Non
credo ci voglia un grande acume politico per scoprire che l’Italia, almeno da una
ventina di anni a questa parte, ha
imboccato una pericolosa e devastante deriva etico-morale che non risparmia nessuna
della sue componenti essenziali: lo Stato, la società, la famiglia.
Siccome
sono, da sempre, convinto sostenitore che lo Stato debba essere l’attore ed il
garante principale ed unico di un corretto ed armonico sviluppo laico della
Società, sono andato in giro a spulciare qualche cosa di “pesante” che desse
dignità –filosofica, storica, religiosa- a questo mio convincimento.Così, mi sono imbattuto in questa citazione di S. Agostino che mi sembra non risenta affatto dell’oltre millennio e mezzo di età: “Se non è rispettata la Giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri? Perché anche le bande dei briganti che cosa sono se non dei piccoli Stati”.
Certo, quanto a “pesantezza”, questa citazione non ha niente da invidiare a nessun’altra, anche perché stabilisce, senza se e senza ma, come la costruzione e lo sviluppo equilibrato di una Società –e, quindi, di uno Stato- per forza di cose debbano ispirarsi ed essere guidati da una elevata, consapevole, costante applicazione della “Giustizia”.
Attenzione, però; il termine “giustizia” non deve essere limitato al ristretto (anche se fondamentale) ambito giurisdizionale, bensì deve essere allargato all’accezione di “principio morale, virtù, consistente nel dare a ciascuno il dovuto”, e quindi traslato su un piano etico a valenza universale.
Hegel, al riguardo, specula sul fatto che è vero che la Giustizia si attua astrattamente nell’individuo (e nei suoi rapporti con gli altri individui) ma solo nello Stato si afferma in forma concreta ed universale; secondo Hegel, quindi, la Giustizia non implica solo eguaglianza ma, e soprattutto, costituisce il motore, il mastice per una armoniosa unitarietà di singoli in un tutto: cioè lo Stato.
Orbene, se uno Stato neglige, offende, disattende la realizzazione di questo principio etico ed universale, non vi è dubbio che i cittadini di quello Stato saranno condannati ad una progressiva, inarrestabile atrofizzazione di ogni Valore, fino ad essere inclini a rifugiarsi in stereotipi negativi che ne devieranno il corretto ed armonioso sviluppo, in rapporto a quello dei cittadini di altri Stati, con Esso concorrenti.
Ho fatto questa lunga premessa senza nessuna velleità pseudo-culturale, bensì per vedere se la nostra povera Italia è composta, è governata o meno da “briganti” (sinonimo di fuorilegge); e lo farò ponendomi, ponenedoVi delle domande che discendono dalla semplice constatazione della realtà.
Si può considerare “giusto” uno Stato che, al suo interno, ne ha un altro che si regge e prospera sul malaffare, sulla sopraffazione, sull’assassinio? Un anti-Stato efficiente e spietato che si è impadronito dei Suoi gangli vitali e che ne governa, sfruttandolo, stuprandolo, umiliandolo, gran parte del territorio.
Si può considerare “giusto” uno Stato che sembra aver abdicato all’uso della “violenza legittima” a favore della criminalità o del primo gruppuscolo che è “contro” qualcosa?
Si può considerare “giusto” uno Stato che è percepito dai suoi cittadini come “nemico” e, come tale, meritevole di essere fregato ad ogni livello, attraverso la corruzione, l’evasione fiscale, le piccole e grandi furberie?
Si può considerare “giusto” uno Stato che viene inteso solo come elargitore di salari, pensioni, provvidenze di vario genere, piuttosto che come, ed anche, unico legittimato a chiedere il rispetto delle leggi o il pagamento delle imposte?
Si può considerare “giusto” uno Stato la cui classe dirigente, annovera –e li protegge pure- personaggi in odore non proprio di santità?
Si può considerare “giusto” uno Stato in cui la legge c'è ma non si applica?
Si può considerare “giusto” uno Stato che ha affidato i suoi destini ad arruffapopolo senza scrupoli, senza cultura, senza nessuna base ideale, senza nessun rispetto delle regole, salvo quelle che inducono un interesse personale? Cioè: ognuno per sé senza vergogna!
Si può considerare “giusto” uno Stato in cui i Partiti si sono ridotti ad essere o proprietà di un “santone” o ad essere soffocati dal personalismo di decine di piccoli leader, capaci di dilaniarsi su tutto?
Si può considerare “giusto” uno Stato in cui le rappresentanze sindacali, colluse e sterili, sono ancora ancorate ad un passato ideologico, da tempo sepolto e dal mondo reietto?
Si può considerare “giusto” uno Stato in cui i problemi giudiziari –e non solo- del leader di una delle principali forze politiche ne condizionano il corretto funzionamento ed alimentano anche l’idea di una certa elasticità delle leggi?
Si può considerare “giusto” uno Stato in cui esistono solo diritti?
So può considerare ”giusto” uno Stato in cui, per qualsiasi cosa che si voglia fare, c’è sempre qualcuno che si oppone, che protesta, che scende in piazza?
Si può considerare “giusto” uno Stato dove persino lo svolgimento delle partite di Calcio è deciso da dei delinquenti?
Non so se ce ne sono ancora. Io sono nauseato.
Se Voi ne avete qualcuno aggiungetelo e….amareggiamoci ancora di più!
Un abbraccio,
Ettore.
Caro Ettore, le tue domande retoriche hanno una unica ed ovvia risposta. Ed i tuoi sentimenti sono quelli dei giusti contrapposti al comportamento dello Stato e dei suoi pessimi governanti.Non vorrei essere monotono ma continuo a chiedere a tutti ed a me stesso : possiamo fare qualcosa di concreto "per il.bene della Patria" o dobbiamo solo amareggiarci? Un abbraccio.Giovanni
RispondiEliminaDomenica mattina, mentre ero in auto, ho sentito un ascoltatore che poneva al conduttore la seguente domanda: "secondo te è possibile cambiare questo stato di cose democraticamente?" (la trasmissione era RTL 102.5 e io ho pensato che quella stessa domanda avrebbe potuto essere posta dall'amico Giovanni). Il conduttore ha tentennato un po' prima di rispondere ma poi ha chiarito il suo punto di vista in un modo che ho condiviso. I politici che ci governano sono sempre stati scelti, direttamente od indirettamente, dalla volontà espressa liberamente dal popolo (anche attraverso il non voto) e se analizzassimo il comportamento di ogni singolo cittadino troveremmo, nella gran parte dei casi, condotte contrarie alle regole, furberie, perseguimento di interessi propri a scapito della comunità etc.etc.. Ciò non significa che dobbiamo solo amareggiarci ma, a mio avviso, l'unica cosa concreta che possiamo fare è ponderare il nostro voto e fare in modo che il rispetto delle regole e delle Istituzioni diventi un modo di vivere nostro e di coloro che dal nostro esempio possano essere influenzati. Un abbraccione a tutti e un saluto particolare agli amici Sardi. Francesco
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