lunedì 28 marzo 2011

Uomini o buoi?!


Prendo spunto dalla simpatica vignetta di Giovanni per lasciarmi andare a qualche riflessione circa lo stato del dibattito politico e non che oramai impera in quello che fu il bel Paese.
Penso che siamo tutti d’accordo che, forse per ataviche influenze, gli Italiani si sono spaccati in due: da una parte gli “anti-berlusconiani” e dall’altra quelli che, con un’ardita acrobazia semantica, si definiscono “non-anti-berlusconiani” che poi, se vogliamo applicare la regola delle due negazioni che affermano, dovrebbero essere semplicemente dei “berlusconiani”.
Il bello o meglio il brutto di tutto ciò, sta nel fatto che tale divisione prescinde dalle opinioni politiche dei singoli, con la conseguente formazione di due blocchi contrapposti eterogenei, senza nessun altro collocante dell’ essere pro o contro, che, a ben vedere, incolla ben poco e, per di più, è anche sterile.
Non mi si venga a dire che, nel recente passato, esistevano gli “anti-comunisti” e gli “anti-fascisti”, che facevano da serbatoio per tutti quelli che non la pensavano come gli uni o come gli altri; non me lo si venga a dire per il semplice fatto che, in quel caso, si trattava di essere pro o contro un’ Idea, a prescindere da chi fosse l’attore che la rappresentava.
Ora, invece e non essendoci più “idee”, si è pro o contro un uomo che non si può certo dire sia il profeta di un qualcosa che meriti o susciti o scateni un dibattito Politico (prego notare la maiuscola!); se a questo si aggiunge che l’uomo in questione è in ottima e numerosa compagnia nel deserto ideologico italiota, si ha il quadro completo in che situazione si trovi la nostra sciagurata Italia.
Da questo assunto, deriva la pochezza, la vacuità e la inutilità che ci avvinghiano da qualche anno a questa parte e che fanno abortire qualsiasi speranza di miglioramento.
Siamo giunti al punto che qualsiasi cosa, anche la più banale o che non ci azzecca niente, viene interpretata come “lesa maestà”, senza nessun pudore, senza nessuna vergogna, senza quel minimo di decoro che dovrebbero costituire l’habitus di chi è profumatamente retribuito per “rappresentarci”; perfino un’affermazione di una certa modella che fà da testimonial per un gestore telefonico ha dato l’abbrivio a che una “deputata”, per contrastarla, tirasse in ballo la litania “della volontà del popolo sovrano” e ne auspicasse il licenziamento!!!
Ragazzi, non so voi ma io non so più da che parte guardare; e pensare che, quando da ragazzo frequentavo via della Scrofa, c’era chi pomiciava con Craxi & C.; per cui, nessuno può mettere in dubbio il mio orientamento ideologico, come nessuno può negarmi il diritto di non riconoscermi in chi, quell’orientamento, dice di rappresentare.
Il fatto è che non so più a che santo votarmi; intorno a me c’è un deserto sterminato, dove neanche a piantarcela, attecchirebbe una pianticina di sana politica, magari pure di piccolo cabotaggio, ma almeno con un idea, una strategia, un fine che non siano solo e sempre quelli personali, a qualsiasi livello.
Mi ritengo un uomo dotato di una modesta intelligenza e, per questo, non me la sento di abbassarmi a piccole polemiche da “curva Sud” che non producono niente e fanno solo consumare energie: è come pretender di avanzare tenendo la frizione schiacciata!
La morale di tutto questo, oltre che visualizzata dalla vignetta giovanniniana, è che siamo pericolosamente vicini al fondo del barile che, in verità, non è che sia stato mai tanto pieno di cose buone e giuste; il problema però è un altro: quando, per qualsiasi motivo, uscirà di scena il soggetto/oggetto di tutto questo, con che fertilizzeremo il deserto?!
Almeno noi, Uomini con delle Idee, non umiliamoci, non facciamoci fagocitare dalle opposte mandrie dei buoi!
Ciao a tutti,
Ettore.

venerdì 25 marzo 2011

Roma. Teatro dell'Opera


Cari amici,
voglio farvi partecipi della mia grande serata a Roma, ieri 24 marzo 2011.
Teatro dell'Opera, nel cartellone "Il Nabucco" di Giuseppe Verdi, direttore Riccardo Muti.

Una serata indimenticabile, bello il teatro ottima la musica, bravi il maestro, l'orchestra ed i cantanti; atmosfera risorgimentale: quando il maestro ha concesso alla sala di cantare la famosa aria del "Va pensiero" il teatro cantava, batteva le mani e gridava VIVA L'ITALIA sventolando bandiere tricolori.
Posso dire di aver cantato all'opera diretto da Riccardo Muti.

Suffoletta


lunedì 21 marzo 2011

Democrazia, demagogia o opportunismo?

Credo di aver già detto, in precedenti riflessioni, che, quando esistevano i partiti, le mie preferenze elettorali sono state rivolte, alternativamente, al partito Repubblicano e al partito Liberale perché mi piaceva il concetto istituzionale che La Malfa (padre) dava allo Stato e auspicavo la stessa economia in un libero mercato (meritocrazia e non corruzione) voluta da Malagodi. Dei politici di allora, anche se non hanno mai avuto il mio voto, mi interessavano i discorsi di Moro, Berlinguer ed Almirante perché non erano mai faziosi e anche quando trapelava quella ipocrisia che non può prescindere da chi fa della politica la propria professione, in essi si leggeva l’onestà intellettuale, la profonda cultura (ideologica e non) e la voglia di perseguire essenzialmente gli interessi di coloro che rappresentavano.
Gli studi e le attività professionali post Esercito mi hanno permesso di analizzare il fenomeno “tangentopoli” con cognizione di causa e, per questo, ho sempre diffidato degli imprenditori convertiti alla politica; solo nella seconda legislatura, la paura dell’avvento di un’era giacobina impersonificata da Di Pietro (diffido anche dei giudici convertiti in politici) mi aveva indotto a dare il voto al centro destra ma il successivo e relativo pentimento è stato immediato perché mi sono poi convinto che niente possa essere peggiore di ciò che abbiamo.
Ritengo che la potenza economica e la capacità di indirizzare l’informazione di Berlusconi non aiutino lo sviluppo intellettivo del popolo italiano che sempre più spesso si affida ad apodittiche quanto menzognere affermazioni di giornalisti “di bandiera” per memorizzare concetti il cui contenuto richiederebbe uno studio ed una analisi più approfondita (affermare che, nel caso Montecarlo, il proscioglimento di Fini derivi dal fatto che la legge non è uguale per tutti ne è un esempio perché, nella fattispecie, non è stata violata alcuna legge).
L’avvento del bipartitismo, poi, ha completamente snaturato anche l’associazionismo ideologico e ha dato inizio a scellerati patteggiamenti fra gruppi che vent’anni fa sarebbero stati considerati agli opposti estremi di una virtuale linea politica. Il fenomeno Lega, che con Rifondazione comunista rappresentano, per me, i due partiti più pericolosi (la Lega lo è di più perché governa) non è riscontrabile in alcun altro paese che possa definirsi istituzionalmente unito.
Detto questo, veniamo al dunque, nella faccenda Libia mi ritrovo ad essere concorde con quello che ha detto Calderoli e, a parte l’angoscia che ciò mi provoca, mi piacerebbe sentire la vostra opinione.
Ritengo giusto che si partecipi alla guerra (senza chiamarla operazione di pace) perché se Gheddafi dovesse distruggere completamente la rivolta acquisirebbe ancora più onnipotenza e sarebbe una mina vagante per tutti i paesi occidentali che usano il suo petrolio ma perché, per questo, non chiediamo maggiori garanzie ai nostri alleati!
Mettiamoci nei panni degli italiani che vivono a Lampedusa o nei paesi costieri più vicino alla Libia; essi subiranno una invasione di immigrati senza precedenti e se è
giusto essere misericordiosi e altruisti, bisogna esserlo con i propri beni non con quelli di chi, magari, non ha nessuna voglia o possibilità di esserlo.
In questo concordo con Calderoli, uniamoci agli altri in ogni azione contro la Libia ma chiediamo un blocco navale che smisti gli immigrati clandestini verso tutti i paesi alleati ed analizziamo tutto ciò che da questa guerra deriverà, sia in campo militare che economico, ripartendoci equamente onori ed oneri. Voi che ne dite?
Francesco

venerdì 18 marzo 2011

giovedì 17 marzo 2011

Il compleanno d'Italia a L'Aquila merita un post da solo.

Ci scrive Suffoletta :
Cari amici, all'ultimo minuto anche a L'Aquila è stata organizzata la celebrazione del 150° anniversario dell'Unità d'Italiain oggetto.
L'altro giorno eravamo riuniti in Prefettura per oraganizzare il 25 aprile, quando arriva un messaggio che bisognava fare i festeggiamenti anche per il 17 marzo.
Tutti in panico, ma per fortuna c'erano i militari, quelli in servizio al 150° Corso: niente paura, alza bandiera in caserma
alle ore 09,00 e stessa organizzazione per il 25 aprile, ma nella piazza del comune dove è dislocata una scultura di Garibaldi.
Tutto rimediato, vedete senza i militari (molte volte) è panico.
Vi invio alcune foto della manifestazione svolta alle ore 12,00 nella piazza del comune dove sono ancora ben visibili i segni del terremoto.
Per l'occasione è stata realizzata una grande bandiera italiana con la
scritta "Jemo 'nnanzi" (indicativa della volontà di non mollare nel dopo terremoto che riveste la torre civica); nella scultura con l'effice di Garibaldi, lesionata dal terremoto (segni evidenti) sono stati deposti tre mazzi di fiori.

Un salutone Raffaele

Nuovo innamoramento d'essere Italiani.


Il Cardinale Bagnasco celebra il 150° Anniversario dell'Unità nazionale con gli occhi del cristiano, la profondità del saggio e l'omaggio all'unico vincitore, dopo secoli di lotte: l'Italia.















I CATTOLICI “SOCI FONDATORI” DEL PAESE

2 dicembre 2010

Saluto di S.Em.za Card. Angelo Bagnasco
Arcivescovo di Genova
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana




Sono lieto di prendere parte al X Forum del Progetto culturale della Chiesa italiana, giunto ormai alla sua decima edizione. Dal 1997 ad oggi si è così prodotta una cospicua riflessione che ha preso in esame i nodi culturali e le sfide emergenti nel nostro Paese, cercando ogni volta di proporneuna originale rilettura a partire dalla fede cristiana.



Clicca qui e poi su Saluto.doc per continuare a leggere.
(Q.d.B)

Buon Compleanno Italia.


Modena , ore 10.
Alzabandiera.





















Sulmona, ore 12.















Bologna, ore 11.




























CESIVA - Civitavecchia.






Brescia, ore 11.






Nipoti e nonni a Medicina (BO).






Firenze.


mercoledì 16 marzo 2011

Pietà per loro e per quelli come loro




Risus abundat in ore stultorum!
Da buoni Cristiani, preghiamo per loro e compatiamoli.
Ettore.

domenica 13 marzo 2011

Testimonianze abruzzesi






Zuff ha scovato questi documenti nell'Archivio di Stato de L'Aquila.

sabato 12 marzo 2011

Per non dimenticare


L'iniziativa denominata "Progetto El Alamein", è ideata e coordinata dall'Università di Padova e dal S.I.G.G.MI. (Società Italiana di Geografia e Geologia Militare) e coinvolge anche importanti organismi italiani ed egiziani. Il supporto operativo è assicurato dall' ANPdI e Congedati Folgore ed il progetto ha avuto il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.
Scopo dell'iniziativa è la salvaguardia dei luoghi della Battaglia attraverso la creazione di una banca dati geografica, al fine di creare un parco museale naturale, per la valorizzazione storico-culturale e turistica dell'intera area.
Siamo partiti il 20 gennaio da Malpensa e nel pomeriggio siamo arrivati al Cimitero Inglese di El Alamein. Il campo viene montato a Naqb Rala (zona del fronte più a sud dove operò in gran parte la Divisione Folgore e la Pavia).
Il giorno seguente ci dirigiamo a Quota 105, dove era attestata la 19^ compagnia del VII battaglione in prossimità proprio del campo minato. Qui si verificò forse il più furioso attacco della III battaglia. Infatti, nella notte del 23 ottobre 1942, unità di fanteria ed una brigata meccanizzata (3500 uomini e 80carri armati) ed altre unità specializzate attaccarono le suddette postazioni difese da 350 uomini con una batteria controcarro da 47mm e due plotoni mortai. Resistendo sopra ogni limite, all'alba la 19^ Cp. e la 6^ Cp,. furono annientate.
Suddivisi in squadre, abbiamo mappato e censito 110 postazioni. Nel pomeriggio ci dirigiamo a Qaret el Himeimat, due colline coralline che appaiono su una piana che si perde verso quelle che furono le linee nemiche. In questa posizione un manipolo di eroi ha resistito ai colpi delle artiglierie fino all’epilogo finale: nessuno si arrese e nessuno indietreggiò di un metro.
Rientrati al campo ci rechiamo alle postazioni di Naqb Rala dove fu il comando del V Btg. del 186° Reggimento. Proseguendo siamo giunti dove il Magg. Izzo MOVM e un gruppo di suoi uomini fronteggiarono con successo i Legionari Francesi: dei 98 paracadutisti ne sopravvissero in 34.
Sabato 22 gennaio riprendiamo il lavoro interrotto il giorno precedente e mi rendo conto come il terreno sia assolutamente piatto e pietroso e come sia stato difficile ripararsi dalla tempesta di fuoco che investì quest'area. Individuato un articolato caposaldo, provvediamo a gruppi al ripristino dello stesso, scavando fino allo stato in cui si trovava nell'ottobre del 1942, catalogando i reperti rinvenuti e ripristinando e rendendo il tutto ben visibile. Nel pomeriggio ci portiamo alle postazioni della 21^ Cp. del VII Btg dove abbiamo ricordato la figura del nostro Eroe senese, la MOVM Roberto Bandini. Ripartendo ci dirigiamo a Deir Alinda dove si immolò la MOVM Magg. Rossi e lo ricordiamo proprio sulla sua postazione di comando. Qui abbiamo rinvenuto degli spezzoni di miccia a lenta combustione che, accesi, erano ancora efficientissimi. L'ultima visita è stata fatta all'ospedale di Qaret el Abd detto anche "ospedale della Brescia", costituito da una serie di camminamenti, camere sotterranee e prese di aerazione protetti da sacchi in iuta ancora integri e da un alto muro perimetrale.
La mattina seguente, domenica 23 gennaio, provvediamo a smontare il campo e alle 8.30 giungiamo al Sacrario di El Alamein. Abbiamo poco meno di 1 ora e 30 per cui ci inquadriamo ed entriamo in punta di piedi, senza neanche respirare. L'emozione è forte e schierati davanti all'altare diamo inizio alla Cerimonia; provvedo a leggere la preghiera del Decorato per ricordare tutti coloro che hanno perso la vita in questo lembo di terra, riuscendo a stento a trattenere le lacrime.
Malinconia e dolore li ho provati osservando le migliaia di lapidi che circondano le pareti delle varie sale del Sacrario al cui interno sono contenente le spoglie dei Caduti e ancor più colpiscono le lapidi con la scritta IGNOTO che si perdono a
vista d'occhio. L' esperienza vissuta nei luoghi dove, settanta anni or sono, soffrirono e si immolarono eroicamente questi uomini ha lasciato in me sensazioni ed emozioni davvero difficili da descrivere.
Spinto da un fortissimo richiamo, l'aver potuto calpestare la stessa sabbia, osservare lo stesso cielo stellato, scavare le stesse buche mangiando la stessa polvere, anche se in circostanze molto diverse, mi ha fatto comprendere le gravi difficoltà in cui dovettero operare i nostri soldati, facendo fronte a problemi che spesso li portarono a compiere il sacrificio più estremo. Sono sicuro che simili gesta, anche se si tramutarono in sconfitte, devono rendere fieri come alcune strepitose vittorie. Infatti, nella convinzione degli ideali che mi animano, questa esperienza ha rafforzato ancor più i miei principi di devozione riguardo a coloro che hanno combattuto con onore, compiendo senza alcuna esitazione il proprio dovere di Soldato. Le emozioni sono state forti e sentite ad ogni cerimonia, consapevole e orgoglioso che era mio dovere ricordare anche tutti i Decorati al Valore Militare e l'Istituto che li rappresenta.
La magnifica esperienza, anche se di pochi giorni, resterà un qualcosa di speciale e di memorabile, che porterò dentro di me per tutta la vita, pronto non appena possibile. a ritornare in questi luoghi per contribuire a perpetuarne il ricordo.

Marco Cetoloni (°)

(°) Presidente della Federazione del Nastro Azzurro di Siena.

lunedì 7 marzo 2011

Vacanze romane


Cantante in mano

Così, non ci saranno più dubbi!
Il cantante datelo a me che ci penso io.
A presto, Ettore.



tenue de ville

sabato 5 marzo 2011

Che colore hanno gli imbecilli?!

Giannetto, studente tredicenne della 3a media, chiede al padre: “Oggi la professoressa ha incominciato a parlarci del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia e ci ha detto che è una cosa bella, che tutti dovremmo sentirci orgogliosi di essere Italiani e che tutti dovremmo essere grati a quanti si adoperarono per realizzarla. Ma se così, perché allora ci sono Ministri che dicono che non bisogna far festa il 17 marzo? Perché ci sono Sindaci e Governatori che dicono che non c’è proprio niente da festeggiare?”
Il padre, trucido con i paraocchi , farfuglia. “Vedi Gianné, purtroppo noi, in Italia, abbiamo avuto la disgrazia di avere i comunisti; tu non te lo puoi ricordare, però erano quelli che mangiavano i bambini e che ora si sono ripuliti e fanno gli insegnanti o i magistrati o i banchieri; ma sotto sotto, sono rimasti sempre gli stessi”
“Però non mi pare che i Ministri siano comunisti”, ribatte Giannetto con l’innocenza tipica della sua età. “E neppure gli industriali lo sono: eppure sono loro che vanno dicendo che il 17 marzo bisogna lavorare!”
“Ma loro lo dicono per il bene di tutti noi, perché ora loro stanno cercando di mettere una pezza a tutti i guai che hanno combinato i comunisti in tutti questi anni”, risponde il padre che incomincia ad infervorarsi. “Ricordati che mentre noi vogliamo il bene della nostra Patria, ai comunisti non gli interessa niente dell’Italia, tant’è che la volevano consegnare a Stalin”
“Sì lo so anch’io perché abbiamo incominciato a studiarlo a scuola”, sottolinea Giannetto “però mi sembra che non siano comunisti quelli che adesso la vogliono dividere; che non siano comunisti quelli che hanno dato fuoco ad una sagoma raffigurante Garibaldi;
che non siano comunisti quelli che, a Venezia, proibivano di esporre il Tricolore o, peggio ancora, sempre con quel Tricolore ci volevano pulire il......?”

Il padre, sorpreso per la preparazione del figlio, comincia a vacillare e si rifugia dietro una serie di “ma non è vero”, “ma chi te lo ha detto “, “quelle sono cose che si dicono solo per darsi un tono”.....




Ma Giannetto, maramaldesco, incalza:“Papà, mi spieghi perché per sentire e capire bene il nostro Inno c’è stato bisogno di Benigni (clicca per sentire l'Inno), che tu mi hai sempre detto che è quasi comunista, mentre nessuno di quelli che tu ammiri lo ha mai fatto?”
“Ma che stai dicendo”, ribatté il padre un po’ ringalluzzito, “pensa piuttosto a quell’imbecille di Assessore che si è rifiutato di cantarlo, l’Inno, in onore dell’Ufficiale degli Alpini caduto in Afganistan?”
”Certo che è un imbecille perché è inquinato ideologicamente, però mi sembra che sia in buona compagnia e non solo di quelli della sua fede politica”, rispose Giannetto un po’ inalberato.
“Ma famme capì: che ci azzecca l’Ufficiale caduto con Benigni? Perché fare polemica su due fatti diametralmente opposti?”
Il padre, oramai alle corde, sentenzia: “Domani ti vado ad iscrivere ad una scuola privata!!!”

(Q.d.B.)

giovedì 3 marzo 2011

Onore ai Vinti


La nascita del Regno d’Italia , 17 marzo 1861, passa necessariamente per la fine dell’assedio di Gaeta. Io, come tutti noi, ero e sono ancora pronto a difendere la Patria a costo della vita ma questo non mi impedisce di ricordare con rispetto anche Coloro che sono caduti nella difesa di una fortezza che , fino al 13 febbraio 1861 , fu una delle più terribili d’Europa.








Non sono un tipo originale e sono in buona compagnia: nel 1868 il Generale Lanzavecchia di Buri pose questa lapide in quella che fu la Batteria Philipstad a Gaeta:

AI PRODI CHE NELL’ASSEDIO DI GAETA 1860 – 61
FRA LE OPPOSTE ARMI PUGNANDO VALOROSAMENTE CADDERO
QUESTA MEMORIA L’ESERCITO ITALIANO CONSACRA
1868

Il Re che difendeva il suo regno era Francesco II di Borbone, Franceschiello… sì proprio lui, ma forse non era tanto ridicolo se i suoi uomini ricevettero l’onore delle armi dell’Armata Sabauda comandata dal Generale Enrico Cialdini (poi Duca di Gaeta) , che, per la verità , non era uno tanto morbido !
Con il Re, c’era la giovane Regina Maria Sofia ( la sorella di Sissi, l’Imperatrice d’Austria ) che visse tanto da andare a trovare i prigionieri italiani in Austria durante la I GM per cercare i Napoletani e parlare il loro dialetto. Qualcuno dice che anni prima aveva finanziato Gaetano Bresci, ma questa è un’altra storia.
Come dice la targa, innumerevoli furono gli atti di valore da entrambe le parti ma i cannoni piemontesi erano rigati -forse per la prima volta nella Storia militare- e i proiettili esplodevano in aria schizzando schegge da tutte le parti; la Storia aveva già deciso e così il povero Francesco riuscì a fermarla solo dal 7 settembre 1860 al 13 febbraio dell’anno dopo.
E dire che il 7 settembre Garibaldi aveva avuto il coraggio di entrare da solo a Napoli e si era presentato in carrozza in quella che oggi è Piazza Plebiscito; gli artiglieri di servizio ai cannoni di Castel S. Elmo lo vedevano bene ma Franceschiello aveva detto di non sparare perché non voleva morte e distruzioni a Napoli: lui! E così agli allievi della Nunziatella e al Colonnello De Liguoro, che comandava la guarnigione di Castel Nuovo ( leggi Maschio Angioino ), non restò altro che andare anche loro a Gaeta con i tamburi e le Bandiere in testa.
Fino al mese di novembre, le operazioni si svolsero intorno a Capua, sul Volturno e a Mola di Gaeta ove la Bandiera del 1° Rgt. Granatieri fu decorata con la Medaglia d’Oro al V:M. Anche sul Volturno, le sorti della battaglia furono a lungo incerte e solo il carisma di Garibaldi consegnò la vittoria alle Camicie Rosse . I resti dell’Esercito borbonico si raccolsero in parte davanti alle mura di Gaeta ed in parte varcarono il confine con lo Stato Pontificio per poi sciogliere i Reparti.

A metà novembre, la forza dell’Esercito Borbonico chiuso a Gaeta sommava a 934 Ufficiali e 12 mila uomini di truppa. Con essi, a dividere fatiche e pericoli, oltre il Re e la Regina , erano presenti anche i membri della Corte , il Nunzio Apostolico ed il Corpo Diplomatico ancora accreditato. L’artiglieria contava 506 pezzi ma, di questi, solo 329 potevano esser messi in batteria e moltissimi erano scarsamente utili per gittata e precisione; solo 4 rigati
A novembre il Corpo d’Armata Sabaudo contava 808 Ufficiali , 15.755 uomini di truppa, 1669 cavalli e 42 cannoni. Al 1° gennaio 1861, l’artiglieria contava 166 pezzi con grossi cannoni Cavalli suddivisi in 23 batterie: di questi 153, fecero fuoco simultaneamente negli ultimi giorni.
Gli episodi significativi durante l’assedio furono una sortita effettuata con circa 2000 uomini dal Gen.Bosco ed una successiva azione per sgombrare il campo di tiro del fronte di terra. Per gli assediati la giornata peggiore fu quella di Natale quando piovvero sulla città 500 cannonate. Oltre l’artiglieria, dovettero sopportare anche una epidemia di tifo che provocò numerose vittime tra militari e civili, senza distinzione di età, censo e grado. In queste condizioni si ebbero episodi pittoreschi di marinai napoletani che, sugli spalti e sotto il fuoco, giocavano a tresette o ballavano la tarantella per scherno agli assedianti.
La capitolazione avvenne quando, tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio, si verificarono spaventose esplosioni provocate da precisi colpi che centrarono alcuni depositi di polveri, provocando stragi immani.
Al termine delle operazioni i colpi sparati furono 56.727 da parte Sabauda e 35.244 da parte Napoletana. Le perdite furono di 46 morti e 321 feriti tra i Piemontesi e di 826 morti e 569 feriti oltre 200 dispersi e 800 malati tra gli assediati. Non è stato mai possibile risalire alle perdite dei civili e, ancora agli inizi del 900, i Gaetani chiedevano gli indennizzi per i danni di guerra subiti . Di questa questione ho avuto modo di vedere un vecchio resoconto dell’attività parlamentare svolta per risolvere questa annosa problematica.
Durante l’assedio, fu la giovane Regina che animò i difensori, accorrendo ove più intensa era la battaglia e si meritò l’affetto dei soldati e l’ammirazione nelle Corti straniere: anche l’Armata Sarda riconobbe il coraggio e l’abnegazione di Maria Sofia.
Nell’armata Sabauda, fu il Comandante, Generale Cialdini, l’animatore instancabile, sollecitando e indirizzando i suoi Ufficiali a portare avanti l’azione che doveva essere sì efficace ma senza inutile ferocia perché

“Noi combattemmo contro Italiani, e fu questo necessario, un doloroso ufficio. Epperò non potrei invitarvi a dimostrazioni di gioia, non potrei invitarvi agli insultanti tripudii del vincitore …….. Il soldato di Vittorio Emanuele combatte e perdona .”

Siccome questa storia mi è sempre piaciuta, un’estate sono stato una decina di giorni a Gaeta , sulla spiaggia di Serapo e ho cercato i luoghi della Storia ma questi luoghi non ci sono più perché un Sindaco bombarolo negli anni ‘60 ha fatto demolire le mura della fortezza per ricavare il lungomare. L’unico luogo della Storia e’ proprio la spiaggia di Serapo che sta al posto di una collina spianata dopo il 1806 perché era un ostacolo alla vista e al tiro da parte degli assediati.
Poi ho cercato anche qualche cosa di quel tempo ma quello che sono riuscito a trovare e’ una medaglia commemorativa del 3° Rgt. Genio telegrafisti ed una carta topografica di Gaeta e dintorni che porta la data del 4 febbraio 1861 e la firma del Luogotenente Generale Comandante Superiore del Genio dell’Esercito Luigi Federico Menabrea. Questi oggetti non sono certo cimeli dell’assedio ma lo ricordano con particolare forza, almeno per me.
Naturalmente io non c’ero ma quello che ho modestamente cercato di raccontarVi proviene da:
- La fine di un Regno – Raffaele de Cesare – Citta’ di Castello -1895
- L’Assedio di Gaeta –Ministero della Guerra – Roma 1924
- Francesco II di Borbone l’ultimo Re di Napoli – Pier Giusto Jaeger – A.Mondadori 1982
e quanto altro mi e’ capitato di leggere sull’argomento.

Giovanni.

PS: Da Fante, non sono sicuro che le linee continue sulla carta topografica indichino le direzioni di tiro delle batterie piemontesi: che gli Amici Artiglieri sciolgano il dubbio!

martedì 1 marzo 2011

Rinviata la mediazione condominiale



E’ la vittoria dei principi sui quali si basa il nostro diritto o una ulteriore occasione persa per far meglio funzionare l’apparato giudiziario?
L’OUA (Organismo Unitario dell’Avvocatura) ha sempre contestato l’istituto della mediazione affermando che porterebbe ad una forzata rinuncia a diritti costituzionali e lederebbe il diritto di difesa e di accesso alla tutela giurisdizionale. In sostanza, gli avvocati si oppongono al fatto che un soggetto terzo (il mediatore), non appartenente all’organo giudiziario, possa avere un alto potere decisionale e possa usarlo senza che le parti siano assistiti dai propri legali. L’OUA ha anche presentato un ricorso al T.A.R. per lo slittamento dell’obbligatorietà della mediazione adducendo ostacoli oggettivi quali: indisponibilità delle aule presso i Tribunali; esiguo numero di conciliatori; ristrettezza dei tempi per fornire un servizio sufficiente etc.etc. ma molte associazioni che vogliono la mediazione (Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confindustria) e alcune associazioni professionali ( Architetti, Geometri, Commercialisti, Ingegneri), a contrario, hanno evidenziato che gli Organismi di mediazione sono ormai radicati sul territorio ed hanno i mezzi organizzativi e finanziari per assolvere ad ogni richiesta.
L’assemblea del Senato ha approvato in via definitiva la legge di conversione del c. d. decreto “mille proroghe” e questa conferma l’entrata in vigore, per il 21 marzo prossimo, della obbligatorietà della mediazione nelle seguenti materie; diritti reali; divisione; successione ereditarie; patti di famiglia; locazioni; comodato; affitto di azienda; responsabilità medica; diffamazione a mezzo stampa; contratti assicurativi, bancari e finanziari. E’ stata invece prorogata per un anno l’obbligatorietà della mediazione sulle controversie in materia di condominio e di sinistri stradali che in Italia rappresentano la maggior parte del contenzioso giudiziario. E’ la classica soluzione all’italiana, un colpo al cerchio ed un colpo alla botte, che scontenta tutti e che si allontana dall’obiettivo previsto inizialmente.
Lo scopo principale della mediazione, in aderenza ai principi della comunità europea, è quello di sfoltire le cause giudiziarie affidando, parte di queste, ad un soggetto terzo (il mediatore) il quale, a costi prestabiliti da una legge (bassi ed accessibili a tutti) porti i contendenti ad una conciliazione (accordo condiviso dalle parti). Il mediatore, secondo il dettato normativo, dovrà possedere specifiche competenze che, però, non saranno mai le stesse di un giudice ordinario con diversi anni di esperienza. E’ evidente, quindi, che le cause da affidargli devono essere le più semplici dal punto di vista normativo e quelle che, per difficoltà istruttorie, hanno una maggiore durata processuale. Fra queste, occupano un posto di primo piano proprio le controversie condominiali e per gli incidenti stradali le quali intasano le cancellerie dei Tribunali. Sia le questioni condominiali che gli incidenti stradali, infatti, hanno un limitato numero di norme giuridiche al quale fare riferimento ma, per poter stabilire la causalità del sinistro, necessitano di consulenti tecnici adeguati (medici, ingegneri geometri) i quali potrebbero essere utilizzati dai mediatori in tempi molto più ristretti rispetto a quelli biblici a cui fanno ricorso i giudici.
Logica vorrebbe, quindi, che proprio per le controversie relative agli incidenti stradali e alle questioni condominiali si sarebbe dovuto partire immediatamente e, se proprio uno slittamento era imposto, la proroga avrebbe dovuto riguardare le altre controversie civile, di ben altro spessore normativo e risolvibili più attraverso interpretazioni sul diritto che sul fatto. Specialmente le controversie condominiali, poi, attengono rapporti personali che si protraggono nel tempo e l’emissione di una sentenza, necessariamente, porta ad acuire ancor più l’acredine fra i contendenti mentre, un patto conciliativo, accettato da entrambi le parti, riunisce e non divide.
Perché, quindi, è stata fatta una scelta così contraria alla logica e alla ragionevolezza? Non lo sapremo mai; l’unica cosa certa è che, ancora per un anno, coloro che litigano per il cane che abbaia, per l’autovettura che usa abusivamente il cortile condominiale, per la macchia di umidità sulla soffitta o per l’incidente stradale (per lo più privati che pagano di tasca propria) devono rivolgersi agli avvocati ed ai Tribunali per la tutela dei propri diritti (o dei propri principi) e, in questo tipo di battaglie, gli unici vincitori siamo noi avvocati.
Francesco.