martedì 14 luglio 2009

Intercettazioni .

Il buon Ettore mi ha invitato a parlare della questione “intercettazioni” curando l’aspetto “tecnico” più che politico e credo sia necessario spiegare, preventivamente e sommariamente, come si applica la legge nel nostro ordinamento.
La legge è un insieme di norme pensate ed emanate in un determinato periodo (funzionale quindi al modo di vedere e alle esigenze di quel momento) al fine di regolare casi astratti, casi cioè che potrebbero verificarsi nel futuro. Applicare la norma significa verificare se il caso concreto (cioè realmente successo) è inquadrabile esattamente in quello astratto, cioè in quello pensato da colui che l’aveva emanata. Nell’applicazione della norma, quindi, lo sforzo interpretativo da parte degli operatori (amministrazione, polizia giudiziaria, avvocati, giudici) assume una importanza fondamentale e tale interpretazione dovrà, necessariamente, prevaricare i limiti della letteralità. Pensate alla fedeltà coniugale espressamente sancita dal Codice Civile come dovere fondamentale del matrimonio ma la cui importanza, nell’addebitabilità della separazione a carico dell’infedele, sta perdendo sempre più peso sino a svanire del tutto quando si riesce a dimostrare che l’amore coniugale era già finito per altri motivi o che le “corna” venivano messe in maniera discreta.
Parlare, quindi,tecnicamente di una norma giuridica enunciandone solo il testo, ha poco senso tant’è che se prendete un qualsiasi manuale di diritto, vedrete che a commento di ciascun articolo troverete decine di pagine che riportano il relativo pensiero interpretativo, sia da parte della dottrina (i professori) che da parte dei giudici.
L’intercettazione è uno strumento probatorio, permesso e regolato dal Codice di Procedura Penale, per i seguenti delitti: delitti non colposi per i quali è prevista la pena dell’ergastolo o della reclusione superiore al massimo a cinque anni; delitti contro la Pubblica Amministrazione per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni; delitti concernenti sostanze stupefacenti o psicotrope; delitti concernenti le armi e le sostanze esplosive; delitti di contrabbando; reati di ingiuria, minaccia, molestia o disturbo tramite telefono; pornografia minorile. Di regola essa è autorizzata dal Giudice per le indagini preliminari, con decreto motivato, su richiesta del Pubblico Ministero ma, nei casi in cui si ritiene che il ritardo possa creare pregiudizio, è lo stesso Pubblico Ministero a disporla con successiva convalida (entro 48 ore) del GIP. Le intercettazione possono essere effettuate entro un determinato limite temporale e all’interno di un budget di spesa stabilita nel bilancio dello Stato.
In sostanza, il potere legislativo determina i casi per i quali è possibile intercettare; il potere giudiziario usa l’intercettazione per esercitare l’azione penale; il potere esecutivo la esegue attraverso gli organi di polizia che materialmente intercettano e provvede a pagarne la relativa spesa.
Nel mese di giugno del 2008, il Governo stravolgeva completamente la situazione in atto in quanto modificava, con decreto, i reati per i quali era ammessa l’intercettazione (eliminando la corruzione), stabiliva il completo black out per la stampa nell’uso delle intercettazioni e riduceva drasticamente la relativa spesa di bilancio. Da allora, grazie al diniego del Presidente Napolitano e a contrasti nella stessa maggioranza, il testo è stato più volte modificato sino a giungere a quello recentemente approvato dalla Camera e per il quale l’On. Schifani ha chiesto un periodo di riflessione.
Le questioni ora contestate dai politici (tutta l’opposizione e parte della maggioranza), dai Giudici e dalla stampa, riguardano le seguenti disposizioni: le intercettazioni saranno possibili solo quando sussistono evidenti indizi di colpevolezza; se il Magistrato procede contro ignoti non potrà chiedere intercettazioni; i limiti di tempo sono ridotti; le intercettazioni richieste dal Pubblico Ministero non potranno più essere autorizzate da un solo Giudice ma da un Collegio di tre Giudici con decreto motivato; sono previste sanzioni pesantissime per chi pubblica le intercettazioni (la stampa) e per chi la richiede impropriamente (la magistratura); è ridotta drasticamente la spesa per le intercettazioni.
Non vorrei riportare percentuali da me non controllate e per questo, come per le considerazioni che seguono, mi piacerebbe sentire il commento dei nostri amici Carabinieri ma non credo di allontanarmi troppo dalla realtà affermando che le intercettazioni, combinate con le delazioni, hanno permesso, sino ad ora, di scoprire e punire la stragrande maggioranza dei reati sopra descritti. Bisogna quindi comprendere, al di là della logica politica, come queste nuove disposizioni, se diventassero legge nel testo ora approvato, potrebbero modificare l’efficacia di questo mezzo probatorio.
Lascio a Voi ogni considerazione e/o previsione sull’argomento e, per una migliore valutazione, Vi invito a vestire i panni degli organi di polizia, che dovranno garantire lo stesso lavoro e gli stessi risultati in un tempo più breve e con meno soldi, e dei giudici che dovranno interpretare esattamente quell’”evidente colpevolezza” prima di autorizzare le intercettazioni. Per quanto mi riguarda, da operatore del diritto ritengo che oggettivamente questo mezzo perderà molto della sua efficacia e da ex dipendente pubblico penso ai tempi in cui era difficile addestrare i miei trasmettitori con la benzina contingentata o assumere iniziative con il dubbio di essere mal giudicato e mal valutato.


La prossima settimana me ne torno in Puglia, a San Pietro in Bevagna nel golfo di Gallipoli, e a chi volesse venire a trovarmi garantisco un buon pranzo e musica anni 60; ai tempi di Modena, Gino Manco diceva che ero stonato ed aveva perfettamente ragione ma, caro Gino, se mi sentissi ora ti ricrederesti.
Buone vacanze a tutti
Francesco



Commento di Ettore.




Leggere Francesco è sempre un piacere, non fosse altro perché si sforza di “umanizzare” anche argomenti decisamente ostici ed in cui solo i più spregiudicati e scaltri degli Azzeccagarbugli , forse, riescono a districarsi.
E’ vero: sono stato io ad invitarlo a farci o a farmi capire un qualcosa di quest’altro bell’esempio di incomprensibilità assoluta che è la legge sulle “Intercettazioni”. Da povero ignorante, infatti, non riuscivo a capire come una legge -che dovrebbe disciplinare un argomento così attuale e scottante come quello- riesca ad essere presentata quasi si trattasse di una Tavola e , contemporaneamente, come se fosse un vademecum della peggiore delle sette sataniche.
A dire il vero e nonostante gli sforzi del buon Francesco, continuo a non capirci niente, anche se mi sembra di intuire che lui propenda più per il “vademecum” che per la “tavola”, lasciando trasparire inconfessabili motivi “politici” (che poi sarebbero di uno solo) quali elementi di rotta per l’approvazione di una legge che sarebbe la fine della “rapidità” e della “incisività”della giustizia italiana.
Siccome però sempre il buon Francesco ha ritenuto saggio precisare la differenza tra lo “spirito” di una legge la sua “interpretazione”, vorrei capire quale è (se esiste) la banda di oscillazione entro la quale questa “interpretazione” rispetta lo “spirito”, nel senso che ad un povero ignorante come me riesce praticamente impossibile capire come mai una sentenza possa essere letteralmente ribaltata tra un grado di giudizio ed il successivo. Che c’entrasse “l’interpretazione”?! ma se le prove di un delitto sono tali da inquadrare quel delitto in una determinata categoria, come fanno quelle stesse prove a dimostrare successivamente il contrario?! Misteri “dell’interpretazione”!!!
Secondo me (e sempre da povero ignorante) ci troviamo invece di fronte ad un caso molto ma molto più serio; quello cioè di un potentissimo “corpo” di intoccabili, dotati di un potere sterminato e che gridano “all’attacco all’indipendenza” ogniqualvolta un povero cristo si permette di alzare timidamente il ditino o si tenta una qualsiasi forma di riordinamento. Mi conforta in questo mio pensiero, l’autorevole parere di Angelo Panebianco che, in un editoriale apparso sul “Corriere” il 15 luglio scorso, sottolinea come le critiche al modus operandi della magistratura vengono spesso trattate dai suoi rappresentanti come delitti di lesa maestà, subdoli tentativi di “delegittimazione”.
Quindi, anche la cosiddetta “interpretazione”, così come gli organici insufficienti, così come la mancanza di mezzi e.....non sono altro che un paravento per nascondere le inefficienze di un sistema autoreferente che agisce al di fuori ed al di sopra di tutto e di tutti, nel pieno rispetto di una tradizione che sempre Panebianco definisce di chiusure corporative e di mancanza di trasparenza.
Il vero problema caro Francesco, non consiste tanto e solo nel “chi” deve ordinare le intercettazioni e nel “perché” le ha ordinate, quanto “dell’uso” che se ne fa o che si permette di fare di queste intercettazioni e di quanto costano al povero contribuente che già “contribuisce” in maniera consistente a pagare i faraonici stipendi dei magistrati; e devi convenire con me che sono troppi gli esempi negativi al riguardo!
La Storia ci ha insegnato che l’efficienza di qualsiasi “sistema” è sempre stata direttamente proporzionale all’efficacia, alla tempestività ed alla credibilità della sua “giustizia” che doveva essere funzionale a quel sistema.
Ma, mio caro e buon Amico, secondo te come fa a funzionare il “sistema Italia” (già oberato di una miriadi di inefficienze, di magagne e di caste) se anche il potere che dovrebbe essere il garante supremo del corretto vivere dimostra di avere gli stessi virus?! Mi spieghi perché non sono sufficienti otto anni per scrivere una sentenza, manco la si fosse dovuta incidere in aramaico antico su un obelisco? Mi spieghi perché (fatto di ieri) non sono stati sufficienti i filmati e le “mani nella marmellata” per convalidare il fermo dei componenti della “banda dei profumi”? Mi spieghi perché si manda “ai domiciliari” in albergo (a nostre spese, logicamente!) chi è stato riconosciuto colpevole di omicidio, ancorché colposo? Mi spieghi perché ci vogliono decenni per la definizione di una causa, omettendo se vuoi i lauti guadagni degli avvocati? Mi spieghi perché vengano proclamati scioperi (pensa: un potere dello Stato che sciopera contro lo Stato!!!!) come fanno i metalmeccanici, con la differenza che quei metalmeccanici difendono i loro miseri salari e.....? E tralascio di chiederti di spiegarmi perché un poveraccio debba subire anni di umiliazioni, di spese, di emarginazioni (vedi “unabomber”!) solo perché qualcuno ha preso lucciole per lanterne e per di più non deve nemmeno risponderne; lo faccio perché molti nostri colleghi ne sono state vittime e si sono visti tranciare una carriera che, forse, sarebbe stata migliore.
No, caro Francesco, non è questo secondo me il modus operandi che meglio si attaglia a chi rivendica ad ogni stormir di fronde la propria “indipendenza” come è sacrosanto che sia in una Democrazia. Ma, preso impietosamente atto dello stato attuale (tra cui si elevano picchi di eccellenza che però poco hanno ha che fare con il comune cittadino), ti faccio un’ultima domanda: non è che ha ragione ancora il nostro Panebianco quando afferma che le magistrature europee sono tecno-burocrazie separate dal processo democratico?
Grazie per quello in cui mi dimostrerai io abbia sbagliato.
Un abbraccione, Ettore.

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