martedì 4 febbraio 2014

Il lato oscuro del narcisismo


Il recente, inverecondo, triviale attacco delle orde grilline al Presidente della Camera dei Deputati (e ad altri “non allineati”), mi dà il destro per fare alcune considerazioni circa l’impatto –sociale, politico, culturale- dei social networks sulla Società e, in particolare, su quella italiana.
Penso che la mia ritrosia, quasi avversione, alla loro utilizzazione sia nota anche in Paupasia; Oliviero sostiene che sono “antico”, anzi “vetusto” e che non sono capace di vivere nel mondo di oggi, rifugiandomi -sicut ultimo Giapponese- nella jungla del mio mondo, ahimè, perduto.

A parte il fatto che io, in “quel” mondo mi ci trovo da dio, i continui e sempre più gravi episodi di aberrazione per il mezzo dei social rafforzano la mia convinzione che essi sono, appunto, solo dei “mezzi” per facilitare alcune azioni e non il “fine”, sul cui altare si sacrificano la propria intelligenza, la propria autonomia, la propria dignità, fino a diventarne schiavi.

Prima di darmi del retrogrado, provate a seguire il mio ragionamento.
Questi social hanno fatto la loro comparsa da poco (mi sembra che Facebook abbia, da poco, compiuto i suoi primi dieci anni); lo scopo era quello di abbattere le distanze, di ricercare, magari di ritrovare amici perduti e di “farsi quattro chiacchiere” gratis. Tutti intenti nobilissimi, non c’è che dire; ma…ma questo strumento -che è assurto a totem feticistico di masse sempre più numerose- ha svelato il suo “lato oscuro”: quello, cioè,  di trasformare la realtà in finzione virtuale, per non parlare dell’assassinio della Lingua.

E così, quasi attempati ‘antenni hanno incominciato a litigare con l’anagrafe (e pure con la tecnologia”) pur di “apparire” giovani, non provando vergogna a scrivere frasi che stonerebbero pure in una scuola materna; casalinghe e minorenni hanno mandato al diavolo ogni remora e si compiacciono di “apparire” come sciantose (a premessa di ben altre e più remunerative attività); politici fedifraghi e menzogneri non si vergognano di “apparire” come salvatori della patria; semianalfabeti non lesinano fregnacce pur di “apparire” tuttologi che pontificano su i massimi siatemi.
Ecco, quale è il verbo più ricercato, Ragazzi: apparire.

Cioè, dare ad intendere quello che non si è o che si vuole che si creda si sia, in una continua, affannosa corsa verso un narcisismo sempre più spregiudicato e fatuo; una esasperata, affannosa corsa al voler proiettare all’esterno una propria “immagine”,  in un contesto che si vuol dare ad intendere sia “spontaneo”, “autentico”, “disinibito” ed, invece, è solo una patetica rappresentazione del più sgangherato individualismo.

Guardate quello che sta succedendo con i selfie e, poi, dimostratemi che ho torto!

Questo uso sconsiderato ed egoistico rappresenta la più clamorosa smentita delle buone intenzioni iniziali, nel senso che, invece di favorire la conoscenza reciproca in una dimensione globale, si è arrivati ad una puerile ostentazione della propria immagine, delle proprie fisime, così chiudendosi in se stessi e perdendo la voglia e la capacità di un confronto reale; cioè, invece di aprirsi al mondo, si riduce il mondo a se stessi!
Ma se queste azioni attengono alla sfera individuale -ed ognuno è libero di sputtanarsi nel modo che ritiene più consono alla propria indole (non parlerei di “dignità”, perché mi sembra eccessivo!)-, le cose cambiamo radicalmente quando si utilizzano quei mezzi per scopi, diciamo così, “sociali” o politici.

E l’esempio che ho riportato all’inizio rappresenta un serio campanello d’allarme circa la pericolosa deriva su cui continua a scivolare la già sgarrupata società italiana, nel senso che  personaggi indubbiamente abili ma senza scrupoli non esistano a far leva su obiettive difficoltà, utilizzando in maniera subdola i mezzi informatici a disposizione per manipolare le menti più deboli. E così, si dà libero sfogo a reazioni primitive da parte di persone incarognite e frustrate di sfogare la loro rabbia,  coperte dall’anonimato.
E’ di tutta evidenza che la spregiudicatezza di questi moderni agitprop, sommata alla ingenuità, all’ignoranza, al livore dei destinatari, genera una dirompente miscela di qualunquismo totalmente privo di decenza, di Principi, di limiti morali; una miscela la cui pericolosa virulenza è direttamente proporzionale alla paura che si ha della “vittima”, nel senso che più se ne ha e maggiore è la forza con cui la si attacca, la si offende, la si dileggia, la si espone al pubblico ludibrio.

In conclusione, stiamo vivendo in un mondo sempre più (e solo) virtuale in cui le manifestazioni più vere, più sincere, più sacre dell’animo umano (Amore, Amicizia, Odio…) hanno perduto le loro naturali espressioni di schiettezza, di rapporto fisico; non sono più né concrete, né fisiche, né sanguigne, né dolci; si sono disumanizzate:  sono solo espressioni posticce.
Dall’idea iniziale che si potesse realizzare una agorà di pensiero ed una vivida scorciatoia per socializzare, si è arrivati ad avere uno sfogatoio di alterazioni, di false identità, di disperata ricerca di “amici” da parte di chi, probabilmente, di Amici non ne ha mai avuti.

Nella storia millenaria dell’Uomo, non era mai esistito che la “comunicazione” avvenisse senza essere inquadrata in un sistema disciplinato e controllato, anche quando era distorta; e i tanti  Goebbels ce lo insegnano!
Perché non prendiamo in considerazione il fatto che c’è gente che non ha abboccato e che vive bene lo stesso, anzi, forse, meglio?!

Un abbraccio a Tutti,

Ettore  l’ultimo Giapponese.

2 commenti:

  1. Carissimo"ultimo dei giapponesi",
    il problema non sono i social networks ma ,come sempre,l'uomo che gli utilizza.
    L'uso distorto di questi formidabili mezzi è la conseguenza di una società oramai priva di quei valori che hanno forgiato la nostra civiltà e che oggi ci vergognamo di manifestare.
    L'ultimo dei mohicani ti abbraccia.

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  2. Caro Ettore, io non so manco che è il selfie ma da come lo evochi deve essere proprio una porcata, altro che legge elettorale.
    Penso che tu abbia ragione perchà, da quel poco che ne so, è stato creato un mondo parallelo e virtuale nel quale e' più importante l'apparire che l'essere. Allora è meglioSkipe che e' un mezzo di comunicazione più veloce . Lo dico perchè oggi me lo ha ricordato Oliviero, altrimenti mi ero scordato l'esistenza anche di quello!
    Guarda quello che mi sconvolge e' questo : qualche giorno fa una mamma che aveva perso il figlio o la figlia, era consolata dalle belle frasi che gli erano rivolte sul suo "profilo"! A me non mi sembra normale....ma io so vecchio!
    Giovanni

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