lunedì 28 dicembre 2009

L'Iraq dalla A alla Z: un generale italiano nella terra dei due fiumi





Non capita spesso di trascorrere mezzo anno abbondante in Iraq. E’ una cosa che non capita nemmeno a tutti gli irakeni, come ben sanno coloro che hanno scelto, o sono stati costretti a scegliere, la via dell’esilio dalla Mesopotamia. Tantomeno capita spesso di trascorrere mezzo anno abbondante in Iraq proprio nel periodo più cruciale della sua storia moderna, un periodo intensissimo e fondamentale, quello che va dall’estate 2005 alla primavera 2006, caratterizzato dal primo referendum della storia di questo paese, quello sulla sua costituzione, dal processo a Saddam Hussein ormai chiamato a rendere conto dei suoi misfatti davanti ad una corte, dalle elezioni per il parlamento definitivo, dalla distruzione terroristica della cupola d’oro della moschea di Samarra che ha portato l’Iraq sull’orlo della guerra civile, dall’insediarsi del governo definitivo, dal radicarsi ormai irreversibile della democrazia e della stabilità nel paese dei due fiumi, premesse per la sconfitta del terrorismo e per il ritiro delle forze multinazionali.
Il particolare incarico che ho ricoperto mi ha obbligato ad assumere dei rischi ma senza subire mai gravi conseguenze: se gli insorgenti hanno sparato contro il mio elicottero, non lo hanno mai colpito, e la quarantina di razzi e bombe da mortaio cadute su Camp Victory in sei mesi (l’ultimo razzo che ho sentito scoppiare non distante dal mio alloggio è caduto proprio nella mia ultima notte a Bagdad) non si sono mai avvicinati a meno di cento metri dal luogo dove abitavo. Ma quell’incarico mi ha consentito anche di vivere un’esperienza unica, viaggiando in tutto il paese da un estremo all’altro, svolazzando su aerei ed elicotteri di varie nazionalità per un totale di settantaquattro ore, alla media di una mezz’oretta al giorno, visitando luoghi, ripercorrendo avvenimenti e ricordando personaggi di secoli e secoli prima, da Ur a Bagdad, da Babilonia a Gaugamela, da Abramo ad Hammurabi, da Al-Mansur ad Alessandro Magno.
Un’esperienza del genere merita senza dubbio di essere raccontata. Sì, ma come? Ho scelto di raccontare questo periodo storico con un libro che sia tre libri in uno:
-un diario cronologico che parta dall’estate del 2005 e arrivi alla primavera del 2006,
-un manuale/vocabolario, consultabile anche per argomento, in ordine alfabetico, dalla A alla Z,
-un racconto che tratti argomenti non solo a sé stanti bensì anche collegati logicamente fra di loro.
Il tutto simultaneamente, nello stesso volume.
Il risultato non ha la pretesa di essere una collana di argomenti “ora incatenati l'uno all'altro come anelli di una collana, ora rinchiusi l'uno nell'altro come in un sistema di scatole cinesi” come è stato detto dei racconti delle “Mille e una notte”, ma, molto più modestamente, un semplice blocco-note messo in bella copia che –basandosi sui fatti- possa servire al lettore, ma anche a me stesso, per non dimenticare tutti i dettagli che ho imparato a conoscere in Iraq, dalla “A” di quell’“aereo” che mi ha portato qui nel settembre del 2005 fino alla “Z” di quello “ziggurat” che è stata l’ultima cosa che ho visto ripartendo per l’Italia alla fine di marzo del 2006.
Buona lettura.

Giovanni Marizza
28 Dicembre 2009

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