lunedì 27 gennaio 2014

Così fan tutti!


Kurt Becher, chi era costui?!
Senza essere irriverenti nei confronti del Poeta, la domanda mi serve per introdurre un ragionamento -che è senz’altro provocatorio- su uno dei temi che tiene banco da decenni nella logorrea politica italiota, senza però trovare mai soluzione: la Corruzione.

Il Nostro era un alto ufficiale delle SS che “operò” in Ungheria insieme ad Eichmann ma con una differenza fondamentale: mentre l’uno arrivò a deportare nel giro di qualche mese più di quattrocentomila ebrei ungheresi, Becher – su incarico di Himmler- aveva la “missione speciale” di controllare le principali imprese ebraiche; e già che c’era, pensò pure di “farci la cresta”,  imponendo una tariffa di duemila dollari per evitare la deportazione. Con una serie di escamotage luciferini, scampò a Norimberga, testimoniò persino al processo contro Eichmann in Israele e visse un’intera vita come uno degli uomini più ricchi di Germania.
E così, la Storia ci ha tramandato un Eichmann spietato persecutore ma, comunque, sempre coerente con la sua “coscienza”, ispirata all’assoluto rispetto della legge e motrice di un comportamento senza compromessi; dell’altro, solo pochi “intimi” ne sanno qualcosa. La morale che ne deriva è: è più esecrabile colui che, pur di rispettare le leggi –ancorché infami-, commina la morte oppure colui che, per il solo tornaconto personale, baratta la vita con il danaro, fregandosene della sorte di coloro che non ne hanno? Eppure, esasperando l’accezione di “etica”: uno era un “fedele servitore dello Stato”, l’altro un “corrotto”!

Non c’è bisogno di essere dotati di poteri messianici per affermare che la corruzione è uno –se non il peggiore- dei mali che affliggono una società, più o meno complessa; è altrettanto vero, però, che i “grandi uomini” che hanno fatto la Storia (Pericle, Cesare, Napoleone, Talleyrand ma l’elenco è molto più lungo) non è che avessero avuto molti scrupoli nell’essere soggetti attivi e passivi del fenomeno corruttivo. Ed anche in questo caso, è interessante vedere se quanto di grande Essi hanno fatto sarebbe stato possibile se non avessero agito in quel modo; e cioè, se la storia del mondo sarebbe stata diversa e, soprattutto, migliore.
Nietzsche afferma che i refrattari alla corruzione sono “inguaribilmente mediocri” e Mandeville afferma che una società onesta è una società stagnante, mentre la corruzione genera una circolazione incessante di beni e di status.
Koenig sostiene che “Un potere onesto, trasparente, fermo nei principi sarebbe debole per natura; per contro, una corruzione senza potere è un non senso: perché corrompere qualcuno che non può fare niente per noi? Perché farsi corrompere da chi non ci può dare niente?” I pensatori più in voga sostengono che una simile affermazione non è un elogio della corruzione, bensì e paradossalmente del liberalismo, dove l’interesse personale è prevalente su ogni altra motivazione, in un contesto estremamente realistico: il corrotto allaccia e rompe le amicizie al ritmo degli affari!

Convengo che quanto sopra rappresenta una specie di sganassone alla vulgata corrente in cui tutti ma proprio tutti si ergono a paladini della lotta alla corruzione, vero cancro di ogni società. Ma proviamo a pensare per un attimo se ciò fosse vero; una verità che nessuno degli attori interessati ammetterà mai pubblicamente ma che, invece, potrebbe essere coltivata nell’intimo di ciascuno: vizi privati e pubbliche virtù!
Eppoi, se proprio vogliamo esser onesti, chi sarebbe in grado di scagliare la prima pietra? Chi potrebbe spergiurare di non essersi mai trovato invischiato in un giro di piaceri, di “grazie”, di “prego”, ancorché i più innocui, quasi innocenti?

Se si ragiona in termini fondamentalistici, anche la piccola mancia al parcheggiatore più o meno abusivo è una forma embrionale di “corruzione”, dal momento che, pagando, si persegue un interesse personale, rappresentato dalla speranza di ritrovare la propria vettura integra.
E’ chiaro che non sono queste le cose che sconvolgono il mondo, però sono l’espressione di un habitus mentale che comporta atteggiamenti comportamentali, la cui valenza –positiva per l’interessato, devastante per la Comunità- è direttamente proporzionale alla posizione, al “posto” occupato.

E se proprio si volesse essere cinici, si potrebbe affermare che è tutto da dimostrare se, trovandosi in una determinata posizione, in un determinato “posto” si avrebbe sempre la capacità e la forza di saper resistere alle “tentazioni”; oppure, se i pochi che appaiono come “integri” o che denunciano i corrotti esistenti nel proprio ambito lo facciano perché convinti o perché invidiosi o perché incapaci.
In ogni caso, si può dire che la “corruzione” è una componente indelebile della natura umana e che, in una Società, ne rappresenta una metastasi contro cui non ci sono cure; e Machiavelli -che di queste cose se ne intendeva- affermava che i membri del corpo sociale, una volta corrotti, è impossibile riformarli.
Vi ho sconvolti?
Anche se sì, Vi abbraccio lo stesso,
Ettore.

5 commenti:

  1. Carissimo Ettore,
    personalmente non sono sconvolto ma rosso di vergogna. In confronto i miei post sono racconti di paperino. Amici miei è sempre un piacere leggervi!
    Mi sia concesso un semplice commento:il motore che fa muovere la nostra società democratica è l'ipocrisia . Per cui se la corruzione(pur essendo una metastasi senza cure) non ha un determinato colore e paternità è pur sempre
    qualcosa di politicamente corretto.
    Vi abbraccio,
    Massimo RICCOBALDI

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  2. Caro Ettore, è vero:”così fan tutti” ma per arrivare alla “corruzione” bisogna che almeno uno dei due attori abbia un tornaconto personale, spessissimo a scapito altrui. Negli altri casi si tratta di “arrangiarsi”, attività nella quale gli Italiani sono imbattibili!
    E poi,secondo me , non è tutta colpa loro. L’esempio del posteggiatore abusivo non mi pare calzante : io ne sono stato protagonista qualche domenica fa quando mi sono recato al Gran Teatro di Roma per vedere ( che pa….) Giulietta e Romeo in musical. C’erano numerosi parcheggiatori che si erano divisi i vari settori ed agivano impunemente. Nota bene quelli sono parcheggi a pagamento e solo la domenica sono gratuiti . Sarebbe logico che tutti si rifiutassero di pagare ma i risultati sarebbero quelli di ritrovarsi qualche danno alla macchina . E allora questa non è corruzione ma, sempre secondo me, “estorsione” e la causa principale è l’assoluta assenza di legalità sul territorio. E chi te lo dice che la domenica, invece di riposare, gli addetti al parcheggio non vengano ad integrare le proprie entrate?
    Molti altri casi, in cui il diritto e la legalità non sono garantiti dallo Stato,spingono noi poveri Italiani a corrompere o essere corrotti.
    Che ne pensi? Un saluto a tutti. Giovanni

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  3. Francesco Miredi28 gen 2014, 18:23:00

    Caro Ettore, come sempre, ammiro la tua voglia di "penetrare" l'argomento per comprenderne l'essenza ma, a mio avviso, la corruzione può prestarsi a divagazioni filosofiche, può essere utilizzata come arma strategica, può creare proseliti ed ammiratori, restando, però, la vera piaga della libera economia e dell'equilibrio sociale. Voglio evitare i commenti a puntate e cercherò di esprimere i miei concetti ritornando a parlare di politica e di sociale. Un abbraccio
    Francesco

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  4. Caro Ettore questa volta le tue riflessioni mi hanno colpito. Ha detto bene Riccobaldi: siamo una nassa di ipocriti. Tuttavia non bisogna arrendersi e lottare per una società migliore. La cosa importante è non essere ipocriti.
    Suff

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  5. Caro Ettore, è vero. mi hai sconvolto! diramero' il tuo scritto ai miei amici per discuterne insieme, ciao becher ..ettore.

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