sabato 27 giugno 2009
Ben tornato Michele !!!!
è solo da un paio di settimane che sono riuscito a trovare casualmente il sito del Corso. Erano anni che , saltuariamente, cercavo in rete un collegamento con il 150°. Finalmente le mie ricerche e speranze sono state premiate. E' un blog magnifico. Complimenti vivissimi a voi due, artefici della realizzazione dell'idea. E' fatto così bene che quasi quotidianamente me lo riguardo. Ne ho letto con vivo interesse tutte le pagine e, non poche volte, ho provato un'emozione vivissima. Ho ritrovato lo spirito che cercavo e mi sono sentito di nuovo "a casa", in famiglia. Peccato che non sia stato realizzato prima del quarantennale: avrei visto con altro spirito l'idea del numero unico e sarei stato senz'altro presente. Non mi farò sfuggire, però, il 40° anniversario della prima stelletta. Rivedrò con piacere voi tutti e, ne sono sicuro, ritroverò nei vostri volti quell'entusiasmo e quel cameratismo che ci legavano nei nostri vent'anni. Grazie per le energie che state profondendo per il Corso e non mollate. Vi sono vicino.
Un forte abbraccio. Mic
venerdì 26 giugno 2009
Tra passato e..... futuro.
Cari amici del 150°,
con l’argomento in titolo desidero aprire una riflessione/discussione ed avere un vostro parere, con la speranza che qualcuno legga e comprenda.
Quando si passa dal servizio attivo alla posizione di quiescenza si rimane legati all’uniforme ed a tutto ciò che essa rappresenta, passaggio che prima o poi ci sarà per tutti. Peraltro, nella posizione di quiescenza al grado si fa seguire la parola “riserva” che qualifica il nuovo status, una parola che indica una nuova posizione giuridica, ma non l’estromissione dall’Istituzione. Tant’è che ci hanno sempre insegnato che il grado e tutto ciò che ne consegue si perde solo con la morte. Purtroppo, alla teoria non fa riscontro la pratica e quando dalla posizione di quiescenza si entra in caserma si ha l’impressione di rompere le scatole: ecco il rompi….
Entro nel merito con due esempi su quel che accade. Ma avrei altri aneddoti di vita quotidiana di cui vi faccio grazia.
Il primo. Qualche anno fa, insieme ad altri commilitoni, anche loro in congedo, decidemmo di organizzare un raduno di ex appartenenti al 9° battaglione corazzato “BUTERA” (unità soppressa - di stanza a L’Aquila alle dipendenze della brigata meccanizzata “ACQUI”). Chiesta l’autorizzazione alle Superiori Autorità ci siamo scontrati con i paraocchi del comandante della caserma, attuale sede stanziale del 33° reggimento “ACQUI”, al quale competeva il nulla osta finale.
Naturalmente fu negativo. Ometto di raccontarvi la sequenza degli avvenimenti e le motivazioni addotte (non poteva mancare la Sicurezza davanti alla quale tutto è secondario, anche se a garantirla erano sottufficiali in servizio attivo ex del 9° Butera, effettivi all’unità, offertosi volontariamente e senza alcuna retribuzione di straordinario) che hanno poca importanza con il succo del discorso. Dopo varie sollecitazioni ed interventi siamo arrivati ad un compromesso: autorizzazione concessa limitatamente al percorso: ingresso – monumento, per il tempo necessario alla cerimonia di deposizione della corona. Così, accollandoci le spese per la riverniciatura del monumento (carro L3) e facendo buon viso a cattivo gioco, riuscimmo a depositare una corona di alloro. Finita la cerimonia la manifestazione proseguì in un ristorante vicino alla caserma.
Il secondo. Organismi di Protezione Sociale, ovvero Circoli, Mense, Foresterie, ect. istituiti per il benessere in senso lato dei militari in servizio ed in quiescenza. Il governo taglia i fondi e lo SME anziché cercare soluzioni per mantenerli attivi ed utili alla funzione di Protezione Sociale per cui sono stati istituiti, anche accollando le spese ai frequentatori - costo zero per la F.A., trova la soluzione più sbrigativa che porterà, almeno i più piccoli, localizzati nella provincia italiana, alla chiusura: cederli al miglior offerente e non solo alle associazioni d’Arma come si credeva inizialmente, con gare ed aggiudicazioni a chiunque possa dare qualche garanzia economica. Naturalmente un’associazione difficilmente può dare le stesse garanzie economiche di una impresa commerciale. Questa, se accetta, deve avere il suo tornaconto economico ed allora addio Protezione Sociale, gli organismi in titolo che sopravvivranno diventeranno “circoli esclusivi” con il solo fine di lucro. Quando, invece, le garanzie da dare dovrebbero essere, prioritariamente, di altra natura essendo i circoli luoghi di socializzazione e la culla delle tradizioni militari che solo le associazioni militari custodiscono, pur accollandosi le spese di gestione.
Che dire poi se un’Associazione vuole organizzare qualche cerimonia …. Ma per questo rimando all’ editoriale sul numero di maggio 2009 di Tradizione Militare (allegato) del sig. gen. Mauro Riva presidente dell’ ASSOCIAZIONE NAZIONALE UFFICIALI PROVENIENTI DAL SERVIZIO ATTIVO (ANUPSA), alla quale vi invito ad iscrivervi.
Per concludere, riprendendo il grido di dolore di Gigi Chiavarelli, quando, lamentando la mancanza di informazioni sulle attività delle FF. AA., affermava: i soldati creano imbarazzo come la biancheria sporca esibita nel salotto buono, ma per caso siamo i primi ad essere imbarazzati? Nel campo dell’informazione, pur riconoscendo i passi da giganti fatti dallo SME, ritengo che un ulteriore contributo in merito potrebbero darlo, ancora una volta, le associazioni d’Arma e di categoria che, essendo radicate nel territorio, ne conoscono la realtà (forse in misura maggiore dei vari Comandi Militari Regionali) e, nel contempo, possono muoversi più “liberamente”, anche su input dello Stato Maggiore.
In chiusura vorrei precisare che fortunatamente ci sono tanti comandanti illuminati ai quali il discorso non va rivolto, ma lo SME deve dare disposizioni univoche.
(R.Suffoletta)
TRA IL DIRE E IL FARE …
di Mauro RIVA
(Editoriale di Tradizione Militare – maggio 2009)
Ogni volta che i vertici politici e militari si rivolgono alle Associazioni della Difesa, e ciò avviene sicuramente almeno una volta all’anno, si inneggia alla fondamentale funzione di collegamento spirituale e morale svolta dagli associati tra F.A. e cittadini. Si afferma, con convinzione che gli associati stessi sono i veri testimoni dei sacri valori delle nostre più nobili tradizioni e, in definitiva, si inneggia alla loro insostituibile presenza sul tessuto connettivo della società per l’esemplare comportamento civile che dimostrano e per il sicuro punto di riferimento che essi rappresentano nei giovani nell’affrontare le difficoltà della vita.
Inoltre, se ne loda la serietà e l’abnegazione dimostrate dai veterani durante il loro servizio e, per i più anziani, il valoroso comportamento in guerra quando, a proprio rischio, hanno svolto valorosamente e con scrupolo i propri doveri al servizio della Patria.
Discorsi di convenienza o veri convincimenti?
I fatti, purtroppo, da un po’ di tempo, stanno dimostrando la prima ipotesi.
Ad esempio, le sedi di Presidenza e dei Gruppi nelle varie città d’ Italia vengono spesso negate oppure richieste trascurate in nome di una non ben definita indisponibilità a fronte dell’abbandono o dell’anemizzazione di numerose caserme.
I raduni di Corso in Accademia nella Casa Madre per festeggiare le ricorrenze più importanti (Ventennali, Quarantennali, etc.) vengono accolti non più come in passato, con gioia per vivere una giornata di incontri tra generazioni lontane tra loro nel tempo e come utile osmosi tra le fresche sensazioni dei più giovani, ansiosi di conoscere i sentimenti e le esperienze dei più vecchi, e le nostalgie di questi ultimi che, riandando indietro con gli anni, rivedono se stessi allievi con le ingenuità, le ansie, gli slanci patriottici e le aspettative di quella età.
Gli stessi raduni d’ Arma o di specialità vengono quasi osteggiati; se, per dovere, accettati, si lesinano i pochi concorsi richiesti; e se un misero picchetto di militari in servizio viene inviato, per poche ore, in occasione della principale cerimonia celebrativa, se ne presenta il conto per il rimborso; e ciò non solo per le spese chilometriche degli eventuali mezzi di trasporto concessi, ma persino anche per le ore di straordinario da pagare ai singoli partecipanti (vedasi Dir. SME 1030, pag. 4).
Si afferma, a giustificazione, che mancano i fondi per la partecipazione a queste iniziative; fondi già scarsi a fronte dei molteplici impegni che le F.A. devono affrontare.
In sostanza, si tende a monetizzare tutto, anche i sentimenti e quanto rimane dell’ entusiastico patriottismo rimasto tra i componenti delle generazioni più mature!
Tutto ciò provoca nel personale iscritto alle Associazioni profonda amarezza perché i fatti contraddicono platealmente quanto di esaltante viene da tempo affermato a tutti i livelli e fa comprendere che la tanto conclamata fondamentale utilità del personale in quiescenza iscritto alle Associazioni non è altro che il frutto di una retorica, formulata con sufficienza e forse con sopportazione, da autorità che in fondo considerano del tutto insignificante e velleitaria la presenza delle Associazioni in ambito nazionale.
In questo Paese in cui l’utilitarismo qualunquista più smaccato è diventato regola anche per le più giovani generazioni, non resta che sperare in una inversione di tendenza che recuperi quell’impalpabile, ma sostanziale tesoro spirituale rappresentato, per la nazione, dai sani ed onesti sentimenti patriottici portati dai più anziani sostenitori delle F.A., riuniti nelle Associazioni della Difesa.
Scrive Ettore
Carissimo Zuff,
ho letto con molta attenzione le Tue riflessioni sulla condizione di noi quiescenti ed altrettanto quelle del Gen. Riva, mio vecchio revisore di note che ricordo ancora con profonda stima e sincera ammirazione.
Le ho lette e ne condivo l’amarezza di cui sono permeate, specie laddove si mette il dito nella piaga dolorosa dell’ inarrestabile declino di tutto quanto è Tradizione, con particolare accanimento sulle tradizioni militari; un declino che porterà inesorabilmente all’oblio, in un mondo che di “tradizioni” non ne vuole sapere affatto perché il loro rispetto comporta solo DOVERI e Tu mi insegni che, nell’Italia di oggi, il termine non fa più parte del vocabolario della stragrande maggioranza dei cittadini, soprattutto dei giovani.
Tu ed il Generale lamentate giustamente la scarsa considerazione in cui sono tenute le Associazioni (salvo l’ANA !), sottolineando la progressiva perdita di quei sacri Valori di cui Esse sono gelose custodi, nonché di quella insostituibile funzione di “raccordo” tra mondo civile e mondo militare che hanno assolto per decenni. E’ vero, c’è poco da discutere! Però Vi chiedo: ora che il volontariato (leggi, ammortizzatore sociale) ed il dogma dello straordinario sono i cardini inamovibili su cui si reggono le FA moderne, credete ancora che quattro “vecchietti” nostalgici ed in lotta con l’anagrafe possano costituire ancora un riferimento valido?!
Sarò forse un tetro pessimista, ma credo proprio di no!
E’ molto triste ma dobbiamo arrenderci alla realtà; una realtà che non è la nostra, perché non sono nostri i parametri di riferimento, perché non è nostra la ricerca spasmodica del denaro, perché non è nostro il concetto di orario di servizio. Sono due realtà distanti solo pochi decenni in termini temporali ma anni-luce in termini spirituali.
Ma te l’immagini come saremmo accolti, caro Zuff, se ci mettessimo a parlare di salario d’onore o a raccontare di quante volte abbiamo fatto ripartire i mezzi (dall’AR all’M47) con il buon “fil di ferro” o ci consolavamo delle inzuppature con il fatto che, tanto, eravamo non solubili in acqua?! Credo che Tu convenga con me che, ad essere buoni, ci prenderebbero per degli inguaribili “romantici” e nemmeno tanto a posto con il cervello!
D’altro canto, cosa possiamo aspettarci dopo che generazioni intere sono state allevate nel “culto” manicheo di un antimilitarismo ottuso o di un malinteso pacifismo disfattista, perpetuando una sistematica ma inesorabile demolizione della nostra Storia, specie se, a scriverla, avevano contribuito i militari? Prova a chiedere cosa rappresenta il 24 Maggio: prova a chiederlo ad un studente di qualsiasi ordine o ad un concorrente di uno dei tanti quiz televisivi!
Zuff, Amico caro: che ci piaccia o meno facciamo parte del passato, con l’aggravante che si tratta di un passato che non vuole essere riconosciuto, anzi che si tende a relegare sempre più nel dimenticatoio, salvo che in quelle occasioni ufficiali, in cui si leggono quattro frasi tronfie di retorica ma vuote di sentimenti.
Io non darei nemmeno tutta la colpa ai nostri Vertici, perché anche loro debbono comunque mettere insieme “il pranzo con la cena”e Tu mi insegni che, quando manca il companatico per tutti, si rinuncia a quello la cui perdita è meno influente sulla funzionalità dell’insieme.
Non sono né l’ottusità di un Comandante di reggimento né il drastico ma inevitabile ridimensionamento degli Organismi di Protezione Sociale che ci devono preoccupare, bensì l’indifferenza che ci circonda fino a farci rimpiangere di non essere biancheria sporca: almeno qualcuno si accorgerebbe di noi!
Allora, dobbiamo essere noi a fare quadrato, per dimostrare che eravamo e siamo un corpo monolitico che “ha dato” con onestà e dignità e far capire che, se quelli di oggi possono godere della situazione di benessere (solo materiale, però!) di cui godono, forse un po’ lo devono a questi quattro imbecilli che usavano il fil di ferro e, quando pioveva, invece di mettersi al riparo, continuavano a lavorare sotto la pioggia.
Ti ringrazio, caro Zuff, e ringrazio il Gen. Riva di avermi dato l’opportunità di sfogarmi un po’; sapete tutti che non sono un pessimista e, se qualcuno, mi dimostrerà che quanto ho detto è sbagliato, sarò felicissimo di ammetterlo pubblicamente.
sabato 20 giugno 2009
Morire lentamente .
Le riflessioni sulla perdita di dignità, come tutte le altre da Te pubblicate sono, a mio personale avviso, condivisibili ma restano considerazioni inutili se non si vuole analizzare la causazione del fatto. Per quanto mi riguarda penso che siano manifestazioni consequenziali agli obiettivi che il nostro governo vuole raggiungere (senza alcun tipo di valutazione) ma Tu e i pochi che partecipano alle nostre discussioni mi rispondereste di non fare politica e, pur ribadendo che non ho mai fatto considerazioni politiche bensì sociali, Ti allego un pensiero di Neruda che racchiude in se ciò che penso del nostro vivere in questo meraviglioso mondo.
“Morire lentamente
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi e' infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.”
Un abbraccio a tutti
Francesco
mercoledì 17 giugno 2009
Dignità dove sei ?!?!?
Da che mondo è mondo, la cosiddetta ragion di Stato ha gestito gli affari internazionali, il più delle volte sollevando non poche e legittime perplessità nel popolo che, non conoscendo le segrete cose, assisteva a veri e propri ribaltoni di quelli che, fino a poco prima, erano stati i motivi dominanti della politica estera o della propaganda del proprio Paese; il patto tra von Ribbentrop e Molotov ne è solo l’esempio più recente.
Quando poi, si sommano anche motivi economici e/o di sicurezza interna, la miscela diventa decisamente esplosiva.
Questa premessa, per cercare di inquadrare (non certo per comprendere) l’atteggiamento italiano a fronte delle “dichiarazioni” e degli atteggiamenti del Colonnello Gheddafi nel corso della recente visita ufficiale in Italia che avrebbe dovuto mettere una pietra sul passato e dare l’avvio ad un futuro di collaborazione reciproca.
Va bene che dovevamo “scontare” qualche, inevitabile peccatuccio commesso nel corso dell’occupazione coloniale; va bene che, da quando è entrato in vigore il trattato per il controllo dei flussi migratori, a Lampedusa è tornata la tranquillità; va bene che la nostra industria petrolifera beneficerà di corsie preferenziali, così come le imprese che costruiranno, con i nostri soldi, le infrastrutture “riparatrici”; va bene tutto, però.....però c’è un limite invalicabile, il cui superamento non può essere giustificato da nessuna ragion di stato.
Ed io penso che, nell’occasione, quel limite sia stato abbondantemente superato: con l’arroganza di chi si è presentato come un creditore magnanimo ma esigente e con l’acquiescenza di ha accettato tutto supinamente, compresa la “tenda beduina” installata in uno dei parchi più belli della Roma rinascimentale. Chissà se avremmo permesso a Bush di fare lo stesso con il suo ranch texano!
Non so quale sia stata la “preparazione diplomatica” della visita, se sia stata concordata o meno nei minimi dettagli come avviene normalmente, se siano sati sincronizzati gli orologi per evitare ritardi, se....oppure se si è trattato di una improvvisata le cui performances le abbiamo scoperte man mano che si concretavano.
Non mi metto a ricordarle quelle performances perché, se la volete sapere proprio tutta, mi vergogno come il peggiore dei peccatori nel constatare che ad un ospite, ancorché di rango e con il mazzo delle carte in mano, sia stato consentito di insultare noi ed i nostri Alleati; è vero che avevamo consentito ad Arafat di parlare in Parlamento con la pistola alla cintura, però almeno non aveva insultato nessuno, se ben ricordo: forse, anche per questo gli conferirono il Premio Nobel per la pace (sic)!
Ma il concetto di ospitalità (ovviamente reciproca!) non costituiva un cardine sacro nel mondo arabo, già in epoca preislamica?! Chi ospita e chi è ospitato sono soggetti a precisi doveri: il primo si fa letteralmente in quattro a che chi entra in casa sua sia messo a proprio agio nel migliore dei modi; il secondo fa di tutto per non recare offesa ai principi ed alle idee del padrone di casa e dei di lui amici.
Tutto ciò è stato rispettato solo da una parte; dall’altra non si è tralasciata occasione per insultare, con la parola e con i gesti, chiunque fosse stato percepito come un nemico. Per fortuna che si è evitato di fare riferimenti a presunti “mestieri” delle madri!
E le reazioni? Timide, molto timide: pronunciate sottovoce, quasi a volersi scusare di essere costretti a “dire qualcosa”, salvo il rifiuto di trasformare l’aula del Senato in una tribuna per ulteriori invettive. Ragazzi, così non va bene proprio per niente; non si può abdigare alla propria dignità, accontentandosi di essere “cornuti e mazziati”.
Tanto di cappello, allora, al Presidente della Camera che, almeno, ha salvaguardato la dignità Sua e dell’Istituzione che rappresenta.
(Ettore)
........ meno male qualcuno ce l'ha !!!
(Dal Sole 24 ore)
E' una condanna plebiscitaria quella dell'opinione pubblica araba contro le parole e il comportamento tenuto dal leader libico Muammar Gheddafi durante la sua visita in Italia. |
mercoledì 10 giugno 2009
C'amma a fa .....?!?!??
Brunetta dei ricchi e poveri.
A volte basta davvero poco per essere felici. Ieri mi aggiravo negli scantinati del mio pessimismo, quando le agenzie di stampa hanno cominciato a crepitare le dichiarazioni rilasciate dal ministro Brunetta a un convegno di Confindustria. Leggerle ed essere squassato da un’ondata di energie positive è stato tutt’uno. Ma non potevo trattenere quel vento di gioia egoisticamente per me. Volevo condividerlo con chi ne aveva più bisogno. Così sono entrato in un supermercato, brandendo il dispaccio brunettesco come una spada fiammeggiante. E davanti a una coda di impiegati, casalinghe e pensionati ho iniziato la lettura del verbo ministeriale. «Per 30 milioni di lavoratori dipendenti e di pensionati, la crisi ha portato a un aumento del potere di acquisto...». Ho sentito un brusio, ma ho fatto finta di niente, consapevole che il bello doveva ancora venire, «... grazie all’incremento delle retribuzioni e alla diminuzione dell’inflazione...». Il brusio è salito di tono, tanto che ho dovuto alzare la voce. «Il risultato è che la povertà in Italia è diminuita». Sono rimasti zitti di colpo. «Avete sentito cosa dice il ministro? Da quando c’è la crisi siete diventati tutti più ricchi. E non ve n’eravate neanche accorti. Che stupidi a cadere nella trappola della propaganda disfattista. Per fortuna Brunetta vi ha aperto gli occhi». Li ho guardati. Impiegati, casalinghe, pensionati. Anche loro hanno guardato me.
A quel punto mi sono messo a correre
Massimo Gramellini
Se vuoi leggere altre rubriche di Gramellini vai sul suo sito .
Leggi i commenti.
E per finire .......
Commenti .
Nessuno è destinatario della Verità né era mia intenzione propinare nozioni giuridiche per mostrare la mia "dotta" conoscenza, ho semplicemente espresso ciò che vedo ed analizzo, per poter dialogare su argomenti non generici ma oggettivamente rilevabili e di interesse generale.
Non serve avere astio nei confronti di qualcuno e, tanto meno , di chi ci governa ma , considerato che non faccio campagna elettorale e non mi interesso di politica, ritenevo utile parlare, con gente che stimo e rispetto, di questioni che toccano noi, le nostre famiglie, i nostri amici e il nostro Stato .....niente di più.
Con immenso affetto.
Francesco
martedì 9 giugno 2009
Pensieri su ...un pò di tutto .
dopo qualche giorno di meditato silenzio riapro il dialogo con Voi e con me stesso.
Prima delle recenti elezioni ho avuto, con Ettore e Oliviero, uno scambio di vedute sulla opportunità di trattare argomenti politici e ciò a causa di alcune considerazioni, non lusinghiere, da me espresse nei confronti dell’attuale premier.
Non credo di essere ottuso e sono disponibilissimo a cambiare idea se mi venissero prospettati argomenti oggettivamente riscontrabili e socialmente rilevanti ma, ad oggi, non vedo elementi con queste caratteristiche e la crescita di potere e di arroganza dell’attuale maggioranza mi fa paura. Non mi tranquillizzano le voglie di coloro che cercano un capo carismatico perché la storia insegna che il carisma si trasforma in dittatura e questa, qualunque sia il suo colore, non ha mai portato nulla di positivo.
Ho ammirato le foto di Fossombrone ed ho deciso che, a breve, visiterò quei luoghi ma ho anche riflettuto sulle parole di Gigi e sulla diversità delle motivazioni che ci hanno portato in Accademia. Lui aveva voglia di avventura e di spazi, io di poter studiare e di avere un lavoro sicuro che mi permettesse, nel più breve tempo possibile, di tornare al mio piccolo paese pugliese;..oggi lui vive e gode ogni naturale bellezza del suo paese natio, io ho quasi dimenticato il mio……è proprio vero che la vita riserva sempre sorprese. Devo dire però che già la frequentazione dell’Accademia aveva modificato quelli che erano i miei progetti di vita sostituendo alla prospettiva di un mondo limitato all’etica e alle tradizioni dei luoghi dove ero nato, la voglia di viaggiare e conoscere gli aspetti più reconditi del nostro essere uomini. Quando guardo un paesaggio o una manifestazione o un qualsiasi momento di vita cerco di non soffermarmi mai su ciò che vedo perché questo potrebbe allontanarmi dalla comprensione del significato che non è mai immediatamente visibile.
Anch’io ho guardato la parata del 2 giugno con la speranza, sempre presente in ogni manifestazione militare, di vedere qualcuno di voi per poter godere della vostra carriera e dei ricordi ma le considerazioni di Ettore mi hanno rattristito perché possono sembrare una resa all’età assolutamente fuori luogo per uno che, come lui, dimostra continuamente di essere vivo ed attivo.
Alla fine del 1995, avevo raggiunto l’apice della mia carriera professionale, guadagnavo molto e mi circondavo di ogni bene materiale che i soldi possono permettere ma, all’improvviso e per puro caso, scoprii di avere un tumore alla tiroide; Vi garantisco che quando ti trovi in quelle circostanze le parole successo, potere, ricchezza perdono molto del loro comune significato.
L’essere benestante mi permise un immediato intervento chirurgico nell’Istituto Oncologico Europeo (all’epoca era solo privato non convenzionato) eseguito da colui che era considerato il migliore sulla piazza e, da allora, non ho più avuto ricadute o ripercussioni ma, certamente, si è modificata la scala dei valori rispetto a tutto ciò che vedo e che il mondo mi mette disposizione.
Negli anni successivi ho incominciato a lavorare dando meno importanza ai soldi e, prima di emettere le parcelle, mi accertavo della situazione patrimoniale dei miei clienti fornendo, in molti casi, prestazioni gratuite. Fra questi vi è stata un’associazione di genitori con figli affetti da gravi handicap per i quali seguivo ogni iter procedurale sino alla dichiarazione di interdizione o alla nomina di un amministratore di sostegno. Da essi ho capito la vacuità dell’apparenza e quanto, in realtà, l’amore si concretizzi nell’assoluta negazione dell’egoismo.
Ho conosciuto, in particolare, due genitori di circa 50 anni che hanno avuto due figli, un maschio ed una femmina, entrambi bellissimi e celebro lesi dalla nascita con l’assoluta incapacità di intendere e di volere; Vi assicuro che in tutta la mia vita, in nessun’altra coppia ho mai visto il loro modo di guardarsi, la loro voglia di tenersi per mano e la felicità per essersi incontrati. Molti avrebbero maledetto gli atti che hanno portato al concepimento di quelle sfortunate creature ma sono certo che loro non lo hanno mai fatto.
Non voglio con questo dire che l’amore debba necessariamente nascere dalla sofferenza o che la paura di poter morire porti alla beatificazione (a me non è successo) ma che il meglio di noi stessi lo tiriamo fuori quando incominciamo a saper guardare e vedere all’interno degli altri e del mondo che ci circonda.
Un caro abbraccio a tutti ….. a proposito, ai tempi di Modena parlavo spesso con Rosa, Ozzola, Genta, Pogliani, Mastrantonio,Palmieri ed altri…. fateVi risentire.
Francesco
sabato 6 giugno 2009
2 Giugno : parata militare ??
Premetto che quello che narrerò non vuole assolutamente sminuire l’impegno e la fatica degli organizzatori e dei protagonisti; impegno e fatica molto spesso negletti e rapidamente relegati nel dimenticatoio, salvo sottolineare pesantemente piccoli ed inevitabili errori come sciagure nazionali.
Quello che non sono riuscito proprio a capire perché si sia voluto usare l’aggettivo militare quando la componente militare vi ha recitato la parte del comprimario, sia sul terreno sia nei commenti televisivi. Quando ero ancora attivo e mi interessavo anche di queste cose, in una delle tante riunioni nelle stanze che contano, al tentativo di aumentare la componente con le stellette mi fu fatto notare giustamente che si trattava della festa della Repubblica e non solo delle FA, anche se queste ultime avrebbero avuto la parte del protagonista.
E’ vero che, da allora, non solo le FA difendono l’integrità repubblicana e, siccome non c'è più nessun nemico da cui difendersi, è giusto che tutte le altri componenti dello Stato che operano a difesa dell’incolumità pubblica abbiano i dovuti palcoscenico e plauso nazionali. Ma allora, togliamo l’aggettivo militare perché non ci azzecca proprio nulla; anzi, toglie lustro agli altri protagonisti!
E’ vero che manifestazioni di tal genere non servono più a mostrare i muscoli (ammesso che noi si sia stati mai in grado di farlo), come è vero che non è il caso di sperperare danaro in tempi di vacche magre come questi; però un elicottero uno, un aereo uno, una blindo una (di quelle che sono sulla Flaminia Vecchia, nemmeno tanto lontano), uno shelter trasmissioni uno, un mezzo del Genio uno...non credo che avrebbero inciso più di tanto: forse bastava un solo passaggio della PAN e qualche mezzo civile in meno per pareggiare o quasi i conti!
Ed invece, niente, assolutamente niente! Tutta la militarietà della sfilata si è concretata in due pezzi ippotrainati delle Voloire!!!
Mi si obietterà che così è politicamente corretto e mi sta pure bene, anche se non lo capisco; ma allora, ripeto, togliamo militare, così lo sarà ancor di più: facciamo un qualcosa che ricordi le FA, quasi le simuli, come nelle esercitazioni di allarme in caserma in cui tanti cartoncini di colore rigorosamente diverso simulavano dotazioni e scorte di ogni genere.
E passiamo alle riprese ed ai commenti televisivi.
Tutte le Autorità sono state riprese con primi piani perfetti, salvo quelle militari che entravano nello schermo solo se l’inquadratura riguardava le altre. Il Capo di SMD è stato citato per nome un paio di volte, gli altri di FA nemmeno una: però, si trattava di una sfilata militare! Il regista, forse poco fiducioso delle capacità di memoria dei telespettatori, continuava ad inquadrare sempre le stesse, anche quando stava sfilando una nuova formazione ed i commentatori subito pronti a farci notare un nuovo particolare, rispetto a quello di trenta secondi prima.
Ma quello che mi ha più convinto circa l’imprescindibilità e l’irreversibilità del politicamente corretto è stata l’ossessionante ripetizione del ruolo femminile nelle FA fatte di volontari; non voglio sembrare più maschilista di quanto non sia, però qualche maschietto ci sarà pure rimasto sotto le armi! E c’era la donna-Alfiere, la donna-pilota, la donna-parà, la donna-Comandante.... c’erano insomma delle FA in rapida femminilizzazione, certamente più politicamente correte della precedenti. Ma la chicca è stato il vasetto del mettere quale primo uomo a sinistra una donna, in modo tale che, nel corso dell’attenti a , fosse bene ed a lungo inquadrata; ed erano tutte belle ragazze, accuratamente truccate ed acconciate: neanche una buzzicona!
In conclusione, devo confessarvi la mia delusione; non perché non sia più che sacrosanto lasciare la scena a chi, come i rappresentanti della Protezione Civile (anche i militari vi concorrono, ma non sempre viene sottolineato) hanno dato prova di maestria, abnegazione, coraggio e tanto altro ancora; sono deluso perché pensavo, parafrasando l’amico Sandro , di essere un vecchio soldato e mi sono accorto di vivere in un mondo in cui sono solamente un soldato vecchio.
Ettore
Chiavarelli commenta:
Purtroppo condivido l’amarezza di Ettore e vi è un’altra considerazione da fare. Vigili del fuoco, Protezione civile, Croce Rossa, forze di polizia ecc.
sono costantemente sotto gli occhi della gente, operano in mezzo alla popolazione, le cronache parlano di loro continuamente.
Le Forze Armate no. Vigilano sulla sicurezza nazionale in posti inaccessibili o poco visibili, in Italia e all’estero. E’ raro che vengano visti soldati per le strade se non in casi eccezionali di supporto alle Forze di Polizia e alla Protezione Civile e sempre in ruoli subordinati, molto poco valorizzati dai media. Per contro il contributo alla conquista della libertà repubblicana e il
sacrificio di vite è incomparabilmente superiore. Di tutto ciò si teneva
conto un tempo ringraziando e salutando le Forze Armate una volta all’anno, il
2 giugno.
Oggi, invece, in questo mondo svirilizzato, dove si esorcizza la guerra non pronunciandone il nome e nascondendo le attività belliche, i soldati creano imbarazzo come la biancheria sporca esibita nel salotto buono.
Luigi Chiavarelli
Anche Sandro ci scrive:
Carissimi Oliviero ed Ettore , entrambi conoscete la mia posizione nei confronti dei "forum via etere".
Posizione di grande rispetto ma di riluttanza a parteciparvi, perché la mia "penna" non è tanto efficace da risultare piacevole per chi legge e, soprattutto, perché gli interlocutori - spesso celati sotto ermetici e ridicoli pseudonimi - mi piacerebbe guardarli negli occhi, piuttosto che immaginarne le repliche o le smorfie di sufficienza o di disappunto.
Tuttavia, questa volta ho deciso di superare la mia ritrosia e, visto che non è la prima volta che mi "stuzzicate", ho deciso di darvi un riscontro al condivisibilissimo commento di Ettore alla manifestazione dello scorso 2 giugno, perché è come se mi aveste toccato un "nervo scoperto".
Come vedete, lontana da me l'idea di definire "parata militare" ciò che non è andata oltre una modesta manifestazione, nella quale ha avuto un pò di visibilità anche qualche formazione di soldati.
Perché di questo si è trattato e la cosa non mi ha meravigliato più di tanto.
E allora, direte, perché il "nervo scoperto" ?
Nessuno più di voi conosce quel "perché", lo conosce da quando ha ricevuto la mia "lettera aperta" in occasione del nostro "Quarantennale", dalla quale Ettore trae spunto per parafrasarmi.
Parafrasi che mi lusinga, perché a distanza di molti mesi Ettore ancora ricorda le mie parole, modeste ma profondamente sentite allora come oggi.
Ma è proprio sulla parafrasi del " vecchio soldato/soldato vecchio" che Ettore fa a conclusione del suo scritto che non sono d'accordo.
Anzi, se la "manifestazione" dello scorso 2 giugno (insieme a quelle degli ultimissimi anni) ha avuto su di me un effetto positivo è stato proprio quello di farmi sentire un "vecchio soldato" e non un "soldato vecchio".
Infatti, chi, come me, ha avuto la fortuna di sfilare cinque volte in Via dei Fori Imperiali - quattro vote a piedi e una volta con la Bandiera di Guerra montata su cingoli - ha un'immagine della "parata militare" che nulla ha a che fare con la "mestizia da paese" che ci è stata propinata e, quindi, nel prendere le distanze da uno spettacolo che non gli appartiene, sente di essere stato parte di qualcos'altro e di ciò si sente orgoglioso, non certo superato.
Non voglio fare alcuna dietrologia né annoiare alcuno di voi con i ricordi del passato, ma vedere reparti striminziti che quasi non si notano nella straordinaria cornice dei Fori inevitabilmente rattrista troppo questo "vecchio soldato".
"Vecchio soldato" che, come voi, ha visto correre i Bersaglieri con formazioni da "18 x 18", con una fanfara che era più consistente di "quei quattro spiumettati" (lo dico con grandissimo affetto) che nella circostanza hanno rappresentato i figli di La Marmora, nonché con un Alfiere che era un tutt'uno con la Bandiera e che volava con sicurezza verso Piazza Venezia.
Tu, carissimo Ettore, hai citato molte cose che sono mancate, ma lasciami aggiungere, solo per amore di specialità, "un carrarmato uno, un semovente uno"...
Ma non è tutto e nemmeno ciò che conta di più! Fortunatamente non si è trattato di "una parata militare" (adesso sono volutamente ironico) altrimenti sarebbero ben altre le cose per le quali indignarsi.
Ad esempio, perché i Quadri della Polizia di Stato (che guardo con rispetto e ammirazione di cittadino) continuano ad indossare con l' uniforme della festa "Sciarpa Azzurra e Sciabola" ? Non hanno da tempo realizzato il loro processo di "smilitarizzazione" ? Non sono quelli i simboli che, insieme alle insegne di grado, contraddistinguono gli Ufficiali di una Forza Armata (non di un Corpo Armato dello Stato) ? E noi continuiamo ad accettarlo ?
Perché il Carabinieri del "Tuscania" - li guardo con un affetto profondissimo che deriva da molte attività che ho con loro condiviso - continuano a gridare "Folgore !" e ad indossare il basco amaranto? L'arma dei Carabinieri non ha fatto di tutto per divenire una Forza Armata autonoma, separata ed estranea all'Esercito? E il basco amaranto non è forse il simbolo della specialità paracadutista dell'Esercito? E noi continuiamo ad accettarlo? Si, lo accettiamo con la stessa acquiescenza con cui abbiamo accettato ( io mai!) che l'uso del basco nero fosse esteso anche ai piantoni dei Magazzini di Commissariato (massimo rispetto per loro), notoriamente molto addestrati ad operare con le unità corazzate.
E non voglio dilungarmi sulle scelte della regia - non mi riferisco a quella televisiva, ma a quella che ha concepito l'avvicendamento delle diverse formazioni - perché quanto a chiarezza e logica io non le avrei dato nemmeno "diciotto e palla".
Contestualmente, per quanto ha tratto con il commento ed il lavoro degli "speakers" la mia (anche qui molto personale) valutazione è "dieci alla Anzelmi", "nove al giornalista uomo" di cui non ricordo il nome e ... lascio perdere il resto per non avventurarmi nel quarto quadrante, che come noto, è quello dei numeri immaginari.
Concludo e lo faccio da "vecchio soldato" : ho assistito ad una "manifestazione" alla quale hanno partecipato alcuni militari, alla cui visibile e parziale marginalità ha fatto da contrappunto sulla Tribuna d'Onore, oltre ad una pletora di politici sovente militesenti, una schiera di rappresentanti di alto rango, impettiti (o quasi) in una vetrina ritenuta imperdibile ed importante come lo studio di "Porta a porta", anche loro propensi ad assomigliare sempre più alle foche (mi riferisco al disgustoso vezzo di applaudire e di applaudirsi per qualsiasi stupidaggine, ormai in uso per ogni circostanza, persino in chiesa dopo un funerale).
Non voglio andare oltre, ma mi chiedo cosa abbiano visto - ripeto, non solo quest'anno - da quella vetrina.
E mi chiedo anche di cosa si interessino e cosa facciano i Capi ed i Vice Capi di Gabinetto o i così detti Consiglieri Militari delle cariche politiche che contano, oltre ad essere un orpello al seguito delle stesse?
Domande alle quali un "vecchio soldato" non ha grande interesse a ricercare le risposte, per non essere nauseato da quell'ambiguità tipica di spiegazioni permeate di convenienza e farcite di compromessi, spiegazioni che invece risultano convincenti ed accettate dai "soldati vecchi".
Vi abbraccio entrambi con il fraterno affetto di sempre e non ... stuzzicatemi .
Sandro
giovedì 4 giugno 2009
Andiamo a Fossombrone.
Luigi Chiavarelli ci fa conoscere il suo paese.
Su viva sollecitazione di Oliviero, ho raccolto alcune schede e alcune foto per far conoscere ai fratelli del 150° Corso la mia città. Forse il nome di città è eccessivo, forse è meglio "cittadina". Poco meno di 10.000 abitanti alla testata dell'incantevole vallata del Metauro, circondata da verdeggianti colline e lambita dal fiume. Cittadina molto antica, di tradizione contadine, tranquilla e ordinata, abitata da gente operosa, ospitale e di poche parole.
A 18 anni mi andava "stretta". Cercavo, la vita, l'avventura, volevo vedere cosa c'era "dietro la collina", volevo conoscere il mondo e me ne andai in Accademia.
Tornatovi da pensionato, sazio di avventure e vicissitudini, me l'assaporo come un vino prelibato e di grande annata, godendo tutti quegli aspetti che a diciotto anni manco consideravo.
Amo molto la mia città e ve la presento come una vecchia amica sperando che la veniate a trovare , che MI veniate a trovare.
Guarda le foto di Fossombrone.