mercoledì 28 gennaio 2009

Sempre sui "Tartari"

Il commento dell'"Anziano".

Condividere in pieno le osservazioni di Ettore è, almeno per me, ovvio.
L’ autorevole affermazione di cui si parla, secondo cui io ho (e noi tutti abbiamo) solo giocato al Tenente Drogo mi evoca il famoso dubbio di Cipputi al quale Altan fa dire “Vorrei sapere chi è il mandante di tutte le ca***te che ho fatto”.
Che dalle nostre parti le istituzioni militari non godano grande considerazione mi pare storia vecchia. Forse dipende dal fatto che esse si informano alla disciplina ed a parecchi compatrioti (pecore anarchiche, secondo una definizione di Roberto Gervaso) le regole fanno venire l’orticaria. Poi mi pare che i vertici istituzionali del Paese ed anche quelli dell’ Azienda abbiano compiuto sforzi meno che erculei per rendere merito alla valenza ed al prestigio della compagine militare. Ricordo un alto esponente della Forza Armata che, invitato qualche anno fa a confutare pubblicamente una campagna di discredito nei confronti dell’ Esercito, rispose: “Io non replico. Agisco, e parleranno i fatti!” Del seguito non ho notizia.
Le istituzioni militari sono state considerate molto spesso come un enorme PAO adatto a fronteggiare alluvioni, terremoti, emergenze interne di qualunque tipo. Tuttavia, non producendo esse nella vita di tutti i giorni alcunché di visibile o misurabile, il senso della loro funzione, l’apprezzamento del loro operato ed l’utilità del loro “enorme” costo sono stati lasciati alla libera valutazione del grande pubblico.
Dopo la ferma non pochi soldati hanno riportato - ed avrebbero potuto utilmente diffondere nelle loro cellule sociali - un’ opinione del proprio servizio difformi dalla letteratura dei luoghi comuni. Eppure molti di essi esprimevano queste confidenze con cautela, misurando gli occasionali ascoltatori prima di manifestarle.
L’ assolvimento di un dovere - tanto più se modesto e oscuro - raramente è considerato un valore che comunque è secondario alla furbizia, all’ effimero, alle scorciatoie, al tutto-e-subito a spese e scapito di qualcun altro. La dignità ed il privilegio del sacrificio sono stigmi che appartengono a chi ha il dono di sentirli e la capacità di viverli; agli altri restano i convincimenti che si formano estemporaneamente, anche nella scia delle esternazioni da parte di fonti che si supporrebbero autorevoli.
Di nuovo secondo Gervaso, nel Paese non esiste un “opinione” ma un’ “emozione” pubblica, per ciò stesso ondivaga e suggestionabile. Forse, anche all’ accarezzamento strumentale di questa è riconducibile la proporzione inversa fra l’impiego crescente dei militari in contesti molto meno grigi della Fortezza e l’assottigliamento inarrestabile delle risorse disponibili. E, per buon peso, ogni tanto arriva anche qualche stilettata amara ed improvvida proprio da dove meno te l’aspetti.
(F.I.G.L.d.M.)

Commento di G. Manco

Condivido appieno le amare considerazioni di Ettore e Fabio. Mi chiedo solo se la colpa di questo stato di cose debba essere attribuita solo agli altri e non anche a noi stessi. Siamo sicuri che tra di noi, e in questo momento mi riferisco in particolare a coloro che sono in servizio, coloro che sono in "Ausiliaria" e , last but not least, anche a coloro che sono nella "Riserva", ci siamo sempre dimostrati il rispetto che ci aspettiamo dagli altri? Le mie esperienze personali di questi ultimi tempi (che non cito per non scadere nella polemica) mi porterebbero a pensare che questo rispetto non ci sia e quindi mi fa male, ma non mi meraviglia la scarsa considerazione dimostrata dal Presidente del Consiglio.
D'altra parte la mancanza di prese di posizione dei nostri vertici (e dire che ci avevo sperato in un sussulto di dignità) dimostra che ci meritiamo questi trattamenti.
G. Manco


Commento di Anonimo

Come sempre le Forze Armate sono tollerate e considerate utili solo per le esigenze personali,di partito. Ometto il commento sul "Deserto dei Tartari" ... !!! Gravissimo.
Ormai le Forze Armate sono considerate una manovalanza a costo zero e in tale ottica vengono utilizzate, spazzatura ed altro ... ogni cosa che le altre Amministrazioni non riescono a fare.
Basterebbe fare due conti per sbugiardare quanto affermato: 10.000 uomini all'estero = disponibilità di 30.000 uomini, 30.000 uomini sulle strade (a mostrar bandiera) vuol dire 60.000 uomini disponibili. Con l'attuale disponibilità, 112.000 con obbiettivo di arrivare a 80.000 è evidente che l'idea è insensata.
Tuttavia, il ministro della difesa (ho volutamente scritto in minuscolo) dice che la cosa è fattibile. E l'addestramento? Ancora una volta ci avviliscono, come sempre e pensare che ci siamo sempre considerati importanti e sacrificati per la nostra idea.
Anonimo.


Commento di F. Miredi

Premetto che costringere il soldato a svolgere funzioni di ordine pubblico interno viola diritti, di natura sia pubblici che privati, che così sintetizzo:
a) il diritto del soldato a poter eseguire le mansioni per le quali è stato assunto, addestrato e pagato.
Non esistono interessi pubblici che possano legittimare il datore di lavoro ad imporre, al proprio subordinato, mansioni non concordate. Fatti sopravvenuti al rapporto contrattuale giustificano la mobilità del lavoratore ma previo specifico addestramento e modifica degli iniziali accordi con particolare riferimento a quelli economici;
b)il diritto del cittadino alla dignità personale e alla salute.
Il soggetto al quale vengono affidati compiti di ordine pubblico deve conoscere quali siano i limiti imposti, dall'ordinamento giuridico, all'esercizio delle sue funzioni e come usare il potere che gli è stato dato. La mancanza, totale o parziale, di queste conoscenze potrebbe avere, come conseguenza, una condotta assolutamente lesiva degli altrui personalissimi diritti.
Queste inconfutabili considerazioni non presuppongono una professionale conoscenza giuridica e sono la logica conseguenza dei principi che regolano i rapporti all'interno di una comunità democratica; ciò nonostante di esse non si è tenuto conto.
Il raggiungimento di un obiettivo presuppone sempre l'analisi e la valutazione delle conseguenze che ogni relativa decisione comporta. Nella fattispecie, il governo ha valutato che le considerazioni sopra esposte non avranno alcuna conseguenza negativa nel proprio elettorato perché non ritenute degne di riflessioni o di sforzi mentali.
Il cittadino che vede il soldato per le strade, accanto all'agente di polizia, si sente più protetto e pensa che in questo modo si fa fare qualcosa di utile a chi normalmente "vegeta" in caserma, con conseguente risparmio dei costi pubblici.
Il governo ha quindi dimostrato di aver assolto all'impegno sulla sicurezza, preso in campagna elettorale, e può inviare messaggi subliminali sulla faziosità ed irresponsabilità di chi, sull'argomento, la pensa diversamente.
Non fraintendetemi, la mia non è una esternazione antigovernativa ed esempi di analoghi comportamenti sono addebitabili anche all'altra fazione ma, così come premesso, una valutazione, il più possibile razionale, su un fatto proprio del bel paese.
Francesco Miredi >

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