martedì 31 agosto 2010

Malasanità.


L' episodio, tragico, avvenuto in sala parto al Policlinico Universitario di Messina , ripropone nella sua gravità , la condizione del processo mediatico, seguito normalmente ad un acuirsi dei sensi di perbenismo che ci pervadono periodicamente. Lungi da me il desiderio di commentare una vicenda che ha aspetti etici, professionali e legali ben definibili, la mia attenzione è stata richiamata dalla foga risarcitoria con la quale politici ed opinione pubblica hanno e stanno lavorando sull' ultimo, o forse già penultimo, caso di orribile sanità malata. Medici sciatti, medici corrotti, medici che hanno tradito la missione, verranno giudicati, e radiati, condannati od assolti , ma non ridaranno ciò che hanno tolto ai loro " clienti". Per me, nella falsità di questo teatrino quotidiano, si pone il problema, che vorrei affidare alle valutazioni di Tutti i pazienti lettori, della limitazione a poche ore al giorno dell' assistenza ospedaliera e della volontà politica di affidare sempre più l'organizzazione sanitaria ai privati. Un sistema che ci era invidiato diventerà oggetto di scalata di questo o quel gruppo di potere; ma neanche ciò mi scandalizza. Nulla o assai poco funzionerà sin tanto che l' unità sanitaria ospedaliera dovrà accudire non alla propria coscienza, ormai quasi generalmente venduta ad altre logiche, ma agli aspetti logistico economico di più e più impegni. L'ospedale, residuale, precede normalmente la clinica e lo studio professionale privati. Le visite domiciliari degli infermieri e delle altre figure tolgono interesse e freschezza al loro lavoro. Le macchine, costruite per lavorare a ciclo continuo, vengono utilizzate parzialmente per favorire, in ambienti non sempre idonei, lo sfruttamento, questo si intensivo, di apparecchi obsoleti e poco precisi o di macchine all' avanguardia tecnologica che monopolizzano il mercato. Storie vecchie. Non sempre solo ad appannaggio del Centro e del Sud, che continuano a stupire. O a meravigliare. E a muovere, per gli inutili rituali del momento, i politici e l'opinione pubblica. Nessuno, proprio nessuno, dei politici, Signor ministro in testa, ritiene che si debbano diversificare, dividendone le competenze, gli incarichi: o medico ed infermiere pubblico , o medico ed infermiere privato.
Se così fosse l' ultimo, o penultimo , caso di malasanità non si sarebbero verificati perché ognuno, nella competenza del ruolo, avrebbe avuto ben precise le proprie responsabilità .
Spinto a parlarne dalla rabbia di non poter " costruire", colgo l' occasione per chiederVi, supplicandoVi, se in questi o in altri settori noi, giovani pieni di idee e di buona volontà , possiamo fare qualcosa...... Un abbraccio a Tutti, con la speranza di un cenno di risposta vivace ed attenta ad una necessità che coinvolge proprio tutti .
Carlo Minchiotti

lunedì 30 agosto 2010

Moralità e pragmatismo.

Moralità e pragmatismo
Ho finalmente finito le mie “vacanze” e, con la ripresa del lavoro di studio, ho riaperto il blog dove ho ritrovato le idee e i dialoghi dei “quattro gatti” che lo animano.
Ormai mi conoscete ed è superfluo riaffermare la mia vicinanza concettuale alle esternazioni di Ettore; per questo non commenterò le disquisizioni sul moralismo di Zuff o la diatriba sulla “fedeltà” degli uomini appartenenti ad un gruppo ideologico; voglio, semplicemente, tentare di ripercorrere, con logica analitica, i momenti caratterizzanti ogni nostro modo di essere e dare la “mia” risposta alla domanda di Zuff e alle affermazioni di Giovanni e Gino.
Il luogo e il livello “sociale” della famiglia di origine hanno avuto un ruolo fondamentale nel creare le prime intime convinzioni sul miglior modo di aggregazione sociale possibile; le capacità intellettive e la voglia di emergere hanno caratterizzato le posizioni personali all’interno dei vari gruppi di appartenenza; l’importanza o la superficialità o la totale mancanza di obiettivi sono stati il motore dei nostri atteggiamenti. Non sempre, però, questi elementi hanno il riconoscimento che meritano e, in funzione dei successi o degli insuccessi ottenuti, attribuiamo importanza causale ad altri fattori, quali la moralità, l’onestà, la dignità, che molte volte non hanno alcuna attinenza con il fatto di riferimento.
Prendiamo ad esempio due casi che hanno coinvolto tutto il nostro corso e che hanno avuto, da parte della stragrande maggioranza, una risposta unanime: la lettere aperta di Giovanni Bernardi successiva al nostro quarantennale e la vicenda giudiziaria del generale Ganzer.
Nel primo caso, Giovanni ha etichettato come ipocrita il cerimoniale del quarantennale in quanto convinto che la conclamata amicizia e fratellanza (l’una acies) si siano concretizzate, in realtà, in una totale indifferenza ai bisogni altrui a favore di un bieco egoismo di potere. Nel caso del capo corso dei nostri anziani, si è puntato il dito contro una giustizia iniqua basandosi sul fatto che per il suo passato di Cadetto e di Carabiniere, Ganzer non avrebbe potuto fare ciò che i giudici gli hanno attribuito.
Nella realtà, Giovanni, nella sua carriera professionale, ha forse subito qualche torto che rende comprensibile il suo sfogo ma il relativo maturato acredine lo ha portato ad esprimere un concetto completamente avulso dalla realtà perché lo spirito per il quale tutti noi ci siamo ritrovati a Modena, non aveva nulla di ipocrita.
Anche per il generale Ganzer, abbiamo espresso una unanime e sana solidarietà fondata sullo spirito di appartenenza ma molti di noi hanno attribuito la condanna alla esclusiva incapacità o inadeguatezza o “disonestà” degli organi giudiziari senza farsi scalfire dal dubbio che il fatto, le infiltrazioni per intenderci, erano state ordinate e che la magistratura avrebbe dovuto essere fermata già al momento delle indagini preliminari eccependo “l’interesse pubblico” alla indagine sulle operazioni ordinate; in questo caso possiamo sì etichettare come ipocrite le dichiarazioni di solidarietà dei politici.
Spesso, quindi, ci è difficile cogliere l’essenza delle cose e giustifichiamo ogni nostra scelta o con l’adeguamento a principi morali superiori o con la necessità di mantenerci il più pragmatici possibili. Nell’ambito delle nostre discussioni politiche, ad esempio, non si è mai accesa una discussione sulla natura e sugli effetti dei provvedimenti normativi adottati ma si è puntualizzato sull’appartenenza ideologica del soggetto o sulla inadeguatezza del contendente come se il politico o il partito in discussione fossero cosa diversa o addirittura avulsa dalla società destinataria di quei provvedimenti. In sostanza, dai nostri dialoghi traspare una difesa ad oltranza dell'uomo o del partito che offusca o entra in contrasto con gli stessi principi che possano aver determinato la personale scelta ideologica o politica.
Colui che auspica una economia capitalistica non dovrebbe giustificare provvedimenti lesivi della libera concorrenza; colui che si professa socialista non dovrebbe invocare l’assoluta libertà imprenditoriale come lite motive del proprio partito; colui che si sente nazionalista dovrebbe scagliarsi contro chi auspica la secessione e non riconosce l’inno nazionale. Invece avviene il contrario e quando, al solo scopo di intavolare un discorso con persone verso le quali ci sentiamo affettivamente legati, puntiamo il dito contro l’amoralità o l’irriconoscenza, la risposta si limita ad apodittiche affermazioni sul fatto che non esiste niente di meglio.
Invece no, non sono tutti uguali e se tutti hanno qualche scheletro nell’armadio o se tutte le onestà hanno un prezzo, non tutti hanno creato alla società la stessa quantità di danni.
Ecco, il punto da focalizzare dovrebbe essere questo, se esiste ancora una ideologia politica, quanto questa possa influire sul bene sociale degli individui e, ancor più, qual è il rapporto fra l’interesse personale di chi gestisce la cosa pubblica e la quantità di danno che dalla sua gestione ne deriva alla comunità.
Restando nell’ambito della ideologia di destra, chi ha letto qualcosa di Almirante sa che i suoi “pallini” erano il rispetto delle prerogative degli organi istituzionali, ai quali bisognava attribuire i massimi poteri, e l’integrità dell’immagine che il rappresentante pubblico avrebbe dovuto dare. Fini ha cercato di seguire questi principi chiedendo una maggiore attenzione sui provvedimenti ad personam e il risultato è stato il voltafaccia di tanti vassalli che non può non essere stigmatizzato e condannato da coloro che a quella ideologia hanno creduto.
Le questioni morali sui matrimoni fra gay, sull’aborto, sulla eutanasia sono fondamentali per l’indirizzo etico che si vuole dare ad una società ma attengono principi filosofici di altissimo livello che dovrebbero essere digeriti dalla comunità senza bombardamenti mediatici e faziosi mentre oggi l’obiettività non esiste. Facciamo, quindi, parlare di moralità solo coloro che possono farlo attraverso l’esempio derivante dal loro modo di essere e soffermiamoci sulle questioni pratiche dove ognuno, guardando anche il proprio entourage, possa esprimersi con dati oggettivi.
La parentopoli privata del povero Fini, usata come arma di distruzione politica e distrazione di massa, ha nascosto un grossissimo favore fatto alla Mondadori, colosso editoriale di Segrate di cui il premier Berlusconi è “mero proprietario” e la figlia Marina è presedente. La Mondadori doveva al Fisco la bellezza di 350 milioni di euro e grazie al decreto n. 40, approvato dal governo il 25 marzo e convertito il legge il 22 maggio, potrà chiudere la vertenza pagando solo 8,6 milioni…come è possibile parlare di mancanza di conflitto di interesse fra la gestione politica pubblica e il proprio patrimonio aziendale?
Ricordo l’enfasi con la quale Gasparri ha spacciato il digitale terrestre come una grande innovazione tecnologica e invidio il buon la Russa quando lo vedo protagonista sui rotocalchi mondani e mi chiedo, come è possibile che avvenga tutto ciò? Come è possibile che il premier, dopo aver proclamato che si sarebbe presentato ai processi, continua a non presentarsi invocando il legittimo impedimento e sta distruggendo uno dei pochi politici veri al suo fianco (parlo naturalmente di Fini che, come tutti noi, ha commesso lo sbaglio di innamorarsi) per far passare la legge sui processi?... Bah!... Gigi dice che confida sulla capacità di decidere del popolo italiano e voglio crederci ma se ci è rimasta un po’ di capacità di analisi, lasciamo i proclami ai tromboni e, da uomini onesti, analizziamo le cose con raziocinio e serenità.
Vi abbraccio
Francesco

mercoledì 25 agosto 2010

Pelo e contropelo.

Nuovo attacco di Famiglia Cristiana al Premier.
Non rappresenta i Cattolici.


Oramai, hanno assunto i connotati di una costante i continui "pelo e contropelo" (e niente affatto teneri) che "Famiglia Cristiana" porta a B..
Personalmente, sono convinto che un giornale che si fa portavoce di un "credo" confessionale non debba impicciarsi degli affari terreni dello Stato che lo ospita e sopporta; così come non devono o non dovrebbero farlo i prelati più o meno alto.
Tuttavia, non si può non convenire con quello che scrive il settimanale o con
Mons. Domenico Mogavero, uomo di punta all'interno della CEI, quando affermò
"....forse siamo impreparati ad una democrazia sostanziale!".
Allora sorge spontanea una domanda che rivolgo ai tanti Amici del Corso che sono, nello stesso tempo, profondi credenti e infatuati sostenitori di B.:
"le posizioni sono estreme ed inconciliabili: a chi darai credito?!".
Ciao a tutti,
Ettore.

giovedì 19 agosto 2010

Morale, Valori, Etica


Una svolta è possibile?

Morale, Valori ed Etica sono sentiti, spesso, in modo soggettivo, ogni persona può interpretarne il contenuto e il significato anche se, ritengo, che ci si debba riferire alla morale del bene comune, che la nostra cultura ci ha trasmesso. Cioè a quei Valori di coesione sociale che vengono riconosciuti, come giusti e che possono essere ritenuti universali, oggettivi: la libertà, l’uguaglianza, l’onestà, la solidarietà, il rispetto della persona, l’abbandono della cultura del profitto e dell’arrivismo.
A tutti i livelli istituzionali e culturali, nei ricorrenti scandali, veri (molti) e presunti (pochi), si ascoltano i soliti discorsi “ipocriti” figli del compromesso “politico” e della scelta di parte. I partiti fanno grandi dichiarazioni sulla necessità delle riforme, ma poi non si riesce a trovare un punto di contatto, con accuse reciproche di scarsa collaborazione. Tutti i parlamentari si allineano sulla proposta del partito.
Periodicamente, quando vien fuori un fatto (malaffare) che coinvolge, a torto o a ragione, un politico, i giornali, evocano, a tutta pagina, la necessità di avviare una svolta Morale, l’ esigenza di Valori e di un’Etica deontologica. Pubblicano studi e proclamano riforme, ma anche loro sono di parte: sposano la tesi della loro ideologia o, peggio, fanno riferimento all’editore che li finanzia.
La Chiesa, ometto gli scandali degli ultimi mesi sui preti Gay e Pedofili, potrebbero essere peccati veniali, ma non v’è dubbio che attraversa una fase troppo secolarizzata. Partecipando ad una festa religiosa di paese, il parroco proveniente dalla Bolivia, in “clericeman” ha inscenato, con grande maestria, in pubblica piazza, una danza sudamericana con una giovincella avvinghiata al suo corpo che a me, pur non essendo un puritano, ha dato un gran fastidio. Dov’è l’etica professionale?
A scuola si tralasciano gli insegnamenti delle più elementari norme di educazione civica, e non mi riferisco ad una specifica disciplina, di recente introdotta, ma ad un comportamento eticamente poco corretto che investe i professori gli alunni e le famiglie. I professori si limitano all’insegnamento della propria disciplina, si dimostrano tolleranti e falsamente amichevoli con gli studenti, qualcuno arriva a farsi chiamare per nome e quando entra in classe nessuno se ne accorge. Gli studenti protestano aiutati dai genitori, questi ultimi sempre pronti a denunciare un qualsiasi comportamento che a loro giudizio reprime la personalità dell’alunno, guai a mettere una nota o richiamare alla disciplina.
Lo scoramento è totale, il cittadino impotente e scoraggiato, grida, manifesta (spesso su richiamo del “padrone”), proclama una svolta moralizzatrice, ma, nella grande maggioranza, quando può eludere un obbligo ed aggirare una norma che lo penalizza non esita un istante.
Tutte le categorie fanno belle dichiarazioni purché non si tocchino i loro privilegi; ad ogni finanziaria viene fuori il penoso teatrino amorale.
Tutti atteggiamenti asociali.
Il Presidente Napolitano, in un incontro con i leader religiosi in occasione del G8 ebbe a dire: «In questa crisi economica globale sono in gioco grandi scelte e grandi valori. Se guardiamo alle cause della crisi e agli sforzi per superarla, è essenziale il ristabilimento dei valori morali e spirituali, che sono stati completamente assenti dalle determinazioni dei soggetti finanziari ed economici».

La mia domanda è: una svolta è possibile? Se si dove e come iniziare?

Raffaele SUFFOLETTA

venerdì 13 agosto 2010

La stupidità è l'anima del commercio ?!?!?

Clicca qui per vedere il video.

La pubblicità, si sa, è un insieme ossessivo di messaggi, il più delle volte ingannevoli, che tendono a stimolare l’affetto, la tenerezza, la vanità , il desiderio, la cupidigia.....e soprattutto la stupidità dei destinatari.
Ecco allora automobili che percorrono distanze sterminate con un litro di carburante; banche che momenti ti pagano se diventi loro cliente; detersivi miracolosi che tolgono pure le macchie di pulviscolo cosmico od altri che rendono brillanti pile di piatti e legioni di bicchieri con una dicesi una goccia; elettrodomestici multifunzione che ti risolvono qualsiasi tipo di problema, a consumi irrisori; arredamenti per tutta la casa a prezzi stracciati; gestori telefonici che ti fanno parlare praticamente gratis in tutta Italia, isole comprese; agenzie di prestito a livello Grande Elemosiniere; schiume da barba talmente efficaci che ti viene il dubbio se usare il rasoio oppure no; acque lisce, gasate, semigasate, gasate ma non troppo, leggerissime, cristalline e che ti permettono pure di parlare con gli uccelletti; pannolini per bambini che ci sono ma come se non ci fossero e che, comunque, assorbono tutto l’assorbibile, da fermo o in corsa.
Il tutto sempre presentato da uomini e donne bellissimi, sempre eleganti ed in tiro fin dal risveglio, che fanno colazione o stendono la biancheria acchittati come se stessero per andare alla Prima della Scala; sempre sorridenti, sempre a puntino, mai un capello fuori posto, senza una ruga manco se gliela scolpisci; mai uno scarafone, una buzzicona, una sgarambona: solo aspiranti modelle e, visti i tempi, anche modelli.
L’intero genere umano è rimbambito ventiquattro ore al giorno da tutte queste corbellerie che, però, sono per l’ottanta per cento destinate ad una categoria ben precisa: le portatrici sane della sola arma di distruzione di massa sans frontières e, da millenni, immune a qualsiasi contromisura.
Non c’è centimetro quadrato del loro corpo che non sia destinatario di qualche prodotto specifico; ce n’è per gli alluci, per i talloni, per le gambe, per l’intestino, per il seno, per le ascelle, per il viso, per i capelli e, soprattutto, per “lei”: l’origine du monde!
Tutto il meglio della tecnologia intima viene presentato come la panacea di ogni problema ed il preludio di chissà quali piaceri.
Per “quei giorni” c’è solo l’imbarazzo della scelta: con le ali, senza le ali; al profumo di rose o di eucalipto; spessi anche un micron ma con l’efficienza di quelli da dodici centimetri; che ti permettono di fare le acrobazie più inverosimili senza preoccupazioni; addirittura di un materiale speciale che non è la consueta cellulosa.
Poi ci sono quelli per i giorni normali che sono praticamente talmente sottili che, siccome non te ne accorgi nemmeno di averli, li metti a lavare insieme alle mutandine; anche in questo caso, ce n’è per tutte le ore e per tutti gli eventi: da ufficio, da passeggio, da spesa al supermercato, da pomicio....
E per finire ci sono quelli per “casi particolari”, come quelle fastidiosissime perdite più o meno abbondanti. Eccolo lì allora, quello che impedisce ad un uomo di concentrare la sua attenzione morbosa non su tutto il resto ma solo su quelle poche goccioline, alla stregua di un idraulico; oppure quello che ti consente di prendere tranquillamente l’ascensore, senza il timore di far scappare tutti, manco si trattasse di incontinenza.
Domanda: ma se un poveraccio ha una moglie e diciamo due figlie, quanto deve guadagnare solo per garantire la protezione di tutte quelle “lei”?
Poi c’è la sterminata gamma dei “detergenti per gn....” dove non c’è limite alla fantasia: c’è quello che la rinforza, quello che la profuma, quello che la fa sorridere, quello che le toglie i pruriti e le dona un fascino particolare: vigliacco se ce ne fosse uno che la pulisce e basta!
E si arriva agli yogurt che devono essere prodotti per forza a Lourdes od a Fatina, tali e tanto miracolose sono le loro virtù terapeutiche; basta scofanarsene un bel po’ e, come per miracolo, ecco sparire stitichezza, diarrea, gonfiore della pancia e, con esse, il malumore e le frustrazioni; per non parlare di quello che fa ironizzare la bellona di turno sulla predilezione femminile per il ca......lcio!
Fine della prima puntata; a breve, la seconda sui prodotti per le altri parti del corpo.
Ciao a tutti,
Ettore.

giovedì 12 agosto 2010

Quando ce vò ce vò , non stiamo certo lì a pettinare le bambole!


E' nei TG meno facoltosi che si viene a conoscenza di fatti che gli altri, più
"impegnati" in faccende universali, trascurano perché ritenuti di minore
importanza.
Ieri sera, ascoltando uno di questi TG, ho appreso che la nostra poderosa
Protezione Civile è intervenuta, con la determinazione e l'efficienza che le
sono universalmente riconosciute, per far fronte ad una "emergenza" che
rischiava di aver serie conseguenze, specie nel settore turistico della zona
interessata.
I protettori civili sono arrivati tempo zero, hanno visto e, senza stare lì a
preoccuparsi delle gare di appalto, hanno provveduto a spendere tutti i
quattrini che avevano a disposizione (tanti!) mediante assegnazioni dirette,
così come impone l'urgenza per interventi tempestivi ed efficaci; non possono
essere certo le pastoie burocratiche a compromettere la sicurezza: se c'è
un'emergenza, si interviene e basta, con o senza carte da bollo.
Non si può non restare favorevolmente colpiti dalla versatilità operativa di
questa struttura che il mondo intero ci invidia; un'emergenza non fa in tempo a
manifestarsi che, subito, uomini, mezzi ed €
uri vengono profusi senza risparmio
e....l'emergenza è tamponata.
Come in questo caso a.....gli scavi di Pompei con il Vesuvio incombente!!!
Ciao a tutti, Ettore.

mercoledì 11 agosto 2010

Quale Dio ?


Leggo sempre il “Buongiorno” di Gramellini su “La Stampa” anche se non leggo quasi mai quel giornale.
Lo leggo sempre perché scrive in maniera meravigliosa anche delle cose più sconvolgenti che accadono nel mondo, condendo il tutto con la fine ironia di “chi sa cosa dice”.
Ieri, per esempio, ha scritto di un fatto che avrebbe albergato meglio nei secoli bui del Medio Evo o in un pulpito savonaroliano o in un tetro tribunale dell’Inquisizione: un vescovo ausiliario tedesco avrebbe scritto (sì, proprio scritto in modo che non ci potessero essere equivoci!) che la morte dei giovani nella calca della love parade erano la vindice conseguenza dell’ira dell’Altissimo per la loro condotta peccaminosa.
Una vendetta cioè di Colui che è “l’Amore che tutto regge”e che, non si capisce perché, non abbia provveduto a “punire” anche le altre centinaia di migliaia di “peccatori”.
Ragazzi, ma qui siamo al livello di Sodoma e Gomorra dove non si riuscì a trovare un solo “giusto” che le salvasse dal loro orrendo destino!!!

Scusatemi- e mi rivolgo a coloro che sono molto più addentro di me nelle questioni religiose: ma non ci avevano insegnato che il “nostro” Dio è migliore degli altri perché è “paterno e misericordioso”?!
Alla faccia della “misericordia”? pensate un po’ cosa ci dobbiamo aspettare se, ogni tanto, si adombra solo un pochino!
Quello che mi lascia sconcertato non è tanto e solo il pensiero di un pover’uomo che ha sbagliato Evo, quanto il silenzio (almeno io non ho letto niente in proposito) delle alte gerarchie ecclesiastiche su delle affermazioni che lasciano, a dir poco, esterefatti.
Pensavo che la Chiesa, preso atto del fallimento di posizioni manichee in un mondo decisamente più scafato, avesse cambiato registro e stesse adoperandosi per recuperare terreno, mettendo in atto una politica con meno dogmi e più vicinanza umana.
Pensavo che quel presule sarebbe stato cacciato via in malo modo, additandolo pure al pubblico ludibrio e non ricorrendo al solito lavaggio dei panni sporchi in famiglia, ammesso che sia stato fatto.
Ma sono considerazioni che lasciano il tempo che trovano, specie se esternate da un poveraccio come me cui restano solo una speranza ed un monito.
La speranza, che questa Istituzione che ha condizionato, nel bene e nel male, l’esistenza di miliardi di uomini per due millenni si liberi finalmente di ogni retaggio oscurantista; il monito, che non si deve partecipare a feste con più di dieci invitati, rigorosamente tutti con il cilicio d’ordinanaza.
Ciao a tutti,
Ettore.

Una bella storia.


A corredo delle foto relative alla cerimonia dell’anniversario della Carica dei Carabinieri di Pastrengo (VR) del 30 aprile 1848, bisogna che racconti una storia.
Oliviero infatti mi chiede chi sono i personaggi presenti nelle immagini riprese dal “Belvedere” di Pastrengo il 30 aprile 2010.
Bhé uno sono io, mentre l’uomo con il baffo bianco puffoso è nostro Anziano, Gen.B.CC in pensione.

La domanda a questo punto è : che ci faceva un tassinaro a Pastrengo e cosa costui ci azzeccava con i Carabinieri ? L’Anziano era e resta un Carabiniere , va bene, ma io ?!
Questa storia nasce nel 2004 e vede casualmente collegati l’Anziano, il sottoscritto, e successivamente, il Presidente della Proloco di Pastrengo e il Comune di Pastrengo.
L’Anziano ed io all’epoca ci frequentavamo moltissimo: siamo Ex Allievi Nunziatella , entrambi amici e complici di vivaci e piacevoli discussioni. All’Anziano, all’epoca Colonnello in servizio, Ufficiale addetto al Procuratore Generale del Tribunale Militare di Verona, venne dato l’incarico di Cerimoniere della imminente commemorazione di Pastrengo. Prima della manifestazione, mi ritrovai casualmente ad accompagnarlo svariate volte per prove ed accordi con le locali autorità.
La strada principale che porta in quel Comune costeggia un’ampia spianata, dove si svolsero i noti fatti del 1848. Lo scontro vero e proprio si svolse a ridosso di un piccolo caseggiato, in località “Le Bionde”, distante circa 7-800 mt in linea d’aria dalla strada. Tale manufatto si notava e si nota appena, nonostante una lapide commemorativa posta nel 1931, impossibile comunque da notare da quella distanza.
L’Anziano pensò quindi di “prelevare” dal Tribunale dove lavorava un pennone e una Bandiera. Lo scopo era quello di fissare il pennone ad un angolo del caseggiato e di issarvi la Bandiera, in modo che chiunque, dalla strada, la potesse notare anche a distanza.
Ci ritrovammo quindi insieme, stile Gianni e Pinotto, a fare questa cosa, ottenendo il risultato che potete vedere ! Attenzione. La foto è il risultato di una potente zoomata, che evidenzia in ogni caso che ci mancava poco che la bandiera fosse più grande dello stesso caseggiato, soprattutto con il vento giusto.
Che si fa allora? L’indomani mattina “il tassinaro” si reca a Verona in un negozio di articoli militari e compra una bandiera, questa volta delle proporzioni giuste. Doveva essere una bandiera “reale” con lo stemma dei Savoia al centro, ma questi sono ormai reperti e il tempo stava per scadere.


L’Anziano ed io quindi ci rechiamo nuovamente sul posto, “ammainiamo” la Bandiera gigante e vi issiamo l’Altra. Il tutto, ovviamente, agendo indisturbati in un fondo agricolo privato, di proprietà di tal signor Giovanni , poi coinvolto gioco forza nella vicenda. Di seguito, il risultato reale e il risultato che elaborai all’epoca, con un gradiente rosso sangue…..



La cerimonia si svolse regolarmente; quel giorno pioveva e io feci delle foto da schifo, quindi improponibili. Quello stesso giorno però al ristorante Miralago di Pastrengo, ci riunimmo in pochi ex allievi Nunziatella fra cui l’anziano, il Presidente pro tempore della Sezione Veneto dell’Associazione, di cui io ero all’epoca il segretario, oltre al Presidente della Pro Loco, ed altri amici. L’Anziano redasse preventivamente il seguente documento che venne sottoscritto dalle parti interessate; due copie vennero consegnate al presidente della Proloco; una di queste venne fatta recapitare al Comune di Pastrengo ; e l’indomani l’Anziano consegnò l’attestato allo “stranito” proprietario del fondo, che andammo a beccare a casa senza preavviso.


Da quel di, sono passati diversi anni. L’Anziano è andato in pensione e ha lasciato Verona, io non ho più l’amico di avventure di altri tempi, anche se l’ho visto di recente, ma quella strana cosa che facemmo insieme all’epoca, germogliò a livello politico locale e costituì il seme perché venissero successivamente deliberati i lavori di costruzione di un “belvedere”, realizzato pochi anni dopo e le cui immagini fanno parte delle ultime foto della raccolta inviata recentemente ad Oliviero.



Pino Iacono

lunedì 2 agosto 2010

Quando è finito il raccolto dei datteri, ciascuno trova da ridire alla palma.


La gratitudine è un sentimento che invecchia presto” e questo ultra-bi-millenario insegnamento di Aristotele è stato confermato dai recenti, squallidi avvenimenti che hanno caratterizzato gli ultimi giorni unitari dell’ex Popolo della Libertà.
In un altro momento, vi inviterò a spiegarmi come si concilia il concetto di “Libertà” (quella con la maiuscola) con l’epurazione di stampo sovietico che è stata posta in essere contro i dissidenti interni, che, a loro volta, non sono affatto degli angioletti: ci è mancata solo la pubblica abiura e, poi, avremmo assistito ad un tragico deja vu.
In questo momento mi interessa, invece, analizzare e cercare di capire perché in tanti -il cui livello cultural-politico li avrebbe proiettati al massimo in una fulgida carriera di attacchini di manifesti elettorali- si sono invece rivoltati contro chi aveva loro consentito di ricevere onori e prebende.
Non facciamo nomi, anche perché sono noti a tutti; resta la sconcertante ed avvilente amarezza nel constatare quanto gretto sia l’animo umano, specie in coloro che reggono le sorti di un intero Paese e che si ergono a pontifica tori, anche su questioni etiche.
In questi oltre quaranta anni, di schifezze ne abbiamo viste tante ma, seguendo il consiglio di uno che se intendeva, “ci siamo turati il naso” e siamo andati avanti più o meno bene; però, non abbiamo mai dovuto assistere a questa specie di rivolta di pretoriani (con tutto il rispetto per i Pretoriani!) contro quel “principe” che se li era cresciuti in seno e che aveva ricompensato proiettandoli sulla ribalta nazionale e pure al massimo livello.
Non mi interessano i distinguo “politici”, anche perché sono straconvinto che non ce ne siano, a meno che non si millantino per “politici” gli incollaggi alle poltrone o i salti carpiati sul carro del vincitore; a me interessano gli aspetti etici di ciascun uomo (sic!) e deontologici di ciascun politico.
E non mi si venga a raccontare la favola sulla “sporcizia” della Politica che, poveraccia, deve il lordume che la ricopre solo agli uomini che la frequentano; qui non si parla né di sporco né di pulito, bensì di un voltafaccia vero e proprio, perpetuato per miseri interessi di bottega personali che nulla hanno a che fare con la Politica.
Al riguardo, riesce molto ma molto difficile (almeno per me) capire come mai quelli che solo due anni fa si vantavano di esser i “colonnelli” (con la minuscola, ben’inteso!) ora non si sono fatti scrupoli di abbandonare il loro “ducetto” per gettarsi tra braccia ben più munifiche; delle due l’una; o erano in mala fede allora o lo sono adesso!
Vorrei continuare ma desisto per non far condizionare il mio vocabolario dal sentimento di ripulsa che mi domina.
Allora concludo con questo vecchio proverbio italico: Dio mi guardi da furia di popolo, da cattiva giustizia e da mano di traditore. La seconda e la terza le abbiamo già: che sia in arrivo anche la prima?!
Ciao a tutti, Ettore.