giovedì 29 gennaio 2009

Pensieri a margine del deserto dei Tartari.

Sono certo che il nostro Amico, con l’intelligenza e l’equilibrio che lo contraddistinguono, avrà fatto notare al premier la castroneria che ha profferito. Ma sono anche sicuro che Lui non capirà. “Ma come” affermerà, “vi do la possibilità di mettervi in mostra in tutta Italia, vi dedico gratis uno spottone mega e voi vi lamentate?

Temo che il presidente del consiglio, che peraltro stimo per il suo pragmatismo e dinamismo, non potrà mai comprendere la mentalità di noi militari così lontana da quella visione materialistica e consumistica del mondo di cui è un eminente rappresentante.
Ancora una volta noi siamo uno strumento, un semplice strumento da utilizzare per convincere gli Italiani che il governo del momento fa il massimo per risolverne i problemi, in questo caso la sicurezza.

D’ altra parte una buona figura all’estero la stiamo facendo e con il minimo delle risorse, una buona figura che consente ai nostri rappresentanti di sedere tra i “grandi” e questo basta, chè alla gente, alla gente che vota, del Libano, dell’Afghanistan, dell’Iraq e compagnia bella, non gliene può importare di meno. Le pattuglie in mezzo alle montagne, gli scontri a fuoco, i rischi quotidiani, i disagi, la lontananza dalle famiglie, non si vedono, non si “vendono”, non fanno notizia pertanto non colpiscono né la mente né il cuore di chi ci governa.
“E poi scusate, ma di che razza sono sti militari. Non scioperano, non protestano, non ricattano, si accontentano di quattro soldi e per questi quattro soldi sono disposti a morire. Parlano di Patria, di Dovere, di Onore, ma sono matti ? Ma da che pianeta sono caduti?”
Penserà questo il nostro “capo”? Mi auguro di no ma……….. .

In realtà temo che anche Lui, rigorosamente militesente, rigorosamente ignorante di cose militari, pensi quello che pensa “l’uomo della strada”:
“Ma che fanno tutto il giorno i militari? Parate, unò-duè e feste al circolo Ufficiali ”. E le missioni all’estero? “Ma quelle sono missioni di pace, tanti soldi e poco rischio…e noi paghiamo ! ma i morti, i feriti……. “cavoli loro se hanno scelto questo mestiere, chi glielo ha fatto fare”.

Si lo so, mi sto facendo del male e vomito bile senza trarre delle conclusioni ma che conclusioni trarre se da quando sono entrato in Accademia, quarant’anni fa, queste cose le sento affermare, urlare, sussurrare, sibilare a denti stretti , profferire quasi senza contraddittorio in ogni dove mentre noi ci rompiamo il …l’anima per fare bene e con onore il nostro dovere. Mi ritrovo a provare di nuovo quei sentimenti che tante, tante volte ho provato durante la mia vita di soldato: amarezza, rabbia, senso d’impotenza, di fronte ad ingiustizie che si perpetuano nel tempo per colpa di chi, non solo non conosce le Forze Armate ma, di conseguenza, nemmeno conosce il popolo italiano e tuttavia pretende di governarlo.
(Giggione)

2 commenti:

  1. Carissimi amici,
    non essendo venuto al quarantennale,per certi versi mi sento un pò in imbarazzo a prendere la parola,ma le vostre missive sono talmente disperate che sento l'esigenza di dire qualcosa anch'io.
    Il nostro corso nasce in un momento particolare della storia italiana,il 1968. Quando tutti decidevano di cambiare tutto, noi eravamo allievi di una grande scuola morale l'Accademia e chiusi nel meraviglioso palazzo storico ci preparavamo a diventare comandanti , educatori di giovani che stavano cambiando il corso della società, il senso della politica,le radici stesse dell'essere cittadini. Sulle piazze delle nostre città si stavano mettendo le basi di un paese comunque nuovo.Noi eravamo alle prese ,giustamente, con la geometria,la fisica,qualche polverosa nozione di storia.
    Per anni non abbiamo visto soldati,
    ognuno aveva una sua idea di questo mondo militare,ma senza vere riprove.Onore,Dovere,Fedeltà erano parole che ci comunicavamo a vicenda con entusiasmo,emozione,con attesa,come fossero le chiavi di accesso alla nostra vita futura.Oggi possiamo dire con onestà,che nessuno dei nostri istruttori aveva la benchè minima idea di che cosa noi avessimo veramente bisogno,per affrontare la nuova società che ci stava aspettando.Il resto lo abbiamo fatto da soli,sacrificando tutto:affetti,vita private,famiglia.Convinti come eravamo di essere l'unica vera espressione della migliore gioventù italiana,abbiamo affrontato tutto a mani nude.A fronte di tutto questo quante cose siamo riusciti a cambiare,quante battaglie ognuno di noi ha dovuto affrontare per dare risposte credibili alle generazioni di giovani che abbiamo avuto l'onore di addestrare.La trasformazione del nostro Esercito ci ha visto protagonisti,il cambiamento dell'intera politica miltare nel nostro paese ha avuto noi come soggetti attivi.Oggi abbiamo tutti o quasi i capelli bianchi e quasi tutti la pancetta.Non tutti sono diventati generali di corpo d'armata,qualcuno ha pagato caro il prezzo di errori e contraddizioni.Ciò che più conta però che eravamo in prima linea a 'combattere' per il nostro meraviglioso paese,in Albania,in Somalia,in Libano,in Irak...nelle nostre caserme sempre colme di problemi.Abbiamo dovuto fronteggiare per primi il grande fenomeno del bullismo,che tutti allora volevano etichettare come un problema solo militare.Bene ragazzi questo è solo una parte di ciò che siamo stati e non mi interessa che pochi abbiano capito chi veramente siamo stati e ciò che abbiamo fatto.La mia coscienza di uomo e di ufficiale è paga,come credo quella della stragrande maggioranza di voi.Quello che più conta adesso è capire chi siamo o che cosa potremmo ancora essere.Impegnamoci a ricordare a tutti,ad esempio,che la posizione di ausiliaria non è ancora la pensione e che certi problemi come quelli legati alla sicurezza interna,alla sicurezza infrastrutturale,alla protezione civile ,possono vederci ancora all'opera a costo zero per lo Stato.Cerchiamo di ricordare anche ai nostri colleghi più bravi,che oggi molto meritatamente occupano posti di grande responsabilità,che i ragazzi del 150° corso sono presenti.Quanti ufficiali in servizio attivi sono impiegati in strutture di protezione sociale o nei musei , bene! cominciamo a ricercare una migliore utilizzazione di questo personale,lasciando ai 'vecchi'i compiti di retrovia.Coraggio ragazzi c'è ancora molto da fare.
    ROMANO

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  2. Carissimo, per quanto riguarda le affermazioni del Premier mi sembra che Carlo Bellinzona su pagine difesa abbia data la giusta interpretazione.
    Negli anni siamo stati sempre vittime della politica che quando non sapeva come risolvere un grosso problema nazionale ne addossava le responsabilità alle inutili spese delle Forze Armate: Tranne poi nei momenti di bisogno reale: terremoti, alluvioni, crisi di stati limitrofi.
    Il deserto dei tartari era "ai confini" per una situazione internazionale fondata sul bipolarismo e ritengo che a parte qualche nazione che aveva da difendere colonie sparse per la Terra, tutti gli altri Eserciti di Stati Democratici erano nella stessa situazione.
    Per non parlare, poi, negli ultimi tempi dell'utilizzo dell' Esercito nella politica estera, tanto cara allo stesso Primo Ministro, che lo ha reso tanto amico di Bush.
    Peraltro, non è la prima affermazione provocatoria di Berlusconi. Questa volta è toccata a noi, ma ritengo che bisogna dare la giusta valutazione: la politica è qualcosa che non ci tocca, noi siamo al servizio del popolo e della nazione e siamo fatti per risolvere i problemi non per crearli. QUESTE LE MOTIVAZIONI CHE CI HANNO PERMESSO DI CONSRVARE LE NOSTRE UNITA' INTEGRE IN UN PERIODO DI ASSENZA DI IDEALI NAZIONALI.

    Con affetto Geppino

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