Domenica 8 febbraio 2009 è stato l’ultimo giorno di alimentazione e di idratazione artificiali ridotte; da lunedì 9 febbraio 2009, Eleuana Englaro imboccherà l’ultimo tratto della sua sfortunata e travagliata esistenza terrena.
Così vuole la Legge che, però, non c’è!
Non vi è dubbio che la vicenda che ha visto protagonisti questa giovane donna ed i suoi familiari abbia straziato le coscienze di tutti quegli Italiani che, una coscienza, ce l’hanno, a prescindere dall’essere credenti o meno; ma lo “strazio” è stato reso, se possibile, ancor più devastante da quanto è avvenuto intorno ad essa, a cominciare dallo sciacallaggio mediatico (millantato per il solito, ipocrita “diritto-dovere di informazione”), per attraversare l’eterna polemica laici vs cattolici, per sfociare, dulcis in fundo, in quello che viene definito “scontro istituzionale” tra il Quirinale ed il Governo.
Una vicenda tanto intima che avrebbe richiesto la massima discrezione, quasi un pudico rispetto per le sofferenze inaudite cui tutti i protagonisti sono stati sottoposti per oltre diciassette anni ma che evidentemente non sono state sufficienti ad impedire a coloro che si arrogano il diritto di detenere il “monopolio” della vita o della morte di far di tutto per “rubare la scena”. E per di più, italico modo , evidenziando contraddizioni, politicizzando il “privato”, mischiando il sacro con il profano e arrivando alla solita”procedura d’urgenza” quando sono stati lasciati trascorrere invano anni ed anni.
La prima contraddizione la fornisce la Magistratura che prima e per ben due volte (Tribunale di Lecco nel 2005, Corte d’Appello di Milano nel 2006) sostiene che non esistevano prove vere ed affidabili , poi (Corte di Cassazione nel 2008) quelle prove non sono ritenute più necessarie ma sono sufficienti la personalità, lo stile di vita, le convinzioni religiose.....di una ragazza di diciotto anni, espresse sembra a seguito di un incidente occorso ad una sua carissima amica; “indizi”, insomma non prove e non mi risulta che si possano emettere “sentenze” sulla base di soli indizi, per di più ex post. Sulla base di questa sentenza, quella stessa Corte d’Appello di Milano ribalta il suo giudizio espresso solo due anni prima e....innesca lo spettacolo poco edificante cui stiamo assistendo.
La seconda contraddizione riguarda il nostro Premier che solo poco più di una settimana fa dichiarava (con il tono solenne proprio delle decisioni irrevocabili) che il Governo non aveva nessuna intenzione di intervenire in un caso che era già stato “sentenziato” dalla Cassazione. Ora quello stesso Premier – nei nuovi panni del “difensore della vita”- pretende che il Capo dello Stato avalli come urgente un provvedimento che di “urgente” ha solo il voler mascherare inadempienze precedenti, peraltro per disciplinare un solo caso, per quanto drammatico. Sono anni che si parla di testamento biologico, sono mesi che il Capo dello Stato lancia espliciti inviti a che il Legislatore ponga mano a questa materia di primaria importanza, anche a costo di spaccare in due il Paese ma almeno con una legge!
E veniamo a questa povera ragazza contro cui il destino si è accanito con tanto vigore. Da tanti, troppi anni si trova in condizioni di stato vegetativo persistente e solo grazie ad una forte protezione farmacologica è riuscita a sopravvivere; non solo quindi con l’alimentazione ed con l’idratazione artificiali , bensì con quello che non sarebbe tanto sbagliato definire “accanimento terapeutico”, il cui divieto sembra essere stato accetto nella nostra giurisprudenza.
Poi c’è da considerare – ed anche molto bene- quanto ha detto il padre Beppino invitando il Capo dello Stato e quello del Governo ad andare a constatare di persona “in che condizioni è ridotta” la sua povera figlia; un essere distrutto nel corpo dalla sofferenza e dai farmaci che penso sia lontano anni luce dalla splendida e sorridente immagine che viene mostrata in continuazione, a mio avviso senza alcun rispetto e ritegno.
Ed allora, la domanda chiave è: è ancora vita, questa?
E’ lecito tacciare come “omicidio” (Card. Bagnasco) il voler porre fine a tanta sofferenza – per di più inutile -, confortati peraltro da un provvedimento della Magistratura?
E’ vero che la Costituzione ritiene la vita come un diritto indisponibile, quando poi l’art. 32 prescrive il divieto di trattamenti che violino il rispetto della persona umana?
Quali sono i confini della dignità della vita umana? Si rispetta di più facendo di tutto per mantenere in vita un corpo oramai irreversibilmente devastato e senza alcuna sia pur minima possibilità o piuttosto ponendo pietosamente fine ad un calvario senza speranze?
Si può solo lontanamente pensare che un padre voglia assassinare sua figlia o che,invece, il suo sia solo un estremo atto di pietà?
In una materia come questa è semplicemente assurdo pretendere la concordanza delle opinioni; personalmente, ritengo che la volontà individuale debba essere preminente su ogni altra considerazione: per intenderci, se e quando i nostri incliti parlamentari riusciranno a licenziare una legge sul “testamento biologico” io sarò il primo a sottoscriverlo per me.
Per porre ordine tra le tante “esternazioni” pronunciate a ruota libera, penso che quanto scrisse nel 1970 Paolo VI al Card. Villot sia degno della massima riflessione. “Pur escludendosi l’eutanasia, ciò non significa obbligare il medico a utilizzare tutte le tecniche di sopravvivenza che gli offre una scienza infaticabilmente creatrice. In tali casi non sarebbe una tortura inutile imporre la rianimazione vegetativa, nell’ultima fase di una malattia incurabile? Il dovere del medico consiste piuttosto nell’adoperarsi a calmare le sofferenze, invece di prolungare più a lungo possibile, e con qualunque mezzo e a qualunque condizione, una vita che non è più pienamente umana e che va verso la conclusione”.
(Et.Ma.)
Nessun commento:
Posta un commento
Scrivi qui i tuoi commenti .