mercoledì 14 gennaio 2009

La Signora.

C’era una volta un Paese quasi felice, abitato da gente operosa ed allegra che lavorava sodo e prosperava.
Il buon Dio lo avevo dotato di estasianti bellezze e di un suolo ricco e generoso.
Anche la sua posizione geografica lo favoriva e lo aveva fatto diventare il crocevia delle rotte commerciali del mondo intero. I continui incontri avevano favorito una vivacità culturale che avrebbe prodotto geni inarrivabili in tutte le discipline.
Insomma: proprio un bel posto dove vivere.
Gli abitanti, agiati e senza preoccupazioni per il futuro, facevano a gara per primeggiare, non lesinando l’esborso di ingenti somme; specialmente le famiglie più antiche, quelle dei Padri fondatori, avevano monopolizzato la competizione, cui invitavano però anche le famiglie dei nuovi ricchi, tenendole tuttavia a debita distanza.
Si era formato quasi spontaneamente un salotto buono che era frequentato da pochi eletti; vi si discuteva di affari, di prospettive per il futuro ed anche della competizione.
L’indiscussa regina era quella che unanimemente veniva chiamata la Signora.
La naturale eleganza, il tratto affabile e cortese, l’indiscussa ed indiscutibile onestà le conferivano un fascino ammaliatore che conquistava i cuori e le menti di quanti avessero la fortuna di conoscerla.
Il suo potere non era prepotenza, era un atto dovuto. La sua forza non era arroganza, era un dato di fatto. La sua supremazia non era usurpata, era una conseguenza logica.
Gli altri frequentatori del salotto mal digerivano tutto questo e incominciarono a coltivare la mala pianta dell’invidia, cercando di fare accoliti tra quei nuovi ricchi che, pur di entrare in quel mondo loro precluso, avrebbero venduto l’anima al diavolo.
Quei frustrati dall’impossibilità di eguagliare la Signora, dopo aver dilapidato inutilmente interi capitali, ricorsero all’unica arma che i loro cuori aridi potessero concepire: la calunnia.
Utilizzarono ogni mezzo, diffondendo fandonie e maldicenze, prezzolando millantatori, insinuando subdoli dubbi sulle sue virtù immacolate.
Ci vollero molti anni ma alla fine, come l’acqua che incide inesorabile anche la roccia più dura, portarono a termine il loro diabolico progetto, grazie all’intervento partigiano di coloro che, invece, erano stati eletti per essere imparziali.
La Signora fu costretta a subire l’onta del giudizio; l’onta dell’ostracismo; l’onta di taluni transfughi che si vendettero per tanti danari; l’onta di vedersi derubata di quanto era legittimamente suo.
Il mondo intero era allibito, incredulo, di fronte a cotanta nefandezza.
Ma il suo fascino non ne risentì, anzi si accrebbe ancora di più e conferì una dignità fino ad allora sconosciuta a coloro presso i quali era stata relegata.
I millantatori, non tenuti più a freno dalla supremazia morale della Signora, trasformarono ben presto quella che era sempre stata un competizione cavalleresca in una volgare zuffa.
Ma la Signora, di lì a poco, ritornò più affascinante che mai; i millantatori si rintanarono, goffi ed incattiviti, nel loro angolo a masticare fiele; la competizione riacquistò l’antico splendore ed il mondo intero ricominciò a guardare con benevolenza al Paese.
E poi venne anche il momento dei “partigiani” che si videro sbugiardati da veri giudici imparziali e, forse, stanno temendo l’arrivo del giorno in cui saranno chiamati a rispondere del loro misfatto.
La Signora ora occupa il posto che le è stato assegnato dalla Storia; forse non farà nulla a che le venga restituito il mal tolto che resta pur sempre suo; ma si sa: signori si nasce!

P.S. : Sono stato costretto , sotto minaccia armata, ad inserire questo "racconto" ; mi dissocio da quanto scritto e spero che qualcuno abbia la volontà di controbattere a tanta violenza. o.m.

Primo commento : Concordo pienamente e mi sentirò in pace con quella torma di invidiosi parolai solo dopo che la Signora si sarà riappropriata di un paio di ... cosucce, meritatamente vinte sul campo!
Sandro

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