François Marie Aruet, in arte Voltaire.
Non intendo tracciarne, come ho già fatto con altri grandi, un profilo
riservandomi commenti e considerazioni; desidero, invece, rivolgere una domanda
a tutti voi: chi realmente era questo personaggio?
Quando re Luigi XVI, rinchiuso nella prigione in attesa della
ghigliottina, fu costretto a leggere le opere di Voltaire disse: “Quest'uomo ha
distrutto la Francia”. E aveva ragione, in realtà aveva distrutto molto di più,
aveva annientato un sistema che ancora oggi va sotto il nome di ancien
regime.
Victor Hugo riconosce, invece, in Aruet il direttore della coscienza
europea del settecento, e dice: “Il Settecento è Voltaire”.
Voltaire non era ateo; a Ferney s'era costruita una cappella dedicata a
Dio; ma era un dio che nulla aveva in comune con quelli annunciati dalle
religioni costituite. Coerente in questa sua visione del mondo religioso, F.
Marie nel Sermone sulla montagna presenta un Cristo che piange per i
delitti commessi in suo nome.
Uno di questi delitti lo aveva scosso violentemente: un giovane, accusato
di aver mutilato un crocifisso, fu condannato al rogo; in tasca aveva il suo Dizionarietto
Filosofico. Fu una delle ultime nefandezze dell'Inquisizione.
“Ecrasez infâme”
divenne il suo grido di battaglia. L'infame era la Chiesa e il sistema politico
che la sorreggeva e al quale, a sua volta, si appoggiava.
Che un personaggio di questo calibro, nel corso della storia, sia stato
oggetto di pareri contrastanti è una cosa normale. Ma quello che ho letto
recentemente su Voltaire mi ha lasciato sorpreso.
Tutti conosciamo la frase a lui attribuita: “Non sono d'accordo con la
tua idea ma mi batterò, se necessario sino alla morte, perché tu possa
esprimerla.” Sembra, così almeno ho letto in alcuni trattati di autori degni di
fiducia, che Arouet non abbia mai detto né scritto, e probabilmente mai
pensato, un concetto così nobile.
La madre di questa frase sembra essere la scrittrice inglese Evelyn B.
Hall che, in un suo libro, immaginò che questo fosse il modo di pensare
dominante nei salotti liberali del Settecento.
Voltaire, invece, viene dipinto come un individuo meschino, per nulla
tollerante, un parassita mantenuto da ricche dame. Con altri soci aveva,
inoltre, messo in piedi un commercio di schiavi dall' Africa; un negriero,
quindi, altro che padre della libertà.
Prima di terminare voglio evidenziare come un altro celebre personaggio,
un certo Giuseppe Garibaldi, abbia subito un analogo linciaggio morale.
Alcuni professori di area cattolica, tra i quali un noto sacerdote, gli
stessi che magari vogliono aprire improbabili dialoghi con altre religioni,
anche con le più chiuse e ostili, hanno definito, nei loro saggi, questo Padre
della Patria un pirata, un avventuriero senza scrupoli e.dulcis in fundo...un
mercante di schiavi avido di ricchezza.
Volete aiutarmi a fare un po' di chiarezza?
Massimo RICCOBALDI, in arte VIRUS.
COMUNICAZIONE.
RispondiEliminaSOPRAGGIUNTI PROBLEMI "EDITORIALI" E IL TIMORE DI MONOPOLIZZARE IN MANIERA SFACCIATA IL BLOG, MI IMPEDISCONO DI RESTARE FEDELE ALLE MIE INTENZIONI.
DA QUESTO MOMENTO SOSPENDO,QUINDI, OGNI COLLABORAZIONE COL BLOG STESSO, NON PRIMA DI RINGRAZIARE TUTTI COLORO CHE MI HANNO LETTO E COMMENTATO.
Massimo RICCOBALDI.