mercoledì 28 settembre 2011
"Nostrum?!"
In questi ultimi tempi, gli argomenti che ci hanno sollazzato (sic!) di più hanno riguardato aspetti che andavano dalla suburra a Piazza Affari, quando addirittura non si incrociavano; oramai, termini come default o spread sono (quasi) entrati a far parte del linguaggio comune: un po’ come boma o spinaker ai tempi di “Luna rossa”.
Ci hanno detto di tutto e di più: non ci abbiamo capito, almeno io, niente; tutto è stato affidato all’italico stellone; l’unico, incontrovertibile ed amaro risultato è lo sganassone che hanno preso i nostri portafogli
In questa babele di cifre, di auspici, di “severi moniti”, di declassamenti e chi più ne ha più ne metta, la grande assente è stata la politica estera, nonostante talune, invero sporadiche impennate verbali e solo verbali di taluni nostri rappresentanti.
Oddio, non è che la nostra politica estera abbia mai brillato per protagonismo o per scelte di campo chiare ed inequivocabili; ci siamo sempre barcamenati tra una scarpa ed una ciabatta, salvo in quelle occasioni in cui ci veniva fatta una proposta che “non si poteva rifiutare”, come l’adesione alla NATO, alla UE o alla Moneta unica.
Diciamo che abbiamo giocato una partita di basso profilo, forti della protezione che ci offriva l’Alleanza ai tempi della Guerra fredda; solo che quella “guerra” è terminata da diversi anni e noi sempre lì, pronti a salire o a non salire sul carro del “potente” di turno, a seconda della convenienza.
Mi si potrà dire che le relazioni internazionali sono l’apoteosi del “do ut des” e su questo non ci piove; tuttavia, un Paese che dice di essere la settima potenza industriale mondiale; un Paese che ha una posizione geografica di primaria e strategica importanza negli equilibri di un Teatro tanto instabile come è il Mediterraneo; un Paese che è il primo a beccarsi gli effetti negativi dei venti che provengono dai versanti orientali e meridionali di quel Teatro....ebbene, secondo me, da quel Paese ci si dovrebbe attendere qualcosa di più del semplice “andare a rimorchio”!
Senza andare troppo indietro nel tempo, prendiamo la recente ed ancora calda crisi libica. All’inizio, dopo anni di baci dell’anello e di caravanserraglio in cui venivano trasformati i nei nostri parchi secolari, scopriamo che l’Amico, in effetti, è il “diavolo” e che, da osannato e riverito, va invece combattuto senza indugio.
Tralasciamo pure il fatto che questa “scoperta” l’abbiamo fatta perché “altri” ci hanno detto di farla e che abbiamo combattuto il “diavolo” nonostante fosse in vigore il Trattato che avevamo stipulato con l’Amico, così come i tentennamenti ed i distinguo circa gli assetti che avremmo dovuto mettere a disposizione (mi ricordano tanto i “bombardamenti difensivi” ai tempi della guerra del Kosovo!); tralasciamo tutto, però alla fine i nodi vengono al pettine e, in quel mondo di falsi sorrisi e di reale ipocrisia che è la “diplomazia”, non si dimentica nulla e, prima o poi, i “vincitori” presentano il conto.
Ed, infatti, il conto è stato presentato in due occasioni: la prima, quando il Presidente francese ed il primo Ministro britannico si sono recati a Tripoli per essere acclamati “liberatori” e per gettare la loro spada sul piatto della bilancia; la seconda e recentissima, quando il Presidente statunitense, parlando all’Assemblea Generale dell’ONU, ha ringraziato tutti i Paesi che avevano contribuito alla (quasi) sconfitta del rais, “dimenticando” l’Italia.
Non so dalle Vostre ma dalle mie parti, azioni come queste si chiamano pesci in faccia!
Eppure, nessuno ha detto niente, nessuno ha manifestato un cincinin di “indignazione, nessuno ha dato sfoggio di cultura parlando di “mare nostrum” (che non è più “nostrum” da secoli!), di “quarta sponda” italiana: un silenzio assordante!!!
Ed allora, che vogliamo fare?!
Se avessimo la possibilità di avere governi (di qualsiasi colore) con gli attributi al posto giusto, potremmo anche sperare in un sussulto di dignità; ma, si sa, “il coraggio non ce lo si inventa” per cui, temo, che dovremo rassegnarci a recitare la nostra parte di emarginati internazionali, affidandoci al “buon cuore “ di coloro che possono, accontentandoci delle loro briciole; chissà perché ma mi è venuta in mente La piccola fiammiferaia!!!
Ciao a tutti,
Ettore.
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