venerdì 9 gennaio 2009

Era proprio una di quelle giornate .....

Ettore Magliocchetti

……… che si usa chiamare belle.
Anche le pietraie del greto del Cellina-Meduna sembravano aver abdicato alla loro aridità, per lasciare il posto, se non proprio al rigoglio di colori, almeno ad un qualcosa che fosse più prossimo alla gioia della natura. Era un giorno importante, quello, per i Fanti che si apprestavano ad effettuare la “scuola- tiro missili MILAN”: il sigillo definitivo del loro addestramento
Erano adunati nella zona retrostante la linea di tiro, un po’ in fibrillazione per la prova che li attendeva ma comunque sereni perché sapevano di aver ricevuto un ottimo addestramento che li avrebbe messi nelle migliori condizioni di operare con la massima sicurezza per sé e per gli altri.

Anche i tre Comandanti dei battaglioni di Fanteria meccanizzata erano presenti, pronti a verificare dal vivo i risultati raggiunti dai propri uomini. Non erano in fibrillazione, questo no; però i loro occhi esperti non si stancavano di cercare qualcosa che non andasse per porvi rimedio prima che fosse troppo tardi. Una giusta preoccupazione, insomma, perché sempre di fuoco si trattava: e che fuoco!
I minuti scorrevano tranquilli, in attesa dell’arrivo del Comandante della Brigata e ciascuno controllava per l’ennesima volta che il settore a lui affidato fosse perfettamente in ordine.
Il Direttore di tiro faceva le ultime raccomandazioni agli Ufficiali subalterni che avrebbero affiancato i tiratori sulla postazione di tiro; gli artificieri controllavano il materiale; l’ Ufficiale medico ripassava a mente le operazioni che avrebbe dovuto compiere, augurandosi di non doverle compiere mai; l’Ufficiale addetto dell’Ufficio OAIO riverificava l’ordine dell’osservatorio, accertandosi che i blocchi per appunti in similpelle contenessero le matite, rigorosamente appuntite.
I Comandanti di battaglione erano certi che tutto il prevedibile era stato previsto ed attuato.
Improvvisamente, il calore che fino ad allora aveva beneficiato tutti ebbe un calo verticale ed una specie di gelo innaturale cominciò a serpeggiare nella radura.
No, non c’era stata un’eclisse che aveva oscurato il sole: era semplicemente arrivato il Comandante della Brigata.
Eccolo lì, secco come un chiodo, che avanza con il suo passo deciso verso l’osservatorio ricavato sul cassone di un ACM 80; lo sguardo scruta ogni minimo dettaglio, alla ricerca di quel nonnulla che avrebbe innescato una delle sue proverbiali sceneggiate. Ma nonostante gli sforzi, non riesce a trovare niente; proprio niente: nemmeno un basco calzato con qualche grado di inclinazione in più o in meno.
Allora, rallenta l’anda, spara un sorriso a trentadue denti , si avvicina ai Comandanti di battaglione, risponde al loro saluto e porta a tutto schermo il sorriso di prima. Ma avete mai visto un teschio che sorride?!
Tutti si accomodano all’osservatorio; un breve inquadramento topografico fatto da un Subalterno del gruppo di Artiglieria che, per non farsi prendere in castagna, aveva imparato a memoria tutto, nomi dei sassi compresi; i “lineamenti” dell’attività esposti –secondo libretta- dal Direttore di tiro e poi.....il razzo very d’inizio.
Tutto procedette per il meglio; nessun intoppo, nessun missile “impazzito”, 98% di centri, niente di niente, insomma: un vero successo di cui andar fieri.
Dopo il rituale sospiro di sollievo, i Comandanti di battaglione si apprestavano a ricevere se non proprio una parola di elogio, almeno un timido accenno alla bontà dell’addestramento effettuato.
Erano contenti, loro: per i loro uomini ed anche un pò per se stessi.
Neanche il tempo di scambiarsi delle belle pacche sulle spalle che un grido stridulo fendette l’aria che andava rinfrescandosi in prossimità del tramonto.
Cosa fa quello là? Come si chiama? Di che Reparto è? Il Comandante di battaglione lo accompagni subito da me!
Tutti si girarono verso la direzione in cui erano dirette le urla alla ricerca di chissà quale delinquente in uniforme. Cerca che ti ricerca ma...niente: l’unico essere umano che vedevano ai piedi della piazzola di tiro era il Subalterno, quasi congelato in prossimità dell’AR, investito dall’onda d’urto delle urla ed incredulo sul perché le stesse fossero dirette a lui.
Il malcapitato si avvicinava all’osservatorio, lo sguardo rivolto verso l’alto alla ricerca di un cenno di comprensione, se non proprio di solidarietà; il suo Comandante di battaglione venne investito con le accuse più infamanti e gli venne ingiunto di punire severamente quel Subalterno che aveva assolto il suo compito in maniera tanto indegna.
Il Tenente Colonnello t.SG ripassò velocemente il film della giornata ma, per quanti sforzi facesse, non riusciva proprio a trovare un motivo giustificativo per una punizione.
L’energumeno con la greca forse lesse nei suoi occhi tali perplessità e, magnanimamente, gli urlò: “Non riesce a capire cosa ha fatto? Allora glielo dico io: ha disceso la rampa di accesso alla piazzola di passo, invece che di corsa e questo è inaccettabile. Non si può transigere su mancanze del genere. Aspetto di conoscere quali provvedimenti adotterà”.
Soddisfatto, scese dal cassone dell’ACM, riprese il suo solito passo spedito (quasi isterico), rispose ai saluti ma risparmiò a tutti il sorriso panoramico.
Quel Comandante di battaglione non prese nessun provvedimento e.....gli fu messo nelle Note. Di lì a poco, avrebbe scoperto di essere transitato nella categoria dei V.a P..

1 commento:

  1. Ciao Gigi, che bella storia! sobria e concreta che racconta la nostra crescita nell'affrontare la vita reale di naja vera. E' l'ennesima dimostrazione della tua ricchezza morale e di carattere. Un abbraccio. Pierfranco

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