Sul lungomare troneggiava a “ciassa di barchi” così detta per i
velieri costruiti nel cantiere navale che sorgeva proprio lì. Assistere ad un varo era uno spettacolo
emozionante con tanto di benedizione, banda e sindaco con fascia tricolore. La piazza era ironicamente chiamata “ciassa
becchi” alludendo maliziosamente alle lunghe assenze dei marittimi che
proprio da lì prendevano il mare. continua a leggere ........
Massimo RICCOBALDI
Carissimo Massimo ma non potevi limitarti a proporre un incontro al bar per ridere e scherzare sul passato e sul presente? Faccio fatica persino io a vederti in canottiera gialla e bandana nera. Un abbraccione
RispondiEliminaFrancesco
Con il suo pragmatismo talvolta disarmante, probabilmente Francesco ha ragione.
RispondiEliminaPerò, non si vive di solo pragmatismo come non si vive di soli numeri: per superare gli "impedimenta" della vita, serve ogni tanto una botta di sana follia che ci faccia dimenticare -magari solo per un attimo- delle schifezze che ci circondano.
Pensa un po', Francé, se, per il 29 giugno, Massimo avesse ricevuto adesioni entusiastiche: sarebbe stata la dimostrazione che la "gioventù" non è una questione solo anagrafica!
Sarà per questo che io continuo a chiamarCi "Ragazzi"!!!
Un abbraccio,
Ettore.
Carissimo Ettore, per il nostro prossimo incontro propongo di vestirci con la nostra divisa estiva campale (quella con i pantaloncini) e mimare il "ratto" della bandiera agli anziani.....sai che risate da parte nostra e da parte di coloro che avrebbero la fortuna di assistere. La gioventù non anagrafica è un concetto sano e da perseguire ma con la mente e con il cuore non con atteggiamenti anacronisrtici; la società, che pure ha bisogno di sana follia, riserva a determinati periodi, vedi il carnevale, le relative dimostrazioni. E poi, non farmi apparire cinico agli occhi di Massimo al quale volevo semplicemente dire che è comprensibile la non risposta dei suoi amici i quali, ne sono certo, gli vorranno lo stesso un gran bene. Con infinito affetto e amicizia
RispondiEliminaFrancesco
Tranquilli...il vecchio equipaggio è legato da un vecchio giuramento.
RispondiEliminaInfatti ,vi trascrivo il messaggio di risposta al mio invito :
" Peun, il 29 giugno p.v. ci vediamo alle 10.30 da U BAICIOTTO( osteria dalla cucina tipicamente ligure) Ognuno paga per sè. Divisa:berrettino e pantaloni neri, camicia o polo
rigorosamente gialli. Già prenotato. Dopo pranzo decideremo cosa o chi gettare in mare.
IL TIGRE."
Vi abbraccio,
Max.
Caro Massimo,
RispondiEliminai tuoi interventi sempre suscitano in me la nostalgia per il passato che non può ritornare ma che ancora vive nel profondo del mio cuore.
Io non ho la fortuna di ritrovare gli amici di un tempo perché la data fatidica del 22 ottobre 1968 segna un punto che tuttora divide in due la mia vita. Era nell’aria che mio padre sarebbe stato trasferito da Napoli, dove vivevamo, a Ciampino : allora c’era il comando della V ATAF. Così io , pur provando l’ovvio dispiacere di lasciare gli amici per andare a Modena, mi consolavo pensando che, comunque, avrei dovuto lasciare Napoli, che amo ancora appassionamene.
E così , ancora oggi, è come se avessi vissuto una vita “ temporanea” , come una lunga vacanza, per poi tornare a casa . In vacanza ci si diverte ma alla fine si sente quella nostalgia che, per me, ancora dura.
E più passa il tempo e più sento il desiderio di “tornare a casa”. E’ come se avessi un’altra vita che mi aspetta a Napoli , con i miei amici all’Università ( le” femmine” rigorosamente a Lettere e i “maschi”ad Ingegneria o Architettura, salvo rare eccezioni) che poi , a loro volta, si saranno sposati, avranno avuto figli insomma la loro vita che avremmo potuto vivere assieme. Mi illudo che ancora si ricordino di me e, insieme a loro, i Professori, il Parroco , il Dottore, una ragazza che si chiamava Rosalba ….insomma il mio mondo di allora.
Io avrei voluto fare l’archeologo e quindi ho portato sempre con me questo interesse indotto, a me e mia sorella , da mia madre. Prima di Napoli abitavamo a Roma e , ogni 21 Aprile, ci portava a Ostia Antica dove, dietro il teatro, c’era un’ara dedicata alla dea Roma e, con mia sorella, mettevamo dei fiori raccolti nei campi. Quando poi andammo a Napoli, spessissimo la domenica visitavamo Paestum , Baia, Pompei, Ercolano e Villa Literno, oggi tristemente nota, ma allora luogo di scavo della villa e della tomba di Scipione l’Africano assegnato ad una associazione di appassionati statunitensi in servizio alla Nato di Bagnoli di cui, anche noi, facevamo parte.
Senza voler rinnegare il mio vissuto e, soprattutto la mia famiglia, qualche volta sento il desiderio di tornare alla mia casa di Via Michetti 5 , al Vomero, dove ritroverò mia madre e mio padre, mia nonna, mia sorella e tutti gli amici di una tempo che mi chiederanno dove sono stato tutto questo tempo. Mi iscriverò all’Università e, finalmente, potrò fare l’archeologo……..
Giovanni.
Carissimo,
Eliminai nostri ricordi vivono ancora nel nostro cuore, non possiamo dimenticarli.
Non sono una cosa morta ma linfa vitale che ancora ci nutre.
Purtroppo non sempre lo capiamo e temiamo di apparire deboli al solo parlarne.
Ti abbraccio,
Massimo.
Rileggendo quello che ho scritto di getto, anticipo il vostro commento: forse è meglio che mi iscriva a Lettere, non perchè ci sono le ragazze, ma per imparare l'Italiano........
RispondiEliminaSaluti. Giovanni