martedì 21 gennaio 2014

Folletti

Codesto raccontino è tratto da due episodi di vita vissuta, forse non eccessivamente edificanti
nei miei confronti ma che spingono a qualche riflessione.                                                                                                                                                            

 “ I folletti non sono mai dove tu li cerchi.” -diceva mio nonno seduto davanti al camino, la pipa in bocca, un bicchiere di rosso in mano- “ Sono nascosti nelle parti più silenziose dei boschi, nelle baite abbandonate e non amano farsi vedere, sono personaggi misteriosi pieni di magia.”

 Il fuoco riscaldava la cucina di quella casetta di montagna dove nonno Giovanni viveva con la nonna.

“Nonno, ma tu li hai mai veduti?”
“Certamente ma bisogna muoversi al tramonto. In certe sere particolari, nel prato vicino al Rupinaro, prima che il sole si nasconda dietro la punta del Mesco; i folletti si mostrano a chi crede in loro.”

 La nonna, aiutata dalla mamma, sistemava la tavola mentre le prime ombre della sera, penetrate  attraverso le fessure, lentamente stavano coprendo la stanza.

 Dal fuoco si sollevavano una miriade di scintille accompagnate da un allegro scoppiettio.

Quella notte non presi sonno e dentro di me stava maturando un'idea che forse mi avrebbe cambiato la vita.

 Il giorno dopo, una giornata tiepida come spesso ce n'erano da noi in Liguria, ricca dei colori dell'autunno, ero pronto.

 Nel tardo pomeriggio con la scusa di giocare con Pinco, il cane del nonno, mi allontanai dalla casa  e mi avviai verso il prato vicino al  Rupinaro.

 Conoscevo abbastanza quei posti perché quando ero dal nonno, specialmente in autunno, spesso facevo con lui lunghe passeggiate.

 Il prato era vasto quasi al limitar del bosco e attraversato dal  Rupinaro,  un torrente ricco d'acqua limpida. Tutto intorno silenzio. Il nonno aveva parlato di un posto isolato, era dunque lì che dovevo cercare. Il sole, intanto, si avvicinava sempre di più alla punta del Mesco.

“Massimo, Massimo.....” era la voce spaventata della mamma; “Massimo....” era la voce arrabbiata del nonno.  Perché mi stavano cercando?

 Solo allora mi resi conto che era quasi buio.  Il nonno si avvicinò con fare minaccioso, la fronte corrugata come ogni volta che si arrabbiava.

“ Nonno, nonno, stavo cercando i folletti....” dissi piangendo ma con tono sincero.

Il volto di nonno Giovanni improvvisamente si distese, la barba a stento copriva un sorriso.  Poi ritornò serio e dopo una pesante ramanzina mi prese sulle spalle e tutti tornammo a casa.
Sono tornato dopo molti anni all'Alpe, così si chiama il paese del nonno, ci sono tornato con Elisa la mia nipotina.

Una sera ho raccontato a lei dei folletti, di dove vivono e il modo per incontrarli.

 Ero molto convincente, almeno così credevo. La piccolina mi guardava, prima incuriosita,  poi sorpresa....ed infine sorridente:

“ Ma  nonno i folletti sono nelle fiabe...”

Il sole era oramai sceso dietro la punta del Mesco. I suoi ultimi raggi annegavano nelle acque del Rupinaro, di cui, oramai, giungeva solo il gorgoglio.....peccato: sarebbe stata la serata giusta.

Quo usque tandem, Maxime, abutere…. ?

Non preoccupatevi, amici miei: avete pur sempre l'arma dei commenti!

Vi abbraccio,

Massimo Riccobaldi

15 commenti:

  1. Caro Massimo
    Hai portato in questo blog un po' di Poesia... Grazie!
    Anch'io ricordo i racconti di mia nonna Marta, sull'imbrunire quando incielo si accendeva la stella del buon pastore (Venere) e si dovevano riportare le mucche in stalla. All'ora nei monti della mia amata Valle regnava un'oscurità assoluta e ogni lume che si scorgeva nel bosco erano spiriti o spiritelli che vagavano conditi con storie più o meno terrorizzanti . Mi stringevo alla gonna della nonna e mi rifugiavo tra le due mucche che erano una rassicurante presenza con loro fare bonario..
    Un saluto a tutti
    Massimo Garin

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    1. Carissimo amico,
      grazie per le tue gentili parole. Mi ricordo di te con tanta simpatia.
      Con affetto,
      RICCOBALDI

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  2. Francesco Miredi28 gen 2014, 18:37:00

    Caro Massimo scrivi in maniera semplice ed armoniosa ed è piacevole leggere i tuoi racconti e le tue poesie. Se mi permetti però una considerazione sulle sensazioni che i tuoi pensieri mi trasmettono, devo dire che il legame con il passato sia, per te, fonte di pericolosa nostalgia. Se dovessi analizzare e giudicare la figura di tuo nonno (il passato) e di tua nipote (il presente/futuro) non avrei dubbi nel giudicare positivamente solo quest'ultima. Il far credere nella veridicità delle favole è una subdola manipolazione della personalità che porta poi l'incauto soggetto passivo ad essere succube degli stereotipi e dei "personaggi forti"; distinguere, sin dall'infanzia, lo scopo e la reale portata di una fiaba è la base per una personalità libera. Del resto dove ti stava portando il racconto di tuo nonno? Ti abbraccio
    Francesco

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  3. Caro Francesco,
    stavolta non me la sento proprio di essere d'accordo con te, per il semplice fatto che hai trasformato il soave racconto di Massimo in un soggetto da analisi psichiatrica (non a caso, usi il verbo "analizzare"), quando, invece, credo volesse essere solo una trasposizione di esperienze ingenue da se stesso a sua nipote.
    Non credo nemmeno che sia poi così "subdolo" raccontare ai bambini delle favole, perché non credo che la loro personalità ne esca manipolata; credo piuttosto che quel mondo irreale e fantastico che viene loro raccontato serva a fornire loro le rudimentali cognizioni di "Bene " e di "Male".
    Non a caso, infatti, ogni fiaba -dalla più semplice alla più articolata- ha sempre una "morale" che consiste nel far apparire vincente il "buono" che sconfigge il "malvagio" e fa trionfare l'Amore.
    Credo inoltre che quei primi insegnamenti costituiscano una parte integrante e sempre presente in tutto il processo di maturazione dell'individuo; sempre non a caso, infatti, quelle fiabe ce le ricordiamo per tutta la vita e, chi può, sente il bisogno di trasmetterle ai propri nipotini.
    Un abbraccione,
    Ettore.

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    1. carissimi Ettore e Francesco,
      credo che Ettore abbia perfettamente inquadrato il problema. Ringrazio Francesco per le sue considerazioni che mi spingono sempre alla riflessione,
      anche se a volte faccio un po' di fatica a seguirne il ragionamento.
      Massimo Riccobaldi

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    2. Carissimi Ettore e Francesco,
      credo che Ettore abbia centrato il problema. Ringrazio Francesco per le sue considerazioni che mi spingono alla riflessione, anche se a volte faccio fatica a seguirne il ragionamento.
      Vi abbraccio,
      Massimo

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  4. Troppo difficile ed impegnativa per me questa discussione .
    Vi rimando a questo sito clikka qui per capire meglio l'importanza delle favole.

    Ciao

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    1. Carissimo Oliviero,
      molto interessante, grazie.
      Massimo

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  5. Le favole sono tanto importanti che ....
    si sono inventati una APP per i cellulari .
    Clikka qui
    Ciao

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  6. Francesco Miredi29 gen 2014, 23:19:00

    Ragazzi non si tratta di psicanalizzare (non ne sarei capace) ma, come ha detto lo stesso Massimo, di riflettere sul perchè ci vengono certi pensieri e se a volte i miei ragionamenti sembrano poco comprensibili è una pecca nell'esprimermi, non cattiva comprensione da parte di chi legge. Per esempio vorrei che Oliviero, emiliano sagace, furbo (nel senso più buono possibile) e preparato, riflettesse sul perchè quasi sempre dice di non essere all'altezza ma poi si esprime con link, post etc.etc.. Ripeto, la scenetta familiare è stata narrata da Massimo in maniera piacevolissima perchè lui scrive bene ma non ha alcuna attinenza con l'importanza delle fiabe perchè il nonno non si è limitato a narrarne una. Egli ha affermato di vedere i folletti e, come in Peter Pan, che questi sono visti da tutti cdoloro che ci credono...cosa c'è di istruttivo in questo? il risultato è stato che il povero Massimo bambino avrebbe potuto perdersi nei boschi. Al contrario quando il bambino, poi divenuto uomo e poi ancora "anziano" (ahimè non quello del secondo anno) ha raccontato la stessa storiella alla nipote si è sentito rispondere "ma dove vivi!!" e allora è ritornato l'atavico dubbio che ci assilla "è vero o non è vero che stavamo meglio prima?"...Oliviero voglio il tuo parere a riguardo. un abbraccio a tutti
    Francesco

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  7. Devo confessare una cosa.
    Ieri è piovuto tutto il giorno (e anche oggi!!) e mi stavo annoiando davanti al computer, e allora ho provato a capire come inserire, per la prima volta, i link nei commenti del blog (e come vedete ce l’ho fatta !!! adesso proverò anche con le foto!!) e l’unico modo per verificarne la riuscita era farlo nel post di Riccobaldi che, devo ammettere, avevo letto solo distrattamente, ma si presentava favorevolmente per l’esperimento. Le discussioni nate dai commenti non mi appassionano più di tanto, anche perché “sull’atavico dubbio che ci assilla” mi sono già espresso diverse volte e , insisto!!! , la mia opinione è che i “romantici innamorati del loro passato” non vogliono accettare il “loro” tempo che inesorabilmente passa.
    Adesso però Francesco mi ha stuzzicato e non riesco a resistere e allora “commento”.
    Mi è venuto un dubbio e Massimo, l’unico che lo può risolvere, dovrebbe rispondere con molta sincerità.
    Non penso che abbia scritto la favola solo per far dire alla nipotina “… ma dove vivi???”, perché, sono certo, questa domanda la può porre solo una persona anziana e di grande esperienza, sicuramente più matura di noi che crediamo ancora nelle favole (perché noi ci crediamo!! non sono forse racconti/storie/fiabe, caro Ettore, anche i VALORI che tu spesso evochi??).
    Non credo che Massimo si sia limitato a scrivere il post solo per raccontare una favoletta - si sarebbe fermato prima di “Una sera ho raccontato a lei dei folletti ….” - o per discutere sull’importanza delle favole nella formazione delle giovani generazioni, ma , secondo me , il suo scopo era farsi e farci, ognuno nella silenziosa solitudine della propria coscienza, queste “tremende e terribili” domande :
    - Era questa la vita che, come una favola, vent’anni fa ci eravamo immaginato di vivere ???
    - Come l’abbiamo spesa ???
    - Cosa lasceremmo di noi ???
    - E’ valsa la pena viverla ???

    E adesso, chi vuole, …………….. può rispondere.
    Spero di essermi espresso sufficientemente da farmi capire da voi (che , ripeto, siete molto …. ma molto più preparati di me; io, forse, sono un più bravo di voi a smanettare con il computer) e non vorrei che qualcuno se la prendesse per la mia sincera semplicità e il mio pragmatismo (e non furbizia!).
    Un abbraccio Oliviero
    PS solo per Massimo : continua ad “abutere” !!!! e noi continueremo a riflettere !!

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  8. Francesco Miredi30 gen 2014, 16:43:00

    Carissimo Oliviero, vedi che quando ti ci metti sei bravo (almeno più di me) nell'esporre il tuo pensiero....hai detto esattamente ciò che io avrei voluto dire.
    A presto
    Francesco

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  9. Mi associo a Francesco nel plaudire a questa "entrée" olivierana, sempre attesa e sempre gradita, quando arriva!
    Se, come afferma, tutto questo è dovuto alla pioggia, posso solo attendere repliche, in considerazione del clima modenese.
    Fatta questa dovuta premessa, non concordo in toto su quello che affermi, caro il mio Oliviero.
    La prima discordanza riguarda la tua affermazione circa la scarsa "passionalità" che susciterebbero i commenti; ma ti chiedo: come ci si potrebbero scambiare le opinioni se non per il tramite di questo strumento? A mio avviso, solo "commentando" ciò che un altro ha scritto si può innescare una discussione aperta , sincera, appassionata al limite dell'incazzata.
    La seconda discordanza concerne la quasi coincidenza che tu intravedi tra VALORI e "racconti/storie/fiabe". A mio avviso, tale coincidenza, quasi sovrapposizione, non esiste; anzi, sempre secondo me, i "racconti/storie/fiabe" (che mi sembra tu citi con un certo disprezzo) sono i veicoli con cui si tramandano i VALORI: oralmente per chi non sa o non ha tempo per leggere, con gli scritti per chi lo ha o vuole ampliare le proprie conoscenze. Ne deriva che sono i VALORI che giustificano l'esistenza/necessità di "racconti/storie/fiabe.
    Per quanto attiene, poi, ai "romantici innamorati del loro passato....". ho più volte sostenuto e lo ripeto che il mio "innamoramento" non è inteso come schiavitù psico-somatica, bensì come ricordo di momenti che hanno caratterizzato la mia vita e che, in quel momento, mi hanno procurato soddisfazione; soddisfazione che si è trascinata nel tempo per quei pochi estremamente positivi. Io accetto il "presente", riconosco i miei limiti (pensa solo alla "tecnologia" informatica!), non accetto taluni "progressi" specie etico-sociali ma non mi passa manco per la capa l'auspicare un regresso; semplicemente non li accetto, non li considero, non li faccio miei e....campo lo stesso e benissimo con le mie idee, fino a correre il rischio di isolarmi.
    Per ultimo, consentimi un cenno al tuo afflato escatologico. Non c'è lo spazio per rispondere a tutte le tue "tremende e terribili" domande. Lo faccio solo per l'ultima con un convinto SI !!!
    Un abbraccione,
    Ettore.

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  10. Carissimi,sono veramente felice di aver innescato col mio "racconto di paperino" tanticommenti,tutti rispettabili ed interessanti,che leggo con vero interesse anche se nonsempre condivido. Non voglio entrare in polemica nè monopolizzare il blog, quindi mifermerò quì.Per adesso.Ma non temete,continuerò ad inviare altri post e voi continuerete a chiedervi:"ma che cosa avrà voluto dire?"
    Vi saluto con tanto affetto,
    Massimo R.

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  11. Bellissimo , questo racconto e' il mio preferito !!!
    Anche ad Elisa e' piaciuto tantissimo !!!
    Monica

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