sabato 12 gennaio 2013

Dilemmi


Il nostro Blog ha subito una insperata e positiva impennata, grazie a  dotte disquisizioni che spaziano, libere, nello sterminato ed imperscrutabile universo della gnosi.

Io non sono a quei livelli, non ho mai pascolato in praterie dove è necessario essere dotati di abbondanti scorte di speculazione etica per poter sopravvivere.
Forse stimolato da tanto, mi ha punto vaghezza  abbandonare la mente ad alcune riflessioni che, però ed in virtù della suddetta mancanza di solide basi, non do in pasto al pubblico ma le sottopongo all'attenzione ed alla comprensione di Voi: i miei Amici più cari.

L'oggetto speculativo è il Piacere, quello con la maiuscola, tanto per capirci.

Di tutte le definizioni filosofiche classiche, quella dei Cirenaici mi è sembrata la più confacente a me; secondo Costoro, il Piacere è un obiettivo dinamico e tale da spingere l'uomo ad una sua continua ricerca in ogni aspetto/circostanza della sua esistenza.

Rimanendo sempre nel classico, scopriamo che il Dolore -unica e vera antitesi del  Piacere- è simbiontico con il Male ma si può sempre cercare di eliminarlo , perseguendo la tranquillità e la  serenità.

Forte di tali certezze, mi sono messo a fare l'inventario degli strumenti che potrebbero essere forieri di Piacere e, per eliminazione, del rigetto del Dolore.

Scartati, ahimé,  quelli che l'anagrafe oramai ci preclude, mi sono scorsi davanti dei surrogati che, tuttavia, possono far toccare livelli, se non proprio di sublimazione, almeno di moderata soddisfazione, che poi è la sola che ci è consentita.

Tra essi, un posto rilevante assume (almeno per me) il "piacere della tavola", favorito anche dall'alta maestria di Ester, instancabile propugnatrice di sfiziosi manicaretti.

In questo empireo mangereccio, la maglia rosa la indossa da sempre la "pasta",  ineguagliabile inno alla pace dei sensi, almeno quello del gusto, nonché ambasciatrice dell’italianità nel mondo.

Non credo che si possano fare graduatorie tra le infinite tipologie di pasta, anche se, per me, il "bucatino" non ha rivali, non fosse altro perché, sapientemente miscelato con  pecorino e amatriciana (altri due campioni senza tempo), provoca impetuosi orgasmi gustativi.

Atteso, quindi, che il bucatino può essere definito il "monarca", si potrebbe dedurre che è il più prezioso, che abbisogna di maggiori attenzioni, che è di difficile lavorazione, che è.....

Ma se tutto questo è vero, mi spiegate perché ha il "tempo di cottura" più basso di tutti!!!

Un altro piacere (almeno per me) è quello di fumarmi una sigaretta mentre guido e solo se sono l'unico  in macchina; sapete, mi dà una certa voluttà, mi rilassa, anche se ho sempre rifuggito dal malvezzo di guidare con il gomito fuori dal finestrino, come è, invece, costume dei “trucidi” delle mie parti.

Il guaio è che bisogna buttare la cenere e, soprattutto, smorzare la sigaretta in un qualcosa adibito alla bisogna; ci sarebbe sempre la possibilità di viaggiare con il finestrino aperto ma questo impedirebbe di fumare quando piove e riempirebbe la macchina di cenere respinta dal vento  "di crociera". 

Orbene e dato che Vi ho invitati a farlo, mi spiegate perché la posizione reciproca tra la leva del cambio ed il portacenere è tale che lo si può utilizzare -senza dover abbassare pericolosamente lo sguardo per centrarlo- solo quando si è in “quinta”?!

Grazie con abbraccio,

Ettore.

 

 

4 commenti:

  1. raffaele laghezza12 gen 2013, 18:42:00

    Carissimo Ettore,quanta poesia ho trovato nel tuo erudito scritto sul piacere del Bucatino, che si contrappone al dispiacere di doverne, per evitare l'obesità,mangiarne con moderazione. L'istinto animalesco mi porterebbe a scofanarmene una pentola ma,purtroppo, lo sguardo severo di mia moglie me lo impedisce. Mi consolo guardando la foto che hai inserito e che ritengo più artistica di un quadro del Caravaggio. Ritengo che tale morbosa passione verso tale piatto sia ancora conseguenza diretta di mamma Accademia ove la pasta non era il piatto migliore. Io per renderela mangiabile la condivo con il quadratino di burro della colazione che nascondevo in un incavo della gamba del tavolo. Bei ricordi comunque caro Ettore. In un tuo prossimo scritto ti prego parlaci anche dell'abbacchio alla scotta dito. Con affetto di abbraccio Raffaele

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  2. Colgo l’insperata occasione che mi propone la dotta dissertazione di Ettore e mi accingo a scrutare nel profondo dell’animo per associare al primo degli elementi (descritto quale generoso dispensatore di "Piacere”) una connotazione legata alla tavolozza politica.
    A mio modesto parere, indipendentemente dal formato, ma, facendo esclusivo riferimento al colore sugo, si possono concretamente individuare tre correnti di pensiero che partono dal sugo al “NERO” di seppia , passano per la matriciana “ GRICIA” ed esplodono nel “ ROSSO “ di varie tonalità che si ritrova dalla amatriciana tradizionale alla sorrentina alla arrabbiata e così via.
    Sono evidenti per il primo ed il terzo dei due piatti i riferimenti storici e quelli attuali . Per la “ GRICIA “ , oltre un approfondito esame filologico , propenderei per collocarla sulla tavola del banchetto che sara’ probabilmente seguito alla disces…. scusate ….. salita in politica del Presidente Monti . Il colore si addice oltre che alla indeterminatezza degli alleati anche all’espressione del volto del Presidente.
    Il formato delle varie paste non assume una ben definita connotazione . Gli spaghetti ,ad esempio , se buttati nella pentola in “fasci” possono essere utilmente conditi col “NERO” di seppia. Se , invece, sono buttati in pentola confusamente , senza distinzioni di “classe” e “accomunati” da un unico destino , saranno inevitabilmente conditi con il pomodoro “ROSSO”.
    Fanno storia a se , una eccezione che conferma la regola , le “ORECCHIETTE” che , per loro natura , a volte possono essere condite con sughi di colore indefinito che presenta spunti di ambiguità come , ad esempio, il verde.
    Per quanto riguarda il fumo il solo citarlo smuove le corde del mio vecchio e stanco cuore facendole vibrare al ricordo di una onesta e virile fumata dopo il caffé che, inevitabilmente, segue un buon pranzo in cui certamente avrà fatto la sua figura un buon piatto di pasta ! Purtroppo la ultra decennale astensione non attenua ancora in me il desiderio cocente che reprimo a fatica e con quel grande “dolore” antitetico al “piacere” che e’ l’oggetto della nostra discussione.
    Nella speranza di aver raggiunto con le mie parole gli altissimi livelli del pensiero dall’ottimo Ettore, saluto tutti con l’affetto di sempre.
    Giovanni

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  3. Caro Giovanni, dall'alto della tua simpatica rappresentazione "cromatica"
    del dolce piacere del gustoidegnamente mi propongo per una campagna anti-fumo, che non mi ha mai visto tra i suoi adepti "gnosici", poichè goder di un proprio danno non credo sia furbo: mi astengo, però, dal non accettare...la purezza di un piacere a mesconosciuto.
    Per il piacere della tavola invece son un assertore della superiorità dei secondi sui primi: volete mettere un coniglio al forno rispetto alla volgare pasta ??!! La delizia sulle papille gustative danza leggera e accattivante, offrendo l'estasi del sapore raffinato al confronto del "rozzo" piacere spaghettaro!
    Ettore, non volermene, ma la velocitàdi cottura della pasta è pari alla superficialitàdel sapore prodotto: prendendo una epsilon piccola a piacere, e dandole il vaòore dieci, il conoglio assurge al massimo livello, mentre la pasta no supera la soglia del sette più!

    BUON PRANZO.
    MARKO



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