giovedì 7 giugno 2012

L'Europa dimenticata

Rimango positivamente colpito dall’interesse suscitato da alcune tematiche molto attuali , di ordine più squisitamente politico che sociale, comparse sul nostro Blog e rappresentate con particolare vigore che denotano come esse siano oggi da ogni cittadino intimizzate per l’influenza che esercitano nel vivere quotidiano e rinvenibili, per ultimo, nei documenti “Moderazione o Ignavia”, “ Una Ferrari in garage” , “Maggioranza ed equilibrio”. Non solo, ma alcune riflessioni piuttosto incisive sul ruolo dei partiti e sul ruolo di una manifesta insipienza dei nostri politici a ben governare, sono state veicolate anche attraverso e-mail, addirittura con toni di accentuata esasperazione, peraltro non da tutti gli intervenuti condivisi.
 L’argomento principe ruota attorno alla possibile deriva politica che, in questo particolare momento storico maturato negli ultimi venti anni, si paventa possa sopraggiungere con l’affermarsi di movimenti partitici ritenuti (da chi? Basta un Grillo per non far affermare quei giovani che a me sono apparsi validi e anche autonomi nel pensiero?) demagogici e populisti, quali il movimento cinquestelle per un verso e la Lega nord, per altro verso, che si pone, addirittura, sudi un piano secessionista Allora ci si chiede tutti cosa fare: e la proposta, l’unica soluzione possibile, appare, a ben pensarci, quasi una panacea per la risoluzione di tutti i nostri mali e piuttosto semplice sotto il profilo ideativo.
In breve, se il problema reale risiede nella mancata attuazione di una Europa politico-istituzionale, perché non si prova a procedere nel senso, atteso che questa via, per quanto riguarda la nostra Italia, è stata aperta tanto tempo fa da De Gasperi e proseguita da Spinelli? E poi da tantissimi altri?
Quasi improvvisamente, ormai quasi tre lustri fa, vi è stata una decisa e fortissima accelerazione che ha condotto, guarda caso, alla sola Europa monetaria, che al tempo è stata da molti autorevoli personaggi ampiamente condivisa della quale, invece oggi, riconosciamo i contorni labili e confusi, se non altro perché ci ha incanalato velocemente in una corsa verso il baratro.
 In merito però, sorgono spontanei diversi interrogativi.
Non doveva, l’unione monetaria, preludere ad una forma di governo pan europeo? Ci siamo, invece, bloccati sull’Europa monetaria per accontentare chi? Oggi potremmo, forse, tentare un approccio analitico disvelatore: chi si oppone? I Governi, i Parlamenti, i cittadini.... ed, in particolare, i politici che vedrebbero fortemente ridimensionate le loro entrate e, soprattutto, con meno, molte meno possibilità di distrarre fonti di ricchezza a loro piacimento? Quale ostacolo si frappone? Non sono forse maturi i tempi per attivare un processo per una Confederazione di Stati? Non saremmo tutti più tranquilli? Almeno le generazioni a venire ... avrebbero un futuro. Perché nessun significativo personaggio politico ne parla?
Ma, in specie, chi ha soffiato su un tempo anticipatore velocizzando la formazione di una zona geografica monetaria, peraltro monca in quanto non idonea a “battere” moneta; mentre appresso si è bloccato il cammino per una Unione effettiva? Pensate, paghiamo anche un Parlamento Europeo ed un Governo europeo, senza poteri, istituiti per quali scopi? Si tratta, come dice un collega (uno di quelli”esasperati!) di malizioso opportunismo, di “paraculaggine”? Certo non ci si può esimere dal pensarci.
 Se le Nazioni sono state ritenute pronte ad unirsi monetariamente non lo erano ancor di più sotto il profilo politico istituzionale in presenza, sostanzialmente, delle stesse tradizioni culturali, storiche e religiose? Perché invertire il cammino che la Storia stessa ha tracciato sino ad allora se, financo, pur sulla carta, le Istituzioni esistono? Che senso ha? Si può oggi desumere che ciò sia stato voluto? E se si, da chi? Perché? Può valere il metodo, in tale contesto, del “cui prodest” per scoprire chi ha voluto e determinato tutto ciò?
Peraltro continua la sagra delle banche nazionali, cassaforti del liquido pronto e subito spendibile, a voler tener nascosto l’ammontare vero dei rispettivi debiti ricorrendo al sistema di aumentare i poteri discrezionali della categoria ed a governance che per legge debbono avere pronto in cassa solo il 2% dei depositi fatti dai cittadini. Sicché, se ognuno volesse disporre subito del proprio denaro, solo quelli che ritirano quel 2% rimarrebbero soddisfatti, gli altri resterebbero in eterna attesa.
Perché allora non applicare un metodo gestionale chiaro a tutti, investitori e depositanti? Sembra, con questi super tecnici, si voglia (quasi) giungere al credit crunch. Perché tutta questa opacità? Cosa c’è che la anima? Quali poteri nascosti la fomentano? Una famiglia se così facesse andrebbe diritta al fallimento, ma se più famiglie si uniscono, dividono i rischi. L’unione richiede però una regola comune, non più ognuno per proprio conto: non può esserci una famiglia che sciala e l’altra che gozzoviglia. L’unione richiede sacrificio attraverso rinunce sopportabili. Quali famiglie si oppongono? Quali governanti vogliono continuare a scialare sulla pelle del proprio popolo? Che forse questi governanti ritengono, al momento del pericolo, di poterlo evitare, scappando?
Se oggi l’Ecofin, questo supercomitato tecnico bancario europeo, favorisce con le sue decisioni Germania, Francia ed Inghilterra e penalizza l’Italia piena di piccole medie imprese che vivono sul credito bancario non mi si dica che Francia e Germania si oppongono coscientemente perché non possono non essere consapevoli, specie la Francia, che il pericolo non sono i Popoli europei ma i grandi ed arretrati Paesi asiatici (Cina in testa), africani e dell’America latina che, con le loro potenzialità economiche, sprigionano forze incontenibili senza una reale Unione. O qualcuno si è messo in testa che queste potenzialità si possono contrastare dominando l’intero potere economico finanziario? Ovvero, preoccupa la quantità dei debiti sovrani (ma quanti sono?) posseduti in maniera diversa dai Paesi europei? Perché la Germania si dovrebbe accollare i debiti nostri e degli altri Paesi della Comunità che si sono dimostrati nel tempo meno virtuosi se poi, sul piano politico-istituzionale si continua ad operare disuniti? I nostri politici hanno dimostrato una ben diversa caratura sotto il profilo della serietà e dell’onestà. Ovvero ancora, e forse siamo più nella verità, i potentati economici hanno individuato una speculativa strada maestra per arricchirsi a dismisura, accada quel che accada? Chi si è messo nella posizione di attendere la crisi sovrana, ossia in attesa del default nazionale? Da qui le grandi forme di criminalità politica, il controllo settoriale che frena l’espansione economica, le gravi sofferenze nazionali favorevoli soli a maliziosi opportunisti ( i paraculi), la grande corruzione e l’affermazione delle mafie italiane e straniere.
Solo l’Unione Europea, vero Stato, ci potrà salvare. 
Un abbraccio a Tutti,
Marcello.

8 commenti:

  1. Francesco Miredi7 giu 2012, 15:33:00

    Caro Marcello, nel blog avevo già espresso le mie perplessità sulla nascita della moneta europea prima ancora che si formasse una unità politica gestionale ma i tempi sarebbero stati troppo lunghi mentre incalzavano necessità improrogabili. Da una parte la Germania (colei che solo apparantemente avrebbe avuto meno interesse all'euro) aveva paura che la forte inflazione dei paesi mediterranei avrebbe agevolato la vendita dei prodotti di questi a scapito dei loro; dall'altra, in paesi come l'Italia, la Spagna e, in parte, la Francia, l'inflazione reale superava di quasi il 100% quella ufficiale. L'euro ha nascosto e risolto entrambi i problemi. Sul perchè i tempi non sono ancora maturi per una europa unitaria la risposta è molto semplice perchè la diversità etnica, caratteriale e idiomatica fra i vari Stati è troppo marcata e lo dimostrano i vari rating, spread e indici di rischio tra paese e paese. Del resto, quando ho incominciato a capire qualcosa di macro e micro economia, la prima domanda che mi ero posto era la seguente: perchè in Emilia, la cui terra è meno fertile (per alcuni prodotti) di quella pugliese, i consorzi e le cooperative agricole prosperano mentre in Puglia continua ad esistere la frammentazione? L'incidenza della deliquenza e le perverse associazioni tra politici corrotti e una parte della imprenditoria, così mirabilmente da te descritte, hanno la loro importanza ma alla base di tutto c'è l'assoluta diversità e diffidenza fra i popoli europei alimentate dalla mancanza di orgoglio comunitario per il quale, pur di difendere il proprio orticello, ci si mette nelle mani di pazzi scatenati. Ieri sera ho visto un documentario (rete 4) sull'ascesa di Hitler e mi è parso evidente che i tedeschi che lo avevano votato non pensavano alla grandezza dello Stato ma alla paura che la crisi e il socialismo avrebbe portato via le loro case.
    Un abbraccio
    Francesco

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  2. Marcello Carnevali8 giu 2012, 06:48:00

    Caro Francesco ci troviamo allora nelle stesse identiche condizioni in cui si è trovata la Repubblica di Weimar? Allora questa forma di Stato autenticamente liberale è, nella pratica, irraggiugibile? La Storia, quella con la A maiuscola, non insegna nulla? Siamo ancora nel "Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur", è possibile non dare, in questo nostro avanzato secolo tecnologico, voce al popolo europeo? O si ritiene che prima di dargli parola, debba, come nella Repubblica di Weimar, essere impaurito per determinare il futuro secondo il volere iniziale di pochissimi altri? Ieri nazisti ed oggi lobbies finanziarie di "pazzi scatenati" ( mafie finanziarie?)che si "giocarono" ieri e si "giocano" oggi i destini del mondo? Conosciamo l'altissimo prezzo pagato, ma quale sarà quello da pagare?

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  3. Francesco Miredi8 giu 2012, 07:37:00

    Caro Marcello la Repubblica di Weimar è la cronaca di un fallimento conseguito grazie alla scarsa legittimazione popolare mentre oggi sono le masse che decidono. Questo potere decisionale è però solo apparente perchè la volontà del popolo è facilmente manipolabile. Vale ancora il vecchio detto di Goethe "Merita la libertà soltanto colui che la conquista giorno per giorno" e le conquiste, si sa, richiedono sacrifici e fatica. Ci unisce a quel periodo la vessazione alle quali siamo sottoposti: allora era rappresentata da una cocente sconfitta e da inique condizioni di pace; oggi da pesante tassazione e scarso sviluppo. Le tue domande sono tante e fondate ma non ho alcuna risposta.
    Ti abbraccio
    Francesco

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  4. Caro Marcello, è vero, e doveva essere previsto prima. L'Euro da solo non può creare l'Europa e ciò che stiamo vedendo ne evidenzia gli anch'essi suoi prevedibili limiti. L'Europa Politica sarebbe oltremodo auspicabile, se non altro per impostare i necessari programmi economici in modo unitario. Ma ci sono problemi di non facile soluzione. Troppi Stati (siamo arrivati a 27 se ricordo bene) il numero dei quali pare essere stato incrementato più per demagogia che per effettive necessità. Stati poi con differenti tradizioni e legislazioni che traggono le loro origini dalla notte dei tempi ( si pensi al Regno unito con una forma di Stato tutta sui generis)..non sarà facile nè uniformare, nè unificare.. Per esperienza diretta, quando andavo a Bruxelles (una volta ogni due mesi) per preparare il Regolamento per la difesa dell'Euro dalle falsificazioni ricordo che la scappatoia "fatte salve le legislazioni dei singoli Stati membri" era l'unica attuabile in tutte le circostanze. E gli Stati membri all'epoca erano 15 ! ogno Stato mandava alle riunioni 2/3 rappresentanti. Si raggiungeva il numero di 30 / 40 persone che sommate a quelle della Presidenza,
    arrivavano a 45 / 50. Non era facile mettere d'accordo tutti in quelle lunghissime riunioni...figuriamoci ORA ! Che con 27 Stati si giungerà ad una novantina di persone per riunione, si intenda, anche in settori diversi, non sarà facile a giungere a conclusioni. Un' Europa politica..
    credo che sia ancora lontana. Troppo facile l' ottimismo iniziale e la voglia di bruciare le tappe che potrebbero aver provocato una difficile situazione di stallo, dalla quale non sarà facile uscire..i buoni propositi potrebbero non bastare più ed i risultati sin qui raggiunti (es. l'EURO) potrebbero portare a contraccolpi veramente deleteri. Mah, Speriamo bene! La situazione non è facile e l'ottimismo iniziale potrebbe rivelarsi una vera e propria "leggerezza". Ciao, un abbraccio. Carlo MORI

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  5. Marcello Carnevali9 giu 2012, 09:18:00

    Tutto vero. Sia quello che storicizza Francesco, sia le difficoltà enunciate da Carlino. E tante altre ancora. Ma qui il tempo non lascia scampo. La nave Europa ( lo dicono apertamente i mercati)con il suo variopinto ed articolato carico, dirigendosi verso lo scoglio o l'iceberg, sta per affondare. La crisi del 29 (l'impatto con quello scoglio o iceberg) ha condotto a Weimar e per risolvere i problemi si è ricorso ad una guerra mondiale. Sia l'iceberg e sia lo scoglio potevano essere evitati? Con una guida più accorta, con un Comandante più attento si poteva evitare la tragedia? Si affonderà nell'oceano o in prossimità della costa? A seconda dei casi il numero dei morti è completamente diverso. Sia nell'un che nell'altro caso non è tanto il carico umano che decide quanto la guida. Il carico umano, se impaurito, può solo, al momento del salvataggio, complicare le cose. Quanto siamo lontani dalla riva? Con l'Europa monetaria ci eravamo avvicinati, e di molto. Cosa ci ha allontanato? E perchè? Il Comandante si è forse distratto? Ha forse rubato le vettovaglie? Non rubato per mangiare, ma rubato tutto, proprio tutto, per interesse suo e della sua corte. Schettino ha forse pensato solo a se stesso? O troppo a se stesso? E così ha fatto la sua corte, dimenticandosi della navigazione? E al momento del bisogno non ha continuato con questa sua politica abbandonando la nave? Lo scoglio si è rivelato allora una fortuna che ha consentito di svelare l'incapacità, l'inettittudine, l'insipienza, il ladro matricolato invero la guida totalmente aprofessionale e totalmente corrotta? Come i mercati stanno stanando, uno ad uno, i mascalzoni (le banche? la crimalità organizzata? gli incapaci?... ) ancora in circolazione. Ma quanti sono? E chi vincerà? E molti stanno abbandonando la nave o la stanno affidando ad altri. Chi li costrigerà a salire a bordo? O c'è altra soluzione? A me piace pensare di scorgere in lontananza una bella e maestosa nave che si sta avvicinando e che raccolga tutti i passeggeri, lasciando al suo destino l'equipaggio che ha abbandonato la nave. E questa nave è l'Europa. E' inverosimile? Come dice Francesco, dipende da noi. da tutti noi. Non siamo più ai tempi di Weimar siamo nei tempi della globalizzazione. Pur ancora all'inizio. Non siamo ancora coscienti delle nostre possibilità. Qual'è sato il nostro errore? Abbiamo scelto i Comandanti sbagliati.

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  6. Ragazzi,
    l'argomento è di quelli che fanno rizzare i capelli in testa, anche a quelli che, come me, dei capelli, hanno solo un vago ricordo!
    Tu, Marcelllo, continui ad insistere sulla Repubblica di Weimar come termine di paragone per l'attuale crisi europea; io non condivido completamente questo parallelismo, in quanto Weimar fu l'effetto di un insieme di concause drammatiche che interessarono la Germania, in diabolica e devastante coincidenza: la grave sconfitta bellica; il conseguente sfascio dello Stato; la nascita di opposti estremismi (tutti violenti)che volevano imporre la loro "ricetta"; la grande crisi economica del '29.
    Ma, a differenza di quella attuale, era comunque una questione interna di UNO Stato, di UN solo Paese e la soluzione che venne scelta, ancorché democraticamente, non si rivelò certo la migliore!
    A parte la "soluzione", cosa significa? significa che è molto più facile risolvere un problema quando questo problena interessa una sola Entità statuale, un solo popolo, per di più operoso, compatto, omogeneo per lingua, storia e tradizioni.
    Ora, invece, ci troviamo difronte ad una situazione che è la risultante di un processo storico, forse imprudentemente affrettato, con conseguente condanna ad una ingovernabilità permanente, di cui il fatto raccontato da Carlino è solo uno dei esempi.
    Il riferimento del fattaccio di Sagunto, caro il mio Marcello, è azzeccatissimo e calza a pennello ad una situazione in cui c'è una pletora di galli a cantare con il risultato...che non si fa mai giorno!
    Badate bene, io non sono affato contrario ad un'Europa "unita", anzi; solo che penso che la Storia sia il maggior ostacolo a questo auspicabile processo, specie quando lo stesso lo si vuole realizzare troppo in fretta.
    I sogni unitari dei Padri fondatori, si sono concretati al meglio finché si è trattato di commerci, di turismo, di libera circolazione (con qualche inghippo, però) con riferimento ad un numero contenuto di Paesi che avevano in comune una minima base culturale ed economica.
    Poi ci si è voluti "allargare", non so se per far piacere a chi chiedeva di entrare o a chi ne avrebbe approfittato per arricchire la sua bilancia commerciale; si è voluto mettere insieme ingredienti che, per loro stessa natura, erano destinati a produrre pietanze impossibili; si è voluto quasi contraddire la saggezza di Goethe, ricordata da Francesco.
    Poi, ancora, ci si è voluti dotare di una "moneta unica", vincolata a "patti" stipulati tra ricchi e morti de fame, con il risultato che entrambi lo sono diventati di più; una moneta che si basa sulle parole di quei patti ma che non ha nessuno dicesi nessuno che la garantisca, che le copra le spalle, che la sostenga nei momenti di crisi.
    E ritorniamo al punto di partenza: quando per millenni ci si è scannati per le ragioni più varie, qualsiasi tentativo di "scurdasse 'o passato" nel giro di nemmeno una generazione appare quanto meno velleitario.
    Guardate il tentativo di avere una "politica estera" comune o una "difesa" comune, o vi siete dimenticati dell'esistenza dell'UEO, perfetta scatola vuota, contenitore di aria (internazionale) fritta, porto sicuro per qualche VAP?!
    Non si tratta quindi, caro Marcello, di "Comandanti" più o meno idonei, considerato che qualunque di essi stessi è l'espressione del SUO Paese, al quale dovrà esmpre comunque rendere conto, cioé: i piedi sono ancorati in una realtà che non è "comune" e, se anche si volesse prendere decisioni comuni, sempre a quella realtà si dovrebbe rendere conto.
    Un abbraccio,
    Ettore.

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  7. Marcello Carnevali10 giu 2012, 09:48:00

    Ettore sei sempre puntuale nelle tue analisi riassuntive. Io, però, mi adeguo al ragionamento di Francesco ( e lo condivido) solo storicamente. Oggi, oltre alla crisi che appare più incisiva e duratura di quella del '29, abbiamo la globalizzazione, il nostro mondo super tecnologico. Che cambia tutto. Siamo appena ai primordi. E già, tutto il mondo (anche il Vaticano vacilla; l'articolo di Carletto non è casuale) è in subbuglio, chi con le guerre tradizionali, chi con le guerre di altro tipo (se ne può discutere), come, ad esempio, quelle di natura economico-sociale. Quali le più importanti? Quali le decisive? E, in parallelo, con la storia, i popoli hanno più o meno voce in capitolo? O sono solo gli Alessandri, I Cesari, i Napoleoni a decidere? La cultura conserverà il suo ruolo di apripista o varrà solo il più stretto pragmatismo? Le differenze fra i popoli europei, come sottolineato da Carlino, sono prese a pretesto e si scioglieranno quale neve al sole di fronte alle contingenti necessità o saranno uno zoccolo durissimo, di vantaggio solo ai Giganti di questo tempo, quali la Cina, l'India, la stessa Russia, l'America .. e, di vantaggio, insisto, ai grandi gruppi criminali ben strutturati. La Regola è necessaria per tutti ovvero ha una funzione positiva anche la sua trasgressione? L'economia finanziaria opaca, quella selvaggia, senza regole, prevarrà su quella sana e la divorerà? Homo homini lupus, insomma, ... o andiamo oltre? . A te, a voi l'ardua ... sentenza.

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  8. Caro Marcello,
    sei uno tsunami di problemi, per di più tutti importanti. tutti coerenti, tutti terrificanti!
    E' vero che la "globalizzazione" (in tutti i suoi risvolti, ivi compresi quelli super tecnologici) è il nuovo terreno su cui si combatte questa "drole de guerre", senza armi e senza volti; ma è altrettanto vero che la globalizzazione la si dovrebbe aggredire, invece di stare lì ad aspettare che colpisca con tutta la sua devastante potenza.
    Ed è in questo contesto che ci vorrebbero gli Alessandri, i Cesari, i Carli Magni (ce li aggiungo io), i Napoleoni che tu evochi; ammesso e non concesso che ne esistano, non dimentichiamoci che quei Grandi hanno fatto quello che hanno fatto per l'interesse di un'Entità ben definita (la Macedonia/Grecia, Roma, il Sacro Romano Impero, la Francia) e non per una sovrannazionale, come potrebbe e dovrebbe essere l'Europa del XXI secolo.
    Un'Europa che -e non potrebbe essere altrimenti- è schiava del suo passato: un passato che, prima di essere emendato, postulerà un lavoro capillare, secolare di un "lavagio del cervello" concordato tra i vari Paesi: utopia?!
    Ora come ora e secondo me "grazie" a quel passato, l'Europa sembra stia vivendo in un torpore a forti tinte masochistiche che non promette niente di buono, almeno per i Paesi più deboli e fragili; non vorrei che ci si adagiasse in questo torpore, accettando il rischio di una spaccatura socio-economica continentale insanabile.
    Per gli altri interrogativi, sarà il caso che, per ognuno, tu ci scriva su un bel pezzo!
    Un abbraccio,
    Ettore.

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