sabato 23 novembre 2013

Il cuore non ha età


Nonostante sia ormai "vecchietto" e disabituato alle grandi fatiche (ammesso che mai tale "cattiva" abitudine mi abbia posseduto!), non ho potuto fare a meno di rispondere affermativamente ad una richiesta di recarmi in Gallura per "dare una mano" a chi non ha avuto la mia fortuna. Ho preparato il mio zaino, mi sono vestito adeguatamente e ... via. Ho aderito senza  razionalità (forse molti giovani hanno più capacità di me e sicuramente hanno più forza, mi dicevo), ma, d'istinto: pensando  che potessi essere utile, sono andato.
Già dalla partenza sono stato "aggregato" ai vigili del Fuoco di Sassari (o meglio ad una loro squadra).

Giunti all'estrema periferia di Olbia, le immagini che si sono presentate ai miei occhi sono state terrificanti: strade con voragini di decine di metri, vie trasformate in fiumi in piena, campagne circostanti trasformate in laghi profondi alcuni metri con decine di carcasse di bovini e ovini che galleggiavano inerti, uomini e donne che, come formiche, entravano e uscivano  con secchi e quant'altro pieni di fango e acqua dalle loro case ormai semi distrutte e inabitabili (almeno al piano terra). Ho assistito alla preziosa professionalità dei "pompieri" che in pochissimo tempo hanno aiutato a svuotare le cantine, "bonificare" piani terra e ammezzati, radunato gli abitanti e organizzato il loro trasferimento in un hotel (che però è avvenuto a tarda serata perché non si sapeva bene dove portarli). Intanto un camion civile, spuntato dal nulla, distribuiva a quelle famiglie, cibo e coperte: la magia della solidarietà! (ho poi scoperto che erano dei volontari di Ozieri, una cittadina a circa 50 km., che preservata dalla bomba d'acqua aveva pensato di correre in aiuto ad altri Sardi in difficoltà).

Subito dopo (un paio d'ore prima del buio, intorno alle 15.30) i vigili del fuoco sono stati chiamati ad intervenire in una frazione di Olbia (credo Monte Telti) che era quasi del tutto isolata; infatti era accessibile solo da una strada  non asfaltata che, forse, era ancora transitabile. I vigili insistevano nel dirmi che era troppo pericoloso portarmi con loro; ma io, nonostante avessi paura, insistevo, da buon masochista, per andare con loro. L'ho spuntata e con i loro mezzi, seguiti da una piccola colonna di camion carichi di coperte, bombole e cibo di prima necessità, siamo partiti. Per fortuna la strada non presentava seri pericoli e siamo arrivati in pochissimo tempo. di nuovo uno spettacolo impressionante: la furia dell'acqua aveva devastato le case, ucciso il bestiame, sepolto le campagne, buttato a valle le vetture e i trattori, squartato alcune strade di quella frazione costituita da una decina di abitazioni e una quarantina di abitanti.
Naturalmente non c'era luce e c'era un freddo incredibile. Nessuno degli abitanti voleva muoversi dalla propria casa, nonostante tutti i nostri solleciti (e anche minacce di portarli via a forza!). Abbiamo distribuito tutto quello che avevamo, ripulito alla meno peggio le cantine e il piano basso delle loro abitazioni e constatato che tutto sommato il primo piano era ancora abitabile. Solo una famiglia possedeva una casetta fatta solo del piano terra, peraltro reso inabitabile. Marito, moglie e tre bambini in scala dai 5 agli 8 anni: avevano perso la casa, il bestiame (una cinquantina di pecore), e l'appezzamento di terra coltivato prevalentemente ad orto. L'uomo e la moglie, il cui motto pareva solo essere "dignità e dignità" si schernivano e non volevano muoversi da li. Forse avrei dovuto fare il mestiere di mediatore/imbonitore o di parroco, infatti li ho storditi con le chiacchiere; pian piano li ho convinti (per loro stessi, per i bambini) a trasformare il loro motto in "pane e dignità" poi, visto che li non c'era più pane, ad accettare con dignità il nostro aiuto.

Li ho portati a Sassari; hanno dormito a casa mia. Ieri notte poi è stata una processione di parenti e amici, con vestiti , giocattoli ed altro.
Stamattina mi ha telefonato zio Luigi Ledda (87 anni), uno dei miei nonnetti, che tutti chiamano "telegiornale" (perché segue tutte le notizie in TV e sui giornali e poi fa la conferenza stampa agli altri). Essendo, tra l'altro, Capo della Commissione "Cenone di Natale e Capodanno", mi ha "ordinato" di prendere i risparmi delle Feste Natalizie per darli a chi ne ha più bisogno e mi ha segnalato un caso che poi vi dirò.

«Tanto noi non abbiamo più i denti - mi ha detto - e possiamo anche mangiare una minestra di brodo!»
Stamattina ho “saccheggiato" davvero i risparmi destinati a loro, per dare una quota di sopravvivenza a questa famiglia di miei nuovi amici.

Stamattina ho accompagnato la famigliola a San Teodoro, dove mia nipote ha messo a disposizione una casa che lei utilizza solo in estate. Non appena ci daranno il via (le strade sono ormai tornate quasi tutte agibili), un mio amico con la sua impresa edile rimetterà a nuovo la casetta di Pasquale e Rosa; successivamente, un altro mio amico sostituirà la mobilia (resa marcia dall'acqua e dal fango) sperando che nel frattempo la macchina degli aiuti ufficiali si metta in moto e arrivi a destinazione, non solo per loro ma per tutti.
Lo stesso lavoro questi miei amici (impresario e mobiliere) lo faranno a favore della famiglia di Fabrizio Pinna, un ragazzino di 15 anni che zio Luigi ("Telegiornale") mi ha segnalato. Anche Fabrizio, che vive ad Olbia, ha avuto la casa distrutta, ma non solo.

Circa otto anni fa è stato colpito da una rarissima malattia, a tutt'oggi ancora di natura ignota.
Prima era un bambino come tutti gli altri, con un sogno: giocare a calcio e magari un giorno far parte della sua squadra del cuore : La Juventus, ma purtroppo questa malattia gli impedisce di coordinare i movimenti. Fabrizio ha avuto tappe dello sviluppo normali sino all'età di 6 anni, dopo di che ha cominciato a soffrire di perdita di equilibrio, e a seguito di RMN (Risonanza Magnetica Nucleare) si è evidenziata una atrofia cerebellare, e diagnosticata una atassia di natura ignota. Dopo anni di sofferenza e di frustrazione finalmente la luce in fondo al tunnel, la possibilità di cura.

A Febbraio, Fabrizio dovrebbe recarsi negli Stati Uniti d’America -Maryland - dove è situato l’unico centro al mondo specializzato in malattie rare: il NIH, National Human Genoma Research Institute, di Bethesda. A tutt'oggi sono stati raccolti 84.000 Euro dei 120.000 necessari per il viaggio, il soggiorno, il ricovero e le cure complete.
Domani mattina mi recherò ad Olbia con l'impresario ed il mobiliere per un sopralluogo e porterò alla mamma di Fabrizio il contributo dei nostri nonnetti.

So di aver portato solo una goccia dall'oceano, so che non ho fatto niente di eroico, ma so anche che stasera mi sento meglio, sento il cuore colmo di pace e di buoni sentimenti.
Un abbraccio,

Pierfranco

 

 

 

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