domenica 29 marzo 2015
venerdì 27 marzo 2015
Chi era costui?
François Marie Aruet, in arte Voltaire.
Non intendo tracciarne, come ho già fatto con altri grandi, un profilo
riservandomi commenti e considerazioni; desidero, invece, rivolgere una domanda
a tutti voi: chi realmente era questo personaggio?
Quando re Luigi XVI, rinchiuso nella prigione in attesa della
ghigliottina, fu costretto a leggere le opere di Voltaire disse: “Quest'uomo ha
distrutto la Francia”. E aveva ragione, in realtà aveva distrutto molto di più,
aveva annientato un sistema che ancora oggi va sotto il nome di ancien
regime.
Victor Hugo riconosce, invece, in Aruet il direttore della coscienza
europea del settecento, e dice: “Il Settecento è Voltaire”.
Voltaire non era ateo; a Ferney s'era costruita una cappella dedicata a
Dio; ma era un dio che nulla aveva in comune con quelli annunciati dalle
religioni costituite. Coerente in questa sua visione del mondo religioso, F.
Marie nel Sermone sulla montagna presenta un Cristo che piange per i
delitti commessi in suo nome.
Uno di questi delitti lo aveva scosso violentemente: un giovane, accusato
di aver mutilato un crocifisso, fu condannato al rogo; in tasca aveva il suo Dizionarietto
Filosofico. Fu una delle ultime nefandezze dell'Inquisizione.
“Ecrasez infâme”
divenne il suo grido di battaglia. L'infame era la Chiesa e il sistema politico
che la sorreggeva e al quale, a sua volta, si appoggiava.
Che un personaggio di questo calibro, nel corso della storia, sia stato
oggetto di pareri contrastanti è una cosa normale. Ma quello che ho letto
recentemente su Voltaire mi ha lasciato sorpreso.
Tutti conosciamo la frase a lui attribuita: “Non sono d'accordo con la
tua idea ma mi batterò, se necessario sino alla morte, perché tu possa
esprimerla.” Sembra, così almeno ho letto in alcuni trattati di autori degni di
fiducia, che Arouet non abbia mai detto né scritto, e probabilmente mai
pensato, un concetto così nobile.
La madre di questa frase sembra essere la scrittrice inglese Evelyn B.
Hall che, in un suo libro, immaginò che questo fosse il modo di pensare
dominante nei salotti liberali del Settecento.
Voltaire, invece, viene dipinto come un individuo meschino, per nulla
tollerante, un parassita mantenuto da ricche dame. Con altri soci aveva,
inoltre, messo in piedi un commercio di schiavi dall' Africa; un negriero,
quindi, altro che padre della libertà.
Prima di terminare voglio evidenziare come un altro celebre personaggio,
un certo Giuseppe Garibaldi, abbia subito un analogo linciaggio morale.
Alcuni professori di area cattolica, tra i quali un noto sacerdote, gli
stessi che magari vogliono aprire improbabili dialoghi con altre religioni,
anche con le più chiuse e ostili, hanno definito, nei loro saggi, questo Padre
della Patria un pirata, un avventuriero senza scrupoli e.dulcis in fundo...un
mercante di schiavi avido di ricchezza.
Volete aiutarmi a fare un po' di chiarezza?
Massimo RICCOBALDI, in arte VIRUS.
martedì 17 marzo 2015
CONFESSIONE
Come tutti i miei
colleghi Carabinieri, mi sono imbattuto in mille e mille occasioni di dolore; sono stato,
allora, assolutamente all’altezza del compito ed avrei dovuto farmi forte ed,
invece, mi sento, sono debole.
DirVi di questo mio stato
d’animo, raccontarVi di questo mio grande limite, ha una ragione e scaturisce
da un’occasione che mi sta procurando grande sofferenza: è lo “scherzetto” che il nostro buon Ettore
ci ha fatto qualche giorno fa. La notizia, ad appannaggio di pochi nelle prime
ore, si va diffondendo ed, in quanti l’hanno appresa, ha suscitato un’unanime
vicinanza ad Ettore, che è straordinariamente lucido, ad Esther ed ai loro
meravigliosi Ermanno, Emanuele ed Edoardo.
Succede in questi casi
che tutti vorrebbero fare qualcosa a favore di chi, un’intera famiglia, oggi si
trova nella difficoltà di gestire una situazione completamente diversa
dall’ordinario quotidiano di qualche giorno fa. Ma io non sono tra quelli e mi
vergogno: partecipo, mi sento di condividere la tristezza e la gravità della
situazione ma non riesco ad essere presente accanto ad Ettore: Vorrei chiederGli
scusa, certo della Sua rude ma sempre
benevola comprensione. Vorrei tenderGli una mano, accarezzarne il viso ma ….
Sono certo che, in nome
di quel legame che unisce ed affratella i componenti del nostro Corso, io
riuscirò a metabolizzare la mia grande amarezza, a superare la mia vile
ritrosia, ad affiancarmi a tutti quelli che, oltre ai Suoi preziosi familiari,
sono e saranno accanto ad Ettore: ed a Lui, che sta affrontando un cammino irto
di difficoltà, l’augurio fraterno di riuscire in breve tempo a recuperare la
Sua verve, facendo ricorso alla Sua innata combattività.
Ho esternato i miei
sentimenti, volendo offrire a Tutti Voi la possibilità di esprimere ad Ettore,
ad Esther ed ai loro Figli i sentimenti di condivisione che sicuramente
albergano nei Vostri cuori; chi vuole potrà lasciare, nei commenti, un
pensiero, un augurio, una parola di sostegno per coloro che oggi, nella
difficoltà di gestione di un nuovo modo di vivere, hanno necessità di avere
tutti, proprio tutti, vicini.
Auguri, Ettore.
RiprendiTi presto. Al pari della Tua Famiglia, il 150° ha bisogno, urgente
bisogno di Te!
Un forte abbraccio Carlo
Minchiotti
mercoledì 11 marzo 2015
Compagni di scuola
Erminia convive da
diversi anni con Erminio, da quando è stata soccorsa ai margini della strada più
morta che viva; i pirati non infestano solo i Caraibi.
I due vivono,
oramai, uno in funzione dell'altra; Erminia, nell' incidente, ha perso l'uso di
un arto inferiore e si muove zoppicando vistosamente; Erminio, anche se non ne
ha bisogno, ha cominciato a muoversi appoggiandosi ad un bastone; lui dice per
darsi un tono, tutti sospettano, invece, che sia una forma di solidarietà per
la compagna. Erminia non parla, e questo è normale per un cane; Erminio,
invece, pur essendo dotato della favella, ha cominciato a capire che la parola
non sia poi così importante. Ancora .......
Massimo RICCOBALDI
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