Era il mese di settembre del 1995. Mi trovavo a Belgrado, ospite dell'hotel Jugoslavia, con l'incarico di monitor della ECMM (European Community Monitor Mission) in transito per la mia destinazione di lavoro al Centro Regionale di Podgorica. Avrei dovuto prendere il volo per la capitale del Montenegro l'indomani mattina alle sette. Ma la sera accusai un forte mal di testa ed una temperatura corporea alta. Chiesi soccorso ad un collega ed amico italiano (allora Capitano Giovanni Maccanti) che lavorava a Belgrado. Venendo a portarmi una aspirina, Giovanni notò che io, sdraiato sul letto, non avevo piena coscienza e “vaneggiavo”. Preoccupatosi immediatamente chiamò l'Ambasciata Italiana che provvide ad inviarmi un medico, il quale mi trovò la febbre a 41,6° e decise per un immediato ricovero presso l'Ospedale Militare di Belgrado con la diagnosi, poi confermata, di polmonite virale. Il mio ricovero durò tre settimane durante le quali oltre ad essere stato curato perfettamente, ebbi la possibilità di conoscere il Generale Serbo -Bosniaco Ratko Mladic, anch'egli ricoverato nello stesso ospedale per problemi renali.
Andò così: Il Generale, saputo del mio ricovero, volle fissarmi, a mezzo del mio medico curante (Capitano Petar Lilijć), un appuntamento privato nella sua “suite”, al settimo piano dell'ospedale, per una chiacchierata informale, una tazza di te ed una partita a scacchi.
«Buongiorno, piacere mi chiamo Pierfranco Faedda, sono italiano, monitor della ECMM» … «Doberdan, drago mi je, moje ime Pierfranco Faedda, Ja sam talijanski, Promatračku Misiju Europske Komisije» …. «Hello, nice to meet you ….»
“Piacere mio, Ratko Mladić, Serbo di Bosnia, Tenente Colonnello Generale, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Serbo di Bosnia. Il suo italiano è impeccabile, il suo inglese buono, il suo serbo è pietoso, con un bruttissimo accento croato. Adesso, se desidera, usciamo dalle formalità, beviamo un buon te e chiacchieriamo un po'. D'accordo? Mi piacerebbe continuare nella sua lingua, così la pratico, visto che non la parlo da almeno 5 anni, un lustro, si dice così?” (Tutto questo in italiano corretto e con una pronuncia “veneta”)
«D'accordo. Complimenti per il suo Italiano. Impeccabile. Dove la ha imparato?»“ Sono un autodidatta. Ma che cosa ci fa un ufficiale italiano nell'ospedale Militare di Belgrado? Nuovi accordi con Milosević?”
«Stavo andando a lavorare in Montenegro, quando sono stato colpito dalla polmonite e così mi stanno curando qui. Non ci sono accordi con il Presidente Milosević. Perchè non glielo lo chiede ? E lei, Generale? Come mai ricoverato? Non c'è un ospedale a Pale?» “Fastidiosi calcoli renali. Questo ospedale è il migliore in Jugoslavia e non ho molto tempo per incontrare il compagno Slobodan. Pale è la mia capitale e, mi creda, è un paradiso terrestre … un giorno la inviterò a venire a visitarla come mio ospite speciale”.
«Voglio dirle francamente che mi sembra un pò rischioso, visto quello che è successo alla Delegazione spagnola dell'ECMM che è arrivata come sua ospite ed è finita sequestrata. Altrettanto francamente vorrei dirle che le accuse mosse contro di lei sono molto pesanti ….sterminio, genocidio …. »
“ Le dirò, e lei dovrebbe saperlo perché è un militare, che le regole della guerra sono spietate, a volte incomprensibili, a volte immorali, a volte terribili. Ma noi dobbiamo fare il nostro dovere, dobbiamo pensare e fare quello che è meglio per la nostra patria. Se lei avesse un po di cognizione dei popoli jugoslavi, capirebbe che anche i Musulmani e i Croati pensano ed agiscono allo stesso modo. Solo che loro hanno la protezione del vostro mondo occidentale.A loro è permesso tutto e non pagano dazio. Anzi! Io sono considerato da voi un criminale e dai miei un eroe. Si ricordi che la storia la scrive chi vince, mai chi perde. Se avremo la sorte e la capacità di vincere, sarò consegnato alla storia come un eroe, altrimenti non importa. Voi avete già scritto questa storia: io sono un criminale a prescindere se sia vero o no. Il mio comportamento con la Delegazione Spagnola e con il suo supponente Ambasciatore è stato impeccabile. Non avevo fatto nessuna promessa e loro, che mi considerano un criminale, volevano farmi credere che avrei ottenuto la pace con tutti gli onori ed il riconoscimento della mia nazione. Sono un Comandante di un piccolo esercito che forse considerate arretrato, ma non sono uno stupido. Non si fanno trattative con chi non ti rispetta. La mia unica debolezza è stata quella di cedere alle insistenze di Milosevic per liberarli”.
«Abbiamo pareri completamente diversi, e non mi sembra il caso di continuare a discuterne, tanto non ci troveremo mai d'accordo. Meglio se accetto la sua sfida a scacchi e cominciamo la partita. Però voglio dirle prima un'ultima cosa : i suoi occhi chiari e penetranti ed il suo sguardo aperto lasciano intravedere una persona leale e coraggiosa. Voglio pensare che lei abbia agito e agisca convinto di fare il suo dovere, anche se le sue convinzioni non possono essere le mie»
“ Ha ragione, giochiamo la partita e parliamo d'altro. Lei è sposato? Ha figli? Dove vive quando non lavora in Jugoslavia?”
« Si sono sposato, ho tre figli – un maschio e due femmine – e vivo in Sardegna, un'isola ….» “ Si lo so che cosa è la Sardegna . Anche io sono sposato con due figli. Mia moglie si chiama Bosa e i miei figli Darko e Ana. Solo Darko è vivo. Purtroppo mia figlia Ana è morta l'anno scorso. Me l'hanno ammazzata i miei nemici. Ma vede caro Pierfranco, come uomo, come padre non cerco vendetta, ma solo pietà per i sogni che mia figlia non ha potuto realizzare ...”
A quel punto ho sentito una profonda pena per quel padre e in silenzio abbiamo iniziato e rapidamente concluso la partita con uno sacco matto al mio re nero. Ci apprestavamo a predisporre i pezzi per una rivincita (o meglio, riperdita), quando delle persone in borghese entrarono e parlarono fitto e a bassa voce con il Generale Ratko.
Dopo averli congedati, Mladic si rivolse a me dicendomi:
” Le mie cure sono finite ed il mio amico Milosevic vuole che parta immediatamente per rientrare a Pale; sembra che sia imbarazzante la mia presenza qui. Vorrei chiederti un favore da padre a padre. Il Capitano Lilijc mi ha detto che sarai dimesso la prossima settimana e che dovrai stare a Belgrado per qualche giorno di riposo prima di partire in convalescenza. Se hai tempo e voglia, vai al cimitero di Topcider a Belgrado e deponi per me dei fiori sulla tomba di mia figlia Ana. Te lo chiedo da padre a padre. Ti lascio questa busta con le indicazioni precise per trovare la tomba. Ti accompagnerà Petar (il Capitano Lilijc). Vorrei andare io, ma come già sapevo devo lasciare subito la Serbia. Potrei mandare mille persone che eseguirebbero immediatamente un mio ordine. Ma mi piacerebbe che andassi tu perché significherebbe che il mio dolore merita il rispetto delle persone perbene, come te. Per quanto poco possa onorarti, voglio che sappia che ti ritengo una persona in gamba”.
Subito dopo partì ed io rientrai nella mia camera accompagnato dal mio medico. La settimana successiva mi recai al cimitero di Topcider con l'Ufficiale medico. Giunto davanti alla tomba di Ana Mladic, pregai per lei e le chiesi di intercedere presso Dio per suo padre e per tutte le vittime di cui probabilmente Ratko era responsabile. Pierfranco Faedda