giovedì 3 marzo 2011

Onore ai Vinti


La nascita del Regno d’Italia , 17 marzo 1861, passa necessariamente per la fine dell’assedio di Gaeta. Io, come tutti noi, ero e sono ancora pronto a difendere la Patria a costo della vita ma questo non mi impedisce di ricordare con rispetto anche Coloro che sono caduti nella difesa di una fortezza che , fino al 13 febbraio 1861 , fu una delle più terribili d’Europa.








Non sono un tipo originale e sono in buona compagnia: nel 1868 il Generale Lanzavecchia di Buri pose questa lapide in quella che fu la Batteria Philipstad a Gaeta:

AI PRODI CHE NELL’ASSEDIO DI GAETA 1860 – 61
FRA LE OPPOSTE ARMI PUGNANDO VALOROSAMENTE CADDERO
QUESTA MEMORIA L’ESERCITO ITALIANO CONSACRA
1868

Il Re che difendeva il suo regno era Francesco II di Borbone, Franceschiello… sì proprio lui, ma forse non era tanto ridicolo se i suoi uomini ricevettero l’onore delle armi dell’Armata Sabauda comandata dal Generale Enrico Cialdini (poi Duca di Gaeta) , che, per la verità , non era uno tanto morbido !
Con il Re, c’era la giovane Regina Maria Sofia ( la sorella di Sissi, l’Imperatrice d’Austria ) che visse tanto da andare a trovare i prigionieri italiani in Austria durante la I GM per cercare i Napoletani e parlare il loro dialetto. Qualcuno dice che anni prima aveva finanziato Gaetano Bresci, ma questa è un’altra storia.
Come dice la targa, innumerevoli furono gli atti di valore da entrambe le parti ma i cannoni piemontesi erano rigati -forse per la prima volta nella Storia militare- e i proiettili esplodevano in aria schizzando schegge da tutte le parti; la Storia aveva già deciso e così il povero Francesco riuscì a fermarla solo dal 7 settembre 1860 al 13 febbraio dell’anno dopo.
E dire che il 7 settembre Garibaldi aveva avuto il coraggio di entrare da solo a Napoli e si era presentato in carrozza in quella che oggi è Piazza Plebiscito; gli artiglieri di servizio ai cannoni di Castel S. Elmo lo vedevano bene ma Franceschiello aveva detto di non sparare perché non voleva morte e distruzioni a Napoli: lui! E così agli allievi della Nunziatella e al Colonnello De Liguoro, che comandava la guarnigione di Castel Nuovo ( leggi Maschio Angioino ), non restò altro che andare anche loro a Gaeta con i tamburi e le Bandiere in testa.
Fino al mese di novembre, le operazioni si svolsero intorno a Capua, sul Volturno e a Mola di Gaeta ove la Bandiera del 1° Rgt. Granatieri fu decorata con la Medaglia d’Oro al V:M. Anche sul Volturno, le sorti della battaglia furono a lungo incerte e solo il carisma di Garibaldi consegnò la vittoria alle Camicie Rosse . I resti dell’Esercito borbonico si raccolsero in parte davanti alle mura di Gaeta ed in parte varcarono il confine con lo Stato Pontificio per poi sciogliere i Reparti.

A metà novembre, la forza dell’Esercito Borbonico chiuso a Gaeta sommava a 934 Ufficiali e 12 mila uomini di truppa. Con essi, a dividere fatiche e pericoli, oltre il Re e la Regina , erano presenti anche i membri della Corte , il Nunzio Apostolico ed il Corpo Diplomatico ancora accreditato. L’artiglieria contava 506 pezzi ma, di questi, solo 329 potevano esser messi in batteria e moltissimi erano scarsamente utili per gittata e precisione; solo 4 rigati
A novembre il Corpo d’Armata Sabaudo contava 808 Ufficiali , 15.755 uomini di truppa, 1669 cavalli e 42 cannoni. Al 1° gennaio 1861, l’artiglieria contava 166 pezzi con grossi cannoni Cavalli suddivisi in 23 batterie: di questi 153, fecero fuoco simultaneamente negli ultimi giorni.
Gli episodi significativi durante l’assedio furono una sortita effettuata con circa 2000 uomini dal Gen.Bosco ed una successiva azione per sgombrare il campo di tiro del fronte di terra. Per gli assediati la giornata peggiore fu quella di Natale quando piovvero sulla città 500 cannonate. Oltre l’artiglieria, dovettero sopportare anche una epidemia di tifo che provocò numerose vittime tra militari e civili, senza distinzione di età, censo e grado. In queste condizioni si ebbero episodi pittoreschi di marinai napoletani che, sugli spalti e sotto il fuoco, giocavano a tresette o ballavano la tarantella per scherno agli assedianti.
La capitolazione avvenne quando, tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio, si verificarono spaventose esplosioni provocate da precisi colpi che centrarono alcuni depositi di polveri, provocando stragi immani.
Al termine delle operazioni i colpi sparati furono 56.727 da parte Sabauda e 35.244 da parte Napoletana. Le perdite furono di 46 morti e 321 feriti tra i Piemontesi e di 826 morti e 569 feriti oltre 200 dispersi e 800 malati tra gli assediati. Non è stato mai possibile risalire alle perdite dei civili e, ancora agli inizi del 900, i Gaetani chiedevano gli indennizzi per i danni di guerra subiti . Di questa questione ho avuto modo di vedere un vecchio resoconto dell’attività parlamentare svolta per risolvere questa annosa problematica.
Durante l’assedio, fu la giovane Regina che animò i difensori, accorrendo ove più intensa era la battaglia e si meritò l’affetto dei soldati e l’ammirazione nelle Corti straniere: anche l’Armata Sarda riconobbe il coraggio e l’abnegazione di Maria Sofia.
Nell’armata Sabauda, fu il Comandante, Generale Cialdini, l’animatore instancabile, sollecitando e indirizzando i suoi Ufficiali a portare avanti l’azione che doveva essere sì efficace ma senza inutile ferocia perché

“Noi combattemmo contro Italiani, e fu questo necessario, un doloroso ufficio. Epperò non potrei invitarvi a dimostrazioni di gioia, non potrei invitarvi agli insultanti tripudii del vincitore …….. Il soldato di Vittorio Emanuele combatte e perdona .”

Siccome questa storia mi è sempre piaciuta, un’estate sono stato una decina di giorni a Gaeta , sulla spiaggia di Serapo e ho cercato i luoghi della Storia ma questi luoghi non ci sono più perché un Sindaco bombarolo negli anni ‘60 ha fatto demolire le mura della fortezza per ricavare il lungomare. L’unico luogo della Storia e’ proprio la spiaggia di Serapo che sta al posto di una collina spianata dopo il 1806 perché era un ostacolo alla vista e al tiro da parte degli assediati.
Poi ho cercato anche qualche cosa di quel tempo ma quello che sono riuscito a trovare e’ una medaglia commemorativa del 3° Rgt. Genio telegrafisti ed una carta topografica di Gaeta e dintorni che porta la data del 4 febbraio 1861 e la firma del Luogotenente Generale Comandante Superiore del Genio dell’Esercito Luigi Federico Menabrea. Questi oggetti non sono certo cimeli dell’assedio ma lo ricordano con particolare forza, almeno per me.
Naturalmente io non c’ero ma quello che ho modestamente cercato di raccontarVi proviene da:
- La fine di un Regno – Raffaele de Cesare – Citta’ di Castello -1895
- L’Assedio di Gaeta –Ministero della Guerra – Roma 1924
- Francesco II di Borbone l’ultimo Re di Napoli – Pier Giusto Jaeger – A.Mondadori 1982
e quanto altro mi e’ capitato di leggere sull’argomento.

Giovanni.

PS: Da Fante, non sono sicuro che le linee continue sulla carta topografica indichino le direzioni di tiro delle batterie piemontesi: che gli Amici Artiglieri sciolgano il dubbio!

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