venerdì 23 aprile 2010

Voglia di protagonismo, stampa e politica

Le prossime elezioni sono molto lontane e, in considerazione del fatto che ora ogni “campagna elettorale” sarebbe del tutto inutile, attendiamo con serenità i risultati del governo con la speranza che questi si rivelino positivi per l’intera comunità.
Chiudo, quindi, questa settimana con alcune riflessioni su fatti che mi hanno particolarmente colpito e che qui esterno chiedendo, a tutti coloro che avranno voglia di leggerle, di esprimere il proprio parere; l’intenzione non è “politica” e non dovrebbe dare adito alle remore espresse negli ultimi commenti quindi, caro Giggione, spero di risentirti.
Ieri la mia attenzione è stata attratta da una frase detta dal nostro premier nel duello dialettale con Fini e dall’intervento del presidente americano nel gota borsistico e finanziario mondiale. Fini aveva accusato Berlusconi di non averlo difeso dagli attacchi del “Giornale” e la risposta è stata: “io ho intenzione di vendere la mia partecipazione e se ci sono imprenditori a te vicini intenzionati a comprare che si facciano avanti”. Naturalmente si intendeva la partecipazione nella proprietà del “Giornale” e con queste quattro parole, pubblicamente pronunciate, è stato sancito come naturale o normale che un politico possa acquistare o far acquistare una testata giornalistica di tiratura nazionale per preservarsi da attacchi o per attaccare.
E’ sempre stato detto che i vertici politici americani siano l’espressione di coloro che detengono il potere economico e finanziario ma questa convinzione è stata nettamente smentita dall’ultimo intervento di Obama. Affermare, nella patria del capitalismo puro, che il libero mercato deve comunque rispettare delle regole imposte dalla comunità, ha strappato gli applausi (a mio avviso poco sinceri) degli operatori presenti ma è una evidente dichiarazione di guerra fra la massima espressione polita e coloro che inseguono il profitto su tutto e ad ogni costo.
Oggi il fatto per me rilevante è stata l’accusa, avanzata da una procura siciliana contro un prefetto ed un generale “rei” di aver rispedito in Libia una barca di immigrati clandestini. In questo caso, a mio avviso, siamo davanti al classico esempio di chi vuole fare notizia a tutti i costi interpretando la legge in maniera avulsa anche rispetto alla letteralità del testo. La procura in questione, infatti, avrebbe palesato, nella condotta dei due imputati, un reato contro l’immigrazione archiviando la posizione di coloro che avrebbero materialmente costretto la barca al rientro perché l’ordine non era palesemente illegittimo. L’accusa non regge; che non fossero immigrati legittimi era palese ed esistono specifici provvedimenti legislativi che vietano l’ingresso clandestino; perché, quindi, imbastire un processo giudiziario e mediatico sulla pelle di due persone che hanno svolto semplicemente il proprio dovere?!. In questo caso penso che la voglia di protagonismo personale stia prevalendo sul buon senso e sui personalissimi diritti dei due malcapitati.
Chiudo con un pensiero sui medici che sono stati imprigionati perché accusati di terrorismo e sono ora rientrati in Italia completamente scagionati da ogni accusa. Nessun organo di informazione ha mai detto in cosa consistesse il loro lavoro, quanto guadagnano e quali siano i rischi che corrono ma i messaggi sublimali inviati li hanno rappresentati come anarchici, se non addirittura terroristi, e denigratori della patria pur essendo, verso essa, pretenziosi. Non conosco gli scopi, sottesi o dichiarati, dell’organizzazione di appartenenza ma conosco tanti medici, paramedici, sociologi, ingegneri etc.etc. che si recano in Africa, Asia o in località disagiata semplicemente per aiutare gli altri e confesso che, nei primi tempi, mi lasciavo prendere da considerazioni poco lusinghiere nei loro confronti giudicando più il loro modo di presentarsi che non il loro animo o la loro condotta verso gli altri. Oggi ho capito che si può essere missionari anche senza indossare alcun abito talare e che, forse, la poca simpatia che nutrivo nei loro confronti era dettata dalla personale incapacità di fare ciò che loro fanno.
Un abbraccio a tutti
Francesco

3 commenti:

  1. Caro Francesco, solitamente condivido senza distinguo il tuo pensiero, ma questa volta mi sento di dissentire, se ho ben afferrato il senso delle tue parole, dalle tue osservazioni rigurdanti « l'accusa, avanzata da una procura siciliana contro un prefetto ed un generale “rei” di aver rispedito in Libia una barca di immigrati clandestini ».

    Non conosco nei dettagli l'episodio risalente alla fine di Agosto dello scorso anno e, per mia assoluta ignoranza, non posso entrare nel merito della legittimità o meno dell'accusa nei confronti dei « mandanti », piuttosto che nei confronti degli « esecutori ».
    Vorrei, però, evidenziare un fatto, secondo me rilevante e di alto valore: qualcuno si è finalmente levato a prendere le difese di esseri umani che, contrariamente a quanto previsto dalle convenzioni internazionali, non sono stati messi in condizione di avvalersi dei loro diritti. Per di più tutto questo è avvenuto mentre si trovavano sulla nave Denaro, quindi in territorio italiano.
    Con ogni probabilità, erano tutti dei potenziali immigrati illegittimi, ma questo non lo sappiamo con certezza: quelli, tra di loro, che avevano bisogno di protezione o che potevano avvalersi del riconoscimento dello status di rifugiato, non hanno avuto modo di poter chiedere asilo e quindi nessuna verifica è stata effettuata in tal senso.

    Nessuno, credo, ci ha obbligati a sottoscrivere le convenzioni riguardanti il diritto di asilo per i rifugiati, ma dal momento che lo abbiamo fatto ci siamo assunti l'impegno di osservarle e di farle osservare.
    Quando, come forse è nel nostro caso, le leggi, le direttive o le disposizioni non sono sufficientemente chiare od addirittura sono tra loro contraddittorie, ritengo che tutti coloro che devono farle applicare od applicarle, abbiano il dovere di chiedere lumi e, nell'attesa, di procedere secondo il principio di precauzione; questo qualunque sia il loro livello!
    Un abbraccio

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  2. Bentornato, Francesco: però potevi essere meno irruento!!!
    Ci hai scaraventato addosso una carrettata di problemacci che, per risponderti, ci vorrebbe un tomo per ciascuno; per non correre questo rischio, allora, cercherò di risponderti solo con un paio di provocasssssioni, come direbbe il buon Oliviero.
    Parto dalla fine, perché, come abbiamo avuto già modo di chiarirci, l’argomento “volontariato” mi provoca due reazioni contrastanti, non necessariamente uguali e contrarie: la prima, di ammirazione (o di invidia) per i tanti che agiscono in silenzio e con vero spirito missionario; la seconda, di repulsa per i pochi che occupano ogni spazio mediatico ed anche qualche conticino (che poi, tanto ino ino non è!) bancario.
    Malauguratamente, sono quei pochi che “fanno notizia” e, con la loro protervia e la loro spocchia, oscurano i meriti dei tanti ed inducono in quelli come me sentimenti di diffidenza, quando non addirittura di schifo; giusto per chiarirti il mio pensiero, al riguardo mi vengono in mente quei prelati che si proclamavano “missionari” e che incitavano i conquistadores a massacrare gli Indios, rei solo di essere “pagani”! (Quando e se vuoi, sono sempre pronto a confrontarmi sui “panni sporchi” della Chiesa cattolica, nei secoli).
    L’ultima vicenda, poi, è sintomatica di quanto penso e non capisco perché tu voglia colpevolizzare i “messaggi sublimali” e gli organi di informazione, quando i protagonisti si sono autoproclamati parte lesa e si sono ritirati, sdegnati, nel loro maniero, negando ringraziamenti e rifiutando perfino il “passaggio aereo”; Francé, dimmi quello che ti pare ma non mi sembra che l’umiltà (dote principe del vero missionario) sia proprio la stigmate di tali personaggi!
    L’altra vicenda che tu citi (quella della famosa Procura) è sintomatica delle diffidenze che molti di noi hanno palesato su queste pagine e che, non sempre, ti hanno visto schierato dalla nostra parte.
    Quando tu (e giustamente) parli di volontà di “imbastire un processo giudiziario e mediatico” contro due “malcapitati” rei solo di aver fatto il proprio dovere, fotografi quello che è l’atteggiamento diffuso in una non trascurabile parte della magistratura italiana.
    Qui non si tratta solo di “colore” politico (per me inconcepibile in chi è deputato ad essere neutrale) ma anche di volontà di voler giustificare la propria esistenza sulla pelle di “malcapitati” che, da quel momento in poi, avranno l’esistenza rovinata, quando non distrutta: dimmi tu se è giusto?!
    E, a ben pensarci, io vedo una certa analogia comportamentale tra i cosiddetti “missionari” di cui sopra e queste frange della magistratura.
    Infatti, anche costoro si autoproclamano “paladini”; anche costoro lanciano anatemi contro coloro che “osano” sottolineare comportamenti a dir poco opinabili; anche costoro mascherano le loro azioni della nobiltà di una categoria superiore che, però, non gli appartiene.
    I primi, si paludano con la sacralità della solidarietà; i secondi, con quella della Giustizia.
    Temo però, Amico mio, che nell’uno e nell’altro caso si tratti solo di un più terreno e misero trompe l’oeil.
    Mi fermo qui, perché sento ribollirmi il sangue e non voglio affliggere nessuno; quando mi passerà, dirò la mia sulla questione dei giornali, anche perché credo di essere piombo al palo sull’altro argomento.
    Un abbraccio, Ettore.

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  3. Carissimo Federico ed Ettore ho riaperto ora il blog ed ho letto i vostri commenti ai quali rispondo con piacere. Sulla questione degli immigrati ho espresso le mie valutazioni sulla base delle relative notizie che avevo letto su internet. La barca è stata fermata in acque nazionali e sono stati richiesti formalmente i documenti a ciascun passeggero i quali hanno dichiarato di esserne sprovvisti. In questo caso è in vigore una normativa che impone agli organi di controllo di riaccompagnare fuori dalle acque territoriali gli sconosciuti ed è stato varato un trattato con la Libia secondo cui i partenti da quella terra devono essere lì riportati. Il Prefetto ed il Generale non potevano quindi agire diversamente e se il procuratore ritiene illegittima la normativa in vigore, avrebbe dovuto indagare anche sugli esecutori del fatto oltre che rivolgersi alla Corte Costituzionale. Capisco, caro Federico, che la tua diversa opinione possa nascere dall’implicazione di sentimenti umani che dovrebbero essere avulsi da questioni tecniche quali l’applicazione di una legge ma, probabilmente, saremmo di opinioni diverse anche sotto quell’aspetto. Io sono dell’avviso che se possiamo aiutare i paesi poveri dovremmo farlo nella loro terra ed aprirci all’immigrazione sino a quando siamo in grado di offrire lavoro e sostentamento onesto. Al contrario, la stragrande maggioranza dei clandestini è reclutata nella delinquenza di bassa lega, presente su tutto il territorio nazionale, e nel lavoro nero richiesto in alcune regioni del nord a maggioranza leghista. Né possiamo portare come esempio i nostri nonni emigrati tanti anni fa; essi si recavano in paesi emergenti che offrivano mille possibilità di lavoro mentre la nostra situazione è di crisi nella produzione, in alcuni consumi fondamentali e nell’occupazione.
    In questo caso, caro Ettore, non si tratta di schierarsi con una o l’altra corrente ma semplicemente di maturare una propria opinione ”frugugliando”, come tu dici, nella notizia per pescare solo i dati più oggettivi. Si perché la notizia ci viene sempre fornita con alcuni (pochi per la verità) indispensabili dati oggettivi e con una caterva di messaggi sublimali che tendono ad allontanarci dal fatto per soffermarci su convinzioni artate. Nella fattispecie il fatto è che dei nostri connazionali che si trovavano lì per fare i medici, sono stati arrestati con l’accusa di terrorismo e poi liberati perché il fatto non sussiste. Nel frattempo i mass media italiani hanno adombrato la possibilità che questi fossero realmente terroristi; li hanno classificati anarchici, hanno detto che pretendevano l’aereo di stato e, alla fine, li hanno descritti come anti italiani perché non hanno ringraziato. Nel nostro blog, gente onesta e di sani principi come te e Carlo Maria si è espressa in maniera negativa nei loro confronti, perché ha recepito più il messaggio sublimale che il fatto.
    Le tue considerazioni riportate nel commento possono avere peso, naturalmente a mio avviso, se accompagnate da dati che riportano i lauti guadagni o i grandi vantaggi che questi signori traggono o traevano dalla loro attività.
    Speravo, comunque, di avere più interlocutori perché le argomentazioni non sono politiche: a meno che non le si vogliano vedere tali.
    Un abbraccio a tutti
    Francesco

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