Qualche tempo fa, Oliviero, nella sua instancabile opera di ecumenismo divulgativo, aveva inviato le riflessioni di un “Napoletano” che aveva fatto un viaggio a Stoccolma.
Costui, dopo aver elencato le grazie di quella stupenda città nordica, la civiltà civica dei Suoi abitanti, la diffusa percezione di ordine, rispetto e pulizia che ne derivava, le paragonava con le miserie della Sua Napoli, tanto affascinante quanto vilipesa da degrado, inefficienza e inciviltà.
(puoi leggere qui)
Carletto, punto nel vivo, non ha perso l’occasione per esternare il Suo pensiero; e lo ha fatto da par Suo, regalandoci quest’analisi storico-cultural-sociologica di primissimo livello che travalica i ristretti confini partenopei per abbracciare –con amaro rimpianto- un’intera Nazione che non ha ancora imparato ad essere Tale.
Buona lettura e….meditazione!!!
Ho letto le riflessioni del napoletano a Stoccolma . Ne condivido appieno il senso. Al momento di dover decidere dove trascorrere gli anni della pensione, Mariolina ed io abbiamo lasciato la bellissima casa di Napoli, con vista del Golfo, per scegliere Roma. Abbiamo preferito la città caotica a quella del costante compromesso. Ma dopo Roma e Napoli molte altre bellissime possibilità offre questo nostro Paese. E , dappertutto , al magnifico Nord come nel meraviglioso Sud si trovano situazioni lontane anni luce da quelle ben disegnate dal nostro napoletano a Stoccolma. Ed anche lì non è tutto oro. Ritengo che a fare la differenza della percezione della civiltà , della rinuncia ad un pezzo di proprio per il benessere collettivo, al trionfo dell' educazione sul l'arroganza, della generosità sull'egoismo , contribuiscano, e non poco, i geni di un popolo. Che poi la politica, una certa genia di uomini che male interpretano la rappresentanza delle esigenze della comunità , prendano strade che affossano il bello ed il buono che ne dovrebbero essere l'essenza , è un altro discorso. Qui , dopo tante, costosissime , chiacchiere si costruisce il nulla, lì un'opera nasce perché serve alla collettività.
Noi non abbiamo la percezione dell'utilizzo della cosa comune , facilmente la distruggiamo, lì ne curano la manutenzione, quasi la coccolano. Ma se tanti napoletani si trasferissero a Stoccolma, tanto da colonizzarla, difficilmente resterebbero in vita le regole oggi esistenti. E la qualità della vita , ne sono certo, peggiorerebbe in brevissimo tempo. E' un fatto di sangue in cui le leggi, quando vengono fatte, devono essere ignorate o, nella migliore delle ipotesi , superate da furbillerie , ladronerie. E, parlando di " migliore ipotesi " non mi trincero dietro al perbenismo di ciascuno di noi. Anche io, talvolta, ho pensato di travalicare i limiti di un regolamento, di una legge perché cozzava contro un mio interesse : non mi assolvo, intendiamoci, ma l'ho fatto. Cose di poco conto, forse, dalle quali nessun danno è scaturito per la comunità e delle quali neanche ho più il ricordo. Ma messo a sistema , il danno è enorme, la Societas ne risente, Stoccolma è lontana. Cosa fare? Per legare alla Regola le nostre persone non basterebbe un guardiano per ciascuno: e, poi, con questo sangue , chi custodirebbe il vigilante? Sono millenni che le cose vanno così ; meritiamo di essere dominati. Abbiamo le feste, la farina scarseggia per alcuni ma non manca, la rivoluzione non ci è consentita perché moltissime sono ancora le pance piene, abbiamo tantissimi esempi di soggetti che conservano immondi segreti e ricattano, non sappiamo staccare teste e farle rotolare nella polvere. Eppure quando qualcuno, nei secoli scorsi, lo ha fatto per noi, cosa è cambiato? Nulla. Anzi qualcosa, forse, è peggiorato. E' ,ahimè , un fatto di sangue, una dura realtà che dobbiamo tenerci.
E chi non ci sta, ha fatto qualcosa per migliorarla? Vorrei vedere come si comporta il mio illustre concittadino quando è tentato, nella città del compromesso, dalle mille sirene che lo invitano, suadentemente o con la violenza , anche morale, a superare lo steccato della Legge.
E' facile criticare, è difficilissimo , e noi non sappiamo farlo, cedere un pezzo di noi per il bene dell'altro.
Un abbraccio, grato per l'occasione che ci è stata data da Ol per parlare di democrazia ed individualismo.
Carloio
Carissimo Carlo ho letto e mi sono commosso nel rilevare il profondo amore per Napoli che traspare dalle tue amare parole. Vedi io ho trascorso gli anni più belli della mia vita proprio a Napoli dove ho frequentato le medie ed il liceo ed ancora rimpiango le amicizie di quel tempo e delle quali ho perso ogni contatto. A volte sono andato a Napoli per rivedere i luoghi della mia giovinezza; vi ho condotto mia moglie e le mie figlie con un orgoglio che è andato via via scemando negli anni.
RispondiEliminaLa Napoli che io conoscevo non esiste più da tempo e mi sono fatto una convinzione circa i motivi che hanno gradualmente aumentato il degrado che tu hai ben descritto. Ai miei tempi, non solo io ma anche mia sorella, uscivamo liberamente di sera fino ad ore allora ritenute “ piccole”: non vi erano problemi nemmeno in quei quartieri ritenuti a rischio. Anche io abitavo in una bella casa al Vomero che , da piazza Plebiscito, si vede a sinistra del Castello di S.Martino : il panorama di tutto il golfo era spettacolare e, pur non avendo più alcun legame, a volte sono andato a rivedere quel bel palazzo dei primi del novecento che si trova a Via Michetti, proprio alle spalle della funicolare centrale.
La malavita spicciola di allora si accontentava del contrabbando delle sigarette e del mercato di Forcella, con le relative ed immancabili fregature.
Poi e’ venuta la droga con il mercato più remunerativo e poi il peggiore contributo al malaffare: i miliardi della ricostruzione del sisma del 1980.
Quello è stato il salto di qualità che ha provocato i peggiori danni alla città.
Comunque , anche se non è una giustificazione, Napoli non e’ un’isola lontana ma tutta la Nazione in questi anni ha subito quell’escalation di illegalità , furbizie e comportamenti truffaldini che ci caratterizzano nel mondo. E la responsabilità io la faccio risalire alla classe politica che , con il suo inqualificabile comportamento, ha dato il buon esempio ad un popolo che, per sua natura, non aspettava altro insegnamento!
Ti ringrazio di avermi riportato al tempo in cui vivevo a Napoli e che ancora rimpiango.
Giovanni
Non conosco Napoli; ci sarò stato tre o quattro volte e sempre "per servizio".
RispondiEliminaNon posso, quindi, che ammirare il lirismo -condito con tanta amarezza, però- con cui Carletto e Giovanni L'hanno pittata: due Impressionisti dei giorni nostri, seduti in un punto dominante, la tavolozza davanti ed il pennello tenuto con il cuore, piuttosto che con la mano.
Una radicata onestà intellettuale consente Loro, tuttavia, di non esimersi dal sottolineare -e nemmeno con tanto pudore- quali sono i mali atavici di una città meravigliosa, nata e cresciuta in un luogo meraviglioso ma che è stata sfregiata, violentata dalla insipienza umana.
E' vero che "Napoli non è un'isola lontana" ma è altrettanto vero che, a Napoli, quelle storture, quegli obbrobri civili, quelle offese alla Ragione trovano la loro esaltazione e Vi si concretano.
Anzi, quasi a volerne ridimensionare la nefanda influenza, vengono quasi esorcizzati, elevandoli al rango di un folklore che, di allegro e di pittoresco, ha veramente ben poco.
Non voglio tranciare giudizi "a tanto al chilo", però non credo che l'habitus ispirato ad un "chiagni e fotti" elevato a sistema, abbia una diffusione così ampia, tanto da coinvolgere, in senso orizzontale, tutti ceti sociali.
Non si può e non si deve campare solo di "sole e di mare"; non ci si può affidare per decenni ad una classe politica corrotta e corruttrice; non si può elevare a mito un delinquente solo perché da del tu al pallone; non si può elevare a sistema di vita, l'arrangiarsi sempre e comunque, non importa a qual prezzo.
Forse sono stato qualunquista e mi sono lasciato andare a stantii stereotipi. Forse ma, ahimè, è questa l'immagine che emana da quei luoghi tanto privilegiati dal Signore quanto vilipesi dall'uomo.
Vi ringrazio, comunque; Vi chiedo scusa se mi sono lasciato andare e Vi abbraccio con affetto,
Ettore.
La recensione di Napoli mi riporta alla mia Bari e, credo, ai problemi generali del Sud che sono sì accentuati dalla delinquenza ma che, a mio avviso, nascono da una mentalità levantina, omertosa e individualista. Il credo dal dopo guerra in poi è sintetizzabile nella raccomandazione, la ricerca del posto fisso e nel guadagno facile eludendo la Legge e le regole...per questo il meridione è diventato campo di raccolta da parte dei politici e dei corruttori. Anche la generalizzazione della disonestà umana non mi convince e non mi piace....se si afferma che tutti commettiamo atti illeciti (grandi o piccoli non ha importanza) si giustifica l'ingiustificabile e non è giusto oltre che non corretto nei confronti di chi le regole le rispetta sempre. Chi è senza peccato scagli la prima pietra può essere un sano principio religioso ma nella comunità civile, se chi sbaglia pagasse, staremmo tutti meglio.
RispondiEliminaFrancesco
Leggere che un Carruba ammette di aver trasgredito consapevolmente ed un avvocato proclama " chi sbaglia paga " mi fa temere che siamo vicini al Giudizio Universale! Un abbraccio.Giovanni
RispondiEliminaTranquillo Giovanni il Giudizio Universale è lontano e qualche cambiamento potrà derivare solo dai giudizi terreni. I principi enunciati sono generali e mai personali anche perchè, per quel poco che l'ho conosciuto, non riesco a vedere il Carletto autore di atti illeciti e l'idea che gran parte della gente ha sulla professione dell'avvocato non è corretta. E' facile dire o pensare che l'avvocato difenda spesso chi non rispetta le regole ma in un organismo sociale le regole determinano sia gli atti che non bisogna commettere sia le procedure per poter accertare che questi atti siano stati realmente commessi ovvero che siano sanzionabili. Il compito dell'avvocato (in un processo perchè l'attività stragiudiziale è altra cosa) è quello di dimostrare al giudice che tutte le regole siano state (o non) rispettate e che a pagare sia chi ha realmente sbagliato e sia proceduralmente sanzionabile....l'esatto contrario del credo polare. Un abbraccio a te
RispondiEliminaFrancesco
Confesso che appena ho postato il mio ultimo intervento me.ne sono subito pentito perché ho temuto che la mia battuta, solo quello vuole essere, potrebbe non essere gradita dagli interessati. Se così e' me ne dolgo ed assicuro la massima considerazione sia per le persone che per le professioni. Saluti. Giovanni
RispondiEliminaCaro Giovanni,
RispondiEliminanessun timore! Da buon napoletano, assai critico delle negatività, ho assolto ed assolvo con onestà e coerenza il ruolo di cittadino. Quando mi sono lasciato andare a qualche piccola trasgressione, moralmente condannabile ma da tutti perdonabile - sosta non consentita, passaggio con il rosso in terre deserte ed in massima sicurezza, dieci metri di strada contromano, anche qui in pochissime occasioni e senza pericoli- l'ho fatto non perchè " così fan tutti" o perchè, peggio, mi sentivo sciolto dalle leggi, ma solo perchè alcuni momenti di " furbilleria" , insiti nel sangue, hanno superato i cordoni della stretta tenuta morale. Parlerei, per quel che mi riguarda, più di una caduta di stile che di peccato. E non mi assolvo,certo; ma mi sono posto il problema. A Napoli, che era culla di civiltà, tutto ormai risente, in ogni classe, di superficialità e pressapochismo, leggerezza ed acquiescenza come se tutto fosse permesso. E, di fatto, è permesso. Credo che le valutazioni Tue e di Francesco sulla Sua Bari e su quanto abbiamo detto, colpiscano nel segno , rafforzino la mia convinzione, sottolineando il malessere di una intera popolazione.Un abbraccio Carlo Minchiotti