venerdì 19 dicembre 2014

Achtung banditen!


 Leggo su di un libro di testo destinato alle scuole: ”Al Sud, la miseria e la secolare mancanza di uno Stato centralizzato ed efficiente portarono ad un aumento della criminalità e ad una guerriglia condotta da disperati, criminali, sbandati dell'esercito borbonico”. Questa è la versione ufficiale del brigantaggio, rimasta uguale nell'Italia liberale, in quella fascista, in quella repubblicana. Ancora manca il coraggio di una revisione radicale del Risorgimento; ecco perché ancora non siamo un popolo unito, ecco perché l'Unità ancora non è completata: c'è l'entità territoriale, manca il Popolo che la abita.   Leggi ancora

Massimo RICCOBALDI.


3 commenti:

  1. Caro Massimo, ho letto con piacere quello che hai scritto sulle vicende della fine del Regno delle due Sicilie. E’ un tema che da circa un decennio ha preso via via più forza. Da tempo mi interesso di quelle storie e qualche tempo fa, più volte ne ho scritto sul blog. Il mio interesse è cominciato alla fine degli anni 90 ( che coincide con il termine del mio servizio), quando per il mio incarico, ho avuto modo di recarmi a Gaeta e mi sono documentato sull’assedio. Ho visto luoghi ed edifici che ancora parlavano della battaglia. Sono entrato in una caserma ancora intitolata al Gen. Cialdini, nella fortezza, già carcere Militare, in via di acquisizione da parte della Guardia di Finanza, nei locali della Gran Guardia trasformata in Circolo di Corpo e Foresteria. Ho camminato sul lungomare, così ridotto da un sindaco “bombarolo” che, negli anni ’50 aveva spianato con l’esplosivo le mura che avevano resistito a Carlo V. Ho visto la piazzetta dove sorgeva la casamatta ( distrutta) che aveva alloggiato Francesco II e la Regina. Ho percorso le strade ove, in caso di scavi per lavori. si trovano ancora gli scheletri dei combattenti o dei civili morti di tifo. Li seppellivano sotto il lastricato perché non c’era altro posto.
    In uno dei locali ancora in servizio mi capitò tra le mani una pubblicazione degli anni ‘20 ( mi pento per non averla conservata ) nella quale si descriveva la discussione ancora in corso in Parlamento per i danni di guerra che non erano stati mai liquidati agli abitanti di Gaeta. E così , anche a seguito delle tante letture che ho fatto in merito, non posso che condividere quanto tu hai esposto. Mi permetto di aggiungere alcune notizie forse ancora poco note.
    E’ vero che il brigantaggio del sud può essere considerato un fatto endemico però fu notevolmente accresciuto dal comportamento degli “invasori” che parlavano un’altra lingua e portarono avanti una vera pulizia etnica creando le condizioni per la frase, allora di moda, “o brigante o emigrante”. E questo la dice lunga sul fenomeno dell’emigrazione italiana che non ha nulla a che vedere con quella attualmente in corso verso l’Italia e l’Europa ( nella quale io vedo la continuazione della penetrazione mussulmana come dai tempi di Poitiers , Bisanzio, Lepanto, Belgrado e poi Vienna).
    Ricordo alcuni fatti:
    1.i militari dell’esercito Borbonico furono posti di fronte alla scelta di transitare nell’ Esercito piemontese, con gradi e stipendi inferiori a quelli al momento della resa oppure essere rinchiusi nel forte delle Fenestrelle, vicino Torino. Il forte fu un vero lager ove persero la vita migliaia di militari rimasti fedeli ai Borboni. E’ anche vero che molti Generali ed Ammiragli , anche prima della fine, passarono al Piemonte e tra questi spicca il Gen. Vito Nunziante definito dal Re ed i fedeli come “l’arcitraditore”.
    E’ evidente che molti scelsero la terza possibilità: il brigantaggio.
    2. le capacità economiche e le ricchezze furono trasferite al Nord:
    - l’arsenale di Castellammare di Stabia ( il più importante d’Europa ) fu trasferito a La Spezia;
    - le riserve del Banco di Napoli furono immediatamente acquisite dal Piemonte;
    - la fonderia di Mongiana fu trasferita a Rieti ed i suoi operai rimasero disoccupati, anzi fu loro tolto il diritto di continuare ad utilizzare gratuitamente gli alloggi e la terra che avevano a disposizione nei pressi della fabbrica.
    La manifattura di San Leucio e la sua organizzazione sociale cessarono di esistere.
    Queste azioni non fecero che aumentare il fuoco della rivolta nei sudditi che si ritrovarono di punto in bianco senza casa e senza lavoro.
    Infine è il caso di sfatare la figura patetica di Re “Franceschiello” e del suo Esercito in quanto , a fronte dei gravi episodi di tradimento precedenti ( bisogna però ricordare una vignetta dell’epoca che descriveva un esercito di leoni comandato da asini) , almeno dall’ 8 settembre 1860 ( che coincidenza di date!) non vi furono che episodi di valor

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  2. SEGUE
    Mi piace ricordare che tutti gli Allievi della Nunziatella raggiunsero Gaeta e, mentre la città risuonava dei festeggiamenti per Garibaldi, il 9° Reggimento di linea ed il 13° Battaglione Cacciatori con la fanfara ed i vessilli reali in testa uscivano a passo di parata da Castel Nuovo ( il Maschio Angioino) per andare a coprirsi di gloria a Capua e poi al Volturno-
    Su un libro ormai introvabile , edito dall’Associazione Nazionale Nunziatella, è possibile vedere i volti di tutti gli Ufficiali in servizio nel 1860/61 ed un certo numero è ritratto in uniforme piemontese!
    Questo mi sento di testimoniare al posto di chi non lo ha potuto fare, anche se brevemente e forse con qualche inesattezza a causa della memoria non più giovane.
    Consiglio, a chi fosse interessato, di leggere “ L’ultimo Re di Napoli” di Pier Giusto Jaeger, “La fine di un regno” di Raffaele de Cesare e, dulcis in fundo, “ Nomi e volti di un Esercito dimenticato” di Roberto M. Selvaggi per l’associazione nazionale Nunziatella.
    Scusate il disturbo.
    Giovanni

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  3. La memoria tradisce subito: la fonderia di Mongiana, naturalmente, fu trasferita a Terni e non a Rieti!
    Scusate. Giovanni

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