domenica 31 luglio 2011

Chi ha copiato chi?!




Tam o'shanter militare
Royal Regiment of Scotland

sabato 30 luglio 2011

Della terzietà ed imparzialità del giudice


Cari amici,
molte volte mi è venuto il dubbio che l'appartenenza allo stesso Ordine Giudiziario e, talvolta, anche alla stessa "Corrente" della Magistratura del rappresentante dell'Accusa e del Giudicante (ai vari livelli e nelle varie fasi processuali) evidenzi, nel nostro Ordinamento,una grave "stortura".
E' difficile pensare che questi esimi Signori, anche nei casi di massima correttezza, non siano proclivi "ad intendersi"... emarginando (tendenzialmente) il difensore al ruolo di una sia pur qualificata "comparsa". Il dubbio si è rafforzato in me ancor più da quando, transitato in "Ausiliaria" ( ed avendo superato l'Esame per l'abilitazione all'esercizio della Professione forense nel lontano 1987) mi sono iscritto all'Albo degli Avvocati e mi sono messo a lavorare, sia pur non a tempo pieno, in un noto studio di penalisti di Roma. Il fatto diventa ancor più interessante qualora si consideri il ruolo davvero "dominante" che nell'attuale procedimento il Pubblico Ministero è andato via via sempre più assumendo, specie nelle "indagini preliminari" . Complice di ciò anche la riforma della Procedura Penale (1988) che, a parer mio, ha reso la Polizia giudiziaria sempre più "semplice esecutrice" dei voleri del P.M.
In passato le forze di polizia (gli Uff.li di PG, - si pensi al classico Maresciallo dei Carabinieri) redigevano il c.d. "Rapporto Giudiziario" che era il documento "cardine" dell'inchiesta e sviluppava la sua efficacia probatoria fino in Cassazione (se necessario) ed era controllato, specie nella forma, dagli stessi superiori gerarchici che assicuravano una certo indirizzo omogeneo. In esso veniva addirittura illustrata la personalità del reo e si entrava in tutti i particolari dell'indagine.
Adesso la Polizia Giudiziaria informa "senza ritardo" il P.M. del fatto reato e costui diviene subito il "deus ex machina". Decide lui, in totale autonomia come orientare le indagini ed in quale direzione, dà disposizioni e dirige (può addirittura affidare le indagini stesse ad un altro organo di polizia!). In pratica, contrariamente a quanto accade in molte altre Nazioni, il P. M. svolge anche e soprattutto, specie nella fase iniziale, le funzioni di "poliziotto", invadendo parzialmente un campo che in quasi tutto il mondo è affidato ad organi che dipendono dall'esecutivo (forze di Polizia). I Pubblici ministeri (in altre Nazioni - prosecutors, fiscales etc) intervengono successivamente e, soprattutto, nella seguente fase processuale). C'è da aggiungere poi che in i P.M.stessi (nell'ambito della loro ampia autonomia) sì, è vero, applicano la legge, ma prima di applicarla la "INTERPRETANO" e nell'interpretazione si evidenziano spesso difformità dovute alle differenze fra i singoli soggetti, che tra l'altro, non tutti provengono da identiche esperienze formative e può capitare così che ci sia chi intravede un reato laddove un collega non lo intravede, o chi riconosce in identiche situazioni figure di reato diverse da quelle che un altro collega intravede. Questi "personalismi"che possono risentire di formazioni (come già accennato) e "convinzioni" pregresse, nonchè aimè, talvolta anche di zelanti protagonismi (lo riconosce anche il Capo dello Stato) portano, specie nella delicatissima fase delle "indagini preliminari" a conseguenze difformi e talvolta criticabili, sì che potrebbe venire addirittura messa in dubbio la stessa che affermazione per la quale la "Legge è uguale per Tutti". In effetti,verrebbe da constatare, forse lo sarà nella sua fase "enunciativa", ma non sempre, aimè, in quella applicativa.
Secondo me sbagliano coloro che gridano allo scandalo al solo pensare che il P.M. possa essere inserito nell'Esecutivo e ne divenga, come in molte altre evolutissime Nazioni (es. Francia) il rappresentante in ambito processuale. Esistono infatti molte possibilità di aggiustamento e di controllo che potrebbero sottrarlo ad influenze "politiche". Si pensi, ad esempio, ad un suo eventuale collocamento nell'Avvocatura dello Stato, che, di per sè, darebbe più che adeguate garanzie di indipendenza e di imparzialità.
Altra soluzione che appare meno drastica (e non più rinviabile) è quella della "separazione delle carriere". Accusa e giudicante continuano ad appartenere allo stesso Ordine Giudiziario, ma in ruoli diversi, anche per rendere più difficile una inversione di compiti in occasioni future e, di conseguenza, una minore loro contiguità nelle fasi processuali. Ebbene, ho cercato di essere non eccessivamente tecnico ed il più chiaro possibile, anche per favorire chi non sia addentro alla specifica materia e vi prego di scusarmi se non ci sono riuscito. Consapevole di essermi comunque addentrato in un campo abbastanza insidioso e "minato" gradirei conoscere le vostre opinioni al riguardo .
Un caro saluto,
Vostro Carlo MORI

mercoledì 27 luglio 2011

Arturo e Ambrogio


Arturo è un labrador, dolce affettuoso e malandato, che da 11 anni vive in simbiosi con mio figlio Tommaso il quale, quando è costretto a lasciarlo, me lo affida.
Ieri sera Arturo era con me nella passeggiata serale al parco e nel vederlo nelle movenze tipiche di chi è vecchio ho ricordato la sua allegria, vivacità e bellezza giovanili (ha fatto molti spot pubblicitari). Penso che tutti noi acquisiamo coscienza della nostra anzianità non tanto per i mutamenti interiori ed esteriori bensì per la trasformazione di tutto ciò che ci circonda.
Ho quindi guardato le mie mani (le mani rappresentano la parte del corpo meno ingannevole) e nel constatare il degrado fisico ho cercato rifugio nel profondo convincimento che, al contrario, il mio modo di pensare non è mai cambiato. Balle! La mente è andata ad un episodio di due settimane fa quando, durante uno sgradevole scambio di vedute con mia figlia Cinzia, ho troncato immediatamente la lite dicendole “ti voglio bene”. Questa è una frase che ho usato poche volte nella mia vita e sempre in occasioni piacevoli, mai durante una contrasto di vedute. Il risultato è stato sorprendentemente positivo tanto da farmi dire: “possibile che mi ci sono voluti 62 anni per capire che si devono esternare i propri sentimenti più quando si litiga che nelle ricorrenze piacevoli?!”.
Mentre ero assorto nel tentare di capire se la mia fosse saggezza o debolezza acquisita, mi si è avvicinato Ambrogio, un settantenne geometra ex ATM (Azienda Tranviaria Milanese) che dal momento in cui ha visto Berlusconi con la cazzuola e l’elmo da operaio lo ha beatificato ed eletto ad unico eroe capace di salvare il nostro malandato Paese caduto nelle mani dei terroni e dei bolscevichi. L’approccio di Ambrogio è tipicamente milanese: “Uè terun sinistroide hai visto che fine ha fatto il Penati”. “Ambrogio” - gli ho detto con la calma di chi riconosce nel proprio interlocutore un uomo semplice ed in buona fede – “per te chi non parla bene di Berlusconi è un sinistroide e questo è sbagliato. Penati, se realmente corrotto, ha continuato l’andazzo dei tanti politici di tangentopoli che ora, pur essendo socialisti sinistroidi, militano nel PDL. Il problema non è il partito di appartenenza ma lo spessore morale del personaggio”.

L’Ambrogio, visibilmente spiazzato dal fatto che io non avessi preso le difese di Penati, ha svincolato passando dall’attacco verso l’avversario all’elogio della proprio gruppo: “ Hai visto che stanno approvando le leggi per diminuire i costi della politica?...e poi, in barba a voi avvocati che guadagnate fior di palanche grazie alla lungaggine dei processi, il berlusca ora cambia il ministro della giustizia e fa approvare il processo breve”.
“Ambrogio” – gli ho risposto con la stessa benevolenza e la stessa pacatezza di prima (starò forse invecchiando?) – i ministri Prestigiacomo e Romano hanno chiesto ed ottenuto che ogni eventuale provvedimento oggi approvato abbia efficacia a partire dal 2013 e dal 2014 così come slitteranno a quel periodo le tassazioni sulla casa e sulle rendite oggi ipotizzate. Se alla fine dell’attuale legislazione gli italiani decidono di cambiare schieramento politico e la nuova maggioranza non dà corso ai tagli della politica previsti lasciando in essere i provvedimenti sulle nuove tasse, dirai che pensano solo al loro tornaconto e sanno solo aumentare le tasse?. In merito alla brevità del processo, lo sai che gli avvocati di Berlusconi, tutti parlamentari della maggioranza, hanno presentato un disegno di legge che prevede la possibilità di sentire tutti i testimoni richiesti senza alcun limite numerico e temporale?. Se approvato, un provvedimento del genere prolungherà, sino alla prescrizione, buona parte dei processi in essere ”.
A quel punto ci siamo lasciati da vecchi conoscenti rispettosi delle opinioni altrui e, con Arturo, sono ritornato a casa. In sala ho trovato Anna, mia moglie, sbigottita per le parole che aveva sentito, su una TV locale, da un signore bardato di verde che intercalava tre bestemmie ad una parola avente un senso compiuto. Dopo aver approfondito la conoscenza del caso, sono andato a letto con questo atroce dubbio: “Se ho dato del coglione a coloro che hanno permesso l’elezione ad onorevole di cicciolina, quale attributo dovrei dare a chi ha permesso che Borghezio ci rappresenti?”.
Domani parto e per un mese tenterò di allontanarmi da ogni cosa che mi faccia pensare; non so quindi se vedrò pubblicate queste mie ultime riflessioni e, se ce ne saranno, i Vostri commenti. Vi abbraccio, comunque, tutti e se qualcuno, trovandosi in Puglia, volesse venire a trovarmi, sarà per me un enorme piacere.
Francesco

lunedì 25 luglio 2011

Rispetto


"La Morte ha avuto ragione di un’altra Vita italiana in un paese lontano .
Cerco di mettermi nelle vesti di un qualsiasi genitore, delle mogli, dei figli grandicelli, delle fidanzate, dei fratelli e delle sorelle di quei ragazzi che ogni giorno , ne sono sicuro, si chiedono che cosa riservi loro il destino.
La loro vita deve scorrere diversamente da quella che mi vede, ci vede, ogni giorno attivi in questa società del benessere. Uno di quei parenti sa per certo che nessuna delle agiatezze riservateci può essere goduta dal familiare in missione.
Nulla e' uguale al nostro modo di vivere, ma non deve essere questo il loro problema.
Come sempre il rischio di chi lo corre e la paura di quelli che restano sono in qualche modo metabolizzati ed esorcizzati, pur restando integri ed incombenti nelle loro coscienze. E , cosi, le loro giornate non possono essere spensierate né avere quegli sprazzi di serenità che ognuno di noi ha, pur in presenza di problematiche incombenti, di familiari lontani, di situazioni critiche che un sorriso riescono a strappartelo, comunque .
Ma deve essere difficile pensare che analoghi sentimenti possano albergare tra chi ha un parente in missione. Le notizie brutte hanno sempre, in quei casi, la veste di una uniforme, di più uniformi che, con grande partecipazione , si stringono in una comunione di sentimenti.
Ma, mi chiedo, quando fortunatamente, ed e' la stragrande maggioranza dei casi, ciò non si verifica, siamo certi che le sollecitazioni non abbiano comunque modificato anche il modo di essere di chi e' in attesa del rientro del proprio Caro?
A queste persone sconosciute e forse poco considerate , che prendono corpo solo quando offrono il loro dolore e la loro considerevole dignità a testimoni scomodi della loro tragedia, vuole oggi andare, con il mio pensiero, la simpatia e la più alta considerazione per ciò che essi rappresentano nel sostegno ai loro Cari ed alla Nazione tutta”.
Vi abbraccio,
Carlo Minchiotti.

domenica 24 luglio 2011

Differenza generazionale nelle Forze Armate?


Ebbene sì cari colleghi. Ho deciso di fuggire. Fuggire per salvarmi… fuggire per continuare a vivere.
Ho servito il mio Stato per 28 anni in maniera decorosa. Ho servito il mio Stato in Bosnia, in Kosovo, in Albania e ovunque mi chiedevano di andare.
Ho addestrato i più giovani, cercando di insegnare il rispetto delle regole, l’onore, lo spirito di corpo e l’amore per quei tre colori che ogni giorno all’alzabandiera mi regalano un brivido. Ma oggi quel brivido l’ho sentito solo io. Ed è un brivido di disgusto, di delusione.
Alcuni miei colleghi per servire lo Stato hanno lasciato la famiglia e sono tornati a casa in una cassa di legno, eseguendo ordini di gente che guadagna in un mese quello che noi militari guadagniamo in un anno. E per tutta risposta, neanche la soddisfazione della promozione di un grado.
Non sono mai stato punito. Non ho mai rifiutato un ordine. Ma combattere in teatro operativo è facile… lì sai chi è il nemico…. ma combattere anche tutti i giorni a casa, dove il nemico sembra essere il tuo ministro, è troppo.
Dopo tanti anni, questa uniforme mi pesa. Troppe mattine inizio il lavoro chiedendomi “perché?” Ho subito in silenzio 4 trasferimenti d’autorità, ho subito in silenzio una promozione mai arrivata,
ho fatto la guardia all’immondizia di Napoli, ho fatto la guardia a poveri disperati dei centri di accoglienza. Sono stato in missione dormendo nelle bettole per fare risparmiare l’amministrazione. Ho addirittura pagato il carburante del mezzo militare per rientrare al reparto da una missione. Ed ora, alla soglia dei miei 46 anni di età e 28 anni di servizio, per ringraziarmi, mi bloccano lo stipendio per anni ancora, mi prendono per il culo con una F.E.S.I. ridicola, mi dicono che devo fare straordinari ma i soldi non ci sono, mi dicono che se mi ammalo non mi pagano, e tutto per fare ancora sacrifici per il mio paese.
Non voglio vomitare insulti sulla classe politica perché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa ma posso dire basta. Non vale più la pena servire questo Stato.
Mi dimetto. Mi dimetto da Italiano, mi dimetto da Soldato, e vi saluto!



Questa lettera l’ha scritta un Sottufficiale di una delle nostre Forze Armate ed è stato pubblicata su facebook, reti sociali, e mi è stata inviata da Giggetto, le cui capacità di “navigazione” hanno oramai travalicato i confini nazionali.
Pur facendo la tara su qualche merito auto attribuito, non vi è dubbio che il SU. sia l’archetipo di una categoria che, da sempre, ha vissuto in uno stato di frustrazione, specie per quanto attiene all’impiego (nella stragrande maggioranza dei casi, non certo gratificante) ed alle prospettive di carriera.
Ma quello che, a mio avviso, preoccupa di più è il fatto che per il SU., con l’esclusione di un fugace accenno al “brivido” all’alzabandiera, le cause del disgusto sono solo ed esclusivamente di ordine economico: che sia un pericoloso segnale di “differenza generazionale”, tanto per riprendere una felice espressione di Francesco?
E questa “differenza” è possibile che esista anche tra gli Ufficiali, nati, cresciuti e pasciuti nella sacralità della settimana corta, nel rigido rispetto dell’ orario di servizio e dell’attaccamento allo straordinario?
Ragazzi, ditemi che non è vero: Vi prego!!!
Ciao a tutti,
Ettore.

giovedì 21 luglio 2011

Un popolo di santi...


Leggendo lo speciale che il “Corriere della sera” ha dedicato al decennale del G8 di Genova, ho trovato un articolo che riguarda Carlo Giuliani, in cui se ne fa un ritratto a dir poco di difficile condivisione.
Povero figlio! Stava andando al mare (indossava addirittura i costume e sotto i pantaloni) ma poi, spinto da un irrefrenabile istinto resistenziale, si è aggregato a quei poveri giovani innocenti che stavano manifestando pacificamente; trovato per caso un estintore, si è avvicinato al defender dei Carabinieri (da cui spuntava una pistola) per convincere il possessore a non usarla.
Ma il cattivo Carabiniere ha sparato ed ha creato un martire!
Un martire sì, perché alla fine dei conti chi ha pagato per tutto quello che è successo a Genova?
Solo le Forze dell’ordine; mentre la madre è stata eletta al Senato della Repubblica, al povero giovane è stata intitolata un’aula parlamentare, il padre va in giro a raccontare la triste fine del povero Carlo che tra poco, forse, verrà proclamato anche beato.
Mi farebbe piacere sentire il Vostro parere.
Carlo Maria Magnani.

mercoledì 13 luglio 2011

Missioni fuori area

Di seguito il commento di Zuff che per motivi tecnici non si riesce ad inserire nell'elenco.
"Cari amici, la discussione è molto interessante e per rispondere compiutamente non basterebbero relazioni di spessore di alcune ore. Volendo dire la mia faccio alcune considerazioni che comunque riflettono e sintetizzano quanto già detto da tutti voi:
1^ considerazione: penso che la domanda sia pleonastica, senza voler offendere nessuno. Almeno noi Ufficiali Superiori non dovremmo porgercela. Siamo lì per difendere gli INTERESSI NAZIONALI che vuol dire avere voce in capitolo nei vari consessi, procurare commesse per l’industria nazionale (ENI = Petrolio) che in ultima analisi vuol dire dare linfa al Prodotto Interno Lordo, creare posti di lavoro e benessere per i cittadini italiani. Controllare il traffico di droga che affligge la nostra società. Tuttavia, come diceva Totò, “è il saldo che fa la somma” (forse l’espressione non è pienamente fedele ma rende il concetto);
2^ Considerazione: non possiamo dire cosa ce ne importa dell’Afghanistan, un paese lontano e tribale, perché quando si parla di globalizzazione vuol dire che ciò che accade in un paese “lontano, lontano” (riprendendo l’espressione da una fiaba moderna che conosco bene perché costretto dalle nipotine a vederla molte volte) influenza anche noi;
3^ Considerazione: Il mondo è anarchico e quindi va governato dall’ONU se ne è capace o da altre organizzazioni Regionali che vi aderiscono. Ogni nazione si comporta in conseguenza dei propri interessi. Non esiste un’organizzazione internazionale dotata di Forze di Polizia in grado di far rispettare il Diritto Internazionale. Peraltro, le minacce non possono più essere identificate solo sulla base delle capacità militari dell’avversario, che sono spesso irrilevanti, bensì sulla base dell’impatto che esse possono avere sulle percezioni di sicurezza, di benessere o di stabilità dell’opinione pubblica. Il paradosso della situazione è che per evitare una guerra si ricorre ad azioni di guerra: se vuoi la pace prepara la guerra.
4^ Considerazione: l’intervento in Missioni Internazionali è imposto dalla nostra Costituzione all’articolo 11, seconda parte, che tutti omettono di leggere e commentare e che così recita:
- nella prima parte: l’Italia ripudia la guerra ……
- nella seconda parte: consente ………………… ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo;

5^ Considerazione: Oliviero ha introdotto la questione della Sicurezza sulle navi civili italiane che potrebbe essere svolta da nuclei operativi delle nostre FF AA. Io sarei contrario, ma la cosa è legittima ed assume rilievo per via delle norme del Diritto di Navigazioni assai complesse che addirittura vieterebbe alle navi civili l’autodifesa con proprio personale. Ho trattato la questione della pirateria nell’ultimo numero di Vox Militiae che vi invito a leggere sul sito: www.voxmilitae.it cliccando su archivio – luglio 2011. Per restare in argomento introduco un’altra tendenza sempre più diffusa: si va verso il ritorno delle compagnie di ventura: sono sempre più frequenti le costituzioni di società che forniscono servizi di carattere militari legati alla sicurezza, sono un’infinità. A tal fine vi invito a leggere un articolo molto interessante di Informazioni della Difesa n°6/2010 dal titolo: “PRIVATE MILITARY COMPANIES: VERSO LA COMMERCIALIZZAZIONE DEI CONFLITTI?”. Nell’articolo si capisce che sin da ora alcuni stati che non ritengono opportuno/economico/contro l’opinione pubblica/ ecc. intervenire in situazioni di basso conflitto ricorrono a queste “Società” private.
Mi fermo qua.
Saluti Suff"

martedì 12 luglio 2011

Ma cos'è la differenza generazionale?!

Anche in precedenti interventi su questo Blog, ho espresso dubbi sull’esistenza di una vera diversità fra generazioni. Mi è più facile credere che, nel breve periodo, possano cambiare i punti di riferimento, le tendenze, i bisogni secondari dell’essere umano ma che le sostanziali differenze biologiche e spirituali possano subire modifiche apprezzabili solo nel corso dei millenni.
Più passa il tempo, però, e più faccio fatica a comprendere gli atteggiamenti della gente giovane che mi circonda; dagli amici, ai clienti, fino ad arrivare ai figli. E’ come se, in certi momenti della giornata, ti sentissi proiettato in un mondo che non ha niente a che vedere con il tuo.
Vi porto tre esempi di mentalità e storia giovanili che hanno contribuito alla causazione di questo mio senso di disorientamento, specificando che non provengono da alcuna delle sopra menzionate categorie di giovani con le quali sono in contatto ma che rappresentano casi realmente accaduti.
Il primo. Una giovane coppia sposata da cinque anni scopre di non poter avere figli per problemi legati all’uomo (spermatozoi non attivi). Decidono di far fecondare lei con il seme di un altro e cominciano a discutere sulle modalità e opportunità di conoscere il donatore; come saprete il ricorso alla banca semi vieta
categoricamente ogni elemento che possa ricondurre al donatore. Lei conosce le norme legislative e vuole un figlio ma ritiene importante che, anche durante l’infanzia, possa collegare i lineamenti ed il carattere del bambino con quelli del padre. A questo punto, lui ha l’idea geniale: prendiamo il seme del migliore amico comune essendo certi che, proprio perché tale, lui avrà sempre un atteggiamento silente e accondiscendente. Lei, più furba di lui, gli spiega che la cosa non è possibile perché nessuna struttura pubblica o privata accetterebbe di inseminarla con il seme di un altro uomo a conoscenza del fatto. A questo punto il genio di lui si esprime ai massimi livelli: perché usare una struttura per l’inseminazione? Mi è sembrato di capire che tra te e lui c’è una certa attrazione. Fate l’amore per una paio di volte durante il tuo periodo fecondo senza dirgli che io non posso avere figli e, quando nasce, sarà per tutti mio figlio.
Il secondo. Chi conosce il mondo Harley Davidson sa che nei numerosi raduni motociclistici è facile trovare bancarelle che vendono oggetti metallici tanto amati dai cultori del rock duro. Fra le più piccole e sguarnite di queste bancarelle ce n’è una di proprietà di un trentacinquenne pluritatuato, pochi capelli ed una folta barba ormai brizzolata. La tipologia fisica del personaggio non si discosta da quella di tanti altri che popolano quel folkloristico mondo ma di lui
restano impressi due elementi: consegna i suoi monili in pacchetti fatti con fogli de “Il Sole 24 ore” e ha una proprietà di linguaggio ed una cultura generale da far invidia a chiunque. L’anziano ragazzo si è laureato in Economia e Commercio, con il massimo dei voti, quando aveva 24 anni e subito dopo il titolo si è fatto regalare, dai genitori, una “Fat boy” (una fra le più belle moto Harley) incominciando, con questa, la sua vita da vagabondo. E’ figlio unico di una coppia titolare di un avviato studio di commercialisti che non vede da anni il figlio e che mensilmente gli invia un obolo per aiutarlo a vivere decorosamente.
Il terzo. Una giovane diciottenne, appartenente alla buona società, fra le migliori nella sua classe e con un viso pulito e dolcissimo incomincia ad avere atteggiamenti non consoni al suo normale modo di essere: risponde male ai genitori, vomita continuamente, non mostra più la stessa attenzione verso gli studi. I genitori, stupiti e preoccupati, la portano immediatamente da uno psicanalista e dal curato della parrocchia di appartenenza. Entrambi riconducono questo atteggiamento allo stress causato dall’imminente maturità e convincono i
genitori a sottoporre la figlia ad esami medici per somministrarle, poi, integratori alimentari e vitamine. Il medico di base, interpellato per gli esami, durante la visita capisce che la ragazza è incinta ed invita gli attoniti nonché increduli genitori, a parlare serenamente con la ragazza. La ragazza risponde con naturalezza, dicendo che non si aspettava una cosa del genere perché aveva preso tutte le precauzioni possibili e che, in ogni caso, non avrebbe mai potuto sapere chi fosse il padre perché, negli ultimi cinque mesi, aveva avuto mediamente cinque rapporti sessuali al giorno con uomini diversi e sconosciuti.
Potevano succedere queste cose ai nostri tempi?
Francesco

L'ultimo compagno


E' morto sabato a Villa Igea, dove era ricoverato dal settembre del 1980, il figlio di Palmiro Togliatti, Aldo.
Avrebbe compiuto 86 anni il prossimo 29 luglio. La famiglia ha diffuso la notizia soltanto oggi a funerali avvenuti. Un gesto di riguardo e di rispetto nei confronti del figlio del Migliore, nel segno di una riservatezza che aveva caratterizzato tutta la sua vita. Nato a Roma nel 1925, figlio del leader del Pci e di Rita Montagnana, una delle fondatrici dell'Unione donne Italiane, Aldo Togliatti aveva trascorso gran parte della sua infanzia e della sua adolescenza in Unione Sovietica, in un collegio del partito comunista. Lì si era diplomato in Ingegneria prima di far ritorno in Italia. I primi segnali della malattia, legata a un disagio di natura psichiatrica – schizofrenia con spunti autistici diranno in seguito i medici – condizioneranno il resto della sua esistenza. Nel dopoguerra aveva raggiunto la madre a Torino e per alcuni anni aveva lavorato alla Sip; nel capoluogo piemontese si era iscritto al Politecnico ma non aveva completato gli studi. La sua ultima apparizione pubblica nel '64 ai funerali del padre. Con la morte della madre, negli anni Ottanta, Aldo Togliatti, arrivò a Modena: i familiari avevano cercato una clinica dove poterlo curare al meglio e Villa Igea era sembrata la scelta più appropriata. Un pietoso segreto quello che ha avvolto il figlio del Migliore, in molti sapevano ma nessuno parlava, anche e soprattutto a Modena. A Villa Igea era per tutti il “signor Aldo”, poi negli anni 90 il mistero era stato svelato, lo scoop sui giornali e i retroscena di una vicenda che, dopo il clamore mediatico, tornò ad essere privata. Fino ad oggi, con lo scarno comunicato stampa che ne ha annunciato la morte. Ogni settimana il figlio di Togliatti riceveva la visita di Onelio Pini, metalmeccanico in pensione, segretario di sezione in Buon Pastore, anche lui ormai scomparso: dal partito il vecchio militante aveva ricevuto l'incarico di occuparsi delle sue piccole necessità e per anni, puntualmente, gli aveva portato le sigarette e la Settimana Enigmistica.

Sabato scorso Aldo Togliatti è andato a raggiungere Onelio, il suo unico, vero , ultimo compagno.

Quanti di voi erano a conoscenza dell’esistenza di questa personaggio ?

(Notizia trasmessa ieri sera da TRC, Tv locale di Modena)
(U.d.B)

lunedì 11 luglio 2011

L'oggetto misterioso

Molti di voi al solo sentir parlare di Modena arricciano il naso, ricordando i due anni trascorsi e non certo facili, e la maggior parte di voi conosce della città solo la zona di Piazza Roma, anche perché, allora, non sono state molte le occasioni in cui si è voluto e, talvolta anche potuto, usufruire delle libere uscite (in effetti non c’era molto che potesse interessare e, al contrario di adesso, neanche i soldi abbondavano nelle tasche).
Poi, successivamente, solo in occasione delle visite per gli anniversari, vi siete forse accorti che esisteva, intorno all’Accademia, un mondo che si muoveva, una città che pulsava, dei monumenti importanti da visitare e, talvolta , anche della gente simpatica che girava in bici.
Circa un anno fa sono stati installati, in gran parte nel centro storico, molti di quegli strani e misteriosi oggetti che vedete nella fotografia.

La gente, curiosa come lo è quella della piccola provincia, ha cominciato a domandarsi cosa fossero quegli strani ammennicoli che erano spuntati come i funghi e, solo dopo diversi giorni, si è resa conto che erano i nuovi portabiciclette, anche perché erano stati installati dove prima vi erano le vecchie rastrelliere: ci è però voluto ancora molto altro tempo per capire come dovevano e potevano essere utilizzati.
Vorrei vedere voi: prima non si faceva altro che centrare il buco dove inserire la ruota davanti poi non restava più niente da fare se non chiudere a chiave il lucchetto (qualcuno ha provato anche ad infilare la ruota davanti nella feritoia, ma senza successo).
A Modena, come del resto in quasi tutte le provincie emiliane, la bicicletta è il mezzo più utilizzato per muoversi in città, per andare a scuola, per raggiungere il posto di lavoro, per fare la spesa in centro o al vecchio mercato coperto, o anche solo per svagarsi facendo qualche giretto in quelle strade vecchie e chiuse al traffico nelle quali, senza bici, non si arriverebbe mai.
Il numero delle biciclette è sicuramente superiore al numero degli abitanti della città, anche perché nei garage trovano riparo quelle che i vecchi non usano più , quelle di quando si era bambini e quelle , almeno due pro capite, che vengono usate.
La bicicletta viene usata dal Sindaco, dal professore universitario, dal notaio e dall’avvocato (anche Massimo Rossi Barattini la usa quando si sposta nel centro) e , generalmente, questi usano le classiche e molto serie Bianchi o Taurus che ben si addicono al loro “rango” , ma la usano anche l’impiegato, l’operaio della Maserati e la casalinga con le borse della spesa strapiene attaccate al manubrio , il Colonnello e il Maresciallo per tornare a casa al termine del servizio giornaliero, i sottotenenti del 3° e 4° anno di Accademia che proseguono gli studi e si recano in Università, i ragazze e le ragazze per andar in centro ad incontrasi, e anche i preti per portare i sacramenti e l’estrema unzione ai bisognosi.
La bici si usa sempre , d’estate e d’inverno , in pantaloncini corti e sandali o con i cappotti , le sciarpe, e i guanti e berretti di lana.
Bisogna riconoscere che molte zone della città sono attraversate da piste ciclabili (diverse decine di Km) per cui i ciclisti possono spostarsi velocemente e in sicurezza e raggiungere così i posti più interessati in pochi minuti, ma, nonostante gli sforzi delle Autorità comunali, molti modenesi sono indisciplinati e non seguono le buone regole e , un mese fa, molti sono stati multati (unica città al mondo , penso !!) per esser andati contromano nelle viuzze del centro storico dove non vi sono le corsie gialle.
Io mi sono salvato unicamente perché forse, in quelle giornate, ero a letto ammalato, perché come dice mia moglie io sono molto, molto indisciplinato, vado contromano, vado veloce, faccio i “peli “alle macchine e alle persone e guardo sempre in giro e poco davanti a me.
Io, da quando abito a Modena, uso la bici quotidianamente, sia per diletto che per recarmi nei luoghi che devo raggiungere per bisogno; mi faccio una ventina di Km al giorno, e devo riconoscere , che solo così mi sento bene.
Se qualche amico poi mi viene a trovare, gli presto la mia seconda bici per fare insieme un bel giro per Modena, e non esiste occasione migliore per fare due chiacchiere in compagnia e andare nei luoghi dei ricordi più belli.


E voi andate in bici ??????????
Ciao Oliviero










Per quelli di Positano che me lo hanno chiesto.


Parcheggio di P.zza Roma.

Quella in primo piano è la mia bici, l'altra, una Taurus, è "roba" da gran signori.

domenica 10 luglio 2011

Una simpatica iniziativa

AHuc/AH5lFSccLlk/s1
Mi rendo conto che i miei interventi sono stati quasi sempre seriosi, pesantucci anzichenò, non esenti da “aulicità” di bassa lega (come mi rimprovera Oliviero), decisamente pallosi; per questo raccolgo il mio stesso invito di ieri e Vi racconto come, con il fondamentale aiuto di mia moglie Ester, ho trovato qualcosa di interessante per riempire il mio tempo di felice pensionato.
Cominciamo dall’inquadramento topografico della zona, chiedendo scusa agli Artiglieri per la totale assenza di “alberi a palla”.
Sappiate che, da 12 anni esatti, abito in una magnifica località del litorale Sud di Roma che la leggenda vuole essere stato l’approdo finale del lungo peregrinare del “mio cugino” Enea: Lavinio, appunto, nel comune di Anzio.
Il luogo è stato indubbiamente privilegiato dal buon Dio che lo ha dotato di un clima invidiabile, di un mare da favola, di una natura lussureggiante e profumata, tanto che il Basso Padano (dopo una fugace visita di piacere) ne ha derivato un trauma esistenziale, lui che gela in inverni nebbiosi e schiatta di caldo in estati afose; in contropartita però, sempre lo stesso Dio (nella fattispecie non più “buon”) lo ha popolato con dei bipedi diciamo così “particolari”, giusto per usare un pietoso eufemismo.
Codesti bipedi, forse appagati di tanta, gratuita bellezza e forse ritenendola più che sufficiente a rendere superflua ogni esigenza diciamo così “sociale”, nulla hanno fatto e nulla fanno per dare ‘na smossa ad un sistema di vita asfittico, in confronto al quale una palude parrebbe un oceano colpito da tsunami.
Allora, quella mente vulcanica di Ester -che aveva trascorso tutte le domeniche del nostro soggiorno parigino in giro per brocantes- partorisce l’idea di organizzarne una anche in paese; iniziamo le battaglie contro il muro di gomma della burocrazia locale; abbiamo incontri con i “pezzi grossi” del Comune; ci becchiamo pure del “coglioni” perché dichiariamo che non vogliamo guadagnarci sopra; giriamo tutti i mercatini della Regione per reclutare gli espositori, ci sdereniamo, ci incazziamo ma.. alla fine, otteniamo quello che volevamo: Lavinio, ogni ultima domenica del mese nel periodo aprile-settembre, avrà il suo “Mercatino dell’Antiquariato” che, logicamente, abbiamo battezzato “La brocante di Enea”.

E così, dal 2009, si ripetono le lotte con l’ottusità burocratica, si va in giro ad attaccare le locandine, ci si prepara a quelle fatidiche domeniche che ti costringono in piazza verso le sei del mattino per sistemare gli espositori che, dai poco meno della ventina della prima volta, si sono più che raddoppiati, creando non pochi problemi di sistemazione in uno spazio non grande e già occupato da altri manufatti.

Anche la gente, soprattutto vacanzieri perché i “bipedi” di cui sopra non sono in grado di apprezzare, ha dimostrato un interesse crescente, vuoi per la “novità” e vuoi per il fatto che abbiamo volutamente mantenuto inalterato lo “stile” della manifestazione, respingendo con forza ogni tentativo di far venire venditori di chincaglieria varia o di costumi da bagno o di lampadine a basso consumo, pur di “far cassa”.
Ed ora, "La brocante di Enea" è pubblicata sulla "Gazzetta dell'Antiquariato": un bel successo no?!
E’ vero, ci vuole tempo e tanta ma tanta pazienza; però Vi posso assicurare che si hanno anche tante soddisfazioni, la prima delle quali è quella di aver dimostrato che, quando si vuole fare una cosa per il solo piacere di farla e per di più a beneficio di altri, non esistono ostacoli di sorta ed i risultati, alla fine arrivano: eccome se arrivano!
Vi do il tempo di digerire questa e poi Ve ne racconterò un'altra, perché io sono un pensionato in spe!!!
Un abbraccio,
Ettore.

giovedì 7 luglio 2011

Perché la TAV?!



Più che un mezzo per arricchirsi
le strade ferrate saranno un’arma potente grazie alla quale le nazioni
arriveranno a trionfare sulle forze retrograde che le trattengono in un funesto
stato di infanzia industriale e politica. Per quanto quindi siano i benefici materiali
che le ferrovie sono destinate a riversare sull’Italia, non esitiamo a dire che
essi rimarranno assai al di sotto degli effetti morali che produrranno. Esse
contribuiranno potentemente ad abbattere le meschine passioni municipali, figlie
dell’ignoranza e del pregiudizio, che già sono minate dagli sforzi di tutti gli
uomini illuminati d’Italia. Il futuro per il quale facciamo ogni voto è la
conquista dell’indipendenza nazionale. Più di ogni riforma amministrativa e in
misura forse pari a larghe concessioni politiche, la realizzazione delle linee
ferrate contribuirà a consolidare lo stato di reciproca fiducia fra governi e
popoli, che è la base delle nostre future speranze. Per questo noi siamo
convinti nell’indicarle come una delle principali speranze della nostra Patria”.

Queste sagge parole fanno parte di un articolo che Cavour pubblico su "Revue Nouvelle" di Parigi, il 1° maggio 1846, con il titolo "Des chemins de fer en Italie"
L'Articolo è stato pubblicato da Zuff sul suo sito www.voxmilitiae.it e ci ha autorizzato a pubblicarlo sul Blog per aiutarci a riflettere su quello che è successo e per rammaricarci di non avre un altro Cavour.
Sempre Zuff ha pubbicato anche questo aforisma di Leonardo Sciascia che, nella sua dirompente verità, ci raddoppia il rammarico:
Chi “non raccoglie e non lascia che altri raccolgano” è destinato ad essere
spazzato via dalla storia.

Meditate gente, meditate!!!
U.d.B.

martedì 5 luglio 2011

Che sia questa la nostra missione?!


Cari Lettori del Blog, cari Amici,
diamo atto ad Emma Marcegaglia, antipatico presidente di Confindustria , di aver detto una delle più grandi verità di questo periodo: usciamo allo scoperto per far sì che che in Italia si affermino, con la TAV , l' innovazione e le infrastrutture , lo sviluppo ed il rilancio dell' economia.
Ella afferma , in sostanza, che la voce della maggioranza silenziosa debba diventare forte e farsi sentire. Che venga meno l' ipocrisia con la quale conviviamo, ritenendo capziosamente che i problemi siano degli altri, che le situazioni che viviamo siano transitorie, soggette a revisioni magiche che collocheranno "i guai" nel dimenticatoio, continuando a farci vivere nel Bel Paese che tutti , silenziosamente, apprezziamo senza fare nulla, proprio nulla , per migliorarlo.
Siete bravi e rispettosi cittadini, avete lavorato con entusiasmo, impegno, spirito di servizio e sacrificio encomiabili. E , come Voi, milioni di altri Italiani. C' e' chi si lamenta di questa classe politica, chi del bipolarismo , chi delle poco oculate scelte di questo o quell'uomo politico; ma nessuno - nel nome di un' acquiescenza che spaventa- osa gridare. E siamo tutti lì , spettatori non accondiscendenti ma certo proni del malaffare : non quello della delinquenza, contro il quale esistono i rimedi costituzionali ma quello, strisciante di caste , ovunque formatesi e di preponderante forza decisionale.
Noi, come dice la Marcegaglia, dovremmo uscire allo scoperto e dire da che parte stiamo. Vi ricordate i quarantamila Quadri Fiat? Potremmo suggerire ai nostri conoscenti di essere disponibili per GRIDARE che questo mondo non va più bene e che vorremmo una rinascita della nostra Patria per consegnarla, ripulita e vigorosa , ai nostri nipoti, visto che la generazione dei cosiddetti giovani, i nostri figli, non ha ottenuto i meritati successi per la ottusità di vecchi , immarcescibili ed inamovibili settanta-ottantenni che ancora siedono in tutti i luoghi ove si esercita il potere, si persegue la stratificazione degli incarichi, si accumulano ricchezze.Questo modo di affermarsi ha lasciato fuori anche quelle fasce di cinquantenni-sessantenni che, stanchi ed esacerbati, arrabbiati e vendicativi, quando , forse, subentreranno , faranno lo stesso per recuperare il tempo perduto.
E questa la minoranza , perniciosa ma impegnata , con successo, a realizzare sempre nuove e paganti occasioni di guadagno e di rendita di posizione , che occorre battere.
Diventiamo maggioranza che parla, che e' presente, che grida. Impegniamoci a partecipare.
Per favore, siamo in pochi del Corso a prendere parte al Blog: questo argomento dovrebbe essere condiviso non per parlarne tra di noi ma per affermare- come la Marcegaglia ha fatto- che occorra diventare massa pensante di opinione.
Chi cercava un comun denominatore puo ' trovarlo "in questa missione" : credo che il farlo possa costituire un modo giusto per resistere ad un andazzo, di natura culturale ,sottostante ad una cattiva interpretazione della politica e della democrazia, che ci porterà allo sfascio..
Certo di averVi vicini e solidali, pronti anche a suggerire modalità per essere pronti e presenti in ogni luogo da Voi frequentato per la diffusione di questa affermazione della Marcegaglia , Vi
abbraccio
Carlo Minchiotti

domenica 3 luglio 2011

Che dovemo fà?!


Che io, in questioni di Economia, sia piombo al palo è cosa notoria e, se vogliamo essere aulici, acclarata.
Ciò premesso, però, sono pur sempre un Cittadino che vorrebbe avere la soddisfazione e la gioia di vedere il suo Paese (Patria, mi sembra eccessivo, anche se sarebbe stato emotivamente coinvolgente!) avviarsi, se non proprio tranquillamente, almeno senza patemi d’animo verso un futuro di maggiore stabilità e di minore preoccupazione che, al minimo stormir di vento, crolli tutto l’ambaradam.
In tale ottica e sempre nella mia ignoranza di cui sopra, ho accolto con favore i propositi iniziali del Min. Tremonti (o spacciati per tali dai mezzi d’informazione); se il riferimento non apparisse inappropriato alla mia età, diciamo che mi ero arrapato come un mandrillo, soddisfatto che, almeno uno, faceva o voleva fare le cose serie per il bene nazionale ed in barba alle critiche non benevoli che ci piovevano addosso da tutte le parti.
Con il passare dei giorni, invece, quel rigurgito di virilità giovanile si è, progressivamente ma inesorabilmente, avviato ad un ammosciamento irreversibile, associato per di più ad un’incazzatura crescente, man mano che venivano fuori le fregature nascoste tra i commi ed i sottocommi; quello che era stato presentato quasi come il “quinto Cavaliere dell’apocalisse” si stava rivelando poco più di un brancaleone, per di più nemmeno tanto poetico.
A parte la mossa mefistofelica di rimandare la palla al Governo che verrà fuori dalle elezioni del 2013 (sempre che ci si arrivi), sempre nella mia ignoranza sono addivenuto a questa conclusione della serva: si continua a raschiare il barile ma si lascia integra la “testa” di questo barile che è sempre più estranea alla realtà.
Se mi permettete, mi sembra che l’Italia sia sempre più simile ad un individuo macrocefalo, con due gambette esili esili ed una capa spropositata che, a differenza di quella di ET, non lo è perché contiene un cervello superiore ma perché serve per ospitare una bocca enorme, necessaria per soddisfare una voracità sconfinata.
E, per rimettere in equilibrio questo mostro, non è che si è intervenuti sulla capa e , di conseguenza sulla bocca famelica; no, si è intervenuti sulle gambette esili esili che, dopo questa cura e quelle che verranno, saranno sempre più inadatte a sostenere il peso sbilanciante di un tale, mostruoso apparato.
Ma la cosa che mi ha fatto letteralmente imbestialire è che un partito accreditato di poco più dell’8% (peraltro riconducibile ad una sola parte del territorio nazionale) possa tenere sotto schiaffo tutti gli altri, senza che nessuno di questi “altri” abbia il coraggio di porvi un freno; e non voglio nemmeno parlare delle richieste di maggiori spese da parte degli altri ministri (sic!) perché ho troppo rispetto per la mia, pur modesta, intelligenza.
L’ho buttata volutamente sull’ironia, perché , in casi come questi, forse è meglio illudersi che si sta vivendo un brutto sogno e che, prima o poi, ci si sveglierà e, magari, si riuscirà pure a vedere il lupo e l’agnello che bevono insieme alla stessa fonte; secondo Voi, avverrà il miracolo?!
Un abbraccio a tutti,
Ettore.