Da che mondo è mondo, la cosiddetta ragion di Stato ha gestito gli affari internazionali, il più delle volte sollevando non poche e legittime perplessità nel popolo che, non conoscendo le segrete cose, assisteva a veri e propri ribaltoni di quelli che, fino a poco prima, erano stati i motivi dominanti della politica estera o della propaganda del proprio Paese; il patto tra von Ribbentrop e Molotov ne è solo l’esempio più recente.
Quando poi, si sommano anche motivi economici e/o di sicurezza interna, la miscela diventa decisamente esplosiva.
Questa premessa, per cercare di inquadrare (non certo per comprendere) l’atteggiamento italiano a fronte delle “dichiarazioni” e degli atteggiamenti del Colonnello Gheddafi nel corso della recente visita ufficiale in Italia che avrebbe dovuto mettere una pietra sul passato e dare l’avvio ad un futuro di collaborazione reciproca.
Va bene che dovevamo “scontare” qualche, inevitabile peccatuccio commesso nel corso dell’occupazione coloniale; va bene che, da quando è entrato in vigore il trattato per il controllo dei flussi migratori, a Lampedusa è tornata la tranquillità; va bene che la nostra industria petrolifera beneficerà di corsie preferenziali, così come le imprese che costruiranno, con i nostri soldi, le infrastrutture “riparatrici”; va bene tutto, però.....però c’è un limite invalicabile, il cui superamento non può essere giustificato da nessuna ragion di stato.
Ed io penso che, nell’occasione, quel limite sia stato abbondantemente superato: con l’arroganza di chi si è presentato come un creditore magnanimo ma esigente e con l’acquiescenza di ha accettato tutto supinamente, compresa la “tenda beduina” installata in uno dei parchi più belli della Roma rinascimentale. Chissà se avremmo permesso a Bush di fare lo stesso con il suo ranch texano!
Non so quale sia stata la “preparazione diplomatica” della visita, se sia stata concordata o meno nei minimi dettagli come avviene normalmente, se siano sati sincronizzati gli orologi per evitare ritardi, se....oppure se si è trattato di una improvvisata le cui performances le abbiamo scoperte man mano che si concretavano.
Non mi metto a ricordarle quelle performances perché, se la volete sapere proprio tutta, mi vergogno come il peggiore dei peccatori nel constatare che ad un ospite, ancorché di rango e con il mazzo delle carte in mano, sia stato consentito di insultare noi ed i nostri Alleati; è vero che avevamo consentito ad Arafat di parlare in Parlamento con la pistola alla cintura, però almeno non aveva insultato nessuno, se ben ricordo: forse, anche per questo gli conferirono il Premio Nobel per la pace (sic)!
Ma il concetto di ospitalità (ovviamente reciproca!) non costituiva un cardine sacro nel mondo arabo, già in epoca preislamica?! Chi ospita e chi è ospitato sono soggetti a precisi doveri: il primo si fa letteralmente in quattro a che chi entra in casa sua sia messo a proprio agio nel migliore dei modi; il secondo fa di tutto per non recare offesa ai principi ed alle idee del padrone di casa e dei di lui amici.
Tutto ciò è stato rispettato solo da una parte; dall’altra non si è tralasciata occasione per insultare, con la parola e con i gesti, chiunque fosse stato percepito come un nemico. Per fortuna che si è evitato di fare riferimenti a presunti “mestieri” delle madri!
E le reazioni? Timide, molto timide: pronunciate sottovoce, quasi a volersi scusare di essere costretti a “dire qualcosa”, salvo il rifiuto di trasformare l’aula del Senato in una tribuna per ulteriori invettive. Ragazzi, così non va bene proprio per niente; non si può abdigare alla propria dignità, accontentandosi di essere “cornuti e mazziati”.
Tanto di cappello, allora, al Presidente della Camera che, almeno, ha salvaguardato la dignità Sua e dell’Istituzione che rappresenta.
(Ettore)
........ meno male qualcuno ce l'ha !!!
(Dal Sole 24 ore)
E' una condanna plebiscitaria quella dell'opinione pubblica araba contro le parole e il comportamento tenuto dal leader libico Muammar Gheddafi durante la sua visita in Italia. |
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