IL TERREMOTO IN ABRUZZO
Il sisma
I dati ufficiali del terremoto che ha colpito L’Aquila e la sua provincia alle ore 03,32 del 6 aprile u.s. parlano di una scossa sismica di intensità variabile da 5,8 – 6,3 della scala Richter, magnitudo 6,2, durata 30 secondi, profondità di circa
La sensazione di chi l’ha vissuta è che l’intensità sia stata maggiore di quella dichiarata per i danni prodotti e le modalità di propagazione, sussultoria ed ondulatoria, di una violenza inaudita. Ci sono state persone che non riuscivano a raggiungere l’uscita di casa, a piano terra, perché mentre correvano il pavimento si alzava e cadevano all’indietro. Altri che abitavano in periferia, uscendo di casa e guardando la città posta sulla collina hanno visto alzarsi una colonna di polvere simile allo scoppio di una bomba; immagine apocalittica della tragedia che si stava consumando.
Nel vicino paese di Onna (tristemente famoso per essere stato completamente raso al suolo) il terreno si è aperto con profondità e larghezza variabili. Da lì, la scossa sismica si è propagata amplificandosi od attenuandosi in funzione della categoria dei suoli, della posizione topografica del sito, delle caratteristiche stratigrafiche; colpisce come edifici vicini, costruiti nello stesso anno e dallo stesso costruttore uno sia andato completamente distrutto, l’altro sia rimasto intatto.
Ammaestramenti per la ricostruzione: attestato che la conca aquilana è ad alto rischio sismico, motivo per cui occorre costruire con materiali e tecniche adeguate, necessita sviluppare il “Nuovo Piano Regolatore” (a L’Aquila manca da ventinove anni) tenendo conto della “micro-zonizzazione dei terreni”, secondo quanto affermato dall’ ing. Nicola Sciarra del dipartimento di geotecnologie dell’università di Chieti.
Riflessione: forse in passato i Piani Regolatori venivano stilati sulla base dei terreni da valorizzare (non mi prolungo).
Il primo soccorso della protezione civile
L’organizzazione del Servizio Nazionale della Protezione Civile di cui tanto si è sempre parlato e, spesso, è apparso come l’Araba Fenice, questa volta ha funzionato. Anche se non tutto è perfetto (mancano le 3 C: Comando, Controllo e Coordinamento militare).
I soccorsi sono stati immediati. Da ogni regione d’Italia sono accorse colonne mobili con attrezzature da favola: cucine da campo completamente automatizzate, tende modulari per l’organizzazione dei servizi comuni, servizi campali (bagni e docce) da far invidia ad alberghi a più stelle. I soldi sono stati spesi bene. In tutta l’organizzazione un posto d’onore spetta ai volontari. Persone straordinarie che lasciano i loro familiari ed i loro interessi per soccorrere gli altri. Restano in area di operazioni una o due settimane e si alternano con altre della loro stessa organizzazione.
Che dire poi dei singoli cittadini che sono accorsi spontaneamente presentandosi alle tendopoli per distribuire viveri, vestiario e materiali di prima necessità frutto del loro impegno ed dell’autofinanziamento. La generosità degli italiani è sempre straordinaria.
Il polo universitario aquilano
L’università di L’Aquila non sarà stato uno dei primi atenei italiani, ma sicuramente nella graduatoria si posizionava al di sopra della media con due facoltà di punta: Ingegneria e Medicina. A pochi giorni dal sisma, il tempo di rendersi conto di quel che era successo, il senato accademico si è rimesso in moto accentrando tutti i dipartimenti e le facoltà nell’unico edificio parzialmente agibile che ospitava la facoltà di Fisica. Sono stati così sistemati dei banchetti con postazioni fisse quali punto di contatto e di informazione per studenti ed insegnanti. La voglia e la determinazione di ricominciare è tanta. La sala è sempre affollata. Lezioni ed esami vengono svolte nelle poche aule, rimaste agibili. Ogni angolo è idoneo per estemporanee riunioni di docenti e discenti. In tre tende esterne si sono anche svolte le tesi del corso di laurea in “Fisioterapia”. Ogni insegnante si organizza per recuperare i propri testi e le proprie ricerche, frutto del lavoro di anni di studio, rimasti sepolti nelle macerie. I lavori di ricostruzione sono stati già avviati.
L’università di L’Aquila aveva una popolazione studentesca di circa ventisettemila giovani che rappresentavano una risorsa economica di rilievo nel tessuto cittadino. Potrà mai essere recuperata? Dove potranno alloggiare ora gli studenti? Molti affittavano casa nel centro storico e la sera si ritrovavano tutti, una cittadella universitaria piena di vita. Sarà difficile ripartire. Intanto è iniziata la caccia allo studente da parte degli altri atenei abruzzesi e non con offerte e “promozioni” speciali.
La signorina Monica D’Incecco, laureanda in ingegneria, deve discutere la tesi nel prossimo mese di luglio, ha scritto una lettera al giornale abruzzese “Il Centro” dicendo”…Sono straziata per quello che è successo e nello stesso tempo molto preoccupata per il futuro. Sono straziata perché ho perso qualche caro amico che ora non c’è più e perché è andata colpita al cuore una città universitaria che solo chi ha potuto viverla può comprendere che cosa possa significare per una giovane di 23 anni. Studiare e vivere a L’Aquila è una esperienza che ti segna per tutta la vita perché l’ambiente e le persone te la fanno sentire tua al punto di amarla per tutta la vita. ….”
Intervento del Genio Ferrovieri per la riattivazione della tratta ferroviaria: SULMONA - L'AQUILA - TERNI. Sono presidiate 17 stazioni.
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