Oltre alla dichiarazione unilaterale di “silenzio stampa” da parte di Oliviero, le consultazioni elettorali regionali appena tenutesi hanno indotto due conseguenze decisamente importanti: l’inconfutabile vittoria del centro-destra (ed il contestuale, ulteriore ridimensionamento del centro-sinistra) ed il dichiarato avvio delle riforme.
La prima conseguenza, se ci si fermasse ai soli freddi numeri, non abbisognerebbe di commenti; però, se quei numeri si leggono con una lente socio-politica, non si può non convenire che l’Opposizione ha perduto –oltre ad un certo numero di Regioni- anche un’altra occasione per uscire dall’angolo di un nichilismo propositivo che rasenta quasi l’autolesionismo.
Anche se i vincitori non sono certo delle aquile politiche o degli tsunami dell’innovazione (io non ho sentito un programma uno degno di questo nome!), gli sconfitti hanno forse sottovalutato l’intelligenza degli Italiani che non hanno abboccato al qualunquismo sterile ed insultante che era stato loro millantato come “alternativa” alla madre di tutti i mali.
Resta pur sempre il fatto (e lo dico con profonda amarezza) che abbiamo una “classe politica” che, in maniera salomonicamente bipartisan, appare del tutto inadeguata a far fronte ai gravissimi problemi che affliggono questo disgraziato (per colpa loro!) Paese e che esiste solo per giustificare la propria esistenza.
Questi i fatti: passiamo ora alle speranze!
Da tempo immemorabile, quella stessa “classe” - in perenne deficit di proposte serie- continua ad ammiccarci con l’inderogabile necessità di riforme le quali, visto chi sono gli ammiccatori, restano sempre nel mondo dei sogni e delle speranze, pronte a tornar buone, tuttavia, per la prossima tornata elettorale.
Ora, sembra che sia venuto il momento buono e tutti ma proprio tutti (dal Capo dello Stato in giù) non fanno altro che portare il loro mattoncino per incominciare finalmente ad edificare o, se si preferisce, a modernizzare una struttura istituzionale che tutti ma proprio tutti continuano a dichiarare inadeguata al terzo millennio.
Senza voler entrare nel merito per evidenti carenze conoscitive ma da semplice e modestamente acculturato cittadino-contibuente, ritengo che quanto si sta vociferando in giro potrebbe costituire una buona base di partenza per dar vita ad un nuovo sistema costituzionale ed a quel federalismo fiscale, da quasi tutti invocato e presentato come la panacea di ogni sperpero.
Con la lucida competenza che gli è propria, sul “Corriere” di oggi, il Prof. Sartori fa una serena disanima dei pregi e dei difetti dei vari “modelli” (presidenzialismo, semipresidenzialismo, cancellierato....) e, anche se ritiene che il semipresidenzialismo sia preferibile, mette in guardia circa il pericolo di volere far entrare a tutti i costi il “modello” negli attuali schemi italiani, primo fra tutti la legge elettorale. Insomma, se si deve fare questa riforma, che la si faccia con tutti i crismi, avendo il vantaggio di conoscere come e se ha funzionato nel Paese preso a riferimento: evitiamo, per piacere, di fare una riforma “all’amatriciana”!
Ieri sera, siccome non si vedeva bene il canale che trasmetteva una partita di calcio, obtorto collo mi sono messo a vedere Annozero che ospitava nientepopodimeno che il Ministro Tremonti; stranamente e fortunatamente, la trasmissione è stata interessante e si è sviluppata in un clima sereno, se si esclude qualche frecciatina da ambo le parti.
Il motivo conduttore era il “federalismo fiscale” e, fatta la tara dei molti voli pindarici, la conclusione è stata pressocché unanime: non si può andare avanti con un sistema fiscale accentrato nell’imposizione e decentrato nella spesa.
Va riconosciuta a Tremonti l’estrema prudenza con cui sta affrontando il problema perché va da sé che anche il più piccolo errore nell’attuazione della legge istitutiva porterebbe a conseguenze a dir poco disastrose in un sistema già di per sé disastrato.
Questa volta, a smentire il mio malinteso “pessimismo”, sono fiducioso, primo perché voglio illudermi che la “classe” abbia il pudore di non volersi sputtanare un’altra volta; e secondo perché, dopo aver assistito a due eventi ritenuti irrealizzabili come la caduta del comunismo e la Signora in serie B, potrei essere ancora in vita per assistere ad un miracolo: un’Italia che funziona!
Ciao a tutti, Ettore.
Ciao Ettore, a mio parere le ultime elezioni hanno evidenziato tre elementi di rilievo: 1) rispetto al numero dei votanti, il rapporto voti fra berlusconiani e anti si è avvicinato di molto e ciò significa che le sue propagande attecchiscono sempre meno; 2) gli astensionisti costituiscono il partito di maggioranza relativa e ciò significa che lo Stato è sempre meno sentito; 3) regioni economicamente importanti sono state affidate alla Lega e ciò significa che l’egoismo e la paura di perdere il proprio orticello sono sempre più radicati. Non credo che ci siano altre motivazioni perché nessuno dei due schieramenti ha presentato alcun programma articolato; la maggioranza ha spacciato illusioni e l’opposizione si è adeguata.
RispondiEliminaQuanto alle grandi riforme di cui ora si parla, è stata ripresa una guerra verbale fra Fini (a difesa dell’unitarietà dello Stato e delle minoranze) e Berlusconi il quale anela ad un presidenzialismo di tipo federale in aderenza ai bisogni della Lega e del suo ego. In questo momento Fini ha scarsa possibilità di successo anche perché i suoi ex delfini sono ormai tutti sotto l’egida berlusconiana e se l’acquisizione di maggiori poteri porta, per gli italiani, effetti in linea con quelli sin’ora visti in campo economico e sociale, non si può essere ottimisti.
Sul federalismo fiscale è una balla grossa come una casa affermare che sussiste unitarietà nell’imposizione e decentramento nella distribuzione. Basta guardare come le varie regioni pagano le tasse per capire che al nord l’imposizione è maggiore ed è stato proprio questo elemento che ha permesso alla Lega di nascere come partito. Il fatto che le aliquote siano le stesse in tutto il territorio nazionale, non ha alcun significato se poi, a livello legislativo ordinario, non si interviene adeguatamente per eliminare tutto ciò che permetta, in alcuni casi anche in maniera lecita, di evadere le tasse.
Oggi abbiamo una elevata imposizione fiscale con un peggioramento dei servizi che, vedi la sanità, costano di più e tra tre mesi avremo la cessazione del pagamento dello stipendio ad una miriade di lavoratori attualmente in cassa integrazione. Da cosa nasce il tuo moderato ottimismo?
Ti abbraccio
Francesco
Nasce, caro Fancesco, dalla constatazione (o illusione?!)che, oramai, abbiamo toccato il fondo e che, per qualche principio della Fisica, non possiamo che risalire.
RispondiEliminaNasce dalla saggezza di un adagio popolare che recita: "anche al più duro inverno, segue la primavera".
Nasce dalla mia modesta esperienza di vita che è la risultante di tante, dure ed impegnative prove che la mia famiglia ed io abbiamo dovuto affrontare e saputo, in qualche modo, superare.
La tua analisi è, come al solito, lucida e sostenuta da argomentazioni inconfutabili che sono molto più che semplici indizi.
Però, io voglio illudermi che, prima o poi, si esca da questa logica perversa che vuole ricondurre tutto ad un test pro o contro Berlusconi; non possiamo e non dobbiamo progettare riforme che rispondano a questa logica, dato che, pur augurandogli una lunga vita, prima o poi si dovrà pur fare da parte!!!
Non commettiamo l'errore (peraltro, gustificatissimo viste le circostanze storiche)dei Padri costituzionali che hanno disegnato uno Stato più con il timore di impedire il ripertersi di un passato tragico che con la speranza di assicurare un futuro migliore; ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Mi rendo conto che la situazione si è ingarbugliata in una maniera inestricabile; che non c'è niente che funzioni, di quello che finanziamo abbondantemente perchè funzioni: che la corruzione è diventata quasi un comma di qualsiasi attività contrattuale; che più di un terzo del territorio nazionale NON è controllato dallo Stato; che i redditi delle famiglie subiscono scossoni tremendi, anche se aumenta di volta in volta il numero dei vacanzieri; che è tutto un casino ma...ma ci sarà pure, in mezzo a questa marmaglia, un manipolo di "giusti" cui affidare le nostre speranze?!
Lo so, caro Francesco, che le mie argomentazioni sono molto labili e facilmente smontabili; però, voglio ancora una volta illudermi che la "classe" -o la parte di essa che decide- abbia capito che siamo al "punto di non ritorno" e, se preferici, molto vicini allo stallo.
Se continuiamo ad impostare ogni cosa nella logica guelfa che si oppone alla logica ghibellina, allora sì con non ci sono più speranze!
Un abbraccio, Ettore.
Più che argomentazioni, io vorrei proporre fatti. Francesco dice che la forbice tra PdL e PD si restringe, rimane comunque il fatto che, unica in Europa, la coalizione di governo vince le elezioni pur in un contesto di crisi che sicuramente ha toccato tanti, ma ...."il numero di vacanzieri cresce". A dispetto delle analisi catastrofiche di Francesco, è un fatto che il ministro dell'Economia e l'Italia incassano il plauso del Fondo Monetario, della Commissione UE, della BCE, dell'OCSE: questo non significa che le cose vanno bene ma che, a differenza di tanti altri Stati (che con supponenza alimentata anche dai nostri magnifici leader dell'opposizione - vedi Di Pietro che compra pagine di giornali stranieri per infangare l'Italia e gli Italiani - pretendono sempre di insegnarci cos'è la democrazia, l'economia, la libertà ..etc.), l'Italia è riuscita a fare in modo che le cose non andassero peggio. Non è molto, ma è già qualcosa. D'altra parte, il mio punto è sempre lo stesso: Berlusconi non va bene? Qual è l'alternativa e, soprattutto, per fare che cosa e come e con chi? Anche il Presidente Napolitano ha riconosciuto che l'esito delle ultime elezioni ha creato un clima favorevole, se non ideale, per procedere alle riforme, purchè una parte d'Italia smetta di remare contro....a prescindere, come diceva Totò.
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