto, sicuramente chiaro e documentato.
    Ciò non inficia nulla di quanto detto da Carletto o da altri, credo. GRAZIE. Marko

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  8. Francesco Miredi18 feb 2013, 13:37:00

    Va bene caro Marco (però l'amichevole Marchino non mi dispiaceva), invierò a Ettore le mie considerazioni sullo IOR ma la mia precedente rinuncia non è stata motivata da stanchezza bensì dalla volontà di non iniziare una discussione che possa mettere in dubbio la spiritualità e la fede. In un contesto simile, i fraintendimenti diventano anche voluti perchè toccano la politica, le varie aggregazioni etc. etc. etc. e, nonostante i tuoi apprezzamenti sulle mie doti lessicali (non ho ancora capito se erano una presa per i fondelli ma mi hanno fatto talmente piacere che ti prego di non rivelarlo) sino ad ora ho dimostrato di non essere tanto capace nell'esprimere compiutamente il mio pensiero. Vedi, ad esempio, sull'origine della volontà del Santo Padre, sia tu che Giovanni avete pensato che io propenda per la Volontà Divina ma non è così. Per molti sarà più facile credere questo, io credo invece che la Sua sia stata una scelta condizionata dalla constatata impossibilità di imporre la Sua volontà pastorale ai gruppi di potere che governano la finanza e le aggregazioni.
    Un caro abbraccio
    Francesco

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  9. Caro Francesco le tesi che Tu esponi sono sempre chiare e comprensibili : il fatto che Tu sia a favore o meno di una di queste non diminuisce la tua capacita' di espressione. Infatti eventuali conflittualità sorgono con i concetti e non con chi li esprime . Fatta questa premessa devo contestare l'affermazione che vede "facile" far discendere la decisione di Benedetto XVI dalla Volonta'Divina perche' credo che per un Cattolico non vi sia altra scelta. Diversa e' la possibilita' di scelta da parte di non Cattolici o atei , ammesso che siano interessati a questa problematica. Un saluto. Giovanni

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  10. Francesco Miredi18 feb 2013, 19:26:00

    Caro Giovanni mi spieghi perchè un cattolico non può avere altre scelte? Io credo che il Santo Padre abbia dmostrato di non essere un mistico ma un grande uomo perchè, a mio avviso, ha lasciato il potere per la coerenza. Credo anche che la Volontà Divina si dimostri continuamente attraverso il libero arbitrio lasciato all'uomo.
    Un caro saluto
    Francesco

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  11. Caro Francesco per i Cattolici vige il dogma della infallibilità del Pontefice per quanto riguarda le determinazioni in materia raligiosa che , per il combinato disposto di esserNe il Vicario in terra, provengono direttamente dall'Onnipotente. Di conseguenza non sarebbe possibile per il fedele di Santa Romana Chiesa ammettere che una decisione di tale portata possa essere solo il frutto del libero arbitrio, che pure e' consentito.Quello che Tu esponi, peraltro rispettabilissimo , sembra voler distinguere l'Uomo ( che e' materia) dal Vicario di Cristo ( che e' Spirito Divino ) ma tale distinzione non e' possibile per due motivi: come in Cristo coesiste la natura umana e quella Divina, così avviene nel Suo Vicario;il potere che Tu dici aver lasciato si riferirebbe, secondo me, solo alle cose terrene e non dovrebbe avere conseguenze in quelle Spirituali condizionandole nella durata dell'esercizio.Non so se riesco ad esprimere in maniera comprensibile il mio pensiero ,ma credo che se i due "poteri" potessero essere distinti e condizionanti tra loro, allora sarebbe necessaria la presenza di un Pontefice per le cose spirituali ed un "amministratore" per il Vaticano ( che forse sarebbe meglio). Infine leggo nella Tua ultima frase, piena di sincero rispetto, quella visione religiosa tipica del "relativismo moderno" che tanto angustia Benedetto XVI , forse anche per il fatto di aver Egli assolto la carica di Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, ex Santo Uffizio. Quello che ho cercato di argomentare e' quello che dice la dottrina e che dovrebbe valere per i cattolici , ma ogni altro pensiero e' pur sempre lecito. Scusa la prolissità. Giovanni

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  12. No Giovanni, non sei stato affatto prolisso e hai argomentato in modo chiaro il tuo pensiero. Io non ho la conoscenza della dottrina teologica da te dimostrata e, forse per questo, faccio fatica a comprendere un pensiero religioso che non mi appare in linea con quello proveniente dal Profeta che a quella religione ha dato vita. Il Cristianesimo porta come dogma fondamentale la trasposizione di Dio nell'uomo ed il successivo ritorno allo stato divino. In questo passaggio, il Cristo ha agito da uomo ed è ritornato ad essere Dio solo dopo la flagellazione del Suo corpo umano al quale volutamente non si è sottratto. Con la Sua venuta, Egli ha voluto dimostrare che il raggiungimento dello stato divino passa attraverso il martirio terreno (l'eliminazione di tutto ciò che di impuro ha l'uomo) liberamente voluto e, quindi, attraverso il libero arbitrio. Mi piacerebbe sentire, su questi argomenti, Franco Rosa e Arduino Cedaro.
    Francesco

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  13. Ragazzi,
    non oso paragonarmi né a Franco Rosa né a Arduino Cedaro (ma perché dimenticare Verzega?)per cui mi limito ad alcune considerazioni terra-terra: da "proletario" della Fede, qual sono.
    Sinceramente, non ho mai sentito parlare della "doppia natura" del Papa che gli deriverebbe automaticamente solo perchè "Vicario di Cristo"; ho delle serie perplessità in merito, soprattutto quando penso a tanti papi del passato che, di "divino" avevano ben poco: anzi, avevano poco anche di umano.
    Ma non voglio addentrarmi in una discussione teologica che mi costringerebbe a fare scena muta, considerata la mia ignoranza; quello che mi interessa è sottolineare la portata del gesto di Benedetto XVI che assurge a dimensioni inimmaginabili, in quanto libero, senza pressioni traumatiche esterne.
    Diciamo piuttsto che è stato lui, con il suo gesto tanto inatteso quanto sconvolgente, a dare una scossa ad una Chiesa che sembra aver inboccato una pericolosa deriva discendente; per demeriti interni e per accanimento esterno, anche se le due cose possono essere causa ed efetto.
    Io, nel mio piccolo, paragono quel gesto alla "cacciata dal Tempio", quando Colui che "E' Amore" non esistò a prendere la frusta per purificare la casa di Dio; e, a ben pensarci, i "Templi" attuali non è che siano molto dissimili da quello evangelico!
    Certo che, di coraggio, ce ne deve essere voluto a carrettate, perché solo un grande coraggio può provocare "scosse" di pari se non superiore intensità.
    Concludo ricordando che Benedetto XVI ha avuto la straordinaria umiltà di scrivere (a prologo dei suoi tre volumi su Gesù di Nazareth) "Ognuno è libero di contraddirmi" e, per un teologo del suo livello per di più ex capo del Sant'Uffizio, non è certo poco.
    Un abbraccio,
    Ettore.

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  14. Francesco Miredi19 feb 2013, 17:35:00

    Caro Ettore, devi ammettere però che nella fattispecie Egli non ha cacciato nessuno ed è stato Lui ad andarsene. Ribadisco, mi sento in linea con il pensiero espresso da Marco perchè la rinuncia non è un buon esempio e se ammiro la coerenza umana non credo proprio che la Chiesa ne esca fortificata nello spirito pastorale. Ho citato Arduino perchè era nella mia compagnia e ricordo il suo profondo legame alla Chiesa e Franco perchè, dopo aver lasciato l'Accademia, ha dedicato la sua vita a Dio e all'Opus Dei.
    Francesco

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  15. Carissimi, non voglio far il saccente, ma l'infallibilità Papalina è limitata al pronunciamento di dogmi di fede: solo allora le Sue parole, per chi crede, sono dettate dallo Spirito Santo.
    Per gli altri casi, e la rinuncia è uno di questi, non vige alcuna infallibilità,
    In merito ai giudizi vari, anch'io, e senza presa per i fondelli, dico che Francesco usa un lessico aderente, ficcante, chiaro, anche se mai "tagliente" come quello del grande Giovanni.
    Bellissima l'ipotesi di due Papi, spirituale e materiale, ma non si può..
    scindere l'erede di Cristo in terra!
    Pure io penso che non faccia differenza, per un credente o non credente,la considerazione "fideistica": non son questioni di dogmi di fede, per cui tutto è opinabile sulle valutazioni pro o contro le dimissioni del Papa.
    Io resto contrario..a prescindere!!!
    Marko
    E' vero che Benedetto XVI ha impostato il Suo pontificato "teologico"sul relativismo, ma


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  16. bruno giliberti19 feb 2013, 20:08:00

    Vi scrivo da casa di Marco, ove sono ospite , e su diretta sua sollecitazione.
    Io vivo tra i bricchi e apprezzo la vostra prosa:semplicemente,da alpino, ho condotto sulle cime varie cordate di uomini: io facevo la via, loro seguivano.. Ma non mi sono certo ritirato a salita già iniziata, lasciando tutti.. in crisi!
    Ogni scalata ha i suoi ostacoli, e io ne ho pure trovati, nonostante una pianificazione puntuale e preventiva: non è per questo che avrei potuto dire " beh, troppe difficoltà! Vi saluto! Sono stanco! Mi ritiro."
    Concludo: no al ritiro, si al sacrificio.
    Pietro se ne stava scappando da Roma ( si può dire che ...si stava ritirando) e gli apparva Qualcuno che gli disse:"QUO VADIS?"....
    Ed egli tornò indietro e affrontò il martirio.
    Non posso sapere se al Papa è stato suggerito qualcosaltro, ma, da non teologo, la mia visione è questa.
    Saluti atutti.
    Bruno

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  17. Caro Bruno,
    innanzi tutto, benvenuto, con la speranza che, per scrivere, tu non abbia bisogno dell'aria pisana!
    Quello che affermi non fà una piega; ma ti domando: se, nelle tue ascensioni, fossi partito già con la consapevolezza di non farcela veramente più, non pensi che per i tuoi uomini (che ti seguivano fiduciosi delle tue capacità, anche fisiche) sarebbe stato peggio?!
    Secondo me, chi ha responsabilità (specie di uomini ed ancor più di anime) deve essere sempre al massimo o, se non proprio, almeno non al minimo.
    Un abbraccio,
    Ettore.

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