lunedì 1 dicembre 2014

Il figlio del Conte

                                                                                                                                         
                                   
                                                                                                                                                  
Per molto tempo i miei sonni di adolescente sono stati turbati dal “canto del pastore errante” che dall'Asia , invece di badare alle sue pecore, rivolgeva alla luna un interminabile canto che chissà perché io avrei dovuto imparare a memoria.  Altro .......

Massimo Riccobaldi.                         

2 commenti:

  1. Caro Massimo, manco a farlo a posta l’altra domenica sono stato a Recanati mosso da un antico desiderio acuito dalla visione del film “Il giovane favoloso”.
    A quello che sapientemente hai descritto, vorrei aggiungere alcune personali note. Io sono stato piacevolmente colpito dalla nostalgia scolastica che i luoghi suscitano. Tutti i luoghi dalla Torre antica alla Piazzetta del sabato , la finestra di Silvia ( nome di fantasia )e , per finire, il colle dell’Infinito. Molto interesse ha destato in me la biblioteca del Conte Monaldo in quanto una lapide ricorda che , cosa inaudita all’epoca, era a disposizione di tutti. E proprio il desiderio del Conte per la realizzazione della biblioteca fu l’origine delle sue sventure economiche. Infatti egli spese quasi tutto il capitale per acquisire 22.000 volumi che, a seguito dell’invasione francese e conseguente confisca dei beni della Chiesa, venivano messi in vendita. Per questo tutti i suoi beni vennero gestiti da un amministratore . Cosa questa che liberò Monaldo da tante incombenze lasciandogli il tempo di seguire l’istruzione dei suoi figli. Compresa anche la sorella Paolina, anche questa una novità per quei tempi in cui l’istruzione femminile era limitata.
    La sua deformazione fisica non fu dovuta allo “ studio matto e disperatissimo” ma, molto probabilmente al fatto che i genitori erano consanguinei. La sua afflizione è stata il motivo fondamentale per la sua visione pessimistica della vita che poi non da quello che promette. Non credo che se fosse stato sano avrebbe avuto la stessa visione della vita perché non sarebbe stato vittima delle delusioni e , a volte, dello scherno.
    Infine un curiosità : a Sulmona, patria dei confetti di ogni tipo, dove abito, è risaputo che Leopardi fosse amante di un particolare tipo detto cannellino che contiene una fibra di anice. Qui c’è un museo del confetto con alcuni cannellini che , si dice, il poeta non ebbe il tempo di finire. Pare che il giorno della sua morte ne abbia ingeriti un chilo e mezzo. Anzi alcuni dicono che , essendo diabetico, fosse quello il motivo del decesso….. Saluti dolci. Giovanni

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  2. Comunque,a parte il ringraziamento per cotanta scienza letteraria, il Leopardi ha scritto versi sublimi che, scuola o non scuola, arrivano...a tutti nel cuore e nell'anima!!!
    E, anche in questo blog, ...il naufragar m'è dolce in questo mare!

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