lunedì 28 dicembre 2009

L'Iraq dalla A alla Z: un generale italiano nella terra dei due fiumi





Non capita spesso di trascorrere mezzo anno abbondante in Iraq. E’ una cosa che non capita nemmeno a tutti gli irakeni, come ben sanno coloro che hanno scelto, o sono stati costretti a scegliere, la via dell’esilio dalla Mesopotamia. Tantomeno capita spesso di trascorrere mezzo anno abbondante in Iraq proprio nel periodo più cruciale della sua storia moderna, un periodo intensissimo e fondamentale, quello che va dall’estate 2005 alla primavera 2006, caratterizzato dal primo referendum della storia di questo paese, quello sulla sua costituzione, dal processo a Saddam Hussein ormai chiamato a rendere conto dei suoi misfatti davanti ad una corte, dalle elezioni per il parlamento definitivo, dalla distruzione terroristica della cupola d’oro della moschea di Samarra che ha portato l’Iraq sull’orlo della guerra civile, dall’insediarsi del governo definitivo, dal radicarsi ormai irreversibile della democrazia e della stabilità nel paese dei due fiumi, premesse per la sconfitta del terrorismo e per il ritiro delle forze multinazionali.
Il particolare incarico che ho ricoperto mi ha obbligato ad assumere dei rischi ma senza subire mai gravi conseguenze: se gli insorgenti hanno sparato contro il mio elicottero, non lo hanno mai colpito, e la quarantina di razzi e bombe da mortaio cadute su Camp Victory in sei mesi (l’ultimo razzo che ho sentito scoppiare non distante dal mio alloggio è caduto proprio nella mia ultima notte a Bagdad) non si sono mai avvicinati a meno di cento metri dal luogo dove abitavo. Ma quell’incarico mi ha consentito anche di vivere un’esperienza unica, viaggiando in tutto il paese da un estremo all’altro, svolazzando su aerei ed elicotteri di varie nazionalità per un totale di settantaquattro ore, alla media di una mezz’oretta al giorno, visitando luoghi, ripercorrendo avvenimenti e ricordando personaggi di secoli e secoli prima, da Ur a Bagdad, da Babilonia a Gaugamela, da Abramo ad Hammurabi, da Al-Mansur ad Alessandro Magno.
Un’esperienza del genere merita senza dubbio di essere raccontata. Sì, ma come? Ho scelto di raccontare questo periodo storico con un libro che sia tre libri in uno:
-un diario cronologico che parta dall’estate del 2005 e arrivi alla primavera del 2006,
-un manuale/vocabolario, consultabile anche per argomento, in ordine alfabetico, dalla A alla Z,
-un racconto che tratti argomenti non solo a sé stanti bensì anche collegati logicamente fra di loro.
Il tutto simultaneamente, nello stesso volume.
Il risultato non ha la pretesa di essere una collana di argomenti “ora incatenati l'uno all'altro come anelli di una collana, ora rinchiusi l'uno nell'altro come in un sistema di scatole cinesi” come è stato detto dei racconti delle “Mille e una notte”, ma, molto più modestamente, un semplice blocco-note messo in bella copia che –basandosi sui fatti- possa servire al lettore, ma anche a me stesso, per non dimenticare tutti i dettagli che ho imparato a conoscere in Iraq, dalla “A” di quell’“aereo” che mi ha portato qui nel settembre del 2005 fino alla “Z” di quello “ziggurat” che è stata l’ultima cosa che ho visto ripartendo per l’Italia alla fine di marzo del 2006.
Buona lettura.

Giovanni Marizza
28 Dicembre 2009

mercoledì 23 dicembre 2009

Buon Compleanno "BLOG" .




Erano trascorsi esattamente due mesi da quando coloro che erano stati e che erano rimasti gli Allievi di quel Corso meraviglioso si erano incontrati nella loro Casa Madre per festeggiare, da par loro, quaranta anni di fratellanza; avevano prodotto un altro, fantastico Numero Unico per raccogliere volti ed esperienze, ma non avevano un diario che potesse essere il loro foro, il loro “ruolino tascabile”, il loro punto di riferimento per ogni evento che li riguardasse.
Ed allora, il 150° Corso “Montello” poteva aggiungere un’altra perla alla già splendente collana che lo caratterizza e distingue da sempre: la nascita del suo Blog, del suo Diario.
Erano le ore 0945 del 24 dicembre 2008!
Oggi e con tanta soddisfazione, festeggiamo il primo compleanno di questa nostra creatura che abbiamo fermamente voluto, che curiamo come un bene prezioso e di cui siamo morbosamente gelosi.
Era nato gracilino, il nostro “diario”, come si conviene a chi muove i primi passi in un universo sconosciuto e pieno di incognite; ma era nato bene, perché il primo scritto pubblicato era dedicato al nostro Inno, attraverso i ricordi di Giorgio.
Poi si è irrobustito, il nostro “diario”, ha cominciato a muoversi con sempre maggiore disinvoltura, ha accolto i nostri dibattiti su i più svariati argomenti, ha consentito a tutti noi di partecipare ad eventi lieti e tristi; è stato insomma un vero è proprio diario, di quelli cui si affidano i propri pensieri perché li custodisca ad esclusivo beneficio dei suoi figli e padroni.
E le decine di migliaia di visite che, in tutto il mondo, lo hanno onorato sono il riconoscimento più significativo ed esaltante per il Corso intero che, ancora una volta, ha dato tangibile dimostrazione della sua unicità.
Spenta la prima candelina, però, dobbiamo continuare ad alimentarlo con sempre maggiore entusiasmo, perché abbiamo il sacrosanto dovere di farlo crescere sempre più e, soprattutto, l’obbligo morale di fare di tutto perché sopravviva, e pure bene.
Buon compleanno Diario, ti faremo sempre migliore!!!

(Q.d.B)

domenica 20 dicembre 2009



Un altro Natale è arrivato ....


.... un altro Anno è passato ....


Noi ci vogliamo sempre più bene.




Auguri al 150° "Montello"





e....... dal 150° "Montello"









(Q.d.B)


sabato 19 dicembre 2009

Calendesercito 2010


Grazie Carlo

I Tuoi Amici del 150° "Montello"


giovedì 17 dicembre 2009

Scambio di Auguri del 1° pl. - II^ Cp.


Domenica 13 dicembre, al Ristorante "Isola del Pescatore" a S. Severa
si sono incontrati Vladimiro, Umberto, Antonio, Gianpaolo e Signore per scambiarsi gli
Auguri per le prossime Festività .

Formulano a tutti gli Amici del 150° Corso i più affettuosi Auguri di Buone Feste .


Guarda le foto di un precedente incontro .


lunedì 14 dicembre 2009

"UNA ACIES" .... parte terza.

Gianni Marizza
Cari Anziani, accolgo volentieri l’invito a contribuire al dibattito sull’argomento “Una Acies” e Vi dico la mia, così come mi viene, mettendo subito in chiaro che sono un tifoso di questo motto e dello spirito che dovrebbe infondere, e che concordo con Adriano quando sostiene che è opportuno guardare al futuro più che al passato.
La prima considerazione è di carattere locale, circoscritta all’ambiente dell’Esercito. Forse non ce ne rendiamo conto in maniera compiuta, ma noi delle Varie Armi abbiamo avuto una gran fortuna a vivere gli anni di Accademia a stretto contatto con i colleghi Carabinieri, e mi auguro che la cosa sia reciproca. In quegli anni si sono creati e consolidati legami (i legami di fraterna amicizia, come dice Ettore) fra gli Allievi delle Varie Armi, dei Servizi -come venivano chiamati allora- e dei Carabinieri che hanno comportato una rete di conoscenze interpersonali ed uno scambio di esperienze che si sono rivelate sempre utili sia all’Esercito che ai Carabinieri. Sotto il motto “Una Acies” abbiamo cominciato ad avvertire un senso di comune appartenenza che poi si è consolidato in un comune sentire. Pertanto, un’altra grande fortuna è che gli Allievi Ufficiali di Esercito e Carabinieri (anche se l’Arma nel frattempo è assurta al rango di Forza Armata) continuino ancora oggi a convivere nello stesso Istituto. Non conoscevo la norma della preclusione agli Allievi Carabinieri di diventare Capicorso, ma ha pienamente ragione Gino a definirla una “colossale sciocchezza”. Comunque sia, crescere alla luce di quel motto può essere foriero di positivi sviluppi anche per le altre Forze Armate italiane, senza polemiche e in modo costruttivo.
E questo mi porta alla seconda considerazione, che amplia un po’ l’orizzonte e abbraccia tutto il campo della Difesa italiana. Sarebbe bello se il motto “Una Acies” ispirasse anche il mondo interforze. Per la verità, nel 1997 avevamo avuto un sussulto di orgoglio interforze, con la legge di riforma dei vertici citata da Suffoletta, un sussulto concettualmente giusto ma in seguito attuato male, con la conseguenza che oggi lo “spirito” interforze è da intendere non nel senso di “ispirazione” ma nel senso di “fantasma” (quanti significati ha la parola “spirito”!).
La riforma interforze avrebbe dovuto creare nuove sinergie, effettuare risparmi, eliminare sprechi, spendere meglio le risorse, razionalizzare le strutture. E invece siamo riusciti solo a creare sempre nuove sovrastrutture, a lottizzare sempre più accuratamente, a svilire gli incarichi, le funzioni e i gradi mettendo i Generali di Divisione dove un tempo bastavano i Colonnelli e impiegando i Generali di Corpo d’Armata dove una volta bastavano quelli di Brigata. Siamo riusciti ad allungare a dismisura la catena di comando mentre, in tempi di Network Centric Warfare le catene di comando, caso mai, dovrebbero accorciarsi. E poi, finché le commissioni di avanzamento non saranno interforze ma resteranno di singola Forza Armata, gli Ufficiali sapranno che la promozione dipenderà dal loro livello di allineamento con le logiche di parte, e lo “spirito interforze” continuerà ad andare a farsi benedire. Insomma l’idea era buona, ma la sua attuazione ha un po’ tradito le aspettative perché la rivoluzione interforze ha aumentato sempre più le dimensioni della testa dello strumento militare atrofizzando nel contempo gli arti. Se ci fossimo ispirati al motto “Una Acies” le cose sarebbero andate meglio, perché quel motto ha validità universale.
E con questo arrivo alla terza considerazione, che amplia ulteriormente l’orizzonte fino ad abbracciare l’intera Europa, che sta cercando, lentamente e confusamente, di assumersi le proprie responsabilità nel campo della difesa. Ma lo fa male, consentendo che 27 Eserciti continuino a vigilare ciascuno sui propri confini nazionali che non esistono più. E lo fa spendendo, sperperando e sprecando le risorse, consentendo la sopravvivenza di strutture inutili, obsolete, superate, duplicate, triplicate e moltiplicate per 27. Anche qui bisognerebbe ispirarsi a “Una Acies”!
E pensare che 15 anni prima che entrassimo in Accademia l’Europa di allora aveva già approvato un trattato che istituiva un solo Esercito europeo, tutti con la stessa bandiera europea, tutti con la medesima uniforme, tutti con le stesse regole (anche reclutamento, stato e avanzamento sarebbero stati comuni e comunitari). Ma è bastato che un parlamento nazionale non ratificasse quell’accordo per farlo tramontare praticamente per sempre, tant’è vero che ancora oggi lo stiamo rincorrendo.
Per quelle Forze Armate europee, non so perché, mi sarebbe piaciuta l’adozione di un certo motto: sì, proprio “Una Acies”.

Gianni Marizza

venerdì 11 dicembre 2009

Ciao Marco


Ieri sera, alle 2100, in Cagliari, Ospedale Brotzu, è deceduto Marco Maltesi. Combatteva da soli due mesi contro un tumore cerebrale che lo ha tolto alla Famiglia ed a noi.
I funerali saranno celebrati sabato 12 dicembre , alle ore 1530, presso la Basilica di Nostra Signora di Bonaria in Cagliari.
Le espressioni di cordoglio potranno essere inviate alla Famiglia che risiede in VIA TIZIANO VECELLIO , 63 09045 QUARTU S. ELENA ( CA ).

Ho letto la notizia tra quelle di routine del mio lavoro: non mi crederete, Amici cari, ma non sono riuscito, né vi riesco a distanza di qualche ora, a commuovermi o a provare dolore. Che strana sensazione, però, questo senso di vuoto che mi ha attanagliato da quel momento e che, forse, e me lo auguro, mi consentirà, quasi in catarsi, di rendermi umanamente partecipe di una così grande tragedia!
Non è il momento di fare panegirici di Marco, amico buono di tutti, generoso ed altruista, professionista serio, uomo di sani ed integerrimi principi, marito e genitore esemplare.
Nel ricordarLo a Tutti Voi, affido alla mia preghiera la Strada che Egli ha tracciato, invitandoVi a fermarVi per un solo attimo per fare altrettanto; Vi accorgerete che di Lui ognuno, ancorchè non Carabiniere, serberà l’immagine scherzosa di un ventenne sereno, dotato di un senso pratico della vita che Lo portava, sdrammatizzando tutto, a diffondere tranquillità anche nelle più concitate occasioni della vita accademica.
Ora Marco non ha più bisogno degli Uomini; siamo noi a chiederGli di ricordarsi di tutto il 150° e, magari, di esibirsi ancora una volta, se Lassù vi sono delle porte, nella prova della “ Testata” :qualcuno in Accademia sta ancora chiedendosi il perché di talune lesioni nei battenti , vinti dalla “ sardità “ di un meraviglioso, sfortunato Amico.
Ai Familiari sentimenti vivissimi di condivisione del Loro dolore. Il nostro abbraccio sia corale e partecipe al pari dell’affetto che Marco riservava a ciascun appartenente al 150° .

Riposi nella Pace e si ricordi di tutti Noi !

Vi abbraccio, senza lacrime ancora ma con una tristezza che mi pervade sempre più
Carlo Minchiotti

sabato 5 dicembre 2009

"UNA ACIES" ........... parte seconda .




Leonardo Leso ha replicato alle considerazioni espresse sul suo scritto iniziale sull'argomento "Una Acies" con altre e più approfondite valutazioni che denotano e ribadiscono la sua indiscussa e profonda sensibilità in una materia che ci ha accompagnato per tutta la nostra vita professionale.
Dal momento che quanto precisato da Leonardo è decisamente meritevole di ulteriori approfondimenti da parte di tutti, abbiamo deciso di dedicargli un post a se stante, proprio per favorire l'nserimento del maggior numero possibile di commenti.





Caro Suffoletta
intanto ciao. Spero tu stia bene ed altrettanto i tuoi cari. Ti rispondo con un pò di ritardo da New York, dove sono da circa due mesi e dove, salvo contrordini, dovrei restare per un paio di anni. Premesso questo, ti dico subito che proprio il tenore del tuo intervento è la conferma che il problema che intendevo stigmatizzare c’è e come, soprattutto se si parte da presupposti secondo me sbagliati a cominciare da quelli “storici”.
L’Arma dei Carabinieri non è mai stata “onnipotente”, meno che mai adesso: alcuni suoi compiti nel tempo si sono ridotti, altri sono addirittura scomparsi (ad esempio il servizio traduzioni detenuti è passato alla Polizia Penitenziaria, ma anche altri prima esclusivi ora sono condivisi con altre F.P., come gli importanti servizi di polizia giudiziaria). In pari misura sono diminuite e stanno costantemente diminuendo le nostre disponibilità organiche in proporzione alla contrazione delle risorse, all’aumento della popolazione e a quello di altre F.P. Devi considerare che i nostri numeri sono più o meno gli stessi da circa 20 anni e che, dall’unità d’Italia in poi, siamo l’unica forza di polizia presente su tutto il territorio nazionale e, per qualche anno, sia stati anche l’unica in senso assoluto.
Convengo con te che la visibilità mediatica nella cronaca quotidiana da molti può essere considerata un “vantaggio sociale”, ma ciò è riconducibile alle particolari funzioni, non a chi le svolge.
Invece non condivido affatto le tue considerazioni sugli ufficiali dell’Arma che mi sembrano generalizzare in modo arbitrario ed ingiusto un giudizio del tutto personale e soggettivo. In ogni caso credo che tu sappia come me che l’arroganza e l’imbecillità (appunto umane) albergano un pò ovunque in abbondanza, quindi non mi meraviglio che tu possa averle riscontrate anche tra i CC. Il distacco dall’Esercito, per quanto ne so, non è avvenuto per la semplice volontà dei “vertici dell’Arma”. Un provvedimento di tale portata è stato il risultato di un processo lungo e molto travagliato, in cui sono intervenuti diversi fattori funzionali ed organizzativi, ma anche politici e soprattutto economici e finanziari. Un Comandante Generale, Federici, un gran Soldato, me ne parlò addirittura nel 1996, mentre comandavo il 1º Rgt. CC paracadutisti “Tuscania”, come sai allora inquadrato nella “Folgore”. Mi disse che la separazione era da lui considerata quasi inevitabile e, a quel punto, anche auspicabile. La notizia allora mi preoccupò e mi dispiacque. Il provvedimento divenne poi veramente indispensabile l’anno successivo, nel 1997, a seguito dell’approvazione della legge sul riordino degli alti vertici delle F.A. che assegnava il loro comando operativo al Capo di SMD ma, soprattutto, unificava i bilanci delle tre F.A., rendendo quindi inevitabile che i CC – che allora costituivano una parte seppure autonoma del bilancio dell’EI – facessero capo direttamente alla Difesa. Aggiungo infine che sin dal 1989 (anno della caduta del muro e della presunta fine della guerra…) lo SME, probabilmente per motivi di bilancio e appunto “difensivi”, aveva depennato da qualsiasi pianificazione operativa i reparti CC, anche quelli inquadrati nelle proprie G.U. (1º paracadutisti, 7º e 13º CC che assieme ad unità di cavalleria costituivano i GED rispettivamente del 4º e del 5º C.A.). Il cosiddetto “distacco” è poi avvenuto ben 11 anni dopo, nel 2000, su proposta di un altro grande Comandante Generale proveniente dall’Esercito, il Generale Siracusa. Purtroppo il provvedimento fu preceduto e seguito da un corollario di polemiche che, tra l’altro, videro l’allora Capo di SME reagire male ad alcune infelici dichiarazioni della nostra rappresentanza, tanto da fargli dimenticare di emanare anche solo un semplice ordine del giorno per salutare un’Arma che era stata parte importante dell’Esercito per ben 186 anni.

Malgrado questo, dal 2000 ad oggi, di strada insieme ne abbiamo fatta ancora tanta, soprattutto nelle missioni all’estero, ciascuno con le proprie peculiari capacità ed ancora qualche invidiuzza, sempre brillantemente superata sul campo.
I CC – come avrai notato – non hanno sostituito l’Esercito e, anzi, mi sembra sia avvenuto piuttosto il contrario, almeno per il concorso dato dai soldati all’ordine pubblico. L’Esercito, passato in corsa dalla leva ai volontari, non poteva che diminuire in termini numerici, ma è cresciuto enormemente sotto il profilo professionale ed ha ritrovato un proprio ruolo ed un prestigio che aveva ingiustamente ma inevitabilmente perso con il disastroso esito della 2^ GM.
Oggi l’Arma viene alimentata in via quasi esclusiva da personale proveniente dell’Esercito che, a sua volta, può contare su volontari attratti anche dalla prospettiva di continuare la carriera nelle fila dell’Arma, in una simbiosi obbligata che di fatto mantiene e rafforza i legami tra due Istituzioni, a cui fanno capo la difesa e la sicurezza del nostro Paese. La cultura interforze è ormai diventata il presupposto e la condizione imprescindibile di ogni pur minima operazione militare. Perché quindi noi, che abbiamo ancora la fortuna ed il privilegio di nascere insieme come ufficiali dell’Esercito e dei Carabinieri a Modena (tra l’altro con notevoli ed imprescindibili economie per entrambi rispetto ad un’eventuale duplicazione), dovremmo gettare alle ortiche questa grande opportunità e con essa le nostre comuni radici e tradizioni, proprio il collante più forte di ogni compagine militare, in nome del solito distruttivo spirito di bottega?
Noi siamo un Corso che ha un gran nome ed è iniziato nel 1968 in piena controtendenza ideologica. Cerchiamo quindi di continuare ad essere intelligenti, stiamo insieme e trasmettiamo questo valore ai giovani, anche nel ricordo della medaglia d’oro del nostro Corso, Emanuele Basile, e dei molti altri Soldati e Carabinieri che spesso insieme si sono sacrificati in pace e in guerra.
Un abbraccio a te Zuff ed a tutti.
Leonardo

P.S. Ettore carissimo, se mi leggi, non cercare di dare ragione a tutti, si va più d’accordo se prima litighiamo…e quindi non mi rompere le palle con strazianti addii prematuri e nostri accostamenti ad altri che non fanno neanche parte delle Forze Armate….
A parte gli scherzi ti voglio sempre bene
Leonardo

mercoledì 2 dicembre 2009

Vito e Giovanni ci propongono i libri da trovare "sotto l'Albero"

Il flusso dei ricordi riaffiora, come un incanto dell'anima, nelle storie di Vito, che sono la "sua storia". Pennellate di immagini, sentimenti, passioni, scorrono sulle pagine e ci riportano a un mondo che potrebbe apparire lontano, desueto.
In realtà, Di Ventura, ci riporta a una comune origine: una melodia di suoni, sapori, odori, propri di un Sud in cui il mare è vissuto come elemento dominante.
Testimone fedele del passaggio dal mondo di ieri al caotico odierno divenire. E' sorprendente scoprire in ognuno di noi, una storia bagnata di salsedine.

Pagine : 232
Prezzo : 18 €.
Editore : Herald Editore - Via Guido Zanobini 37, 00175 Roma
Tel. 0697279154 - Fax 06 9727919 - www.heraldeditore.it



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Giovanni Marizza:L'Iraq dalla A alla Z.

Prezzo: € 22.50
Numero pagine: 478

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(Q.d.B)


Almanacco Storico

Fatti e protagonisti della storia militare nazionale
Dicembre

1. Conquista della ridotta di Santa Maria, Alto Isonzo, 1915 (26° Reggimento Fanteria).
2. 4a battaglia dell’Isonzo (fine), fronte isontino, 1915 (Gen. Luigi Cadorna).
2. Difesa dei capisaldi di Bir el Gobi, Marmarica, 1941 (Unità della Divisione “Savona”).
4. 1a battaglia del Piave o battaglia d’arresto (inizio 2a fase), 1917 (Gen. Armando Diaz).
4. Occupazione dell’oasi di Ain Zara, Tripolitania, 1911 (Gen. Pietro Frugoni).
7. Combattimento dell’Amba Alagi, Abissinia, 1895 (Magg. Pietro Toselli).
8. 1a offensiva italiana in Grecia (fine), 1940 (Gen. Sebastiano Visconti Prasca).
8. Attacco di “maiali” della X Flottiglia MAS contro Gibilterra, 1942 (T.V. Licio Visintini –
Serg. pal. Giovanni Magro
, G.M. Girolamo Varisco – Serg. pal. Dino Varini, S.Ten. A.N. Vittorio Cella – Serg. pal. Salvatore Leone).
8. 1a battaglia di Monte Lungo, Mignano (CE), 1943 (Gen. Vincenzo Dapino).
10. Combattimento di Shebb, Tripolitania interna, 1913 (Ten. Col. Miani).
11. Occupazione dell’oasi di Tagiura, Tripolitania, 1911 (Gen. Pietro Frugoni).
11. Battaglia difensiva del Don (inizio), fronte russo, 1942 (Gen. Italo Gariboldi).
11. a difesa di Werch Mamon, fiume Don, fronte russo, 1942 (Gen. Edoardo Nebbia).
12. Attacco di “maiali” e di “gamma” della X Flottiglia MAS contro Algeri, 1942 (T.V. Giorgio Badessi – S.C. pal. Carlo Pesel, Ten. G.N. Guido Arena – S.C. pal. Ferdinando Cocchi, G.M. Giorgio Reggioli – S.C. pal. Colombo Pamolli e 10 operatori subacquei).
13. Combattimento di Schida, Tripolitania interna, 1913 (Ten. Col. Miani).
14. Costituzione del Corpo di Amministrazione, Torino, 1856.
14. Difesa del Monte Grappa, 1917 (Gen. Nicolis Di Robilant).
14. Attacco di barchini esplosivi della X Flottiglia MAS contro il porto di Bona, Tunisia, 1942 (C.C. Salvatore Todaro, T.V. Corrado Dequal, T.V. Ongarillo Ungarelli e 3 “gamma”).
16. 2a battaglia e conquista di Monte Lungo, Mignano (CE), 1943 (Gen. Vincenzo Dapino).
17. 1a battaglia navale della Sirte, Canale di Sicilia, 1941 (Amm. Angelo Iachino).
18. Resistenza all’Osteria del Lepre, Monte Grappa, 1917 (240° Reggimento Fanteria).
19. Attacco di “maiali” della X Flottiglia MAS contro Alessandria, 1941 (T.V. Luigi Durand de La Penne – C. pal. Emilio Bianchi, Cap. G.N. Antonio Marceglia – S.C. pal. Spartaco Shergat, Cap. A.N. Vincenzo Martellotta – C. pal. Mario Marino).
19. Manovra in ritirata (inizio) dell’8a Armata, fronte russo, 1942 (Gen. Italo Gariboldi).
21. Combattimento di Agordat, Abissinia, 1893 (Col. Giuseppe Arimondi).
24. Combattimento di Maharuga, Tripolitania interna, 1913 (Ten. Col. Miani).
25. 1a battaglia del Piave o battaglia d’arresto (fine 2a fase), 1917 (Gen. Armando Diaz).
25. Battaglia di Natale (inizio), fronte russo, 1941 (Gen. Giovanni Messe).
27. Combattimento di Uadi Derna, Cirenaica, 1911 (Gen. Francesco Del Buono).
30. Battaglia di Natale (fine), fronte russo, 1941 Gen. Giovanni Messe).




Con la pubblicazione della sua dodicesima edizione, l'Almanacco Storico del nostro Blog ha esaurito la sua funzione.
Dobbiamo tutti essere grati ad Alfonso che, con la passione, la competenza, l'umiltà e la dedizione che lo contraddistinguono, ha saputo e voluto regalarci queste belle pagine per non farci dimenticare le date salienti della nostra storia militare.
Grazie ancora, carissimo Alfonso; ma non cullarti troppo sugli allori perché aspettiamo di leggere qualcuno dei tuoi saggi storici!

(Q.d.B.)