Leonardo Leso ha replicato alle considerazioni espresse sul suo scritto iniziale sull'argomento "Una Acies" con altre e più approfondite valutazioni che denotano e ribadiscono la sua indiscussa e profonda sensibilità in una materia che ci ha accompagnato per tutta la nostra vita professionale.
Dal momento che quanto precisato da Leonardo è decisamente meritevole di ulteriori approfondimenti da parte di tutti, abbiamo deciso di dedicargli un post a se stante, proprio per favorire l'nserimento del maggior numero possibile di commenti.
Dal momento che quanto precisato da Leonardo è decisamente meritevole di ulteriori approfondimenti da parte di tutti, abbiamo deciso di dedicargli un post a se stante, proprio per favorire l'nserimento del maggior numero possibile di commenti.
Caro Suffoletta
intanto ciao. Spero tu stia bene ed altrettanto i tuoi cari. Ti rispondo con un pò di ritardo da New York, dove sono da circa due mesi e dove, salvo contrordini, dovrei restare per un paio di anni. Premesso questo, ti dico subito che proprio il tenore del tuo intervento è la conferma che il problema che intendevo stigmatizzare c’è e come, soprattutto se si parte da presupposti secondo me sbagliati a cominciare da quelli “storici”.
L’Arma dei Carabinieri non è mai stata “onnipotente”, meno che mai adesso: alcuni suoi compiti nel tempo si sono ridotti, altri sono addirittura scomparsi (ad esempio il servizio traduzioni detenuti è passato alla Polizia Penitenziaria, ma anche altri prima esclusivi ora sono condivisi con altre F.P., come gli importanti servizi di polizia giudiziaria). In pari misura sono diminuite e stanno costantemente diminuendo le nostre disponibilità organiche in proporzione alla contrazione delle risorse, all’aumento della popolazione e a quello di altre F.P. Devi considerare che i nostri numeri sono più o meno gli stessi da circa 20 anni e che, dall’unità d’Italia in poi, siamo l’unica forza di polizia presente su tutto il territorio nazionale e, per qualche anno, sia stati anche l’unica in senso assoluto.
Convengo con te che la visibilità mediatica nella cronaca quotidiana da molti può essere considerata un “vantaggio sociale”, ma ciò è riconducibile alle particolari funzioni, non a chi le svolge.
Invece non condivido affatto le tue considerazioni sugli ufficiali dell’Arma che mi sembrano generalizzare in modo arbitrario ed ingiusto un giudizio del tutto personale e soggettivo. In ogni caso credo che tu sappia come me che l’arroganza e l’imbecillità (appunto umane) albergano un pò ovunque in abbondanza, quindi non mi meraviglio che tu possa averle riscontrate anche tra i CC. Il distacco dall’Esercito, per quanto ne so, non è avvenuto per la semplice volontà dei “vertici dell’Arma”. Un provvedimento di tale portata è stato il risultato di un processo lungo e molto travagliato, in cui sono intervenuti diversi fattori funzionali ed organizzativi, ma anche politici e soprattutto economici e finanziari. Un Comandante Generale, Federici, un gran Soldato, me ne parlò addirittura nel 1996, mentre comandavo il 1º Rgt. CC paracadutisti “Tuscania”, come sai allora inquadrato nella “Folgore”. Mi disse che la separazione era da lui considerata quasi inevitabile e, a quel punto, anche auspicabile. La notizia allora mi preoccupò e mi dispiacque. Il provvedimento divenne poi veramente indispensabile l’anno successivo, nel 1997, a seguito dell’approvazione della legge sul riordino degli alti vertici delle F.A. che assegnava il loro comando operativo al Capo di SMD ma, soprattutto, unificava i bilanci delle tre F.A., rendendo quindi inevitabile che i CC – che allora costituivano una parte seppure autonoma del bilancio dell’EI – facessero capo direttamente alla Difesa. Aggiungo infine che sin dal 1989 (anno della caduta del muro e della presunta fine della guerra…) lo SME, probabilmente per motivi di bilancio e appunto “difensivi”, aveva depennato da qualsiasi pianificazione operativa i reparti CC, anche quelli inquadrati nelle proprie G.U. (1º paracadutisti, 7º e 13º CC che assieme ad unità di cavalleria costituivano i GED rispettivamente del 4º e del 5º C.A.). Il cosiddetto “distacco” è poi avvenuto ben 11 anni dopo, nel 2000, su proposta di un altro grande Comandante Generale proveniente dall’Esercito, il Generale Siracusa. Purtroppo il provvedimento fu preceduto e seguito da un corollario di polemiche che, tra l’altro, videro l’allora Capo di SME reagire male ad alcune infelici dichiarazioni della nostra rappresentanza, tanto da fargli dimenticare di emanare anche solo un semplice ordine del giorno per salutare un’Arma che era stata parte importante dell’Esercito per ben 186 anni.
Malgrado questo, dal 2000 ad oggi, di strada insieme ne abbiamo fatta ancora tanta, soprattutto nelle missioni all’estero, ciascuno con le proprie peculiari capacità ed ancora qualche invidiuzza, sempre brillantemente superata sul campo.
I CC – come avrai notato – non hanno sostituito l’Esercito e, anzi, mi sembra sia avvenuto piuttosto il contrario, almeno per il concorso dato dai soldati all’ordine pubblico. L’Esercito, passato in corsa dalla leva ai volontari, non poteva che diminuire in termini numerici, ma è cresciuto enormemente sotto il profilo professionale ed ha ritrovato un proprio ruolo ed un prestigio che aveva ingiustamente ma inevitabilmente perso con il disastroso esito della 2^ GM.
Oggi l’Arma viene alimentata in via quasi esclusiva da personale proveniente dell’Esercito che, a sua volta, può contare su volontari attratti anche dalla prospettiva di continuare la carriera nelle fila dell’Arma, in una simbiosi obbligata che di fatto mantiene e rafforza i legami tra due Istituzioni, a cui fanno capo la difesa e la sicurezza del nostro Paese. La cultura interforze è ormai diventata il presupposto e la condizione imprescindibile di ogni pur minima operazione militare. Perché quindi noi, che abbiamo ancora la fortuna ed il privilegio di nascere insieme come ufficiali dell’Esercito e dei Carabinieri a Modena (tra l’altro con notevoli ed imprescindibili economie per entrambi rispetto ad un’eventuale duplicazione), dovremmo gettare alle ortiche questa grande opportunità e con essa le nostre comuni radici e tradizioni, proprio il collante più forte di ogni compagine militare, in nome del solito distruttivo spirito di bottega?
Noi siamo un Corso che ha un gran nome ed è iniziato nel 1968 in piena controtendenza ideologica. Cerchiamo quindi di continuare ad essere intelligenti, stiamo insieme e trasmettiamo questo valore ai giovani, anche nel ricordo della medaglia d’oro del nostro Corso, Emanuele Basile, e dei molti altri Soldati e Carabinieri che spesso insieme si sono sacrificati in pace e in guerra.
Un abbraccio a te Zuff ed a tutti.
Leonardo
P.S. Ettore carissimo, se mi leggi, non cercare di dare ragione a tutti, si va più d’accordo se prima litighiamo…e quindi non mi rompere le palle con strazianti addii prematuri e nostri accostamenti ad altri che non fanno neanche parte delle Forze Armate….
A parte gli scherzi ti voglio sempre bene
Leonardo
Ho letto gli ulteriori elementi portati da Leso al riguardo della problematica E.I./C.C.. Purtroppo, certo per le mie note approfondite capacità informatiche, non sono stato in grado di leggere i pensieri di Zuf che hanno innestato la replica di Leonardo. Penso, comunque, che, come in ogni questione, non ci sia nessun partito che ha tutta la ragione o tutto il torto, spesso equamente suddiviso. La realtà è che ogni parte, certamente in buona fede, non riesce quasi mai a fare una valutazione asettica degli elementi di situazione, proprio perché non c'è niente di meno asettico di una tematica che ci vede tutti emotivamente coinvolti. Direi che più che al passato, che è definitivamente "passato", sarebbe meglio dedicassimo le nostre energie al futuro, "illuminati" dalla comune volontà di proseguire la nostra strada (E.I. e C.C.) assieme; ogni polemica su quel che è stato o avrebbe potuto essere è assolutamente sterile e rischia di fare riemergere divergenze che, almeno a livello epidermico, hanno tutti i motivi per esistere. In sintesi, credo che sia "noi" che "loro" si abbia tutti i motivi per supportarci a vicenda, evitando di agire come i capponi di Renzo di manzoniana memoria, in una situazione in cui non è facile fare sopravvivere i valori che ci accomunano (Patria, dovere, fedeltà...) e che ci consentiranno, come è già stato nella nostra storia condivisa, di aiutare la nostra Italia a proseguire con la meritata dignità nel difficile mondo attuale. Quindi, ricordiamo il passato remoto, scordiamoci il passato prossimo e fondiamo assieme un futuro migliore, operando con buona volontà e spirito aperto nel nostro difficile presente.
RispondiEliminaAdriano
Carissimo Leonardo,
RispondiEliminasenza volerlo probabilmente, hai assunto nei miei confronti una "tipicità unica": sei il primo ed anche l'unico, infatti, che mi abbia mai attribuito inclinazioni "da equilibrista", quando per una vita intera sono sempre stato tacciato (ed a ragione) quasi come un fondamentalista.
A parte questo, concordo pienamente con la tua analisi che è perfetta in termini sia storici che, diciamo così, etici.
Non vi è dubbio, infatti, che la starda che hanno percorso e continuano a percorrere insieme le nostre due Istituzioni sia stata lunga, difficile, entusiasmante e lastricata di tanti sacrifici e di altrettanti eroismi.
I tuoi eccelsi trascorsi professionali, inoltre, ti collacono in una posizione privilegiata rispetto agli altri colleghi dell'Arma, in quanto hai trascorso molti anni della giovinezza e della maturità in reparti CC inquadrati in una delle più prestigiose Unità dell'Esercito, cosa che ti fa sentire un pò anche "in grigioverde" ed apprezzare molto quelli che indossano un'uniforme di colore diverso.
Ora tuttavia ed aggiungo purtroppo, la "nostra" realtà non è più quella di oggi e non sarà quella di domani, proprio in virtù ed in conseguenza di quel processo evolutivo e di adeguamento ai tempi, definito dallo stesso Federici (concordo con il tuo giudizio su di lui) "inevitabile".
Ciò, però, non toglie nulla alla possibilità che i legami di fraterna Amicizia che nascono in Accademia possano rafforzarsi e consolidarsi nel corso della vita professionale; ma, in tal caso, il processo avverrà più per volontà dei singoli che per "coercizione" d'impiego.
Certo che abbiamo l'obbligo morale di trasmettere i nostri ideali a chi ci seguirà, anche per verificare quale sarà la loro risposta e tu, nella fattispecie, hai un osservatorio privilegiato: potrai verificarlo direttamente in casa.
Medita bene sulle sagge parole di Adriano e vedrai che, pur senza litigare, siamo tutti d'accordo: ma noi siamo un un Corso "dal gran nome"!
Grazie ed un abbraccione, Ettore.
Carissimo Ettore
RispondiEliminaovviamente stavo scherzando con te, ben sapendo che non sei tipo da compromessi. Condivido sinceramente cio' che hai scritto tu e soprattutto Adriano. Non solo lo credo, ma so per esperienza diretta che, facendo salve le peculiarita' di ciascuno, l'Esercito e i CC possono fare grandi cose insieme. Noi siamo un valore aggiunto alle capacita' militari delle F.A. in quanto forniamo loro uno strumento specializzato di polizia che, con alcuni reparti, puo' operare anche in ambienti ostili e in situazioni di guerra. Un compito che, peraltro, abbiamo svolto anche in passato e possiamo svolgere e sviluppare anche oggi grazie alla precedente appartenenza all'Esercito. Tutto cio' e' avvenuto senza nulla togliere alle competenze delle altre F.A. e dei loro dispositivi di forza, in particolare in quelli della dimensione terrestre, nei quali siamo regolarmente integrati ed inquadrati. All'estero ci invidiano per questo. "UNA ACIES", per quanto ne so io, vive nei fatti...
Un abbraccio a tutti
Leonardo
Premesso che ritengo una colossale sciocchezza la preclusione agli allievi dei CC a divenire Capicorso del corso di Accademia e quindi alfieri della Bandiera dell'Istituto, premesso che condivido come sempre qualunque invito a ricercare quello che ci unisce piuttosto che quello che ci può dividire, premesso che ritengo assolutamente dannosa qualunque polemica che indebolisca la coesione delle FF.AA. soprattutto in questo momento di crisi generale del sistema Paese, premesso tutto questo non riesco però a trattenermi dal fare una domanda a Leonardo Leso (a cui formulo un caloroso augurio per il nuovo incarico): a parti invertite (Bandiera di Istituto dell'Arma e possibilità di un membro dell'Esercito di esserne l'Alfiere) quale sarebbe stata la posizione Sua e quella dell' Arma?
RispondiEliminaUn fraterno abbraccio a tutti.
Gino
Caro Leonardo,
RispondiEliminacome si vive a New York? Sono stato due volte negli USA a far visita ai miei parenti residenti nel West Virginia e Kentuky, ma non sono mai stato a visitare la Grande Mela. Mi sono ripromesso una visita. Se avrò occasione durante il tuo periodo verrò a trovarti.
In merito alla problematica da te sollevata prendendo spunto da un famoso film di Jack Nicholson, “Qualcosa è cambiato”. E tu, con onestà d’intenti, hai lanciato il grido di allarme. Il problema esiste e sollevarlo non può che portare del bene. Ti prego, però, di considerare anche il mio intervento un grido di dolore per la nuova situazione e non una polemica a difesa degli interessi di bottega.
Ricordo tutti gli amici del plotone CC e, ricordo i tempi vissuti a Legnano (MI) quando, tutti tenenti, io Geppino Muto e Emanuele Garelli (mi pare comandasse la compagnia CC di Legnano e ci veniva a trovare in caserma) vivevamo una vita, abusando del termine, “Cameratesca”.
Le mie considerazioni sono condivise da molti colleghi con i quali avevamo già sollevato il problema.
Ti pongo una domanda, un po’ provocatoria: un “Carabiniere”, oggi, si sente “Forza di Polizia” e “Soldato” nello stesso tempo?
Concordo, invece, sulle motivazioni che hanno portato alla separazione dell’Arma per elevarla al rango di F A, come sintesi di un lungo e travagliato processo conseguenza di tanti fattori. Ma, come tu stesso dici, di un “distacco” si è trattato, anche senza volerlo attribuire ad una precisa volontà dei vertici dell’Arma. E, mi risulta, purtroppo solo da “rumors”, che anche nell’ambito dell’Arma ci sia stato un dibattito con favorevoli e contrari.
Resta scontato che “la cultura interforze è ormai diventata il presupposto e la condizione imprescindibile di ogni pur minima operazione militare”, necessità che ha dato l’input alla legge di riforma dei vertici.
Condivido pienamente la tua conclusione: restare uniti e trasmettere ai giovani l’antico legame storico, senza alimentare le “invidiuzze” di bottega, da qualsiasi parte provengano. Ritengo che l’aver sollevato la problematica possa servire allo scopo, magari a svelare le motivazioni che sono alla base del provvedimento adottato. Forse qualche collega, ai vertici potrebbe illuminarci …?
Infine, sarebbe interessante conoscere cosa viene trasmesso agli allievi dell’Accademia.
Un abbraccio e a presto.
Suffoletta