sabato 30 novembre 2013

.....ancora sul Calcio


Avevo già espresso il mio parere sull’opportunità o meno di continuare a considerare uno sport il Calcio ma le recenti notizie dalla Polonia mi spingono a tornare sull’argomento.

Veramente ne avevo già avuto voglia in occasione della scandalosa vicenda della Nocerina ma poi avevo pensato di non insistere.

I  “fatti” o meglio i fattacci di Varsavia hanno, ancora una volta, mostrato l’aspetto peggiore di uno sport –cui viene universalmente riconosciuta una quasi “supremazia” planetaria- su cui –come su altro- non ci si può esimere da fare alcune considerazioni

Dopo aver rinnovato tutta la mia esecrazione per le violenze che accompagnano ormai tutte le partite, sia dentro che fuori degli stadi; dopo aver ripetuto che questa attività è diseducativa e ridicola per i comportamenti dei giocatori  in campo e fuori; dopo aver ribadito che i compensi e gli introiti delle squadre sono scandalosi e che dovrebbero essere tassati al 75% come in Francia, devo esprimere tutto il mio apprezzamento per le forze di Polizia della Polonia che, in un colpo solo, hanno arrestato oltre 100 scalmanati, impedendogli anche di vedere la partita.

Sono proprio contento ma mi chiedo (e chiedo a chi ne sa più di me in fatto di ordine pubblico) : come è possibile che da noi, anche in occasione degli scontri più violenti, in presenza di feriti e devastazioni, al massimo vengono fermati pochissimi individui, subito dopo rilasciati dalla Magistratura ?

Siamo abituati a vedere le nostre forze di polizia schierate per ricevere insulti di ogni genere, lanci di oggetti di ogni tipo e rimanere impassibili mentre il comune senso di giustizia vorrebbe una energica reazione.

Ricordo che anni fa a Roma i “tifosi” assalirono una caserma della PS a Via Guido Reni e le autorità apprezzarono vivamente che non vi fosse stata alcuna reazione ….. come se fosse stato il comportamento più eroico possibile !

Qualcuno mi dirà che anche all’estero gruppi di “tifosi” sono violenti; è vero però la violenza vengono a praticarla prevalentemente in Italia, perché al loro Paese non si permettono di farlo altrimenti sono convinto che avrebbero lo stesso trattamento della Polonia.

Allora, quali sono i motivi di questa eccessiva permissività che rilevo? E’ colpa delle leggi oppure chi ha il compito di garantire la sicurezza preferisce lasciare correre, anche perché, in caso di arresti massicci, non saprebbe dove portare i fermati e soprattutto, in attesa di un giudice disposto a convalidare i provvedimenti restrittivi, avrebbe  pure l’onere della custodia ?  

E’ del tutto ovvio che queste considerazioni sono da trasferire in blocco anche a tutte le “manifestazioni di protesta” che frequentemente sfociano in guerriglia e, guarda caso, i protagonisti sono, a volte, gli stessi .

Saluti dal freddo,

Giovanni

3 commenti:

  1. La situazione è ben definita. Le forze dell'ordine hanno precise disposizioni di non reagire a nessuna provocazione e comunque prima di farlo ci penserebbero mille volte ben sapendo che tanto nessun magistrato condannerà quei "gentiluomini" politicamente protetti che si muovono con al seguito stuoli di avvocati pronti subito a trovare appigli legislativi.
    Questa sera ho visto un servizio al TG1, dove il padre di uno dei fermati lamentava il trattamento subito dal figlio da parte della polizia polacca e successivamente venuta sottolineato che ai tifosi polacchi rei di comportamenti simili a Roma era stato riservato un trattamento ben diverso.
    Continuiamo così. d'altra parte a Carlo Giuliani hanno intitolato un'aula del nostro parlamento e sua madre è stata eletta deputato o senatore.

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  2. Caro Giovanni,
    quello che tu dici è sacrosanta verità ma non credo che si tratti di un fenomeno riconducibile al solo mondo del Calcio.
    Dice bene Carlo Maria: è un tarlo che, oramai, ha attaccato e divorato lo tessuto connettivo stesso della cosiddetta "società italiana".
    Ed io (anche se qualcuno potrebbe dire che sono ripetitivo) questo malcostume lo ascrivo tra i tanti nefasti che abbiamo ereditato da quel periodo infausto che va sotto il nome di 68.
    Una stagione che, con complicità a tutti i livelli, ha profondamente inciso i pilastri della nostra società; e tu mi insegni che, quando si riducono pesantemente le capacità di sostegno che sono proprie di quel pilastro, tutto ciò che avrebbe dovuto sorreggere, prima si incrina e poi si sbriciola.
    Non meravigliamoci, quindi, se le leggi che scrivono politici compiacenti siano troppo permissive; né se magistrati indulgenti le applicano in un certo modo; se -e lo ripeto- il termine "dovere" è stato cancellato da ogni vocabolario.....tutti figli di quella stagione sono!
    Non te la prendere con il Calcio, dunque, che -come ogni altro evento sportivo o pseudo tale- rappresenta o dovrebbe rappresentare un inno alla vigoria fisica ed alla lealtà; purtroppo, chi lo pratica e chi lo segue hanno i germi di quella sciagura storica, trasmessagli geneticamente da chi li ha concepiti.
    Anzi, ti dirò di più: il Calcio, tutto sommato, è l'aspetto più appariscente ma, alla fin fine, è circoscritto ad un mondo di scarso impatto sociale; pensa a tutto l'altro schifo ed avrai la dimensione esatta della tragedia che sta vivendo la nostra povera Italia.
    Un abbraccio,
    Ettore.

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  3. Francesco Miredi2 dic 2013, 17:42:00

    Non voglio difendere il 68 perchè, come voi, stavo dall'altra parte della barricata ma ciò che aveva dato impulso a quei moti (poi degenerati) era stata la ribellione contro un certo modo di imporre autorità e principi classistici non proprio equilibrati. Qui si parla, giustamente, di delinquenti che si vestono da tifosi e non credo che si discostino molto dai delinquenti dipendenti pubblici oggetto delle retate di questi giornin per corruzione, appropriazione e malversazione. Credo che sia facile accusare una pseudo legislazione permissiva o una magistratura da qualcuno considerata di parte o l'avvocato che fa troppo bene il proprio mestiere o un moto idealistico di 50 anni che oggi è stato rinnegato dalla generazione che lo aveva cavalcato mentre è meno facile ammettere che il marcio è nella mente di buona parte del popolo. Un abbraccio
    Francesco

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